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di Antonella Sabia

 

 

 

 

Di povertà nella nostra regione se ne parla da anni, e con la pandemia le criticità si sono inasprite, oltre ad essere aumentate. Abbiamo contattato Marina Buoncristiano, voce della Caritas Diocesana di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo con cui abbiamo commentato i dati sulla povertà diramati dalla CGIL, e riportati in un articolo nello scorso numero di Controsenso («Povertà, in Basilicata quadro desolante: la regione torna a otto anni fa. Incremento del 7,6% tra il 2019 e il 2020 (dati Istat)»).

d: L’indicatore torna sui livelli del 2012, cancellando ben otto anni di faticosa riduzione. È quanto affermano il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa e il direttore scientifico del centro studi Ires Cgil, Ettore Achilli.

Questi dati trovano riscontro nel vostro lavoro quotidiano ?

r: Abbiamo pubblicato a maggio il nostro report, i dati ahimè sono quelli, probabilmente noi siamo scesi più nel dettaglio. Mi preme dire che questa emergenza sanitaria ha definitivamente tolto quel velo che copriva le vulnerabilità della regione già da anni. Di che cosa ci stiamo stupendo? Bisogna concordare con quanto dicono Summa e Achilli, è necessario che la regione cominci a riflettere e pensare in maniera differente, ma questo principio valeva già nel 2018, 2017 ecc.

d: La pandemia è stata la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso.

r: Questa emergenza ha messo a nudo delle grandissime lacune che sono ormai diventate endemiche in Basilicata. È stata una vera apocalisse perché inaspettata e ha coinvolto il mondo. A memoria, non mi pare però che la Basilicata brillasse per occupazione, qualità della vita, welfare, infrastrutture, politiche del lavoro e abitative, politiche sociali serie: mi sembra che ci siamo sempre posizionati negli ultimissimi posti della classifica. Già sapevamo di vivere borderline, è chiaro che una crisi svela e scopre queste vulnerabilità e sfociano quindi in una emergenza sociale. Abbiamo presentato il report, il 21 maggio, al presidente Bardi e ai sindaci dei comuni, perché la politica è chiamata a dare risposte e ad assumersi responsabilità, deve necessariamente cominciare a cambiare passo, per uscire definitivamente dalla cultura assistenzialistica che ci connota da anni.

d: In quell’occasione quali risposte siete riusciti ad ottenere dalle istituzioni?

r: Il governatore ci ha ascoltato con attenzione, ha fatto un intervento di apertura dialogante, ma poi è andato via, i sindaci invece hanno tirato fuori quelli che sono i problemi reali con i quali loro impattano nel quotidiano, tant’è che ci siamo ridati un appuntamento per mettere insieme un documento da presentare in Regione. Non possiamo più procrastinare e far finta di nulla, dobbiamo assolutamente riflettere sulla condizione in cui versiamo e mettere in campo delle azioni politiche che consentano alla Basilicata di uscire da questo gap, ovviamente non possiamo pensare che accadano miracoli, ci vorranno anni ma bisognerà pur cominciare.

d: Voi toccate con mano i problemi quotidiani delle famiglie, quali consigli sentite di dare alla politica?

r: Inizierei intanto dicendo che il 97% delle richieste di aiuto che sono pervenute alla rete delle Caritas in diocesi sono tutte da persone italiane. Inoltre eravamo abituati a vedere donne venire a chiedere aiuto, stavolta il 54% dei richiedenti erano uomini. Chi sono? Piccoli imprenditori, padri di famiglia che avevano contratti a termine che non sono stati rinnovati, padri monoreddito che si sono ritrovati in cassa integrazione e poi abbiamo tutta quella fetta di popolazione che viveva al limite, svolgendo lavoro nero e si è ritrovata a non avere più nulla: questo è sicuramente uno dei temi di cui discutere. Quando parliamo di politiche industriali, ultimamente si nomina spesso il caso Stellantis, ma non possiamo pensare che una singola azienda sia il paracadute della regione Basilicata, bisogna cominciare a ragionare su politiche industriali diversificate, ammesso che la regione Basilicata sia a vocazione industriale.

d: Si parla molto di questo PNRR, in che modo potrebbe coinvolgervi e soprattutto correre in aiuto delle famiglie?

r: Intanto abbiamo una rete infrastrutturale ridicola, chiunque voglia fare impresa nella nostra terra, parte già con un segno meno, perché penalizzato dalla mancanza di una rete materiale e immateriale, capace di rendere quella impresa competitiva. Bisognerà poi creare i presupposti giusti perché un giovane rimanga nella sua terra, creando un habitat che consenta una vita non dico agiata, ma normale. Perché un giovane dovrebbe rimanere a vivere in un piccolo comune della Basilicata se è collegato male, ha difficoltà con Internet, la popolazione rimasta è in età geriatrica e i servizi sono assenti? Si tratta di una situazione critica che non scopriamo oggi: 11mila persone in meno in un anno significa che sono spariti due/tre comuni nella nostra regione, il trend medio era di meno 6/7000 persone l’anno, nel saldo tra decessi e nuovi nati. Proprio in relazione a questo, in Basilicata mancano anche delle politiche attive per la famiglia, mancano gli asili nido, il lavoro delle donne è pressoché inesistente, un tema che raramente viene toccato.

d: Questa pandemia ha contribuito ad acuire il problema, se pensiamo alle difficoltà di conciliare lo Smart Working, i figli e la casa.

r: Sono state tra le più penalizzate, è molto complicato lavorare da casa. In generale anche il tema delle politiche abitative andrebbe rivisto, consentirebbe di sostenere le famiglie. Sottolineo poi gli inesistenti servizi alla persona, e i servizi sociali che danno risposte desuete.

d: Dalle istituzioni è stato sottolineato più volte, in particolare in questo periodo, il fondamentale supporto delle associazioni nel dare risposte ai cittadini, che i Comuni da soli non avrebbero potuto dare.

r: È il prodotto di politiche miopi di tanti e tanti anni. Le risposte che sono state date durante il periodo dell’emergenza sono state perlopiù materiali, pacchi viveri, buoni spesa, ma una persona non è la sua pancia. Una famiglia vive anche di altro, deve pagare un canone di locazione, il mutuo, le bollette, la benzina, ma se vengono meno i presupposti come si fa? Bisogna avere una visione del futuro, solamente strutturando alleanze territoriali, aprendo tavoli di confronto. Della nostra regione Basilicata, tanto amata, cosa ne vogliamo fare? Un territorio a vocazione industriale, agricola o turistica?

d: Forse è ora il momento giusto per deciderlo, visto che verranno stanziati dei soldi per questo.

r: Certo, non perché una cosa esclude l’altra, ma perché bisognerà decidere su cosa investire, per poi dare risposte alle famiglie, al lavoro, all’anziano, solo così si cambiano le cose. Lo ripeto e non temo smentite, in termini di povertà assoluta e relativa, la Basilicata rientrava sempre tra i primi posti.

d: Rifacendoci all'articolo della Cgil, ci sono dei territori in cui purtroppo lì dove non arriva la politica, si rischia di cadere nelle mani della criminalità organizzata. Questo in Basilicata sembra accadere meno, ma è un fenomeno che si avverte?

r: Don Marcello Cozzi da anni sta denunciando infiltrazioni in Basilicata nelle sue interviste. Chi ha il denaro prova a dare risposte che lo Stato a livello locale non arriva a dare. Le infiltrazioni malavitose agiscono dove esistono sacche di povertà, ma anche questa è una cosa nota e antica come l’uomo. Per avere contezza della povertà basterebbe farsi un giro nelle sale gioco, nei tabacchini o nei bar dove ci sono le slot!! Bisogna che ci si fermi un attimo a riflettere, e chi ha le mani in pasta - sindacati, la rete delle Caritas, i comuni e il terzo settore - si riunisca intorno ad un tavolo e partorisca un’idea comune, perché si tratta delle nostre vite: Homo faber fortunae suae!

 

 

 

 

 

 

 

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

Quando nel marzo del 2020 i primi vagiti della Pandemia si fecero seriamente preoccupanti, un giovane sindaco della provincia di Potenza eletto solo pochi mesi prima, fece parlare di sé per l’invidiabile presenza di spirito mostrata. Paquale Caffio, oggi trentaseienne, di professione imprenditore agricolo, in poco tempo chiamò a raccolta tutte le sarte, ma anche le mamme e le nonne del suo paese, Banzi, e in poco tempo riuscì a dotare gli adulti della mascherina protettiva che, all’epoca, altrove tutti cercavano come il santo Graal. Lo abbiamo incontrato al ristorante “Matisse”, sito nella zona industriale della limitrofa Genzano di Lucania.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: E’ una domanda che mi pongo spesso anch’io. Direi con la decisione, presa subito dopo la Maturità, di rimanere qui, immaginandovi già un futuro. Sono rimasto a Banzi, mi sono inventato un lavoro, ma ho sempre agito anche nel sociale (per diversi anni sono stato nel direttivo della Pro Loco). Già capogruppo in Consiglio con Nicola Vertone, il mio predecessore, dal 2019 sono sindaco, in continuità con quel progetto politico, con la piccola ambizione di poter cambiare qualcosa nelle sorti della nostra Terra.

d: Tuttavia è facile immaginare che finora il suo mandato sia stato per lo più caratterizzato e condizionato dall’incombenza del Covid…

r: Nel marzo 2020, in corrispondenza dei primi contagi in zona e delle prime chiusure, ero sindaco da pochi mesi. Non è stato facile. Ce l’abbiamo messa tutta, ma in effetti l’azione amministrativa in sé ha subito uno stop, essendo tutti assorbiti dalla Pandemia.

d: Lei si è ritrovato quindi giovane sindaco di una piccola realtà che sicuramente (come chiunque nel Mondo) in quei primi momenti aveva molta paura…

r: Certo, la comunità era disorientata, cercava in me delle risposte, ma anche una guida, e dire alla gente di stare in casa all’inizio non era cosa da poco. Ma capimmo subito che non si poteva vacillare.

d: C’è stato un momento in cui è stato lei ad avere paura?

r: Sì. Quando sono scoppiati i primi focolai in zona. Ho temuto che la situazione potesse sfuggirci di mano, ma così non è stato, anche grazie alla fattiva collaborazione della gente. Ora lo posso dire: siamo riusciti a isolare ogni singolo caso di contagio.

d: Ritiene anche lei, come ci hanno riferito alcuni suoi colleghi, di essersi in qualche modo dovuto sostituire al servizio sanitario regionale?

r: Sì. E’ chiaro che si era in emergenza e nessuno di noi era preparato, pertanto se il sistema sanitario non è andato in tilt, ci è mancato davvero poco. Soprattutto nella prima fase ci siamo dovuti occupare un po’ di tutto, dai tracciamenti al far rispettare le ordinanze, al dare supporto agli uffici di igiene che erano in carenza di personale. C’è da dire che con noi la gente riusciva magari ad aprirsi più facilmente, e quindi nei tracciamenti siamo stati più certosini e puntuali, rispetto a una semplice telefonata di un ufficio Asp. Conoscendo bene il territorio e le persone, siamo stati in grado anche di individuare situazioni “sospette” e isolarle prima che il virus potesse allargarsi.

d: Ma tutto questo, in una situazione del genere, secondo lei è stato “fisiologico”, oppure a voi sindaci è stata comunque passata una patata bollente con troppa disinvoltura?

r: Direi che è stata una cosa obbligata, per poter sopperire in quel momento ai deficit del sistema.

d: Ma lei come valuta l’operato della Regione nell’azione di contenimento dell’emergenza pandemica?

r: Nella prima fase si è andati molto “a braccio”, e la situazione ha retto grazie ai sindaci, che conoscono capillarmente i loro territori e sono riusciti a “tamponare” diverse situazioni. Lo si è visto anche nella prima fase della campagna vaccinale: a noi sindaci è stato chiesto di occuparci della vaccinazione degli ultra 80enni, perchè forse non si avevano gli strumenti adatti per far fronte a quella necessità. Ed è stata una situazione che ha destabilizzato me, come credo anche gli altri colleghi, perché di solito un sindaco si occupa di tutt’altro, e non di vaccini. Ma ci siamo riusciti in maniera egregia: Banzi è stato uno dei primi comuni a vaccinare gli ultra 80enni, riuscendo a organizzare il tutto in maniera fluida e rapida. Tant’è che una sera Bardi mi telefonò per complimentarsi.

d: E’ stata l’unica volta in cui ha parlato con lui?

r: In realtà sì.

d: E ritiene sia un po’ poco, o magari è normale?

r: L’ho incontrato di sfuggita altre volte nel corso di eventi istituzionali, ma non ci ho mai parlato. E’ stato lui, qualche tempo fa, a far pervenire a noi sindaci una email, nella quale affermava di volerci incontrare uno per uno e di confermare una disponibilità per l'incontro. Io mi sono detto disponibile, ma…

d: …c’è anche chi dice che non è strettamente necessario avere a che fare col Presidente, ma basta conoscere o rapportarsi con qualche suo assessore…

r: Non ne sarei così sicuro. Gli assessori sono importanti, ma credo che un Presidente di regione DEBBA interfacciarsi con le realtà locali e con coloro che ne sono espressione.

d: Quindi lei aspetta di incontrarlo.

r: Sì, ma alla mia adesione alla sua richiesta, tuttavia non è mai arrivata risposta.

d: E se potesse prenderlo sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Bella domanda. Le cose sono tante. Gli parlerei del calo demografico, spaventoso, di cui risentono in particolare i piccoli comuni, e della fuga dei giovani.

d: E cosa potrebbe fare un Presidente?

r: Creare le condizioni, i presupposti affinché i nostri ragazzi assumano una certa dose di coraggio. La nostra Terra ha tanto da esprimere, ma manca la consapevolezza che un lavoro lo si può anche inventare.

d: Quindi manca un po’ di coraggio anche nei lucani stessi?

r: Mmm. Forse sì. Ma è chiaro che le istituzioni devono fare la loro parte.

d: Magari già a partire dalle nomine in Regione…viste le polemiche sui famosi campani (e non) nominati da Bardi. O invece contano solo i risultati?

r: Sì, ma un lucano potrebbe anche risentirsene. Credo che qui in Basilicata ce ne siano tanti in grado di mettere a disposizione la propria professionalità. Ce ne sono poi molti altri in giro per il mondo: basterebbe rintracciarli e offrire loro posti di responsabilità qui da noi.

d: Gestione della Pandemia a parte, lei per quale risultato conseguito vorrebbe essere ricordato?

r: L’essere in continuità con la precedente amministrazione ci ha in qualche modo agevolato nella programmazione a lungo termine. L’incontro col Ministro Barca del 2014 ci permise di aprire un discorso sulle aree interne che oggi vede i primi frutti. Di concerto con le altre amministrazioni dell’area, abbiamo candidato alcuni importanti progetti che vanno a incrementare una serie di servizi che mancano forse anche a livello regionale. Fra questi il progetto “Dopo di Noi”, una struttura che si occupa di persone affette da gravi disabilità. E’ notizia di qualche giorno fa che il tutto ci è stato finanziato. Ripeto: era una realtà assente a livello regionale, che finora spingeva le persone a rivolgersi fuori regione.

d: Ho letto inoltre che siete stati destinatari del più grosso finanziamento della storia di Banzi.

r: Sì, riguarda la sistemazione idrogeologica del versante “Grotte di Notargiacomo”, prossime alle “Fons Bandusiae”, le celebri fonti decantate da Orazio. Per diversi anni l’accesso era impraticabile a causa di un distacco franoso, il che non ha permesso ai turisti di recarvisi. Era un cruccio che avevo da tanto tempo e sono riuscito a ottenere un importante finanziamento per poter ripristinare la viabilità.  

d: Banzi ha molto da dare dal punto di vista storico e culturale. Cosa bolle in pentola per quest’estate?

r: La Pandemia ci ha a lungo bloccati e –amministrativamente parlando- è molto demoralizzante. Tuttavia non ci arrendiamo. Stiamo scaldando i motori: da poco abbiamo riaperto il museo multimediale e stiamo mettendo a punto un programma di eventi musicali e culturali. Il nostro è anche un turismo “di rientro”, e stiamo lavorando anche su questo.

d: Lei è un imprenditore agricolo e produce uva da vino. Che “vino” è questa Basilicata?

r: Dico sempre che l’Aglianico del Vulture rispecchia perfettamente l’anima dei lucani: un vino molto spesso, di grandi contenuti, di grande sapidità. Non rappresenta la Basilicata di adesso, ma sicuramente il carattere atavico di chi la abita.

d: Il film che la rappresenta?

r: Visto che abbiamo parlato di vino, direi “Un’ottima annata”, con Russell Crowe.

d: La canzone?

r: Ce ne sarebbero troppe da citare.

d: Il Libro?

r: Forse “Storie di coraggio”, di Oscar Farinetti. Parla di piccoli imprenditori che hanno fatto scelte di vita legate ai loro territori di appartenenza.

d: Fra cent’anni scoprono una targa a suo nome su al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Spero mi venga riconosciuta la capacità di aver lasciato al mio comune qualcosa di bello, di importante, e soprattutto di duraturo.

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di Walter De Stradis

 

A guardare il dinamico Pasquale Tucciariello, educatore, insegnante, giornalista e anche politico di stanza a Rionero in Vulture, ben si comprende perché sovente si senta dire: «I Settanta di oggi sono i nuovi Cinquanta». Tanto più che il Nostro, presidente del Centro Studi Leone XIII, da qualche tempo è anche il coordinatore regionale della Federazione Popolare dei DC. Che non è cosa da poco, visto che detta Federazione si propone di unire sotto un’unica egida tutti coloro che si definiscono “della Democrazia Cristiana”.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Camminando con Cristo al mio fianco. Il nostro obiettivo comune dovrebbe essere proprio quello di dare un senso alla nostra esistenza. Sono del parere che una famiglia sia composta da padre, madre e figli. Sono cose “tradizionali”? Proprio così, e vanno riempite di contenuti, giorno dopo giorno.

d: Lei dice di “parlare ai giovani”: mi spiegava a microfoni spenti che uno degli scopi dei Centri Studi Leone XIII (presenti a Rionero, Matera, Roma e fra poco Trieste- ndr) è proprio quello di dire ai giovani di FARE politica.

r: Paolo VI diceva che la politica è la più alta forma di Carità umana. Fede e Speranza non bastano, ci vuole la Carità, per entrare a contatto con la gente. Di qui la Politica, che significa aiutare chi ha bisogno, ma anche chi non ha bisogno.

d: Pertanto, il messaggio rivolto ai giovani di “fare politica” non significa necessariamente CANDIDARSI. Cosa che invece sembra essere il “trend” attuale, specie degli improvvisati…

r: Devono fare scuola politica. Per questo i giovani che vengono da noi fanno formazione, orientamento (io sono un orientatore specializzato dell’Unibas). E dare forma alla mente non significa indottrinamento, ma costruire insieme i saperi e dare delle risposte.

d: Come coordinatore regionale della Federazione dei Dc ha avuto un incontro con Vito Bardi. Mi consenta la battuta: è già abbastanza fortunato, perché pare che nemmeno tutti i sindaci, per dirne una, abbiano avuto questa possibilità. Dal resoconto che lei stesso ha scritto, si evince che lei ha fatto notare al Governatore il voto che gli avete dato alle ultime elezioni, al quale però non sarebbe seguito un adeguato “coinvolgimento”. Tradotto: volevate anche voi Dc una qualche “postazione”?

r: Assolutamente no. Io parlavo solo di “programma”. A Bardi ho presentato la nostra agenda politica: Monticchio, il Crob, Stellantis, la superstrada, la ferrovia, la trans-collinare di Matera, il centro di geodesia spaziale…

d: Che impressione ha avuto del Presidente?

r: Ottima, ottima. Per me è una persona perbene e seria. E gli abbiamo assicurato che non vogliamo postazioni.

d: Ma gli avete rinnovato il sostegno.

r: Gli ho fatto presente che, specie in riferimento all’agenda di cui sopra, noi vogliamo cambiamenti significativi nella politica regionale.

d: Perché finora…

r: … non li abbiamo visti. Prenda la forestazione: non le sarà sfuggito che ogni anno vengono spesi circa 50 milioni di euro per circa 4.800 operai forestali (senza contare il Consorzio di Bonifica, che ha cento dipendenti, che sono stati cinque mesi senza stipendio).

d: Lei dice: la Basilicata a questo punto dovrebbe essere un “giardino”, tipo Svizzera.

r: Anche di più. 50 milioni di euro, 4.800 operai distribuiti sul territorio regionale… ne consegue che dovrebbero esserci fiori e pulizia dappertutto.

d: E dov’è che il meccanismo s’è inceppato?

r: Il controllo, la direzione… sembra che si diano soldi alle persone per farle vivacchiare, ma non è così che si fanno le cose…

d: Sa che i forestali si arrabbieranno a leggere le sue parole?

r: E cosa mi interessa? Lei lavora, c’è un editore che la paga, a cui interessa che lei svolga bene il suo lavoro e porti a casa il risultato; a scuola era la stessa cosa, c’era un piano di lavoro, un programma, il preside controllava…

d: E quindi lei cosa farebbe?

r: Innanzitutto formerei gli operai, formerei delle maestranze motivate. Non a caso io ho già parlato di una necessaria “forte motivazione al lavoro”.

d: Se fossero assunti in pianta stabile potrebbe essere questa una “forte motivazione al lavoro”?

r: Certamente sì.

d: C’è chi teme però il contrario.

r: Ma no, questa precarietà danneggia. Oggi si lavora, domani non si sa… ci pagano, non ci pagano…

d: Ma secondo lei la Regione i soldi ce li ha per stabilizzarli tutti?

r: I cinquanta milioni ci sono, e li spendono da decenni. E la Basilicata è sporca. Guardi le strade per venire a Monticchio. Non è possibile avere a disposizione 4.800 persone e poi riscontrare questi risultati.

d: Se non erro nella vostra agenda c’è anche il ripristino della funivia di Monticchio.

r: Bardi è rimasto sorpreso della richiesta, ma anche possibilista.

d: Se la ricordava, lui, la funivia?

r: Non saprei, sono passati più di quarant’anni (la funivia non c’è più dal 1979). Ma forse sì, perché lui ha settant’anni ed è uomo della zona: il papà era il presidente del Tribunale e i Bardi sono una famiglia molto stimata da queste parti. Anche da me.

d: Quindi a Bardi è piaciuta l’idea.

r: A quanto pare molto. Solo che in Regione c’è poi bisogno di qualcuno che si metta a lavorare sulla cosa, perché ho l’impressione che manchi proprio chi materialmente possa occuparsi dei problemi.

d: Forse non è ritenuto un problema primario.

r: Ma no, è che non siamo abituati al lavoro.

d: Ma materialmente, cosa comporterebbe il ripristino del servizio?

r: Basta prendere carta e penna: se si mettono insieme tre bracci della funivia (Monticchio-Monte Vulture; Melfi-Monte Vulture; Rionero/Atella-Monte Vulture), significherebbe, per dirne una, portare ogni anno 50mila persone in più da queste parti. Calcoli un biglietto di dieci euro a persona, aggiunga gli zeri, e si renderà conto che i 30/40 milioni necessari all’opera verrebbero ammortizzati in pochissimo tempo.

d: Con Bardi avete parlato anche del parco del Vulture…

r: Sì, ho detto al Presidente che bisogna nominare il presidente (sorride) e smetterla con questa manfrina. I sindaci si sono comportati male, anzi, malissimo, ma adesso la Regione deve darsi una mossa (oggi, mercoledì, c’è un incontro apposito in commissione). E’ tempo di nominare almeno uno dei due tecnici che sono stati identificati, entrambi persone di valore.

d: Parliamo anche del Crob: è chiaro che voi siete contro ogni tipo di delocalizzazione o depotenziamento, ma lei è stato anche critico con l’attuale dirigenza. La sua posizione è quella di un cambio di passo, perché?

r: TUTTI gli ospedali devono cambiare passo. Il Crob, visto che me lo chiede, deve cambiare la governance, che deve essere molto più rispedente alle necessità di un istituto di ricerca: che sia veramente tale e che soprattutto abbia medici che non se ne scappano. I medici di valore vanno trattenuti.

d: Più in generale: come ha retto il “Sistema Basilicata” (politico e sanitario) allo tsunami del Covid?

r: Oggi la Basilicata è la prima per rapporto vaccini-popolazione.

d: Quindi tutto ok.

r: Adesso, ma prima no. Bardi ha corretto il tiro. Guardi, se una critica va fatta, è all’assessore alla sanità, non a tutto il sistema.

d: Quale sarebbe questa critica?

r: Io non lo ritengo in grado di fare l’assessore alla sanità. E’ un ottimo medico, ma è un pessimo assessore. Lo sanno anche le pietre, dico un’ovvietà.

d: Sarà ovvio per lei. Qual è l’errore più grosso che gli imputa?

r: Non aver capito per tempo che le persone avevano bisogno di essere avvicinate e assistite, subito. I tamponi dovevano essere fatti subito.

d: Ma non era magari anche un problema nazionale, di carenza di tamponi?

r: Un politico deve guardare lontano, non fermarsi all’oggi. Deve intuire ciò che accadrà di lì a breve.

d: Quindi lei vedrebbe bene un rimpasto in giunta?

r: Certo, sì. Non solo per la sanità. Devono mettersi in testa che la Basilicata deve e può farcela. C’è molto lavoro da fare, anche perché in cassa arrivano tantissimi soldi.

d: E adesso ne arriveranno ancora di più.

r: 196 miliardi e mezzo non sono pochi. Bisogna cambiare passo, cambiare la governance, negli ospedali, al consorzio di bonifica…

d: Sta facendo quasi un discorso da “rottamatore”.

r: La Basilicata ha bisogno di andare avanti.

d: E sulla faccenda di tutti quei “campani” chiamati da Bardi, come si pone?

r: Questo è stato un errore suo. Può anche non essere un problema se ci sono i risultati, ma è comunque una sconfitta per noi lucani. Non ci sono dirigenti adeguati in Basilicata? Io credo che ci siano, e se anche non ci sono, si formano.

d: Mi dice una cosa buona della Basilicata?

r: Innanzitutto Bardi. Sono innamorato di Bardi? Della sua serietà. E di Presidenti ne ho conosciuti tanti…non mi faccia fare nomi...

d: Però diceva che finora i risultati…

r: …forse non dipendono tanto da lui…

d: …ma se avesse potuto parlargli confidenzialmente, piuttosto che ufficialmente, cosa gli avrebbe detto?

r: «Caro Presidente, cosa pensa di aver realizzato in questi due anni? Se me lo scrive in tre o quattro punti, ne prendo coscienza. Ritiene davvero di aver apportato un cambiamento significativo nella società lucana? Vorrei sapere quale».

d: Però ha fiducia lo stesso.

r: Sì, perché è una persona seria.

d: Allora cosa dovrebbe fare?

r: Chiamare a rapporto i suoi assessori, o la sua maggioranza, e dire: «Sentite, o ci diamo una mossa, o me ne vado. O ve ne andate a casa voi. Il mio è un cognome rispettato in Basilicata e io non posso fare brutte figure col mio popolo».

d: Come vede il futuro, da qui a dieci anni, della Basilicata?

r: Sono fiducioso. Il mio mentore Enzo Cervellino, grande cattolico e democristiano, diceva: «La politica viaggia sulle gambe degli uomini». Ergo, mettiamo gli uomini giusti. Altrimenti rimarremo così come siamo, anzi peggio.

d: Il film che la rappresenta?

r: Il film che feci io, scritto e prodotto nel 1991, “Quinto Orazio”.

d: Il libro (non mi dica uno dei suoi)?

r: Trovo che i libri di Giuseppe Lupo siano grande letteratura.

d: La canzone?

r: Mi piacciono i Pooh.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: L’epigrafe di Kant: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me».

 

 

 

 

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di Antonella Sabia

 

 

 

Si potrebbe fare ancora tanto, ma il Parco Baden Powell, si candida ad essere il più completo in città, un parco a misura di bambino, con tanti spazi pensati per giovani e meno giovani, aree dedicate allo sport, allo studio ma anche a semplici momenti di relax.

L'ultima novità, in ordine temporale, è la nuova area giochi inaugurata in settimana in occasione del 20° compleanno di Marisol Lavanga, la giovanissima atleta potentina scomparsa prematuramente due anni fa. Un'area completamente dedicata ai più piccoli con scivoli, altalene (di cui una per disabili, la prima in provincia di Potenza, donata due anni fa al parco) e altri giochi voluta fortemente dall'ETS Marisol Lavanga, e realizzata dalla Cooperativa Venere (che gestisce il parco), anche grazie al sostegno di tanti cittadini che hanno partecipato ad una lotteria finalizzata alla creazione di quest'area giochi.

E per l'occasione, nel Parco si sono incontrate tutte le associazioni cittadine di cui Marisol era parte integrante e che hanno contribuito alla sua crescita: gli Scout, il CSI Potenza e l'Asci Volley Potenza, che come un segno del destino, oggi vivono e insistono con le loro attività proprio nel Parco Baden Powell, portando nel cuore in ogni momento Marisol, che continua a vivere nella tenacia di papà Mimmo, nella dolcezza di mamma Moon e nel sorriso del fratello Anjun. Un dolore senza confini, quello della famiglia, che ormai da due anni con il loro impegno costante nel mondo dell'associazionismo e del volontariato hanno cercato di metabolizzare, realizzando tantissimi progetti a favore della comunità.

A presenziare l'evento, i presidenti delle Province di Potenza e Matera, Rocco Guarino e Piero Marrese, concordi sull'esempio di vita di questa famiglia, a cui il destino ha tolto tanto, ma che con gesti tangibili continua a regalare vita alle generazioni future. A sostenere la sinergia tra associazioni e Istituzioni, anche l'assessore Fernando Picerno, in rappresentanza del Comune, che ha sottolineato il ruolo fondamentale delle associazioni, senza le quali anche durante la pandemia, non sarebbe stato possibile dare risposte concrete alla richieste di aiuto dei cittadini.

La Presidente della Cooperativa Venere, Carmela Di Carlo, ha parlato di un luogo di socialità sostenibile, invitando le istituzioni a non far mancare mai il loro sostegno, ma soprattutto i cittadini ad averne cura, rispettare e preservare questo regalo che la Cooperativa ha fatto alla città, ai bambini e alle famiglie. E con la presidente abbiamo fatto inoltre una panoramica delle altre attività del Parco.

CENTRO ESTIVO – Ha preso il via il 14 giugno “Parcondirondello Village”, non un classico centro estivo per bambini, ma un contenitore di attività che possa aiutarli anche ad imparare qualcosa. Alle attività ludiche, infatti la novità di quest'anno è il progetto “Happy English”, con lo scopo di stimolare i ragazzi all’apprendimento della lingua inglese affiancando alla lezione tradizionale una serie di attività ricreative, il tutto sotto la guida di docenti qualificati. Altra novità, la “STREET ART”, le "discipline di strada", una forma di espressione artistica molto popolare tra i giovani d'oggi: Parkour, Break Dance, Giocoleria, Spray Art e Music Hip Hop.

AULA STUDIO ALL'APERTO – Pensato per chi anche nelle giornate calde deve studiare, #ApertaMENTE è il luogo ideale in cui disporre della tranquillità necessaria. Lo spazio prevede 22 posti, e a disposizione dei ragazzi anche connessione Wi-Fi per poter utilizzare pc e tablet. Il progetto è in collaborazione con l’associazione ESN SuiGeneris Basilicata.

AREA SPORT – Grazie alla presenza quotidiana nel parco di associazioni sportive, sono tante le manifestazioni che si svolgono all'interno del parco, e che spaziano dal basket alla pallavolo, dal tennistavolo al taichi. È possibile inoltre fare richiesta di apposita area per svolgere altre attività nei vari spazi del parco.

ARENA MARISOL – Sempre dedicato alla giovanissima pallavolista, la scorsa estate è stato inaugurato il campo da Beach Volley, intorno al quale sono stati piantanti un mandorlo e 19 piantine di lavanda. L'arena è attualmente gestita dalla società Asci Volley Potenza.

MERCATO SOTTO LE STELLE – La prima edizione della coinvolgente kermesse enogastronomica si è aggiudicata nelle scorse settimane il Premio Eventi Potentini per la categoria ENOGASTRONOMIA 2020. Un evento svolto in piena sicurezza, all'insegna di buon cibo e ottima musica, che sulla scia del grande successo ottenuto lo scorso anno, è in procinto di ripartire con un nuovo cartellone di eventi musicali ed enogastronomici.

 

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foto Esposito

 

 

di Antonella Sabia

 

 

 

Manca davvero poco all’inaugurazione ufficiale del “Parco dei Comuni”, area verde nel quartiere residenziale di Parco Aurora. Per la data ufficiale, presumibilmente nel prossimo mese di luglio, bisognerà attendere la posa in opera delle ultime mattonelle di ceramica sulla pavimentazione, che andranno a creare una sorta di grande Gioco dell’oca. Si tratta di un percorso che, oltre al suo carattere ludico, assumerà un grande valore culturale, alla scoperta dei 131 comuni lucani. È quanto ci ha riferito il Sindaco di Potenza, Mario Guarente, nel presentarci questo nuovo e grande spazio di aggregazione che verrà donato alla città, dove ci si potrà incontrare, fare passeggiare, allenarsi, lasciare liberi i bambini nell’area giochi, un parco inclusivo, pronto ad accogliere tutti.

In questo grande Gioco dell’Oca, ognuna delle 131 mattonelle di ceramica raffigura un simbolo, una caratteristica di ogni Comune della Basilicata. All’inaugurazione intendiamo invitare tutti i sindaci della regione perché attraverso la realizzazione di questo parco, si vuole creare un forte collante tra la città di Potenza, e tutti i comuni della Basilicata, per dimostrare ancora una volta di essere una regione coesa”, ha affermato il Sindaco Guarente.

Per la città di Potenza, il simbolo scelto per la mattonella è il Ponte Musmeci, opera dal valore innegabile, che sembra dare il benvenuto a chi arriva e un caloroso arrivederci, quando si va via.

Dopo decenni di abbandono e periodi di stalli bucratici, a cui si è aggiunta la pandemia che ha di fatto rallentato i cantieri, i lavori del Parco dei Comuni si avviano alla conclusione e finalmente verrà restituita ai cittadini una grande area di svago e di consapevolezza dell’identità regionale.

Con questo piccolo gesto, il Comune di Potenza vuole valorizzare e fare da vetrina per quanto di bello c’è in ogni angolo della regione. È un modo per esercitare il ruolo di città capoluogo e contestualmente valorizzare tutti i territori”, ha concluso Guarente.

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

 

Di professione è dirigente dell’Enel, con una particolare esperienza nel recupero crediti. Maria Anna Falvella, nata a Napoli 49 anni fa, ma di origini calvellesi, dice che questa perizia le è tornata molto utile non appena diventata sindaco (preferisce la declinazione al maschile «per rispetto all’istituzione in sè») di Calvello. Nonostante ricopra questo ruolo dal 2017 (e in uno dei paesi “del petrolio”, con sette pozzi, per giunta), afferma di aver potuto svolgere il ruolo in condizioni “normali” soltanto per sei mesi, fra risanamento dei conti prima, e Pandemia dopo.  

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Dovremmo chiederlo a Dio (sorride). In riferimento alla mia esperienza da sindaco, non la giustifico, la vivo. Posso dirle che la mia amministrazione qui a Calvello è l’esperienza più difficile dal Dopoguerra. Forse solo il Post-Terremoto ha registrato difficoltà simili alle nostre. I primi due anni sono stati dedicati al recupero di una situazione finanziaria molto complicata, e per di più in cinque anni avremo meno della metà delle royalties petrolifere che si sono gestite in passato. Non sarà facile.

d: Pandemia a parte, cos’altro ha influito su questa situazione?

r: Ci sono stati anni in cui Calvello ha potuto gestire 4/5 milioni di royalties, mentre io nel primo anno di mandato ne ho ereditati 1,6. E ciò a causa della famosa questione dello sversamento al Cova e del conseguente blocco. Poi ci sono stati due anni in cui le royalties erano in media di circa 2,5 milioni di euro, ma questo è durato poco. Quest’anno (e credo anche l’anno prossimo, con la “fermata”), avremo meno di 1,5 milioni. E credo che questo sarà l’andamento medio in regione. Non ci aspetta un decennio molto florido (fra un “brand” in constante calo e le difficoltà produttive dei pozzi).

d: Tuttavia già immagino il disappunto di un qualche altro sindaco lucano, non beneficiato dalle royalties del petrolio, che leggendo questa intervista dice: «Ma come, si lamentano loro, che comunque i milioni li prendono???».

r: E infatti noi non ci lamentiamo, per carità. Ma è chiaro che se si è costruito un “modello” -che è anche un modello di servizi alla comunità- che richiede una spesa di quasi un milione di euro l’anno, con un milione e quattro (tutto compreso) a disposizione, diventa meno “comodo” che in passato.

d: E’ come dire che uno abituato a un alto tenore di vita, poi lo deve anche mantenere.

r: Non è solo una questione di tenore di vita, ma anche di aspettative del territorio. Guardi, se tu ricevi delle royalties è perché stai compensando un problema che probabilmente avrai, e quindi quei soldi servono anche a garantire una continuità per il futuro, oltre che costruire un avvenire “al di là del petrolio”. E non è facile.

d: Infatti si legge spesso del cosiddetto “Modello Calvello”, ovvero del paese che farebbe un uso virtuoso delle royalites, con le opere pubbliche, i bandi, la card per le famiglie… ma è tutto rose e fiori oppure…

r: …ripeto, un prezzo scuramente lo pagheremo, perché sennò non esisterebbero le royalties. Anche la vita degli uffici comunali non è facile: noi abbiamo gli stessi limiti di spesa (derivanti dal patto di stabilità) che hanno gli altri, ma ci troviamo con una mole di lavoro sicuramente più impegnativa. Dalle concessioni alla gestione dei bandi, i nostri uffici sono oberati e tutto ciò implica anche dei contratti esterni “di sostegno” che certo gratis non sono. La gestione del petrolio è molto complessa e non dimentichiamo che studi internazionali, dal 1985 in poi, si sono concentrati sulla cosiddetta “Maledizione delle risorse primarie”. La Val D’Agri e la Basilicata sono un caso di studio in questo senso: la presenza di grandi risorse primarie “cannibalizza” il resto dei settori.

d: Cioè i giovani vogliono andare tutti a lavorare nell’indotto del petrolio.

r: Ma oggi più che mai non può essere l’obiettivo esclusivo dei ragazzi: nel piano triennale degli investimenti di Eni (attenzione, non “ventennale”), si parla di “transizione energetica”. Ne deriva che il petrolio oggi c’è, ma sarà sempre meno incisivo e tocca da subito immaginare qualcosa di diverso. Ma è molto difficile, se per vent’anni siamo cresciuti con la mentalità e l’obiettivo di “quel posto” nell’indotto. E per di più, qui altre aziende che possano dar lavoro ai nostri laureati non ce ne sono: da qui l’ esodo. Per questo bisogna pensare a un futuro “oltre il petrolio”, che è praticamente un presente.

d: In ogni caso mi sembra di capire che, per il momento, i Calvellesi sono contenti della presenza del petrolio.

r: Al contrario, sono molto delusi. Questa chimera del posto di lavoro non si mai è verificata, tanto più per Calvello che è “dall’altro lato” della montagna ed è stato sempre sacrificato.

d: Quanti Calvellesi lavorano nel petrolio?

r: Pochissimi. L’ho sempre fatto presente, tanto a Eni quanto alla Regione.

d: In effetti c’è sempre stata questa anomalia: da un lato il suo comune pare essere il secondo –dopo Viggiano- per i soldi che riceve dal petrolio, dall’altro lei ha sempre denunciato di non essere coinvolta nelle decisioni importanti.

r: Non io particolarmente. Come gli altri miei colleghi interessati dalle estrazioni, ho sempre scritto chiedendo di essere coinvolti, non solo nelle scelte finanziarie, ma soprattutto in quelle strategiche, cioè sulle azioni da porre in essere con questi accordi per garantire un futuro oltre il petrolio. Pensi che quando ci fu il progetto EpiBas –ovvero l’indagine epidemiologica ambientale- la popolazione di Calvello non fu considerata nella sorveglianza attiva. Un’assurdità!

d: Ma com’è possibile una cosa del genere?

r: Eh. L’indagine epidemiologica fu impostata considerando solo il Centro oli come epicentro dell’area, tracciando un raggio che –guarda caso- arrivava al confine con la Campania, perché forse la questione era gestire l’indagine al di là dei confini della Basilicata. Calvello e Marsico Nuovo in ogni caso erano rimasti fuori. Facemmo tutta una serie di interventi per fare considerare come “epicentri” anche i pozzi di petrolio, pensi un po’. (sorride) Poi il progetto generale è comunque naufragato, con l’intervenuto cambiamento politico ai vertici della Regione.

d: E oggi come giudica il rinnovo degli accordi con le compagnie sulle concessioni petrolifere?

r: A parte ciò che è stato ufficializzato dalle delibere, noi sindaci non ne abbiamo avuto una visione completa. Abbiamo chiesto incontri a Bardi e a Cupparo, perché in primis non si può decidere senza coinvolgere i territori interessati, e in secundis noi abbiamo molta paura di accordi che possano essere solo “finanziari”.

d: Quindi voi sindaci nel dettaglio non conoscete l’accordo?

r: No. Noi sindaci, a parte Viggiano, abbiamo sottoscritto una lettera con la quale chiediamo di essere convocati.

d: Perché “a parte Viggiano”?

r: Loro non hanno inteso firmarla, ma sono assolutamente allineati sulle esigenze. Credo che la cosa del rinnovo degli accordi non sia stata gestita correttamente dal punto di vista “diplomatico”. Con tutte le attenuanti immaginabili (“prassi” modificate dalla Pandemia etc.), non può comunque non esserci un dialogo interno al territorio. La Regione può organizzare tutti i “tavoli ufficiali” che vuole con le compagnie, ma la questione vera è che tipo di istanze porta, o meno, su quegli stessi tavoli.

d: Voi sindaci faceste un incontro con la Regione nell’autunno del 2019 per proporre delle cose…

r: …due minuti a testa. Doveva essere la “prima fase” di un confronto. Un avvio…

d: …ma si è rivelata una “falsa partenza”?

r: Già, ma ora speriamo di ripartire perché vanno dati contenuti reali a quegli accordi. Ma se si continua a ragionare in termini di “soldi a pioggia” e di interventi non mirati, alla fin fine avremo ben poco. Com’è stato finora.

d: La storia del rifare mille volte i marciapiedi…

r: Su questo non sarei così tranchant. Calvello è un paese curato, e certo non si è curato da solo. Col nostro clima le strade si rovinano facilmente. E poi c’è la questione sicurezza stradale che va ben oltre il petrolio.

d: La vostra proposta a quel famoso tavolo autunnale?

r: Lavorare moltissimo sulla cultura digitale dei ragazzi. Immaginiamo un campus d’intesa con le aziende, e crediamo molto nel ritorno dei nostri giovani che oggi lavorano fuori, anche grazie alle opportunità offerte dal lavoro a distanza (Calvello ha la banda ultralarga). Ma prima occorre un salto culturale.

d: Facciamo un breve passaggio sulla Pandemia. Anche in merito alla gestione dell’emergenza, alcuni sindaci lucani hanno lamentato difficoltà di “comunicazione” col governo Bardi: ordinanze arrivate prima ai giornali, indicazioni sulla chiusura delle scuole giunte di notte…

r: Sì, queste difficoltà ci sono state per tutti, il dialogo con la Regione non è stato facile. Io aspettavo le ordinanze la notte, per decidere cosa fare il giorno dopo…sul gruppo whatsapp dell’Anci noi sindaci non facevamo che confrontarci.

d: C’è che dice però, che in stato “di guerra”, ciò possa anche essere fisiologico.

r: Può darsi che sia così. Infatti non voglio addossare colpe, perché non dev’essere facile far quadrare tutto. Non è quella la cosa più grave.

d: E qual è allora?

r: E’ proprio la difficoltà di confrontarci, in generale, su tutto.

d: Ma Bardi ha scritto ai sindaci affermando di volerli incontrare uno per uno.

r: Io l’ho incontrato in situazioni ufficiali ed è una persona molto garbata. La questione non è personale, ovviamente. E’ la costanza del dialogo che manca… con due o cinque minuti di udienza ciascuno, beh, non si va molto lontano, in ambito scuola, sanità…

d: E quindi se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Di viaggiare di più per i territori. Il problema però è che sono venute meno le sezioni di partito nei paesi. Occorre trovare degli spazi che ripristinino le occasioni di confronto di una volta.

d: Il film che la rappresenta?

r: Non l’ho ancora trovato (ride), penso che ci sia materiale per fare una fiction, sulla mia vita! C’è sempre quale novità…

d: La canzone?

r: “Grazie Roma”. Ho vissuto nella Capitale tanti anni e sono romanista sfegatata.

d: Il libro?

r: “La casa degli spiriti” di Isabel Allende.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa a suo nome al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: «Ha sognato, malgrado tutto».

 

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di Antonella Sabia

 

 

 

 

 

2900 pazienti trattati, con una degenza media di 8,5 giorni. È questo il numero dei ricoveri nella Stroke Unit dell’ospedale San Carlo di Potenza, istituita 10 anni fa e dedita alla cura dei pazienti con malattie cerebrovascolari di tipo ischemico.

A presentare il report, il Dr Antonio Matera, responsabile della Stroke Unit il quale ha sottolineato che l’ictus cerebrale è la prima causa di morte nelle donne e terza negli uomini, è inoltre seconda causa di demenza e di disabilità.Abbiamo fatto tutto quello che era necessario per assicurare ai pazienti la migliore assistenza possibile. Parliamo di una struttura semi intensiva con 8 posti letti, con un gruppo multidisciplinare che ha il compito principale di curare l’ictus cerebrale. I risultati migliori li abbiamo ottenuti attraverso la trombolisi di 160 pazienti, riducendola disabilità nel 50% dei casi. Il passo successivo sarà quello di investire sulla neurologia interventistica, assicurando ai pazienti interventi di trombectomia e trombo aspirazione”. Relativamente al periodo pandemico ci ha riferito che “è emerso che si sono ridotti del 30% i ricoveri per cerebrovasculopatia acuta, in particolare le persone con un deficit neurologico lieve, per il timore di contagiarsi, spesso hanno rinunciato a contattare il 118 e di conseguenza hanno evitato il ricovero, con la conseguenza di complicanze più serie”.

Di fondamentale importanza, vi è poi la cosiddetta prevenzione secondaria, per evitare che l’ictus si ripresenti, e un ruolo centrale viene svolto dall’Associazione A.L.I.Ce Basilicata, che supporta le attività di reparto, con operazioni di divulgazione, formazione e informazione. “A.L.I.Ce Basilicata nasce quasi in concomitanza con la Stroke Unit,- ha affermato il Presidente, dr. Luca Onofrio Scappatura -perché ci rendemmo conto nella nostra esperienza lavorativa quotidiana, che la popolazione necessitava di essere edotta rispetto i fattori di rischio, il trattamento e la gestione dei pazienti affetti da ictus cerebrale”.

In occasione del decennale di attività della Stroke Unit, A.L.I.Ce Basilicata ha donato due monitor multiparametricidi ultima generazione al reparto, per una migliore gestione della fase acuta dell’ictus.

In Basilicata sono colpite, in media, da questa malattia 4 persone al giorno con costi socio-economici elevatissimi sia per le famiglie che per il sistema sanitario nazionale. A tutt’oggi l’ictus cerebrale è considerata una patologia incurabile e ineluttabile. Tuttavia, l’uso di farmaci specifici immediatamente dopo l’esordio dei sintomi può salvare i soggetti colpiti, oltre che ridurre le disabilità gravi”, ha concluso il dr. Scappatura.

Presente alla conferenza il dg del San Carlo, ing. Giuseppe Spera che ha ringraziato il dr. Matera e la sua equipe, riconoscendo una funzione essenziale della Stroke Unit per l’intero territorio regionale, ma anche un nuovo punto di partenza. Allo stesso tempo ha sottolineato il ruolo centrale svolto dalle associazioni, che rendono tutto meno arido e distante dalla realtà.

All’ing. Spera abbiamo chiesto qual è la situazione della ripresa delle attività ordinarie: “Dalla fine della scorsa estate, abbiamo rimesso in piedi tutte le agende e riattivato i percorsi ambulatoriali e chirurgici. Quello che ci ha rallentato in questo momento non è tanto la disponibilità di posti o prestazioni, quanto il fatto che spesso il timore del contagio ha ridotto le presenze e le prenotazioni. Mi auguro che si riprenda presto a vigilare sul proprio stato di salute che è essenziale per non avere danni maggiori. Negli ultimi giorni ho notato un’intensificazione di prenotazioni, e quindi dovremmo essere bravi a regolare questa ondata con una maggiore disponibilità”.

 

 

 

 

 

 

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Come richiesto dal Ministro del Lavoro Orlando, la Consigliera nazionale di parità, Francesca Bagni Cipriani, ha provveduto ad individuare un ristretto gruppo di Consigliere di parità che, in rappresentanza di tutta la rete, possa collaborare con il suo Gabinetto al fine di individuare elementi di riforma utili alla risoluzione delle criticità relative al ruolo istituzionale delle Consigliere di parità; criticità evidenziate nel corso della Conferenza Nazionale tenutasi il 13 maggio scorso.

A tal fine, tenendo conto della coerenza dei contributi espressi nella suddetta Conferenza, rispetto all’invito del Ministro di rafforzare la rete delle Consigliere, e anche sulla base della rappresentanza territoriale e dell'esperienza maturata, Francesca Bagni Cipriani ha individuato quale componente del Gruppo di lavoro anche la Consigliera regionale di parità della Basilicata, Ivana Pipponzi.

Il Gruppo di lavoro sarà composto, oltre che dalla Consigliera nazionale di parità, dalle seguenti Consigliere.

Sonia Alvisi (Emilia Romagna)

Flavia Ginevri (Roma)

Domenica Lomazzo (Campania)

Maria Grazia Maestrelli (Toscana)

Sandra Miotto (Veneto)

Monica Paparelli (Umbria)

Carolina Pellegrini (Lombardia)

Ivana Pipponzi (Basilicata)

Susanna Pisano (Cagliari)

Tonia Stumpo (Calabria)

I punti fondamentali sui quali questo gruppo sarà chiamato ad intervenire, sono i seguenti:

• Questione attività e indennità di funzione;

• Questione nomine: definizione dei criteri per la valutazione comparativa dei candidati.

La riunione di insediamento del gruppo per l’elaborazione della proposta di legge, così come richiesto dal Ministro, si terrà venerdì 11 giugno p.v., dalle ore 10.00 alle ore 12.30.

Costituisce un motivo di grande orgoglio far parte del Gruppo di lavoro ministeriale, afferma Pipponzi, cercherò di dare il mio contributo come già fatto in sede di Conferenza nazionale, stante l’importanza del ruolo istituzionale delle Consigliere di parità, capaci di risolvere stragiudizialmente ed in via conciliativa le stringenti problematiche delle discriminazioni di genere sul posto di lavoro”.

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di Antonella Sabia

 

 

 

Incoronata Bochicchio, Federica Summa, Carmela Mecca, Maria Galasso, Donata Maria Zaccagnino, Rosanna Pace, Lucia Iannielli, Rossana Placido, Lucia Romaniello e Marianna Mecca. Sono i nomi delle nuove componenti della Commissione per le Parità e le Pari Opportunità del Comune di Avigliano, che si è insediata il 04 maggio e durerà in carica per l’intero mandato amministrativo. A poco più di un mese dall'insediamento, abbiamo parlato con l'Avv. Incoronata Bochicchio, Presidente delle Commissione, già conosciuta per il suo impegno civico e per la tutela dei diritti dei cittadini in sanità.

d: Chi si può rivolgere a voi e in che modo?

r: Chiunque ritenga di essere discriminato, a causa del genere, delle condizioni fisiche, economiche, familiari, dell’etnia, della lingua, della religione; chiunque ritenga di essere leso nei suoi diritti di parità e di pari opportunità e, per l’effetto, gli sia negato l’accesso ai servizi pubblici, sanitari, alla istruzione, formazione, impiego, avanzamento di carriera. I cittadini possono rivolgersi alla Commissione inviando una mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e nei prossimi giorni, sarà disponibile un Modulo per le segnalazioni che potrà essere scaricato dal sito del Comune, sui canali social della Commissione, recandosi presso la sede del Comune in Corso Gianturco o la Delegazione a Lagopesole. È trascorso ancora un mese dall’insediamento dei nuovi componenti, ma questi sono già a lavoro, con incontri che mettono sul tavolo della discussione questioni di estremo interesse, cercando soluzioni in termini di ricerca degli strumenti necessari si, ma che siano anche più utili, appropriati ed efficaci per offrire alle persone risposte alle proprie richieste di tutela.

d: La Commissione partecipa ai lavori del Consiglio Comunale?

r: La Commissione è organismo permanente di consultazione del Comune nelle iniziative riguardanti le pari opportunità per l’effettiva attuazione dei principi di uguaglianza sanciti dal dettato costituzionale. La Commissione già nella data del 13 Maggio ha incontrato le Istituzioni territoriali e i rappresentanti dei cittadini che siedono in consiglio, al fine di iniziare ad attuare proprio i principi che soggiacciono all'istituzione della Commissione stessa. Imprescindibile deve essere, infatti, il dialogo costante, l'interlocuzione e la collaborazione tra tutte le articolazioni dell’Amministrazione ed i cittadini. L’auspicio è vedere che quanto scritto sulla carta venga attuato.

d: Qual è il motore che alimenta il vostro lavoro? Quali iniziative/progetti verranno messi in campo?

r: Ne abbiamo di diversi e tutti alimentano ciascuna commissaria. Abbiamo il motore del Cuore, dell’entusiasmo, della visione e del coraggio. Ne abbiamo in abbondanza da poterne regalare e sa, ne rimarrebbe ancora tantissimo altro da tenere per noi, per la Commissione e per i cittadini che ne vorranno! Queste commissarie sono già al lavoro per promuovere e tutelare i diritti di uguaglianza, di parità e pari opportunità, affinchè non vi siano persone di serie A e persone di serie B. E questo a maggior ragione nel periodo pandemico che stiamo vivendo, in cui troppi diritti restano solo sulla carta, risultando negati e/o violati. Tanti i progetti in cantiere: il Modulo per le Segnalazioni, la creazione di uno sportello per il cittadino, l’impegno per la promozione della cultura delle parità e pari opportunità da declinare nelle scuole, nella sanità, nelle politiche del lavoro e dell'inclusione.

d: Una Commissione composta da sole donne: come mai questa scelta?

r: Una presa d’atto, questa sua, che è anche la mia. Non posso offrirle io la risposta, può trovarla nell’art. 3 e 4 del Regolamento della Commissione, in cui viene cristallizzata la procedura per la selezione dei componenti: alcune candidature vengono presentate dai gruppi consiliari, altre dalle associazioni e dai movimenti femminili, altre ancora dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali, sempre, chiaramente, operanti sul territorio comunale. Evidentemente le proposte di candidatura ci sono state solo al femminile. Non le nascondo che è già allo studio di questa Commissione la modifica del Regolamento: partiamo, infatti, a rendere inclusivo anche il Regolamento (sorride).

d: Su Avigliano, territorio vasto e complesso, quali criticità insistono maggiormente?

r: L’epidemia di Sars–Cov2 ha avuto impatti su molti servizi riconosciuti come essenziali, con inquietudine ed apprensione abbiamo riscontrato e segnalato il ritardo ripresa a pieno regime, dei programmi di screening oncologi. Sappiamo bene, infatti, che la prevenzione e la diagnosi precoce rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza, cioè tra le prestazioni essenziali che devono essere garantite a tutte le cittadine e i cittadini nel nostro Paese. Sin da subito, abbiamo inviato segnalazione al Presidente della Regione, all’Assessore alla Sanità, ai Coordinatori regionali degli Screening oncologici, nonché al Direttore Generale ASP. Ha fatto seguito, inoltre, una richiesta alla IV Commissione regionale per un'audizione sull’argomento.

d: Come è cambiato il ruolo della donna negli anni? Sono ancora poche le donne con ruoli apicali nella società.

r: Occorre volgere lo sguardo al mondo antico, per comprenderne le ragioni di questo difficile e non ancora concluso percorso di affrancazione. Nel mondo antico esisteva la sfera privata incentrata sulla famiglia e la sfera pubblica, con le sue istituzioni politiche, militari e giurisdizionali. La famiglia era l’istituzione sociale in cui tradizionalmente si circoscriveva e risolveva la vita delle donne, ed era un complesso di persone e di beni che facevano capo al pater, “signore assoluto” nella domus. Venivano riconosciuti diritti e garanzie solo ai “civis” ed era considerato cittadino (titolare della cittadinanza) a pieno titolo solo l’individuo maschio adulto e libero. Noi siamo loro figlie. Diversi gli interventi legislativi nel tempo ma c'è ancora tanto da fare: ad acuire la disparità, oggi, anche la pandemia. Ecco perché è fondamentale non perdere tempo e far divenire esigibili anche per le donne, diritti che restano ancora sulle carte impolverate e promuoverne altri. Un'opportunità importante arriva dal Recovery fund che non potrà ignorare i Diritti di parità e di pari opportunità nei capitoli della spesa pubblica. Questa Commissione, con queste commissarie, c’è e ci sarà per dar voce alle persone dai diritti negati e/o violati, per tutelarle e promuovere politiche che guardino ed attuino davvero siffatti diritti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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di Walter De Stradis

 

 

Afferma di non amare i trucchi, sia quelli che si usano per imbellettarsi sia quelli che si utilizzano nelle conversazioni.

Ed è infatti molto diretta, Francesca Nolè, classe 1985, una delle poche, anzi ultime pallavoliste di livello nazionale a essere emerse dalla nostra città.

Dopo quasi vent’anni in serie B, passati giocando in Basilicata, Campania e Puglia, oggi è schiacciatrice della Pm Asci Potenza, squadra di volley femminile che milita nel Campionato Nazionale di primo livello – Serie C pugliese, impegnata, con molte aspettative, nei play out.

“Sorella d’arte” (o viceversa: il fratello è Angelo Raffaele Nolè, bomber del Francavilla calcio), di professione odontotecnica, una volta adeguatamente edotta sulla totale assenza di competenza sportiva del suo intervistatore, si è tuttavia prestata di buon grado alla solita conversazione “a tutto campo” che caratterizza queste chiacchierate.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Cercando di vivere con serenità e felicità, qualsiasi cosa la vita mi presenti. Ho potuto godermi lo sport a 360 gradi, e mi ha formato sia fisicamente sia mentalmente, dandomi quella “cazzimma” in più per affrontare anche le situazioni sgradevoli.

D: Lei ha avuto una carriera importante, e adesso è di nuovo a Potenza, in serie C, “per scelta”.

R: Giocare a Potenza è sempre stato uno dei miei pallini, perché sono il tipo di sportiva legata ai propri colori. E credo che la nostra città debba sfruttare il più possibile ciò che si crea nello sport.

D: Mi costringe a entrare subito nel vivo. Ci sono state polemiche, in questi mesi di restrizioni e chiusure, rivolte alla politica, rea di non aver sostenuto adeguatamente le realtà sportive in questo momento di difficoltà.

R: In verità è una realtà che si è sempre presentata. Molte sono state le società costrette al fallimento, nonostante l’aiuto economico di alcuni piccoli imprenditori che, fortunatamente, ci sono sempre stati. Il discorso però si sposta sulle strutture, e appunto sulla politica, che dovrebbe fare e dare qualcosa in più affinché in una città che non ha grandi scenari si possa sfruttare almeno quello sportivo. Potrebbe derivarne visibilità, ma anche un contributo a ristoranti e alberghi, ospitando ogni settimana squadre di fuori. Si potrebbe portarli in giro per la Basilicata, e non limitarsi a Potenza, col suo centro storico che ha le sue pecche e con i suoi palazzetti dello sport che hanno anch’essi le loro pecche. Guardi, io ho trentasei anni, e a Potenza ho giocato per molti anni (sia a livello nazionale sia nei settori giovanili), e mi sono resa conto che la città, di suo, risponde, se ci sono le partite di volley o di basket.

D: Cioè il pubblico fa sentire la sua presenza.

R: E’ così.

D: Quest’anno -se non ci fosse stato il Covid- Potenza avrebbe dovuto essere, fattivamente parlando, “Capitale Europea dello Sport”. Secondo lei non saremmo stati comunque pronti?

R: Secondo me no.

D: Cosa manca?

R: In parte le strutture. Sono tornata qui dopo cinque anni, e mi ritrovo alla “Caizzo” –struttura gestita a livello comunale- dove mi piove negli spogliatoi, la caldaia ogni settimana si blocca, e ci sono buchi nel campo, perché la pavimentazione non viene ripristinata da anni. Anzi, posso dire con certezza da una ventina.

D: E ci si è messa di mezzo pure la Pandemia.

R: Sì, perché all’inizio abbiamo avuto –comprensibili- difficoltà con le sanificazioni, ma sono state giustamente date priorità a cose come disinfestazioni (ci hanno rifatto il piano doccia) e altre piccole accortezze avvenute nell’immediato.

D: Passiamo per un attimo a questioni di costume. Non si placano le polemiche sulla partita della nazionale cantanti e sulla denuncia di Aurora Leone, che sarebbe stata esclusa in malo modo dal tavolo dei calciatori. Come sempre, in questi casi, ci sono le varie versioni e anche querele in partenza. Lei che idea si è fatta?

R: E’ stata comunque una vicenda di cattivo gusto: non è possibile che accada ancora, nel 2021, che una donna venga esclusa da un tavolo, che sia di calciatori o di personaggi famosi o di qualsiasi altra cosa. Non è tollerabile. Ho apprezzato infatti i gesti di coloro che erano presenti e hanno preso le distanze. Certe cose non dovrebbero esistere.

D: Neanche nel caso, come qualcun altro ritiene, il fatto sia avvenuto a un livello puramente goliardico?

R: No. Credo che certe lotte per i diritti delle donne siano state combattute anni fa, e oggi è assurdo dover rivivere certe cose.

D: Lei si è mai sentita discriminata? E’ a conoscenza di situazioni simili?

R: Per mia fortuna no. Anzi, noi sportive, quando siamo tutte insieme, siamo sempre bene accolte! (Sorride)

D: E se improvvisamente si siede un uomo al vostro tavolo?

R: (Risate) Lo accogliamo… magari con una battuta, o con una risata.

D: A livello locale, invece, c’è stata questa zuffa giovanile in centro storico, tutta al femminile…

R: Ehhh. E’ terrificante. I diritti sono una cosa, sì ok, ma mantenere la femminilità è un’altra. Noi donne abbiamo uno stile differente rispetto all’uomo, ma buttarsi nelle risse e alzare le mani appartiene innanzitutto agli animali…

D: Ma questo episodio è sintomatico di cosa secondo lei? E’ cambiata la città, sono cambiati i tempi, sono cambiate le famiglie…

R: Oggi in famiglia i coniugi sono costretti a lavorare entrambi, e quindi si ha poco tempo e pazienza per controllare, gestire ed educare adeguatamente i propri figli. Le dirò di più, sono sempre stata contraria alla presenza dei genitori agli allenamenti dei minori. Con loro in palestra, i bambini fanno ciò che vogliono, vanno in bagno, si distraggono, perché sanno che tanto non succede nulla. L’ho visto con i miei occhi, quella volta che mi invitarono ad allenarmi con le bambine. Ricordo invece che mio padre mi dava “la ritirata” alle 11 di sera, e se non tornavo per quell’ora si metteva in macchina e girava per tutta Potenza.

R: D: In questi vent’anni in cui lei ha fatto un po’ andata e ritorno, quali cambiamenti ha visto nella sua città?

La mia città la vedo sempre piatta. Al di là di chi governa, destra o sinistra… guardi, proprio quest’anno, in occasione di quel titolo così importante a cui lei accennava, mi sarebbe piaciuto vederli al lavoro sulle strutture, e invece poco o niente. Dice: «Stiamo lavorando per renderla pulita». Ok, ma io vedo sempre la stessa realtà. Dice: «Stiamo lavorando sull’asfalto delle strade», ma io non osservo miglioramenti reali.

D: La politica cittadina l’ha mai contattata per chiederle, che so, un parere…

R: Sì, mi sono trovata in riunioni in cui ho esposto le stesse cose che ho detto a lei…

D: E le hanno mai chiesto di candidarsi?

R: Mmm. E’ capitato, dai. (Sorride)

D: Lei sa che ci sono polemiche sulla effettiva “presenza” sul territorio, ma anche nel Palazzo, del Presidente della Regione, Bardi: se potesse prenderlo sottobraccio lei cosa gli direbbe?

R: Che, lui per primo, dovrebbe finalmente imparare ad amare la nostra terra. Perché solo così può starci veramente vicino e aiutarci. Chi sfugge alle situazioni e non è presente, non può ascoltare e affrontare le difficoltà del nostro territorio.

D: Lei gioca in una squadra che nasce in seno alla Polizia Municipale. Qual è il suo rapporto con i vigili urbani di Potenza? La multano spesso –con un pizzico di malizia- o magari la “graziano”?

R: (risate) Purtroppo non ho mai avuto “grazie”, anzi… Tuttavia, per fortuna, quando indosso la tuta…sono un pochino più “protetta”, specie se si tratta di uomini

D: Perché, le donne sono un po’più “rivali”?

R: Bravo! Tocca stare attente! (Ride)

D: Il libro che la rappresenta?

R: Non leggo. Il mio tempo libero lo dedico tutto per aggiornarmi sul design, la mia grande passione.

D: La canzone?

R: Prima di ogni partita ascolto “Grande amore” de Il Volo. E le mie compagne mi prendono in giro, perché è una canzone moscia, ma a me dà la carica!

D: Il film?

R: “La ricerca della felicità” di Muccino.

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: “Una grande sportiva”.

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