- Redazione
- Sabato, 09 Gennaio 2021 07:24
di Antonella Sabia
La pandemia da Covid 19, ancora in corso, ha messo a dura prova non solo il sistema sanitario, ma anche quello economico, un mondo che ha dovuto affrontare sfide complesse, in particolare se pensiamo al passaggio allo smart working. Abbiamo chiesto alla Consigliera di Parità, l’avv. Ivana Pipponzi qual è stato l’impatto sul lavoro femminile in Basilicata, e quanto sia stata modificata la vita delle donne, con l’adozione di queste nuove modalità di lavoro, che in alcuni casi hanno portato all’accentuazione del senso di isolamento e mancanza di tempo da dedicare a se stesse.
Chi è la Consigliera di parità? A mente del d.lgs 198/2006, è un organo istituzionale, di nomina ministeriale (Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero delle Pari Opportunità), deputata non solo alla promozione della parità di genere, ma soprattutto alla prevenzione e contrasto delle discriminazioni di genere sul posto di lavoro, quale pubblico ufficiale.
D: Come è stato il 2020 lucano in materia di parità?
R: Senza dubbio il 2020 - anche lucano - è stato caratterizzato dall'emergenza sanitaria che ha comportato riverberi negativi anche in ambito socio-economico, come ho avuto modo di verificare stante la mia attività istituzionale che offre un osservatorio "privilegiato" sulle questioni di genere, specie del mondo del lavoro. Proprio a partire dal primo lockdown ho monitorato tutte le problematiche territoriali in termini di perdita di occupazione femminile. Nel 2020 ho rilasciato 39 pareri a pubbliche amministrazioni lucane in merito alla composizione delle commissioni esaminatrici su bandi pubblici, commissioni che, ai sensi di legge, devono essere rispettose delle quote di genere. Ho, altresì, rilasciato 18 pareri ai PAP (Piani di azione triennale) che le pubbliche amministrazioni sono obbligate ad adottare per favorire pari opportunità alle proprie dipendenti e ai propri dipendenti.
D: Quante lavoratrici si sono rivolte al suo Ufficio?
R: In questo difficile periodo di emergenza sanitaria, abbiamo osservato da un lato, come le donne lucane siano state protagoniste della tenuta del territorio (penso al personale medico e paramedico, alle lavoratrici delle filiere alimentari, etc.), dall'altro lato la perdita di moltissimi posti di lavoro, specie nel terziario e nei servizi, ambiti nei quali le donne lucane sono maggiormente occupate. Nell'ambito del contrasto alle discriminazioni di genere sul posto di lavoro, si sono rivolte al mio Ufficio 18 lavoratrici, quasi tutte dipendenti di pubbliche amministrazioni lucane, denunciando la mancata concessione di misure conciliative (ad es. mancata concessione della flessibilità oraria, del cambio turno, del part time etc.). Il 70% del casi è stato risolto positivamente a seguito di Conciliazione stragiudiziale.
D: Il suo Ufficio ha posto grande attenzione al nuovo modello di lavoro in Smart working.
R: Lo Smart Working, invero, dalla sua istituzione (2017) è stato da me fortemente caldeggiato e promosso presso le aziende pubbliche e private lucane convinta che, quale forma di lavoro "agile", flessibile e organizzabile, possa costituire un valido ed efficace aiuto alla conciliazione e una via alternativa al part time. Voglio ricordare il progetto pilota da me strutturato nel 2018 unitamente al CUG ARPAB che ha costituito un modello virtuoso adottato da tante Pubbliche Amministrazioni lucane.
D: Ci sono state segnalazioni sulla mancata concessione di “lavoro agile”?
R: Ci sono state moltissime lavoratrici che, nella prima fase del lockdown pur avendo richiesto l'applicazione del Lavoro Agile, lo stesso non era stato concesso (ovviamente si tratta di aziende private poiché per le pubbliche sussiste una obbligatorietà in tal senso); tanto mi ha indotto a diramare una nota circolare per sollecitarne e promuoverne l'applicazione. Da qui l'istituzione da parte del mio Ufficio del primo Osservatorio Regionale sullo Smart Working in ottica di genere, per monitorare il fenomeno e supportare le lavoratrici.
D: Lo smart working come ha stravolto il ruolo di donna-lavoratrice?
R: Un discorso più approfondito meritano le numerose lavoratrici impegnate nello "Smart working" (seppure in modalità semplificata), che per un verso ha costituito un'efficace misura di contenimento della propagazione del virus e un valido sostegno alla conciliazione vita/lavoro, dall'altro ha costituito l'ennesima tagliola segregativa per le lavoratrici spesso impegnate anche nella didattica a distanza dei propri figli. È necessario rilevare che spesso le lavoratrici sono poco ferrate quanto all'uso del digitale , a causa del gender digital divide che scontano le donne lucane. È importante sottolineare, peraltro, che spesso la casa non si è rivelata un luogo sicuro se pensiamo all'aumento dei casi di violenza domestica registrati (oltre 73% di chiamate in più al numero antiviolenza, 1522 rispetto allo stesso periodo del 2019).
D: Qual è l’auspicio per il nuovo anno?
R: L'emergenza Covid-19 ha accelerato, come mai accaduto finora, una rivoluzione, un cambiamento strutturale che va incoraggiato e seguito, ma anche monitorato con attenzione, per definire regole mirate per i lavoratori e le lavoratrici, le aziende e il sistema economico e sociale. Per questo ritengo che sia oltremodo necessario ripartire dalle donne che in questi mesi hanno dimostrato resilienza, capacità e competenze di grandissimo rilievo; peraltro, tutta la nuova programmazione europea e gli stessi finanziamenti della Next Generattion EU puntano su green e digitale, ambiti nei quali sempre più donne si stanno formando e troveranno occupazione nel prossimo futuro. Ripartiamo dalle donne perché è giusto, equo, fa bene ed è utile.