- Scritto da Redazione
- Martedì, 03 Novembre 2020 09:49
di Walter De Stradis
Il “gender gap”, divario di genere, in questo Paese non ne vuole sapere di fare passi indietro. E’ quanto si evince a chiare lettere dalla fotografia, ruvida e impietosa, scattata dalla relazione sul Bilancio di genere del ministero dell’Economia, che è stato presentato in audizione alle commissioni congiunte di Camera e Senato qualche giorno fa.
Ne abbiamo discusso con la Consigliera regionale di Parità, avv. Ivana Pipponzi, che da sempre monitora le articolate evoluzioni del discorso.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 31 Ottobre 2020 08:44
di Antonella Sabia
Ha fatto dei suoi piatti, una vera e propria filosofia, o per dirla alla sua maniera CIBOSOFIA. Tradizioni e studio, ospitalità e accoglienza sono gli ingredienti in più della sua “Luna Rossa”, a Terranova del Pollino, nella Basilicata più nascosta. Federico Valicenti non ha bisogno di tante presentazioni: lo chef lucano ha conquistato i palati più fini, a cui ha dedicato piatti della tradizione che col tempo si sono mescolati a sapori raffinati e creativi. Con lui, abbiamo affrontato il tema della pandemia, e delle sfide che la ristorazione lucana dovrà affrontare nei prossimi mesi.
D: A distanza di qualche mese, con il nuovo DPCM ci ritroviamo ad affrontare il tema delle chiusure, quali sono le sue sensazioni?
R: La cosa che mi preme capire è su quali basi sia stata presa una decisione uguale tra bar e ristoranti. La situazione è sicuramente delicatissima, anche se quest’estate la Basilicata è stata presa d'assalto dai turisti in particolare dalle regioni vicine, e oggi sarebbe opportuno più che piangere sul Covid, cercare di dare continuità a questa visibilità che ha avuto.
D: Rispetto a marzo quali sono le differenze?
R: Sicuramente la prima volta è stato peggio poiché avevano chiuso del tutto, oggi se pur con sfortuna a pranzo possiamo lavorare e la sera qualcuno può organizzarsi con l’asporto. Ci dobbiamo adeguare, non possiamo pensare che qualcuno abbia degli interessi a portare avanti questa pandemia: esiste, è una realtà, ci sono stati tanti morti e non possiamo negare quello che stiamo vivendo, un periodo buio e cupo, ma a volte questi periodi aprono a nuove prospettive. Oggi la grande vocazione della Basilicata è quella di essere un territorio pulito e integro, dove si può trovare distanza sociale, “slow life”, bisogna vendere questo prodotto, non piangersi addosso, ma cercare di fare di questo problema un opportunità.
D: “Io non apro”, scriveva così il 18 maggio in occasione delle riaperture, in una lettera all’assessore Cupparo. Cosa le risposero in quell'occasione?
R: Assolutamente niente, nessuno, ma non era nemmeno quello che io pretendevo, perché so che non può un singolo ristoratore, un abitante di un luogo ameno, un’area interna come Terranova di Pollino, avere una voce così forte. Ho avuto tantissime testimonianze di affetto e solidarietà per quello che stava succedendo, è ancora difficile oggi capire cosa significa avere un ristorante nelle aree più interne, bisogna cambiare i concetti di base, perché noi abbiamo tante variabili che influiscono oltre al momento che stiamo vivendo: pensiamo ad una strada che frana, un percorso innevato che non viene liberato. I ristoranti come il mio, batto sulla questione delle aree interne, non rientrano solo nel settore della ristorazione, il nostro è un atto culturale. In questi piccoli paesini non è possibile parlare di ristorazione tout court, in cui si mangiano i prodotti locali, il nostro è un atto di civiltà, è questo che non riescono a comprendere. Se chiude il ristorante nell’area interna, tutto l’indotto (chi fa il formaggio, i salumi, chi vende la frutta) viene bloccato. L’errore è pensare che la ristorazione sia tutta uguale, ma non è così per fortuna.
D: Dallo Stato adesso cosa si aspetta?
R: L’obolo non l’ho mai chiesto e mai lo chiederò. Quello che desidererei io dalla Regione, dallo Stato, è che queste aree interne venissero defiscalizzate almeno per 10 anni, solo così potrebbero sopravvivere. Ricevere 600/1000 €, non risolve nulla, non dà alcuna possibilità di sopravvivenza, è un ristoro momentaneo.
D: Durante la stagione estiva, in parte si è riusciti a recuperare le perdite dei mesi precedenti?
Assolutamente sì, solitamente nei mesi estivi si lavora bene, sempre pieni, questa estate si è riversata molta più gente nei piccoli borghi della Basilicata, perché si cercavano spazi aperti e distanze. Del resto il lockdown ha prodotto questo: la ricerca della natura, la voglia di rimettere le mani in pasta, ha fatto accarezzare di nuovo la farina, l’acqua e le cose naturali. Oggi bisognerebbe capitalizzare quel messaggio e quella narrazione, invece non si fa che parlare del Covid, ci stanno bombardando psicologicamente e si finisce per assistere ad episodi di violenza come a Napoli, Torino che sono davvero vergognosi… Non riesco a capire perché protestare. Bisogna tutelare la nostra salute. Chi rischia di chiudere però adesso non siamo noi, quanto più trattorie e ristoranti nei centri storici delle grandi città, dove il cibo è inteso come commercio, e ora come ora ci sono pochi turisti. Oggi, essere considerati una zona povera, forse ci ha arricchiti.
D: La ristorazione è un mondo in continua evoluzione, la pandemia ha bloccato anche la formazione?
R: Sicuramente, a me personalmente ha bloccato un bellissimo progetto di una scuola di cucina nel metapontino, che però riprenderemo non appena ci sarà la possibilità. Ci sono progetti straordinari in giro, bisogna aspettare un po’ e portare pazienza. Io premierei chi ha il coraggio di rimanere in Basilicata, chi ha deciso di portare avanti dei progetti nel proprio paese.
D: Lei è un cultore delle tradizioni, si definisce un CIBOSOFO: ci spiega il significato di questo termine?
R: Cibosofia è un termine che ho coniato io, non ha niente di trascendentale e niente di elevato. Il cibosofo, per me, è colui che racconta il territorio attraverso il cibo, ed è fantastico raccontare la Basilicata attraverso i suoi cibi, in particolare quelli dimenticati che stiamo riprendendo. È straordinario il patrimonio delle cucine antiche lucane, se riuscissimo a valorizzarlo con dovizia di particolari sarebbe un passepartout per le prossime sfide che ci attendono da un punto di vista gastronomico, ma anche territoriale e politico. È un concetto difficile, ma pian piano riusciremo a farlo comprendere.
D: Prima ha parlato di avere pazienza, viste le tante incognite che ruotano intorno a questo settore, come pensa che ne uscirete?
R: La pazienza non basta, bisogna armarsi di cultura. Credo molto nel mercato in cui sopravvive chi è bravo. Quando ci sono questi eventi straordinari, viene anche tagliato fuori chi non è capace, ma sono convinto che la Basilicata ne può uscire bene, dovrebbe solamente cercare di capire bene qual è il ruolo che vuole ricoprire. Quello che io auspico è che non perda la sua autenticità e la sua identità, e che le aree interne vengano attenzionate e valorizzate di più dalla regione stessa.
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- Sabato, 31 Ottobre 2020 08:30
di Walter De Stradis
Gli piace la carne molto salata. E' giovane ed è sindaco da un mesetto, ma appare subito tranquillo, sicuro di sé e molto determinato. Parlando in valore assoluto, quando si dice "si vede che ha un lungo futuro politico davanti a sè", probabilmente ci si riferisce a quelli come Giuseppe Mecca, primo cittadino di Avigliano.
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- Venerdì, 30 Ottobre 2020 10:55
Il Calendario 2021
· La diffusione come supporto didattico del cd della pubblicazione “#IORESTOACASA raccontato da bambine, bambini e adolescenti dellaBasilicata”.
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- Martedì, 27 Ottobre 2020 17:11
Oggi nella sede dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata, alla presenza del neo insediato Direttore Generale avv.Antonio Tisci, è stato sottoscritto un Accordo di cooperazione volto a potenziare le sinergie già proficuamente sperimentate ed attuate tra il Comitato Unico di Garanzia per il benessere lavorativo e contro le discriminazioni dell’Arpab nella persona della sua Presidente Beatrice Rossi e la Consigliera regionale di Parità Ivana Pipponzi.
Le finalità principali dell’Accordo di cooperazione sono sintetizzate come di seguito:
- Individuare le iniziative utili ad assicurare uguaglianza e pari dignità sul posto di lavoro tra uomini e donne per migliorare la qualità della vita nell’ambiente di lavoro;
- Attuare la sistematica collaborazione sui temi delle pari opportunità, dei diritti-doveri contrattuali e della conciliazione vita lavoro;
- Realizzare attività seminariali di informazione, formazione ed aggiornamento per operare un coinvolgimento consapevole tra i destinatari nonchè diffondere i contenuti della parità di genere e non discriminazione sul posto di lavoro .
L’Accordo si inserisce altresì, nelle azioni già avviate dall’ARPAB in collaborazione con l’Ufficio della Consigliera di Parità, volte alla promozione e implementazione delle nuove modalità di svolgimento dell’ attività lavorativa
(lavoro agile).
La suddetta modalità lavorativa, invero, è già stata applicata seppure in maniera semplificata, stante la fase emergenziale.
Tra le misure proposte e sottolineate dalla Consigliera Regionale di Parità e la Presidente del C.U.G. anche il potenziamento delle attività formative in linea di continuità con quanto già avviato, il monitoraggio dell’andamento del lavoro agile-digitalizzazione, inserito all’interno del Ciclo della Performance dell’Agenzia come obiettivo trasversale e strategico di innovazione funzionale e tecnologica e l’analisi dell’impatto dello smart working sulle lavoratrici dell’ARPAB.
Il Direttore Generale dell’ARPAB avv.Antonio Tisci ha espresso“Il suo apprezzamento per le iniziative intraprese e manifestato la sua sensibilità verso i “lavoratori fragili” presenti in Agenzia -in ottemperanza alle disposizioni intervenute con il recente Decreto Ministeriale della Funzione Pubblica- assicurando l’impegno al potenziamento del lavoro agile quale fondamentale istituto di conciliazione vita-lavoro”.
“L’Arpab- ha aggiunto il Direttore Generale - ha già avviato al suo interno un necessario percorso di adeguamento dei sistemi di monitoraggio e valutazione connessi al raggiungimento dei risultati a fronte dell’utilizzo delle nuove metodologie organizzative”.
Disponibilità, da parte del vertice dell’ ARPAB, ad effettuare tutte le azioni necessarie per il sostegno della maternità delle dipendenti dell’Agenzia valutando anche la fattibilità di collaborazione con altri enti e istituzioni per l’apertura dell’asilo nido agenziale.
“E’ fondamentale, ha ribadito, creare basi solide, all’interno degli Uffici agenziali, volte a favorire un clima sempre più sereno e improntato al benessere”.
La Consigliera regionale di Parità ha dichiarato che “La firma dell’Accordo di cooperazione rappresenta il suggello di un percorso virtuoso avviato con l’ARPAB anche per il tramite del suo C.U.G. che ha profuso ogni impegno per promuovere il necessario benessere lavorativo, in ottica di genere, distinguendosi, così, per il proprio agire nel panorama regionale”.
“Tra le misure voglio ricordare, ha concluso,il progetto pilota sullo smart working, realizzato in sinergia nel 2018 tra i nostri uffici, che è stato poi mutuato da molte pubbliche amministrazioni lucane. Tanto rappresenta un motivo di orgoglio.”
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- Sabato, 24 Ottobre 2020 09:06
di Walter De Stradis
Ci riceve nella cucina della canonica, anche se raramente pranza lì, dovendo assistere l’anziana madre al suo domicilio. Don Donato Lauria, dall’inconfondibile e rotonda faccia occhialuta, è da sempre il parroco della Chiesa di Maria Santissima Immacolata di rione Cocuzzo a Potenza. Un “fortino” che, come vedremo, negli anni –e specie di recente- ha dovuto via via adattare la qualità e il tipo dei suoi interventi ai tempi che cambiano.
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- Sabato, 10 Ottobre 2020 09:15
Ha la faccia pulita e i modi da bravo ragazzone. Abbiamo avuto modo di incontrare, seppure brevemente nel bailamme post-elettorale, il nuovo sindaco di Matera, Domenico Bennardi, fresco di elezione con un risultato degno di nota che ha già fatto parlare, a livello nazionale, di “Modello Matera” come strategia di “rilancio vincente” per il Movimento 5 Stelle.
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- Sabato, 03 Ottobre 2020 08:49
di Walter De Stradis
Cinquantotto anni compiuti qualche giorno fa, il dottor Sergio Manieri è il Direttore dell’Unità di Pediatria dell’ospedale San Carlo di Potenza, nonché il Presidente regionale della Società Italiana di Pediatria.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Non la giustifico, l’accetto così com’è. Il mio percorso non è stato facile, provenendo da una famiglia numerosa e molto umile di Tursi e avendo perso mio padre in tenera età.
D: E’ stato difficile per lei crearsi una posizione qui in Basilicata, ove regnano i baronati e i vari figli di papà (e mammà)?
Io ho studiato a Pavia e inizialmente non volevo più tornare (poi mi convinse mia moglie), proprio a causa di questa realtà da lei descritta. Una realtà dove NON regna la meritocrazia. E quindi sì, è stato difficile, ma ho portato avanti un mio percorso senza aiuti o “spalleggiamenti” di sorta.
D: Ma la politica l’ha mai cercata?
Sì e l’ho anche fatta: sono stato segretario provinciale di Italia dei Valori e mi sono anche candidato alla Camera nel 2001. Ma non ne ho tratto vantaggi per la mia carriera, anzi il contrario, sono stato ostacolato: i miei progressi li ho fatti quando dalla politica mi ci sono allontanato.
D: Quindi la Politica CONTA nei corridoi dell’ospedale…
Siiii, conta però se fai parte della politica “vincente”, altrimenti ne sei ostacolato.
D: L’ex dg Barresi è andato via dal San Carlo dopo mille polemiche. Adesso c’è il Commissario Spera. Che aria tira dalle vostre parti?
Ma guardi che tutte le direzioni che si sono avvicendate al San Carlo hanno comportato poco in termini di “salti di qualità”. Nel senso che sono state attente più agli aspetti amministrativi, che non clinici. Non influenzano l’attività dell’ospedale perché a mio avviso la vedono come un aspetto marginale. Come diceva un mio amico «Il san Carlo è diventato una grossa macchina amministrativa con ANNESSA una dependance clinica».
D: E scusate se è poco.
L’aspetto clinico dovrebbe essere al centro.
D: Ma se non positivamente, un direttore generale può comunque influire negativamente…
Beh, in capo a loro c’è comunque la responsabilità della gestione e del controllo. E oggi certo non è facile governare 500 medici e 1500 infermieri (con l’allargamento agli altri presidi sanitari del territorio).
D: La scorsa settimana il senatore pentastellato Lomuti è tornato sulle “morti anomale” al San Carlo, che sarebbero avvenute in piena emergenza Covid. Il nostro sistema sanitario ha saputo o non ha saputo reggere il colpo del Virus?
E’ un discorso che va fatto in un ambito generale: attualmente nel Mondo ci sono 27 milioni di casi, con un milione di morti; in Italia ci sono 300mila casi, con 26mila morti. Ne consegue che il virus non era facilmente governabile allora, che non era “atteso”, ma anche oggi, che lo è: le variabili sono molte, come le “comorbilità”, ovvero le altre patologie che vengono aggravate dal Covid.
D: Siamo alle porte della “brutta stagione” in cui circoleranno vari tipi di influenza, a prescindere dal Coronavirus. Ci dobbiamo aspettare un panico generale ogni qual volta un bimbo starnutirà?
In effetti la situazione si complicherà: ci saranno centinaia, migliaia di virus recanti ognuno diverse problematiche e sarà quindi già difficile discernere una virosi generica da un’infezione da Coronavirus. Pertanto, mai come adesso è necessaria una straordinaria alleanza fra i vari stakeholders che si occupano dei bambini: famiglie, insegnanti e pediatri.
D: Le famiglie?
Dovranno capire che se un bimbo è raffreddato o ha la tosse, a scuola è meglio non mandarlo (se ha febbre è chiaro che non ci può andare).
D: Gli insegnanti?
Devono relazionarsi coi genitori col maggior garbo possibile, invitandoli a non portare a scuola bambini che tossiscono o starnutiscono in classe.
D: E i pediatri?
Con l’autorevolezza della loro competenza, devono spiegare ai genitori che i raffreddori in generale non sono pericolosi. Famiglie, insegnanti e pediatri sono ciascuno una maglia della catena, e questa regge solamente se ogni pezzo fa il suo dovere. E’ l’unico modo di contenere il panico e l’allarmismo generale.
D: Mi risulta che alcuni genitori non stanno mandando i figli a scuola per precauzione. E’ un atteggiamento comprensibile o è sbagliato in partenza?
Secondo me è comprensibile, perché non tutti i sistemi sono pronti. In Italia si è deciso di aprire, d’accordo, ma bisogna procedere con la massima cautela possibile, ecco perché è necessaria quella “alleanza” di cui le parlavo prima.
D: Quindi il discorso: “un bimbo positivo = scuola chiusa” è la cosa migliore?
Se c’è un positivo, a rigor di logica, significa che potenzialmente ce ne sono anche altri nell’istituto. Una volta individuatone uno, non dico che bisogna chiudere la scuola, ma fare immediatamente il tampone ai contatti e a tutto l’entourage.
D: Dal punto di vista psicologico le risulta che i bambini possano aver subito un qualche tipo di contraccolpo per non essere andati a scuola per tanti mesi?
La scuola è un momento di aggregazione sociale, ma non credo che il lockdown abbia causato degli scompensi psicologici particolari, a parte qualche caso selezionato. La conseguenza è stata invece una grande voglia generale di tornare in classe.
D: Ma è ACCERTATO che i bambini sono meno soggetti a contrarre il virus? No, perché si è letto tutto e il contrario di tutto.
Sì, i bambini sono meno suscettibili di contrarre il virus: quest’ultimo entra nell’organismo attraverso un recettore (“ingannandolo”), che si chiama “Ace 2”; nei bambini questo recettore funziona meno e quindi il virus ha meno possibilità di entrare. Poi è noto che nei piccoli c’è un’attività immunitaria in fermento, per cui il loro sistema è in grado di bloccare prima il virus. Inoltre i bambini non hanno “comorbilità”, non sono fumatori, non sono esposti allo smog etc.: tutti fattori che contano.
D: L’assessore regionale è proprio un suo collega, il pediatra Rocco Leone. Crede che la gestione della sanità in Basilicata possa aver beneficiato del fatto che il suo referente politico è un medico? O trattasi di un’occasione sprecata?
In generale essere un medico per un assessore alla sanità può essere un vantaggio, se uno lo mette a frutto.
D: Se potesse prenderlo sottobraccio cosa gli direbbe?
Di cercare un’alleanza più forte con i medici e di stimolarli con più vigore, perché sono loro il primo presidio contro il virus.
D: Perché, finora non l’ha fatto?
Ma no, guardi, gestire questa emergenza non è facile per nessuno. E poi le dinamiche infettive hanno un loro percorso, c’entrano poco i meriti della politica. Sarò più chiaro: indipendentemente da chi governa, l’epidemia ha un suo decorso, tende a salire, poi ha un suo acme e poi tende a scendere. Chi governa può decidere le dinamiche di distanziamento, l’apertura o la chiusura delle scuole, delle discoteche… e non ritengo che fino ad ora l’assessore alla sanità abbia commesso errori su queste questioni.
D: Pertanto, quando la Basilicata è stata a lungo Covid-Free era principalmente per “merito” della scarsa densità demografica e per il comportamento dei cittadini (e non già per le misure politiche locali e nazionali)?
Sì è così: al primo posto c’è la nostra densità abitativa. Non mi risulta inoltre che la Basilicata brulichi di discoteche. E poi i Lucani sono persone che –perlopiù- si attengono alle disposizioni.
D: E’ possibile stilare una pagella del nostro conterraneo Ministro della Salute? C’è chi Speranza lo ritiene “un fortunato” per l’alta carica acquisita (fino a qualche giorno prima per lui impensabile), mentre altri lo reputano “sfortunato” per essere divenuto Ministro della Salute nel peggiore momento storico possibile.
Una calamità naturale del genere avvantaggia sempre i politici, perché alla gente non resta che affidarsi a loro. Pertanto, basta andare in televisione e dire: «Se trovo qualcuno in giro…»
D: «… vengo col lanciafiamme!»
Bravo, e il gioco è fatto. Tenga presente che TUTTI i sindaci e i politici che hanno detto qualcosa del genere sono stati RIELETTI.
D: Compreso Cosma, il sindaco della sua Tursi, che minacciava di “rompere il muso” ai trasgressori.
Infatti. Tornando a Speranza, anche lui ha beneficiato di questo vantaggio implicito. Se potessi, gli chiederei di tutelare sempre le classi sociali più in difficoltà di fronte al sistema, di organizzare meglio la sanità, anche se –per la verità- questa è governata soprattutto a livello regionale. Anzi, questo è proprio un aspetto su cui occorrerebbe lavorare, per evitare disparità –che ci sono- tra le regioni.
D: Leggendo i giornali cosa l’ha fatta più arrabbiare: i politici (assessori potentini compresi) che hanno preso il bonus di 600 euro o i presunti “vip del tampone” che ci sarebbero stati a Potenza (a discapito dei sintomatici non ammanicati)?
Per quanto riguarda i bonus io credo che sia stato perlopiù un fatto pragmatico, banale: il commercialista che intravvede questa possibilità, legale, per il suo cliente e la mette in atto, senza troppe riflessioni. Perché secondo me nessun politico avrebbe chiesto quegli effimeri 600 euro senza valutare le possibili, disastrose, conseguenze.
D: E i presunti tamponi ai vip asintomatici?
Beh, in una regione dove siamo congenitamente abituati a farci raccomandare pure per fare prima l’esame del sangue…!!! Guardi, è proprio il popolo lucano che è fatto così. “Vip” o meno. Io dico sempre che per cambiare la Basilicata occorrerebbe “trapiantarvi” la provincia di Bergamo (dove vivevo con mia moglie). Non è una questione politica, ma di mentalità: lei cita i “Tamponi ai Vip”, ma io sono convinto che anche il più accanito “accusatore”, se ne avesse avuto l’occasione, ne avrebbe approfittato.
D: La canzone che la rappresenta?
“La Guerra di Piero”.
D: Il film?
“Taxi Driver”.
D: Il libro?
“Anna Karenina”.
D: Fra cent’anni al reparto pediatria del San Carlo scoprono una targa a suo nome. Cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
«Al medico che ha fatto il suo dovere con passione».
D: In conclusione: ma non sarà che i politici lucani a volte fanno i bambini?
(Sorride) Ma se lei considera che molti di loro non hanno un mestiere, e che se non facessero la politica non saprebbero cos’altro fare…
- Scritto da Redazione
- Sabato, 26 Settembre 2020 08:52
di Walter De Stradis
Quarantacinque anni, postura e fisico taurini, Arnaldo Lomuti è vice presidente del gruppo Cinque Stelle al Senato. E’ originario di Venosa e di professione fa l’avvocato.
- Scritto da Redazione
- Mercoledì, 23 Settembre 2020 12:04
La Consigliera regionale di parità, Ivana Enrica Pipponzi, nell’ambito della sua attività di vigilanza e controllo sulla corretta applicazione della normativa sulla rappresentanza di genere nei consessi esecutivi, comunica di avere provveduto in data odierna ad inoltrare comunicazioni a tutti i neo Sindaci dei Comuni della provincia di Potenza e Matera sulle regole da seguire per una corretta composizione delle Giunte.