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Oggi nella sede dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata, alla presenza del neo insediato Direttore Generale avv.Antonio Tisci, è stato sottoscritto un Accordo di cooperazione volto a potenziare le sinergie già proficuamente sperimentate ed attuate tra il Comitato Unico di Garanzia per il benessere lavorativo e contro le discriminazioni dell’Arpab nella persona della sua Presidente Beatrice Rossi e la Consigliera regionale di Parità Ivana Pipponzi.

Le finalità principali dell’Accordo di cooperazione sono sintetizzate come di seguito:

- Individuare le iniziative utili ad assicurare uguaglianza e pari dignità sul posto di lavoro tra uomini e donne per migliorare la qualità della vita nell’ambiente di lavoro;

- Attuare la sistematica collaborazione sui temi delle pari opportunità, dei diritti-doveri contrattuali e della conciliazione vita lavoro;

- Realizzare attività seminariali di informazione, formazione ed aggiornamento per operare un coinvolgimento consapevole tra i destinatari nonchè diffondere i contenuti della parità di genere e non discriminazione sul posto di lavoro .

L’Accordo si inserisce altresì, nelle azioni già avviate dall’ARPAB in collaborazione con l’Ufficio della Consigliera di Parità, volte alla promozione e implementazione delle nuove modalità di svolgimento dell’ attività lavorativa

(lavoro agile).

La suddetta modalità lavorativa, invero, è già stata applicata seppure in maniera semplificata, stante la fase emergenziale.

Tra le misure proposte e sottolineate dalla Consigliera Regionale di Parità e la Presidente del C.U.G. anche il potenziamento delle attività formative in linea di continuità con quanto già avviato, il monitoraggio dell’andamento del lavoro agile-digitalizzazione, inserito all’interno del Ciclo della Performance dell’Agenzia come obiettivo trasversale e strategico di innovazione funzionale e tecnologica e l’analisi dell’impatto dello smart working sulle lavoratrici dell’ARPAB.

Il Direttore Generale dell’ARPAB avv.Antonio Tisci ha espresso“Il suo apprezzamento per le iniziative intraprese e manifestato la sua sensibilità verso i “lavoratori fragili” presenti in Agenzia -in ottemperanza alle disposizioni intervenute con il recente Decreto Ministeriale della Funzione Pubblica- assicurando l’impegno al potenziamento del lavoro agile quale fondamentale istituto di conciliazione vita-lavoro”.

“L’Arpab- ha aggiunto il Direttore Generale - ha già avviato al suo interno un necessario percorso di adeguamento dei sistemi di monitoraggio e valutazione connessi al raggiungimento dei risultati a fronte dell’utilizzo delle nuove metodologie organizzative”.

Disponibilità, da parte del vertice dell’ ARPAB, ad effettuare tutte le azioni necessarie per il sostegno della maternità delle dipendenti dell’Agenzia valutando anche la fattibilità di collaborazione con altri enti e istituzioni per l’apertura dell’asilo nido agenziale.

“E’ fondamentale, ha ribadito, creare basi solide, all’interno degli Uffici agenziali, volte a favorire un clima sempre più sereno e improntato al benessere”.

La Consigliera regionale di Parità ha dichiarato che “La firma dell’Accordo di cooperazione rappresenta il suggello di un percorso virtuoso avviato con l’ARPAB anche per il tramite del suo C.U.G. che ha profuso ogni impegno per promuovere il necessario benessere lavorativo, in ottica di genere, distinguendosi, così, per il proprio agire nel panorama regionale”.

“Tra le misure voglio ricordare, ha concluso,il progetto pilota sullo smart working, realizzato in sinergia nel 2018 tra i nostri uffici, che è stato poi mutuato da molte pubbliche amministrazioni lucane. Tanto rappresenta un motivo di orgoglio.”

 

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di Walter De Stradis

 

Ci riceve nella cucina della canonica, anche se raramente pranza lì, dovendo assistere l’anziana madre al suo domicilio. Don Donato Lauria, dall’inconfondibile e rotonda faccia occhialuta, è da sempre il parroco della Chiesa di Maria Santissima Immacolata di rione Cocuzzo a Potenza. Un “fortino” che, come vedremo, negli anni –e specie di recente- ha dovuto via via adattare la qualità e il tipo dei suoi interventi ai tempi che cambiano.

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Ha la faccia pulita e i modi da bravo ragazzone. Abbiamo avuto modo di incontrare, seppure brevemente nel bailamme post-elettorale, il nuovo sindaco di Matera, Domenico Bennardi, fresco di elezione con un risultato degno di nota che ha già fatto parlare, a livello nazionale, di “Modello Matera” come strategia di “rilancio vincente” per il Movimento 5 Stelle.

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di Walter De Stradis

 

Cinquantotto anni compiuti qualche giorno fa, il dottor Sergio Manieri è il Direttore dell’Unità di Pediatria dell’ospedale San Carlo di Potenza, nonché il Presidente regionale della Società Italiana di Pediatria.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Non la giustifico, l’accetto così com’è. Il mio percorso non è stato facile, provenendo da una famiglia numerosa e molto umile di Tursi e avendo perso mio padre in tenera età.

D: E’ stato difficile per lei crearsi una posizione qui in Basilicata, ove regnano i baronati e i vari figli di papà (e mammà)?

Io ho studiato a Pavia e inizialmente non volevo più tornare (poi mi convinse mia moglie), proprio a causa di questa realtà da lei descritta. Una realtà dove NON regna la meritocrazia. E quindi sì, è stato difficile, ma ho portato avanti un mio percorso senza aiuti o “spalleggiamenti” di sorta.

D: Ma la politica l’ha mai cercata?

Sì e l’ho anche fatta: sono stato segretario provinciale di Italia dei Valori e mi sono anche candidato alla Camera nel 2001. Ma non ne ho tratto vantaggi per la mia carriera, anzi il contrario, sono stato ostacolato: i miei progressi li ho fatti quando dalla politica mi ci sono allontanato.

D: Quindi la Politica CONTA nei corridoi dell’ospedale…

Siiii, conta però se fai parte della politica “vincente”, altrimenti ne sei ostacolato.

D: L’ex dg Barresi è andato via dal San Carlo dopo mille polemiche. Adesso c’è il Commissario Spera. Che aria tira dalle vostre parti?

Ma guardi che tutte le direzioni che si sono avvicendate al San Carlo hanno comportato poco in termini di “salti di qualità”. Nel senso che sono state attente più agli aspetti amministrativi, che non clinici. Non influenzano l’attività dell’ospedale perché a mio avviso la vedono come un aspetto marginale. Come diceva un mio amico «Il san Carlo è diventato una grossa macchina amministrativa con ANNESSA una dependance clinica».

D: E scusate se è poco.

L’aspetto clinico dovrebbe essere al centro.

D: Ma se non positivamente, un direttore generale può comunque influire negativamente…

Beh, in capo a loro c’è comunque la responsabilità della gestione e del controllo. E oggi certo non è facile governare 500 medici e 1500 infermieri (con l’allargamento agli altri presidi sanitari del territorio).

D: La scorsa settimana il senatore pentastellato Lomuti è tornato sulle “morti anomale” al San Carlo, che sarebbero avvenute in piena emergenza Covid. Il nostro sistema sanitario ha saputo o non ha saputo reggere il colpo del Virus?

E’ un discorso che va fatto in un ambito generale: attualmente nel Mondo ci sono 27 milioni di casi, con un milione di morti; in Italia ci sono 300mila casi, con 26mila morti. Ne consegue che il virus non era facilmente governabile allora, che non era “atteso”, ma anche oggi, che lo è: le variabili sono molte, come le “comorbilità”, ovvero le altre patologie che vengono aggravate dal Covid.

D: Siamo alle porte della “brutta stagione” in cui circoleranno vari tipi di influenza, a prescindere dal Coronavirus. Ci dobbiamo aspettare un panico generale ogni qual volta un bimbo starnutirà?

In effetti la situazione si complicherà: ci saranno centinaia, migliaia di virus recanti ognuno diverse problematiche e sarà quindi già difficile discernere una virosi generica da un’infezione da Coronavirus. Pertanto, mai come adesso è necessaria una straordinaria alleanza fra i vari stakeholders che si occupano dei bambini: famiglie, insegnanti e pediatri.

D: Le famiglie?

Dovranno capire che se un bimbo è raffreddato o ha la tosse, a scuola è meglio non mandarlo (se ha febbre è chiaro che non ci può andare).

D: Gli insegnanti?

Devono relazionarsi coi genitori col maggior garbo possibile, invitandoli a non portare a scuola bambini che tossiscono o starnutiscono in classe.

D: E i pediatri?

Con l’autorevolezza della loro competenza, devono spiegare ai genitori che i raffreddori in generale non sono pericolosi. Famiglie, insegnanti e pediatri sono ciascuno una maglia della catena, e questa regge solamente se ogni pezzo fa il suo dovere. E’ l’unico modo di contenere il panico e l’allarmismo generale.

D: Mi risulta che alcuni genitori non stanno mandando i figli a scuola per precauzione. E’ un atteggiamento comprensibile o è sbagliato in partenza?

Secondo me è comprensibile, perché non tutti i sistemi sono pronti. In Italia si è deciso di aprire, d’accordo, ma bisogna procedere con la massima cautela possibile, ecco perché è necessaria quella “alleanza” di cui le parlavo prima.

D: Quindi il discorso: “un bimbo positivo = scuola chiusa” è la cosa migliore?

Se c’è un positivo, a rigor di logica, significa che potenzialmente ce ne sono anche altri nell’istituto. Una volta individuatone uno, non dico che bisogna chiudere la scuola, ma fare immediatamente il tampone ai contatti e a tutto l’entourage.

D: Dal punto di vista psicologico le risulta che i bambini possano aver subito un qualche tipo di contraccolpo per non essere andati a scuola per tanti mesi?

La scuola è un momento di aggregazione sociale, ma non credo che il lockdown abbia causato degli scompensi psicologici particolari, a parte qualche caso selezionato. La conseguenza è stata invece una grande voglia generale di tornare in classe.

D: Ma è ACCERTATO che i bambini sono meno soggetti a contrarre il virus? No, perché si è letto tutto e il contrario di tutto.

Sì, i bambini sono meno suscettibili di contrarre il virus: quest’ultimo entra nell’organismo attraverso un recettore (“ingannandolo”), che si chiama “Ace 2”; nei bambini questo recettore funziona meno e quindi il virus ha meno possibilità di entrare. Poi è noto che nei piccoli c’è un’attività immunitaria in fermento, per cui il loro sistema è in grado di bloccare prima il virus. Inoltre i bambini non hanno “comorbilità”, non sono fumatori, non sono esposti allo smog etc.: tutti fattori che contano.

D: L’assessore regionale è proprio un suo collega, il pediatra Rocco Leone. Crede che la gestione della sanità in Basilicata possa aver beneficiato del fatto che il suo referente politico è un medico? O trattasi di un’occasione sprecata?

In generale essere un medico per un assessore alla sanità può essere un vantaggio, se uno lo mette a frutto.

D: Se potesse prenderlo sottobraccio cosa gli direbbe?

Di cercare un’alleanza più forte con i medici e di stimolarli con più vigore, perché sono loro il primo presidio contro il virus.

D: Perché, finora non l’ha fatto?

Ma no, guardi, gestire questa emergenza non è facile per nessuno. E poi le dinamiche infettive hanno un loro percorso, c’entrano poco i meriti della politica. Sarò più chiaro: indipendentemente da chi governa, l’epidemia ha un suo decorso, tende a salire, poi ha un suo acme e poi tende a scendere. Chi governa può decidere le dinamiche di distanziamento, l’apertura o la chiusura delle scuole, delle discoteche… e non ritengo che fino ad ora l’assessore alla sanità abbia commesso errori su queste questioni.

D: Pertanto, quando la Basilicata è stata a lungo Covid-Free era principalmente per “merito” della scarsa densità demografica e per il comportamento dei cittadini (e non già per le misure politiche locali e nazionali)?

Sì è così: al primo posto c’è la nostra densità abitativa. Non mi risulta inoltre che la Basilicata brulichi di discoteche. E poi i Lucani sono persone che –perlopiù- si attengono alle disposizioni.

D: E’ possibile stilare una pagella del nostro conterraneo Ministro della Salute? C’è chi Speranza lo ritiene “un fortunato” per l’alta carica acquisita (fino a qualche giorno prima per lui impensabile), mentre altri lo reputano “sfortunato” per essere divenuto Ministro della Salute nel peggiore momento storico possibile.

Una calamità naturale del genere avvantaggia sempre i politici, perché alla gente non resta che affidarsi a loro. Pertanto, basta andare in televisione e dire: «Se trovo qualcuno in giro…»

D: «… vengo col lanciafiamme!»

Bravo, e il gioco è fatto. Tenga presente che TUTTI i sindaci e i politici che hanno detto qualcosa del genere sono stati RIELETTI.

D: Compreso Cosma, il sindaco della sua Tursi, che minacciava di “rompere il muso” ai trasgressori.

Infatti. Tornando a Speranza, anche lui ha beneficiato di questo vantaggio implicito. Se potessi, gli chiederei di tutelare sempre le classi sociali più in difficoltà di fronte al sistema, di organizzare meglio la sanità, anche se –per la verità- questa è governata soprattutto a livello regionale. Anzi, questo è proprio un aspetto su cui occorrerebbe lavorare, per evitare disparità –che ci sono- tra le regioni.

D: Leggendo i giornali cosa l’ha fatta più arrabbiare: i politici (assessori potentini compresi) che hanno preso il bonus di 600 euro o i presunti “vip del tampone” che ci sarebbero stati a Potenza (a discapito dei sintomatici non ammanicati)?

Per quanto riguarda i bonus io credo che sia stato perlopiù un fatto pragmatico, banale: il commercialista che intravvede questa possibilità, legale, per il suo cliente e la mette in atto, senza troppe riflessioni. Perché secondo me nessun politico avrebbe chiesto quegli effimeri 600 euro senza valutare le possibili, disastrose, conseguenze.

D: E i presunti tamponi ai vip asintomatici?

Beh, in una regione dove siamo congenitamente abituati a farci raccomandare pure per fare prima l’esame del sangue…!!! Guardi, è proprio il popolo lucano che è fatto così. “Vip” o meno. Io dico sempre che per cambiare la Basilicata occorrerebbe “trapiantarvi” la provincia di Bergamo (dove vivevo con mia moglie). Non è una questione politica, ma di mentalità: lei cita i “Tamponi ai Vip”, ma io sono convinto che anche il più accanito “accusatore”, se ne avesse avuto l’occasione, ne avrebbe approfittato.

D: La canzone che la rappresenta?

“La Guerra di Piero”.

D: Il film?

“Taxi Driver”.

D: Il libro?

“Anna Karenina”.

D: Fra cent’anni al reparto pediatria del San Carlo scoprono una targa a suo nome. Cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

«Al medico che ha fatto il suo dovere con passione».

D: In conclusione: ma non sarà che i politici lucani a volte fanno i bambini?

(Sorride) Ma se lei considera che molti di loro non hanno un mestiere, e che se non facessero la politica non saprebbero cos’altro fare…

 

 

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di Walter De Stradis

 

Quarantacinque anni, postura e fisico taurini, Arnaldo Lomuti è vice presidente del gruppo Cinque Stelle al Senato. E’ originario di Venosa e di professione fa l’avvocato.

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La Consigliera regionale di parità, Ivana Enrica Pipponzi, nell’ambito della sua attività di vigilanza e controllo sulla corretta applicazione della normativa sulla rappresentanza di genere nei consessi esecutivi, comunica di avere provveduto in data odierna ad inoltrare comunicazioni a tutti i neo Sindaci dei Comuni della provincia di Potenza e Matera sulle regole da seguire per una corretta composizione delle Giunte.

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di Walter De Stradis

 

Essendo di professione avvocato, usa spesso la locuzione “carte alla mano”. Spigliata e decisa, Gerardina Sileo (per tutti “Dina”), cinquant’anni compiuti da poco, è consigliera regionale, eletta in quota Lega.

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di Antonella Sabia

 

Nasce a Potenza nel 1936, e sin da bambino sente una grande attrazione verso la Fede. Padre Tarcisio Manta, ha però anche una grande passione per la pittura e il disegno, che lo porta a studiare all’Accademia di Brera e ad apprendere nuove tecniche artistiche relative a vetrate, mosaici, affreschi e sculture.

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di Walter De Stradis

 

Dalle parole misurate, ma decise, traspare un’intelligenza appuntita. Cinquant’anni, mento forte e “R” arrotondata, tende tuttavia a far quadrare sempre i suoi ragionamenti. Deformazione professionale: Vito Pace è infatti il presidente del Consiglio Notarile Distrettuale di Potenza, Lagonegro, Melfi e Sala Consilina.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Le potrà anche sembrare utopistico, ma spero, col mio contributo, di poter lasciare un mondo migliore di quello che ho trovato. Sa, ho appena compiuto cinquant’anni, e comincio a fare un bilancio, che finora credo sia perlopiù positivo.

D: Lei ha un cognome importante. Suo padre, Tuccino Pace, noto penalista, è stato deputato e consigliere regionale (e tra l’altro suo cugino, Vito Bardi, è presidente della Regione). Si è mai sentito un privilegiato?

R: No, perché i miei genitori, a me e mio fratello (Leonardo, avvocato – ndr) hanno sempre insegnato il valore dell’impegno. Mio padre diceva che bisogna essere “persone serie”, ovvero persone dotate di correttezza, affidabilità e onestà. Lui stesso, orfano in tenera età, era stato cresciuto dallo zio, il senatore Bardi (Francesco – ndr), aveva fatto i suoi sacrifici ed era stato avvocato penalista per quarant’anni: a casa nostra, specialmente a Filiano, la porta era sempre aperta e veniva data eguale attenzione tanto al contadino quanto alla persona importante. Con lo stesso garbo e la stessa disponibilità umana.

D: In queste interviste a volte torna l’argomento del muro di “potere” di alcune famiglie potentine e lucane.

R: No, guardi, è un luogo comune. Nella mia esperienza, personale e familiare, questa cosa non l’ho mai percepita. E’ chiaro che molte persone si avvicinano a te anche per il cognome che porti, ma questo può rivelarsi un boomerang, perché poi fanno i paragoni e magari concludono: “Non è come il padre”. Ne consegue che l’importante è essere sempre se stessi, nelle proprie peculiarità, e mantenere sempre dritta la barra dell’etica. Oggi che tutto è veloce e liquido, è fondamentale avere dentro di sé la consapevolezza di ciò che è negoziabile e di ciò che non lo è.

D: Il notaio, tra l’altro, è un presidio di legalità. Si dice, mi pare, “più notaio e meno avvocato…”, o qualcosa del genere.

R: La frase esatta è «Tanto più notaio, tanto meno giudice», perché la nostra è una funzione “anti-processuale”. Un buon notaio è tale nella misura in cui riesce a suggellare un accordo tra le parti che poi non sfoci in una lite. In Italia assai difficilmente un rogito notarile porta a una controversia: siamo dalle parti dello 0 %.

D: Il cittadino medio però spesso continua ad apostrofare il notaio come colui che guadagna un botto di soldi apponendo una semplice firma.

R: Altro luogo comune. In realtà, gran parte del denaro che viene dato al notaio serve a pagare le imposte, in quanto il professionista funge da sostituto d’imposta. Il notaio è un pubblico ufficiale e rappresenta lo Stato. Oggi, coi tempi che corrono, il cliente è molto attento (si chiedono preventivi anche ai notai), ma dev’essere messo al corrente che se al professionista dà 10, 8 sono per le imposte. Parliamo quindi di onorari assolutamente in linea con quelli degli altri professionisti.

D: Anche la vostra categoria, naturalmente, ha subito un contraccolpo col Covid.

R: Ne abbiamo risentito perché siamo il punto terminale della filiera: se si blocca tutto, se non si vendono più le case, se non si fanno più i mutui … è chiaro che anche il notaio non lavora. Anche noi, nel periodo più nero, ci siamo avvalsi della cassa integrazione per i nostri dipendenti, ma tenga presente che -in virtù della nostra legge istitutiva- noi siamo stati SEMPRE aperti, come i medici e la protezione civile. Dal testamento alla procura, per il cittadino bisognoso del nostro intervento ci siamo sempre stati. Magari con un collaboratore solo…

D: Quando legge di quei “privati”, che sono politici (parlamentari, assessori etc.), che hanno percepito il bonus di 600 euro… come reagisce?

R: Torniamo al discorso iniziale dei valori che ognuno ha dentro di sé. A me è francamente dispiaciuto che ciò sia accaduto, ma al tempo stesso non mi piace questa caccia alle streghe, trattandosi di una questione di opportunità e non già di legalità. Io personalmente quei soldi non li avrei chiesti, ma non me la sento di condannare né di sindacare. Inviterei però chi ha una funzione pubblica a porre una maggiore attenzione e a fare un’analisi di coscienza con se stessi. Occorre tornare al concetto greco di politica: Platone ci insegna che è un “ufficio”, che comporta una responsabilità verso la collettività. E quindi occorre domandarsi sempre se le proprie azioni siano in linea con la fiducia concessa dal cittadino.

D: L’anno scorso a un certo punto il suo nome era circolato come possibile candidato governatore del centrosinistra, in contrapposizione a suo cugino Vito Bardi. Cosa c’era di vero?

R: Nulla, era una leggenda metropolitana. Lei sa che per tradizione la mia è una famiglia di sinistra socialista, e anche lo stesso Vito Bardi è un socialista liberale, individuato da Forza Italia in quell’area lì. Io ho sempre seguito e partecipo alla politica locale e sono iscritto, da sempre, al Pd di Filiano. Detto questo, attualmente non è mia intenzione spendermi nella politica più “diretta”.

D: Quindi non è vero che ci furono approcci? Neanche una telefonata?

R: No. C’è da parte mia una sensibilità politica, ma non si è mai parlato di quella possibilità. E’ stata un’invenzione giornalistica.

D: Ma se gliel’avessero chiesto per davvero?

R: Avrei detto di no, perché in questa stagione della mia vita sono molto impegnato nella professione e ho una bambina piccola.

D: Ma per il futuro non esclude nulla, giusto?

R: Esattamente. In prospettiva vedremo.

D: E’ facile per me farle la domanda, ma è ancora più facile per lei darmi una risposta, ma la pregherei lo stesso di essere il più possibile obiettivo: che governatore è stato, finora, suo cugino Vito Bardi?

R: Guardi, bisogna comunque dargli atto di un grande sacrificio personale, perché lui era appena andato in pensione da Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza, sta bene in salute, ha la famiglia sistemata…, insomma, poteva veramente godersi questa sua stagione di vita. E invece ha voluto dare, anzi ri-dare qualcosa alla sua comunità di origine. Torniamo alla concezione greca della politica: “ho dimostrato il mio valore nella mia attività professionale, ora voglio fare qualcosa per gli altri”. Il suo è stato un gesto nobile. E’ chiaro che lui ha scontato la grande difficoltà di essere “non contestualizzato”, perché ha sempre vissuto fuori dalla nostra terra (principalmente a Roma e a Napoli). A Filiano ci veniva a passare le vacanze … quindi, ripeto, la sua prima difficoltà è stata quella di “contestualizzarsi”, di conoscere bene i problemi di questa regione, ma anche le cose e soprattutto LE PERSONE (perché, sa, poi sono in molti a salire sul carro del vincitore). Io dico che ce la sta mettendo tutta, e vedo che piano piano va sempre meglio. Comincia a essere calato nei problemi, ad approcciarli in modo corretto e a darsi delle priorità importanti. Bisogna dargli tempo.

D: Senza neanche un “però”?

R: E’ troppo presto.

D: Insisto: non gli tirerebbe l’orecchio proprio su nulla?

R: Vorrei che si costruisse una squadra più forte.

D: Parla della giunta?

R: No, della SUA squadra. Di chi gli sta più vicino. (silenzio)

D: E cosa ne pensa sulla “napoletanizzazione” dei dirigenti regionali?

R: No, guardi, quello è giusto e legittimo… è normale che si cerchino persone di fiducia, e lui le ha pescate dall’area in cui viveva. Un capo di gabinetto, un direttore dell’ufficio legislativo… devono essere persone di sua diretta emanazione.

D: Di solito in queste interviste domando “Cosa chiederebbe al Governatore se potesse prenderlo sottobraccio”? Ma lei probabilmente sottobraccio lo prende per davvero.

R: Gli direi ciò che gli dico sempre: «Punta sullo sviluppo». A partire dalle infrastrutture: è INDEGNO che nel 2020 abbiamo quel tipo di strade per andare a Salerno o in Puglia. C’è poi il DRAMMA della disoccupazione: occorre fare in modo che le intelligenze di questa terra non vadano via, ma con i fatti, non a chiacchiere. Ecco, la Facoltà di Medicina –d’intesa con il Ministro della Salute- è un grande risultato, di cui bisogna dargli atto.

D: Da notaio residente a Potenza, quale atto farebbe firmare al sindaco Guarente al cospetto dei cittadini?

R: Pur riconoscendo anche a lui un grande impegno profuso, gli direi tuttavia che la buona gestione è condizione necessaria, ma non sufficiente. A un sindaco è chiesta anche visione e progettualità. E io non ho ancora capito quale progetto di sviluppo vi sia per la città di Potenza.

D: Cosa la fa più incazzare del capoluogo lucano?

R: E’ una città rassegnata e non ce lo possiamo permettere. Matera ha fatto il salto, mettendo a reddito le proprie peculiarità, ma anche noi abbiamo le nostre, centomila, risorse: un gran bel centro storico, un circondario ricchissimo (i castelli federiciani del Vulture-Melfese, i Laghi di Monticchio, le pitture rupestri a Filiano). Ripeto: non vedo progettualità.

D: Il libro che la rappresenta?

R: Direi tutta la raccolta poetica di Attilio Bertolucci.

D: Il film?

R: “La Grande Bellezza”, di Paolo Sorrentino.

D: La canzone?

R: “La Storia” di Francesco De Gregori.

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: Prendo a prestito l’epitaffio di Kant: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me».

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I "TAGLI INTELLIGENTI" DI TORE SPARMIA

 

Cari amici di Tore, innanzitutto ben trovati.

«Nel colpevole silenzio delle Istituzioni locali (Regione e Comuni) continua la desertificazione del nostro territorio da parte degli Istituti bancari».

E’ quanto afferma la Segreteria Regionale di Basilicata di FISAC CGIL (Federazione Italiana Sindacale Assicurazioni Credito), secondo la quale «Dopo le chiusure degli sportelli del Gruppo Intesa, delle circa 15 agenzie di UBI e Bper già realizzate nel corso dell’ultimo anno (quest’ultima il 23 ottobre prossimo chiuderà anche la filiale del centro storico di Potenza), le prossime chiusure già annunciate di 7 sportelli di Banca Popolare di Bari, si attendono per il primo quadrimestre 2021 ulteriori chiusure nell’operazione di «spartizione» di UBI da parte di Banca Intesa e Bper.

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