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di Walter De Stradis

 

 

 

Capelli corvini folti, occhiali e barba scura, il giovane sindaco di Muro Lucano, Giovanni Setaro (37 anni), avrebbe voluto utilizzare –ci racconta- “I shot the Sheriff” (nella versione di Eric Clapton) come sigla della sua campagna elettorale di tre anni fa (conclusasi col 71 % delle preferenze e la vittoria), ma quelli del suo partito (Fratelli d’Italia) dissero che l’allusione, seppur ironica, era, appunto, un po’ troppo “allusiva” (leggendo capirete perché).

Sul suo sito scrive che sogna di fare l’astronauta, ma sa bene che i tempi che corrono impongono di parlare di cose piuttosto “terrestri”.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Vengo da una famiglia che ha sempre avuto a che fare con la politica (zio sindaco, zia consigliera, addirittura qualche parente onorevole), e qualche amico già da ragazzino mi diceva: un giorno tu farai il sindaco. Dal canto mio sono un professionista e un piccolo imprenditore, ma a un certo punto mi è stato chiesto di mettere in campo quelle che erano già le mie idee, a favore di una Muro Lucano più innovativa. Vede, il paese ha una storia importantissima, ma viene da anni bui di amministrazione, per questo noi abbiamo lavorato su una proposta giovane e fresca per farlo risorgere, e la comunità ha risposto bene al nostro programma.

d: Uno dei suoi predecessori era da tutti conosciuto come “Lo sceriffo”: lei ha già un soprannome? Ha delle preferenze?

r: (Ride). Credo che sia ancora troppo presto. E’ vero che abbiamo fatto già un passo “pericoloso” (nel senso che abbiamo preso in mano un comune in dissesto e in un momento delicatissimo, al quale si è aggiunta anche la Pandemia), ma per i soprannomi c’è ancora tempo.

d: La Pandemia, appunto: qual è stato il suo momento più difficile, come sindaco e come uomo?

r: E’ stato quando ho realizzato in pieno cosa stesse accadendo: mi recai in Municipio, come sempre, e mi accorsi del silenzio e della natura che stava riguadagnando terreno, coi colombi etc. Contestualmente mi accorsi dell’importanza di comunicare, ma delle difficoltà insite nel processo: laddove non si aveva il digitale, noi non riuscivamo ad arrivare alle persone. Pensi che ogni sera, nel rientrare, mi fermavo davanti alla porta di una vecchietta chiusa in casa, e dall’esterno le comunicavo le novità. Lei rispondeva laconica: “Peggio della guerra… peggio della guerra”. Questa cosa mi ha segnato, anche perché quella donna non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo.

d: In questa serie di interviste coi sindaci lucani c’è stato un po’ un “tormentone”, circa le difficoltà di interlocuzione con la Regione e con Bardi in primis, specie nel momento più difficile della Pandemia. Alcuni sindaci, sostanzialmente, si sono sentiti lasciati un po’ a loro stessi. Lei come se l’è passata?

r: Diciamocelo: un governo comunale di centrodestra che –dopo anni e anni- va a sostituire uno di centrosinistra, incontra sicuramente delle difficoltà di assestamento, anche nei rapporti con gli uffici (senza contare lo svuotamento degli enti pubblici dovuto a quota 100). Immagino che per Bardi e per la Regione sia la stessa cosa. C’è un “restart” in cui gli uffici vanno temporaneamente in tilt, e l’ex Generale, che viene da un mondo militare, ha dovuto ri-adeguare il suo modus operandi, anche nei confronti degli stessi sindaci: non le nego che a volte il rapporto era quasi “gerarchico”, e non dovrebbe essere così. Le cose però man mano sono cambiate moltissimo, anche se in effetti nel corso della Pandemia c’è stato un caos totale, che ha visto una forte interazione fra noi sindaci, intenti a rapportarci con le direttive regionali e nazionali. Tuttavia una “colpa” specifica non la si può dare a nessuno, anche noi alle volte siamo stati confusionari nelle comunicazioni, ma era tutto dettato dall’incertezza della situazione. Oggi siamo passati da una fase di “emergenza” a una fase di “urgenza”, e occorre che la Regione si renda conto che il “modello” è cambiato.

d: Cosa le ha insegnato questa esperienza?

r: Una cosa fondamentale: che le aree interne sono la nostra vera, grande, risorsa. Tutto ciò che ci hanno lasciato i nostri genitori o i nostri nonni è il vero tesoro: nei momenti di difficoltà la soluzione a volte era rappresentata dall’orto del vicino, o dalla casa libera, utile al rientro in sicurezza.

d: A proposito di aree interne, c’è molta attesa per l’arrivo dei fondi europei. e di conseguenza delle linee programmatiche che si darà la Regione.

r: Per ciò che mi è dato sapere, a seguito di colloqui informali con consiglieri e assessori regionali, credo si stia iniziando a fare una buona programmazione. Ho però una grande preoccupazione: i soldi del Recovery Plan saranno tantissimi, e il problema –come sempre- sarà la gestione. Noi enti locali, così come la Regione, siamo rimasti senza operatori. La domanda dunque è: chi, e come, li gestirà? E’ necessario che la Regione si svegli e crei una cabina di regia o comunque delle strutture tecniche sub regionali che possano dare una mano ai comuni a investire questi fondi. In caso contrario ci ritroveremo a non poter fare tutto ciò che è “straordinario”, perché già l’ordinario non lo riusciamo a fare.

d: Come stabilire una linea fra progetti concreti e libro dei sogni? Per esempio, cosa c’è da fare qui a Muro e nelle zone limitrofe?

Ecco, questo forse è un errore che la Regione sta continuando a fare, ovvero il non coinvolgimento dei sindaci nel processo di gestione e spesa di questi fondi. Ogni singolo primo cittadino sa di cosa ha bisogno la sua area, quindi è inutile pensare a “macro progetti” che poi finiscono in distribuzioni a pioggia dei soldi. Ogni territorio ha bisogno di una progettualità sua, ed ecco che torna il discorso delle strutture sub regionali dedicate a ogni area della Basilicata, a supporto dei sindaci.

d: A Muro Lucano ad esempio c’è quel po’ po’ di ospedale, anche se funzionante solo in minima parte.

r: Infatti è l’emblema di uno sperpero regionale: la struttura più bella della Basilicata nord occidentale, che però funziona al 10 %. Oltretutto ogni anno la Regione ci spende bei soldi per la manutenzione. La Pandemia oggi ci ha insegnato che bisogna ridistribuire la sanità sui territori, sulle aree interne appunto: eppure nel Marmo Platano siamo in circa ventimila cittadini, che ogni volta che c’è un’emergenza devono farsi un’ora di macchina facendosi il segno della croce.

d: Ritiene ci sia una non-volontà politica?

r: Proprio così. Forse è una storia che parte da lontano. Si è costruito, ma come sa, in Basilicata va avanti solo ciò che è rappresentato in Regione o a Roma. Muro Lucano non mai ha avuto una degna rappresentanza politica in Regione…

d: Alcuni consiglieri ci sono stati, uno di questi anche più volte sindaco…

r: Un paio, sì, ma è la prova che al territorio non si è mai guardato, altrimenti almeno una risposta l’avremmo avuta, sull’ospedale, sulla diga (che non è più funzionante, pur essendo una delle meraviglie del Mezzogiorno d’Italia), sulla Nerico-Muro Lucano (che io e il mio assessore siamo invece riusciti a riaprire nel giro di pochi mesi, dopo quarant’anni).

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Che è arrivato il momento di abbandonare l’idea del “Generale”, e di scendere un più sui territori, incontrare sindaci e associazioni, per discutere delle “sciocchezze” che servono. Pensare per esempio a una programmazione seria su strade e viabilità: proprio questa mattina, un cittadino che viene dal Belgio, si è lamentato con me della tenuta della strada, seppur provinciale, che ogni anno trova sempre peggio. Possibile una cosa del genere nel 2021?

d: Bardi ha detto che vi verrà a trovare tutti. Lei dove lo porterà?

r: Lo porterò sulla Gola delle Ripe, un antico sentiero di epoca longobarda costruito nella roccia.

d: Faccio una battuta: non è che lo vuole buttare di sotto?

r: (Risate) No, ci mancherebbe altro! E’ un luogo importante, che rappresenta il passaggio tra il medioevo e l’epoca industriale. Il messaggio è questo: noi eravamo tutto questo, abbiamo plasmato la natura con le nostre mani e con pochi strumenti, ma oggi che ci siamo evoluti, ancora non riusciamo a garantire il minimo indispensabile alle nostre comunità!?

d: La settimana scorsa a Potenza si è inaugurata la Piazza dei Comuni. Piaciuta l’idea?

r: Un’idea eccellente quella dell’amministrazione potentina: finalmente le nostre aree hanno visto una sorta di apertura, di riconoscimento, con Potenza a rappresentarci tutti.

d: Il film che la rappresenta?

r: “La vita è bella” di Benigni.

d: Il Libro?

r: L’ho letto ultimamente, s’intitola “M” e racconta della vita politica di Mussolini.

d: E’ un ammiratore di Mussolini?

r: No, assolutamente. Tuttavia sono affascinato da quel tipo di figura politica forte, cha sia di destra o di sinistra, capace di comprendere le necessità del popolo e trasformarle in azione. Ciò che manca oggi in Italia. E non ha nulla a che vedere col Fascismo.

d: La canzone?

r: “Rocket Man” di Elton John.

d: Mettiamo che tra cent’anni scoprano una targa a suo nome al Comune di Muro Lucano: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Quel che dicevo poc’anzi: vorrei essere ricordato come colui che ha saputo dare una visione, lasciando un’eredità, pulita, di crescita.

 

 

di Antonella Sabia

 

 

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Lo scorso primo maggio, si sono aperte le porte della nuova Parrocchia Spirito Santo (il cui logo è opera dell'artista Padre Tarcisio Manta), per i fedeli delle contrade Barrata, Bosco Piccolo, Lavangone, Pian di Zucchero e San Francesco. Adiacente al “PalaBasento” di Lavangone (PZ), la nuova Chiesa rappresenta un luogo di incontro e di unione delle diverse contrade potentine che da anni erano già legate dalla figura di don Carmine Lamonea, con il quale abbiamo affrontato i temi della povertà, della solitudine in questi mesi di pandemia.

d: In questo periodo di incertezze, quali sensazioni ha raccolto dai suoi parrocchiani?

r: C’è stata sicuramente difficoltà tra le persone che partecipavano assiduamente, e che non appena è stato possibile riprendere a dire messa, sono tornate subito in chiesa. Sono parroco in queste contrade dal 2005, in questi mesi, sono stato preso dall’apertura di questa nuova chiesa, è stato complicato visto il periodo, ma abbiamo cercato di creare un polo unico, nonostante continuo ad andare nelle cappelle delle contrade, facendo a rotazione, la domenica mattina. Abbiamo ripreso inoltre un po’ di attività, in particolare l’oratorio estivo con una decina di animatori, che tuttora è in corso: ci sono circa 50 bambini che vi partecipano, mentre al catechismo ne abbiamo all’incirca 83.

d: Con il Covid sono cambiate anche le modalità, abbiamo assistito a processioni solitarie, niente più segno di pace, acquasantiere svuotate. Come hanno recepito queste direttive i fedeli?

r: Lo scambio della pace l’ho sempre fatto dare, non con le mani, bensì con lo sguardo. L'acquasantiera ovviamente l’ho dovuta svuotare come è giusto che fosse. Prima di essere vaccinato, ho sempre celebrato la messa con la mascherina, in particolare nelle cappelle piccole, oggi che sono anche vaccinato, nella chiesa nuova che è molto più grande l’ho tolta. A maggio del 2020, dopo il primo lockdown, celebravo all’esterno delle cappelle vista la buona stagione, così per stare più tranquilli e in sicurezza, addirittura chiedevo ai fedeli di portare le sedie da casa.

d: A proposito degli anziani, si è sentito spesso parlare di solitudine, questo si è verificato nelle contrade?

Le 5 contrade contano all’incirca 1800 abitanti, diciamo che le persone non sono state sempre chiuse in casa, riuscivano ad uscire per andare negli orti, curare gli animali.

d: …rispetto alla città, in campagna si è più liberi?

r: Sicuramente è diverso da come lo si vive in città, perché si può uscire davanti casa, non si entrava nelle case dei vicini, ma qualche parola la potevi scambiare sulla porta, dai balconi. È anche per questo motivo che gli anziani non hanno avvertito molto la solitudine, i parenti abitano sempre nel vicinato, ma soprattutto esiste ancora una sorta di rispetto, di “doveri” nei confronti dei più anziani. È una cosa che avverto nei bambini e nei ragazzi verso i genitori, i nonni, gli zii, e anche questo è il bello della vita delle contrade, una cosa che ammiro e apprezzo tanto.

d: Invece i bambini, come hanno affrontato il ritorno alla “quasi normalità” dopo mesi di chiusure, didattica a distanza e zero attività ricreative?

r: Con molto entusiasmo, con gli animatori abbiamo dovuto riorganizzarci, gestire gli spazi dividendoli per fasce d’età e cercando di creare gruppi, in modo tale che ognuno avesse le proprie sedie, i propri bagni e questo è stato possibile grazie agli ampi spazi della nuova struttura. Stiamo sempre all’aperto, evitiamo i luoghi chiusi per questo l'oratorio si svolge solo di pomeriggio nelle ore meno calde. I ragazzi si sono iscritti sin da subito, con nostra meraviglia e anche un po’ di preoccupazione visto che erano una cinquantina, ma questo dimostra il desiderio di tornare a vivere e l’esigenza di stare insieme agli altri, giocando, pregando insieme.

d: Negli ultimi mesi abbiamo spesso trattato il tema della povertà, ci sono state richieste di aiuto?

r: Richieste di aiuto ce ne sono state, io stesso ho accompagnato due persone alla Caritas diocesana per avviare una sorta di accompagnamento economico. In parrocchia assistiamo 16 famiglie, per fortuna non sono tantissime, non diamo soldi, ma sostegno alimentare. Diciamo che è accaduto soprattutto durante il primo lockdown, che è stato il momento più difficile, ma abbiamo avuto tanto sostegno sia dalla Caritas che dalle associazioni di volontariato cittadine.

d: Il paradosso di cercare di essere più vicini alle persone, dovendo stare però fisicamente a distanza, come l'ha vissuto in prima persona?

r: La vicinanza degli occhi e del cuore è stata fondamentale. Succede ancora adesso con i bambini che tendono spesso ad abbracciarci, talvolta è molto vincolante dover trattenere questa necessità di essere vicini, come per esempio qualche giorno fa in occasione del mio compleanno, non aver potuto ricevere gli auguri. Certamente l’incontro, anche a distanza, è molto importante.

d: Con la pandemia, si è riscoperto un nuovo rapporto con la fede?

r: Credo di sì, credo che durante il tempo di pandemia in molti essendo chiusi a casa, hanno riscoperto il piacere della preghiera, aiutati non solo dai social, ma dalle tv che trasmettevano incontri di preghiera, o le messe domenicali diventate un appuntamento fisso. Nel periodo di lockdown abbiamo preferito sospendere la catechesi, per non caricare ulteriormente i ragazzi e costringerli a stare altre ore con gli occhi sui telefonini/computer, ma appena è stato possibile abbiamo ricominciato gli incontri in presenza.

d: Ad oggi quali sono ancora le paure che accompagnano i fedeli?

r: Alcune persone che avevano paura del covid, non riuscivano a fare la comunione, ma per fortuna in parrocchia non abbiamo avuto molti casi. Non è certo la paura del Covid a frenare chi ha voglia di venire in chiesa.

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Parla svelto e in una frase dice tantissime cose (e meno male che il taccuino di una volta è stato sostituito dal registratore digitale –ndr). Il quarantacinquenne sindaco di Lauria (in attesa delle imminenti, nuove elezioni) si vede che è un animale politico: Angelo Lamboglia è un ingegnere aereonautico, ma non fa voli pindarici. Non si sottrae alle domande sul vero o presunto “feudo pittelliano” di Lauria, ma anzi ne fa un “centro di gravità” della discussione, sperando (per citare ancora Battiato) che a Bardi “faccia cambiare idea” sul come ci si rapporta con certi territori lucani.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Con la fortuna di essere venuto al mondo. Sono figlio di una delle tante famiglie laboriose della Basilicata, mio madre era casalinga e mio padre un operaio. Ho potuto studiare e oggi sono ingegnere aeronautico, ma ho sempre coltivato la passione politica, con un mio personale percorso: la sinistra giovanile, gli incontri con i presidenti Lacorazza, Speranza e le feste a Metaponto; i primi ruoli nella sezione Ds; l’abbandono del Pd e la candidatura con IdV; il “ritorno” nel centrosinistra; la candidatura alle regionali con “Realtà Italia” e Pittella Presidente; l’elezione a sindaco di Lauria. Fra una quindicina di giorni si apre la campagna elettorale per le elezioni comunali d’autunno. Sarà un’estate “caldissima”.

d: Si ricandida?

r: A Lauria c’è la politica e non si può parlare da “uomo solo al comando”. Dal canto mio, ho dato piena disponibilità, mi aspetto una valutazione politica su quanto posto in essere, ma penso di avere le carte in regola.

d: Ergo, come sindaco si promuove.

r: Con la sufficienza. Degli obiettivi li abbiamo certo raggiunti: viabilità, programmazione, riorganizzazione (dodici assunzioni e altri concorsi in itinere), finanziamenti messi in campo, sgravio (forse un unicum in Italia) delle unità non domestiche al 100%, sgravio (quota variabile) delle unità domestiche… In questi giudizi deve vincere la politica.

d: Lei dice: “A Lauria C’E’ la politica”. Qualcun altro, magari da Potenza, direbbe: a Lauria “CI SONO i Pittella”. O magari non è più così?

r: Sicuramente chi prende i voti in un posto, diventa un’icona di quel posto stesso; ma d’altronde, lo stesso accade nel Melfese, in Val D’Agri, a Potenza…

d: A Francavilla…

r: Ovunque. Sta di fatto, però, che poi i NUOVI amministratori hanno tutto da dimostrare. Dal canto mio, tutto si può dire, tranne che i Laurioti non mi hanno votato: ho preso mille voti alle provinciali, tremila alle comunali (con una lista indipendente), mi sono candidato e sono stato eletto sindaco (col Pd) con circa mille voti di lista, alle regionali ho preso milleseicento voti soltanto a Lauria…Che ti piaccia o meno, con le realtà che vengono votate bisogna confrontarsi, è lì che nasce la dialettica politica.

d: Ma conviene –come sostengono alcuni- che Bardi e soci hanno vinto perchè in primis HA PERSO il centrosinistra, anche a causa di una certa ostinatezza politica di Pittella, a seguito delle ben note vicende?

r: Non parlerei tanto di ostinatezza dei singoli, come causa della debacle, quanto della litigiosità del centrosinistra. E’ necessario recuperare la capacità di ascolto nei confronti della gente. Con le “antipatie” di parte, non si va molto lontano. Un sindaco –ad esempio- dice sempre bene di se stesso, ma in realtà dovrebbe avere qualcuno, al di sopra di ogni appartenenza, che possa “sondare” il terreno per conto suo e che gli dica qual è l’umore generale. Altrimenti ci convinciamo di cose che non esistono.

d: “Un sindaco dice sempre bene di se stesso”: mi dica una cosa negativa che la riguarda.

r: Essere affezionato al lavoro…

d: Ma questa è un cosa positiva.

r: No, perché spesso ti trovi a svolgere il compito di altri (magari per tappare un buco), e poi per questo motivo paghi per il LORO operato e ricevi anche le LORO critiche, perché “non fai partecipare”.

d: Forse le tiro una palla lenta, ma –da cittadino e da amministratore- trova che il nuovo corso regionale questa “capacità di ascolto nei confronti della gente” l’abbia poi effettivamente dimostrata?

r: Loro hanno vinto sull’aspettativa di un ricambio, e perché noi non abbiamo ascoltato e non abbiamo messo in campo il meglio. Oggi il centrodestra ha vinto, ma non se n’è reso conto. In primis loro fanno un errore di partigianeria, condannando aspramente tutto ciò che viene “da prima”; in secundis, etichettando i territori “per colore” politico. Le istituzioni non hanno colore politico. Facciamo l’esempio del Covid: abbiamo scritto alla Regione trentamila volte…guardi, siamo stati uno dei paesi più colpiti e ce la siamo cavata, ma non si può NON ricevere manco una telefonata, quando invece ci ha chiamato la Prefettura, il Direttore Generale dell’Asp…. Insomma, è un ruolo istituzionale quello di stare vicino.

d: Lei parla di Bardi?

r: Della Regione, dell’assessore, del Presidente…capsico che non si può stare con tutti e 131 i comuni, ma almeno i casi più particolari hanno bisogno di un’interfaccia regionale, no? Chi si poteva muovere sul territorio, era l’Unità di Crisi regionale…

d: Eppure l’assessore alla sanità, Leone, è stato sindaco pure lui.

r: Eh, non so cos’è successo. Lui, o meglio loro, dicono che era un periodo troppo delicato…però, io ho vissuto anche il noto e grave incidente al Palazzetto dello sport (c‘è stata purtroppo la perdita di una vita umana), ma a parte il Prefetto non si è presentato nessuno. Le comunità hanno bisogno di segnali. In quel caso abbiamo ricevuto un semplice messaggio, ma serviva la presenza. Ripeto, le comunità non hanno colore. Posso capire che noi di Lauria paghiamo “lo scotto” di aver avuto un Presidente della Regione…

d: Pittella…

r: …che tra l’altro è ancora un consigliere regionale, ma questo non può essere un elemento per isolare i territori. La battaglia politica si fa pure, ma le istituzioni sono istituzioni…

d: Il vice sindaco di Potenza, Vigilante, in occasione dell’inaugurazione di oggi (giovedì –ndr) della Piazza dei Comuni, rivolgendosi a Bardi ha detto: «Se vuole essere ancora Generale, questi sono i suoi soldati…». Si riferiva a voi sindaci lì presenti. Condivide?

r: Io apporterei una correzione: la democrazia non prevede in politica un ordine militare o le caserme. Ognuno deve essere rispettoso dell’altro, in virtù dei vari ruoli.

d: Non si sente dunque un soldato di Bardi?

r: Né di Bardi, né di Pittella, né dei consiglieri regionali, né di nessun altro. Mi sento un sindaco eletto democraticamente e noi sindaci –seppur fra i meno indennizzati, perché qualcuno ritiene che debba essere così- siamo quotidianamente faccia a faccia con i cittadini. Dentro e fuori dal municipio, i cittadini vogliono risposte da NOI. Per esempio, si è perso un sacco di tempo sul dissesto, con responsabilità anche del precedente governo regionale certo, ma c’è voluto un anno per la nomina di un commissario! E i cittadini vogliono notizie da noi sindaci.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Di essere presente, di sfruttare i canali istituzionali, attraverso Anci e i rappresentanti territoriali, e di mettere in atto una discussione sul Pnrr, un asset fondamentale. Insomma: dobbiamo svilupparle le trasversali? Il famoso “corridoio” che da Foggia si congiungeva a Potenza, arrivava a Lauria per poi giungere sulla Salerno-Reggio Calabria? Dobbiamo sviluppare la Murgia-Pollino? Qual è l’idea che si ha del turismo e delle aree interne, per mettere in connessione i parchi o l’area Sud? Quei soldi per il piano regionale dei trasporti perché non sono stati effettivamente reinvestiti? Abbiamo scritto più volte a Fanelli: la gestione comprensoriale della ciclovia è FONDAMENTALE! Va consegnata e va individuato un gestore, perché un fiore all’occhiello. Il processo dei contratti di sviluppo per le aree industriali, le Zes: quando parte l’infrastrutturazione legata anche a quello che deve fare il Ministero? Lauria –ma non solo- ha necessità di investire in tal senso e di capire che prospettive ci sono.

d: Lei ha posto una serie di interrogativi. Adesso chiedo io a lei: QUANDO viene Mancini a Lauria? (com’è noto, l’allenatore della nazionale lo aveva promesso a un lauriota, in caso di vittoria degli Europei - ndr)

r: Mancini e soci in questi giorni, ovviamente, non rispondo più a nessuno perché immagino siano tempestati. Noi gli abbiamo inviato una nota ufficiale a abbiamo parlato col “gancio” che ci consentì di avere Mancini come testimonial alla nostra Festa dello sport del 2019. Io l’ho invitato per settembre…

d: In piena campagna elettorale sarebbe il massimo.

r: Non credo, diciamocelo, perché è facile fare polemica su ogni cosa. Ma vista la visibilità che ci ha data, mi auguro vivamente che accolga il nostro invito.

d: Giocatori e allenatori sono molto scaramantici, quindi vedo buone probabilità…

r: E tra non molto c’è anche il Mondiale.

d: La canzone che la rappresenta?

r: “La Leva calcistica del ’66”, di De Gregori.

d: Il film?

r: “Basilicata Coast to Coast”, di Rocco Papaleo, perché rappresenta i miei territori e una certa idea della ruralità e del concetto di sostenibilità come risorsa.

d: Il libro?

r: “Ragazzi di vita” di Pasolini. Ci vedo i sacrifici delle nostre famiglie, che hanno portato a quel lento uscire fuori da situazioni precarie, consentendoci un’istruzione e una carriera.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa suo a nome al comune di Lauria: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: «Grazie per l’impegno profuso».

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Violoncellista di fama nazionale, direttore artistico di Ateneo Musica Basilicata (di cui è socio fondatore) e di Basilicata Circuito Musicale; già nel cda di Lucana Film Commission (ove è stata anche consulente di Area Musica), la potentina Giovanna D’Amato, oltre che dalle docenze e i concerti, è oggi più che mai presa da una lotta che lei definisce “sindacale, in stile Fiat” per i diritti degli operatori lucani del mondo dello spettacolo dal vivo.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Domandona. (sorride) La giustifico con la musica: ricordo che sin da bambina salivo sulla sedia e immaginavo di dirigere una qualche orchestra. Mio padre, persona illuminata, cominciò allora a comprarmi dischi di musica classica, finché non incontrai –casualmente- il violoncello. Quando aprì il Conservatorio a Potenza, il suo primo direttore, Aiello, era primo violoncello del Teatro “San Carlo” di Napoli: per me fa naturale iscrivermi, anche se pensavo che avrei studiato viola, e magari fosse stato così, perché è uno strumento che rende moltissimo! (ride). In breve: mi trovai alle prese con questo strumento, il violoncello, che ancora oggi reputo il più bello del mondo.

d: Posso immaginare l’ironia, tutta potentina, su una ragazzina che sceglie uno strumento così impegnativo, a fronte dei più gettonati chitarra e pianoforte.

r: Non le dico gli epiteti che mi appioppavano per strada, “chitarrone”, “prosciuttone”, di tutto di più. A Potenza il violoncello era un oggetto sconosciuto.

d: Per questo non sarà stato facile fare di una passione un lavoro.

r: Lo studio nella musica è durissimo.

d: Per di più partendo da una piccola realtà come la nostra.

r: Sì, ma in questo c’è un lato positivo. Quando si inaugurò il Conservatorio, non c’erano graduatorie e i docenti furono assunti a chiamata diretta, motivo per cui da qui sono passati i più grandi maestri. Uno su tutti: Petracchi al contrabasso…. Noi che iniziammo agli albori del Conservatorio di Potenza fummo fortunati.

d: Avete fatto tutti carriera?

r: La maggior parte sì.

d: Come sa, quando a Potenza qualcuno ha un minimo di riscontro di carriera, è facile che qualcuno tiri in ballo la politica e le conoscenze. Ha avuto un ruolo la politica nella sua vita? Le risulta vero che da noi non si può fare Cultura a un certo livello senza interfacciarsi con essa?

r: La politica per me è stata sempre una passione, di cuore, vissuta sin da ragazza come “militanza di comunità”. Sono stata candidata un paio di volte…

d: Col centrosinistra…

r: …a SINISTRA (sempre), ma perché mi hanno cercato loro, forse perché mi vedevano protagonista attiva nel tessuto sociale della cultura. Detto questo, lei mi chiede se si possono fare le cose senza l’appoggio politico. Beh, io sono l’esempio vivente. Tutto quello che abbiamo fatto in trentaquattro anni di Ateneo Musica Basilicata, l’abbiamo fatto esclusivamente con le nostre forse, e forse senza essere nemmeno riconosciuti per il lavoro svolto. Basta vedere i contributi che riceviamo, e lì si legge qual è la “forbice” di appartenenza o meno, o di “sudditanza” alla politica.

d: Mi interessa capire il discorso “forbice”.

r: Guardi, non voglio dare adito a gossip, magari ci sono realtà nuove (che pur hanno tutto il diritto di farsi spazio)… ma io posso parlare per ciò che mi riguarda. Lo ripeto: abbiamo sudato tantissimo e –lo dico a voce alta- non ci siamo visti riconoscere certi meriti.

d: Riassumendo, soldi dalla politica: poco o nulla.

r: No, pochi. Pochi per quello che facciamo. Siamo la prima associazione ad aver creato in Basilicata una stagione concertistica e siamo forse la più antica realtà musicale dedicata agli spettacoli dal vivo, e tutto ciò che facciamo lo otteniamo moltiplicando pani e pesci. Mi permetta di dire che siamo quasi a questo livello. Grazie alla credibilità maturata, siamo un punto di riferimento sul territorio, anche per le scuole. Sia chiaro: io non mi lamento, però –francamente- dalle istituzioni mi sarei aspettata di più, anche a livello nazionale. Io giro molto per la mia attività concertistica, e a volte capito in contesti dove ti ritrovi con programmi di sala ciclostilati e un pubblico esiguo, rispetto a quello dei nostri eventi, ma se vai a vedere i contributi ministeriali, quelli del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), sono quasi il doppio. Direi che come Basilicata, in generale, siamo sottostimati.

d: Chiarisca questo “in generale”.

r: Il contributo FUS è come quello della Sanità, cioè deve rispettare un parametro, perché deriva dalle tasche dei cittadini; tuttavia, boh, forse ci sono dinamiche che sono troppo “Roma-centriche” e quindi anche in questo settore bisognerebbe essere più incisivi, ai tavoli Stato-Regione. E su questo stiamo lavorando, anche come Osservatorio dello Spettacolo, di cui sono rappresentante, insieme a Mimmo Conte.

d: Gli operatori dello spettacolo sono una delle categorie che più hanno sofferto le restrizioni del Covid, ma oggi con le riaperture si spera che…scusi, ma perché scuote la testa?

r: Scuoto la testa perché sono mesi che facciamo questa battaglia “sindacale”, stile Fiat, ma i riscontri in Regione sono stati molto, molto fiacchi. Siamo l’unico comparto che non si è visto riconoscere un singolo euro di “straordinarietà”, laddove nella vicina Puglia sono stati assegnati circa sei milioni di euro per lo Spettacolo.

d: E in Basilicata proprio zero?

r: Niente. In riferimento all’anno 2020 –quello della Pandemia- non solo manca lo “straordinario”, ma è stata anche distolta la cifra attestata per “l’ordinarietà” del bando. Lei sa che c’è una legge regionale che si consuma in un triennio e che prevede bandi annuali: bene, il bando 2020 non è uscito, in quanto il governo regionale ha tolto la posta in bilancio per quell’annualità.

d: Per destinarla a cosa?

r: Boh! Segreto di Fatima. Ripeto: soprattutto non è stato immaginato un solo euro di “straordinarietà”. Ma noi vorremmo comunque prima l’ordinario. Guardi, la stragrande maggioranza degli operatori dello spettacolo dal vivo HA comunque svolto in gran parte le attività; Ateneo Musica Basilicata al 3 marzo del 2020 aveva svolto l’80% della stagione concertistica.

d: Che significa anticipare soldi…

r: Significa esser fuori di centomila euro. Conosco le mie, ma anche le casse degli altri colleghi, avendo fatto uno screening di tutto quello che è successo. Non si può tollerare.

d: La politica regionale l’avete incontrata?

r: Abbiamo fatto queste “assemblee permanenti dello spettacolo”, ma sempre disertate dal presidente della Regione, Bardi. Abbiamo ricevuto la visita del consigliere Quarto; abbiamo incontrato il capo di gabinetto (indirizzato dallo stesso Presidente come nostro interlocutore tecnico/politico); ma, l’ultima riunione del 7 giugno –che mi era sembrata abbastanza fattiva- a oggi 14 luglio non riscontra nessun risultato concreto, ovvero ufficiale.

d: Un po’ scontato a questo punto: ma se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Di dare seguito agli impregni presi con noi in più di un’occasione: la prima a novembre, a margine di quel sit-in sotto la Regione, e poi il 7 giugno. Nel riceverci, ci aveva infatti assicurato di aver preso in carico il problema, addirittura promettendoci di mettere in campo risorse per un ristoro straordinario; ma –ribadisco- la nostra priorità è l’ordinario, e cioè il poter mettere a posto i conti pregressi; un provvedimento che sani le spese (effettuate e rendicontabili) del 2020; e infine l’uscita –immediata- del bando 2021. Perché sta finendo, il 2021. E se ci richiudono? Si dimentica spesso che quello dello spettacolo dal vivo è un settore imprenditoriale, noi siamo IMPRESE cultuali, ci sono persone assunte, famiglie che ci vivono, c’è un indotto immenso. Dietro ogni spettacolo -che sia di musica, di teatro o di danza- c’è tutto un “Mondo di Quark”.

d: Al netto delle restrizioni Covid, che giudizio dà alla vitalità culturale di Potenza?

r: Io credo che patisca un po’ di distrazione da parte del governo regionale. C’è troppo “Matera-Centrismo”: noi dobbiamo rivendicare il nostro essere capoluogo di regione, che tra l’altro ospita un teatro storico, che è l’unico in Basilicata e uno dei pochi del Meridione. Trovo che tanto l’ex, quanto l’attuale assessore comunale alla Cultura (Falotico e D’Ottavio) siano due profili molto vivaci e privi di “filtri” politici. Ma lo sforzo dev’essere di tutti: vedo che manca l’attenzione della Regione, sul capoluogo di una regione che comprende realtà come Venosa, che potrebbe essere la “città della musica” del Meridione per antonomasia, ove già vengono “in pellegrinaggio” fior di maestri e musicisti.

d: Una domanda che faccio spesso agli artisti lucani: sarebbe immaginabile un festival tutto lucano, in stile “Notte della Taranta”? Insomma, un evento di eguali proporzioni?

r: Ma certo! E anche con contenuti più densi e più importanti. La Basilicata è ancora uno “scrigno segreto”, con una “incontaminazione” dei linguaggi della musica popolare davvero rara. Inoltre se ne potrebbe fare un unicum in Italia –se non addirittura in Europa- con il connubio tra musica popolare e musica antica. E sarebbe anche un grande attrattore turistico e un’idea di sviluppo per le nostre aree interne. Come Ateneo Musica facemmo “Suoni di pietra” e fu un successo enorme.

d: La canzone che la rappresenta?

r: Posso dire un pezzo di musica classica? “Quartetto Opera 135” di Beethoven. In quattro note c’è condensata la creazione del Mondo.

d: Il libro?

r: Forse, “Il Maestro e Margherita”.

d: Il film?

r: “Amadeus”, ma anche “Barry Lindon”, di Kubrick. Ha una colonna sonora straordinaria.

d: Lo chiesi al suo amico Alessandro Haber (con cui va spesso in tour, con un progetto sul Tango) e lui mi mandò quasi a quel paese, mi auguro che adesso me lo dica lei: che “ballo” è Potenza?

r: Mah, un ballo di una musica antica, ma con origini popolari. Magari una gavotta.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: «E’ stata una persona generosa».

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di Antonella Sabia

 

 

 

 

Agronomo e dirigente sindacale CGIL, il 14 luglio 2020 è stato chiamato a ricoprire il ruolo di Presidente della Federconsumatori Basilicata APS: stiamo parlando di Michele Catalano, che ci ha introdotto nel mondo dei consumatori.

d: Come giudica questo suo primo anno di incarico?

r: È stato un anno molto intenso, essere presidente di Federconsumatori Basilicata è una sfida che ho accettato e in cui mi sono calato. È stato un anno di studio delle problematiche degli associati e dei consumatori a livello regionale, ed essendo nel direttivo nazionale della Federconsumatori ho avuto modo di confrontarle con quelle delle altre regioni.

d: Una sfida nella sfida, si è trovato a ricoprire questo ruolo nel mezzo di una pandemia.

r: È mancato il rapporto face to face con il consumatore, ma abbiamo utilizzato molto gli strumenti digitali, videochat dagli sportelli di Potenza e Matera, ma anche e-mail, telefonate e il sito web.

d: A voi si rivolgono solo associati o possono contattarvi tutti i cittadini?

r: Chiunque può contattarci, esporci il problema e noi ci incarichiamo di dare una prima risposta, se poi dovesse esserci bisogno di una consulenza, abbiamo una sorta di ufficio legale, che si occuperebbe di eventuale ricorso con dei costi da sopportare. In generale è possibile aderire alla campagna tesseramento, le tessere vanno dai 10 ai 40 €, che rappresentano una forma di sostegno economico per le spese dell’associazione che, essendo un’APS, si basa sul volontariato. Abbiamo oltre 500 associati tra Potenza e Matera.

d: Quali sono le principali problematiche dei consumatori?

r: Abbiamo principalmente due filoni, uno è quello legato alle truffe online, in particolare l'home banking, l’altro riguarda i gestori telefonici, i contratti di luce e gas, sostanzialmente a volte servizi non richiesti che vengono attivati con procedure poco trasparenti. Interveniamo facendo una prima assistenza e poi si svolge tutto sulla piattaforma del ConciliaWeb

d: Nessuna segnalazione su eventuali aumenti di prezzo?

r: Rispetto ai beni alimentari non ci sono grandi lamentele, tra l’altro noi abbiamo un osservatorio dei prezzi, proprio lo scorso mese di aprile abbiamo fatto un’indagine nei principali supermercati del capoluogo e abbiamo riscontrato che non c’erano stati degli aumenti così consistenti: il confronto è avvenuto rispetto ai mesi precedenti su un paniere definito di beni. In realtà, un aumento si sta rilevando sul prezzo dei servizi, per esempio la tariffa dell’acqua, oppure gas e luce, è stato stimato che questi rincari provocano un aumento dei costi nelle famiglie tra i 4-500 € l’anno.

d: Come sono cambiate le esigenze dei consumatori con la pandemia?

r: Sicuramente il consumatore ne vuole capire di più, vuole conoscere la costituzione di un bene, vuole sapere perché un bene che costa X alla filiera, poi viene messo in distribuzione al doppio (se va bene) del prezzo iniziale. Stiamo puntando anche sulla trasparenza dei prodotti, sul concetto di cibo sostenibile poiché il consumatore è molto attento all’alimentazione e al tracciamento di tutti i processi di produzione di un bene agricolo. Sul nostro sito ci sono molte rubriche che si occupano di assicurazioni, costi bancari, informazioni sui beni alimentari e su come leggere le etichette.

d: Saldi in Basilicata: perché la scelta di posticiparli? Come influirà questa scelta sugli acquisti?

r: Non possiamo dire niente finché partono i saldi in Basilicata, il 3 agosto. In generale, molti consumatori lucani acquistano fuori regione, perciò vedremo ad agosto quale sarà la risposta nei nostri negozi. È stata una scelta dei rappresentanti di categoria, probabilmente con l'obiettivo di piazzare sul mercato i pezzi rimasti invenduti.

d: Quali sono i rischi della ripresa?

r: Alcuni rischi li stiamo già vivendo, tra questi l’aumento dell’inflazione che va ad incidere sui consumi. Dalla lettura delle riviste economiche, si legge che gli italiani nel periodo del lockdown hanno risparmiato, ma questo non significa che all’allentamento delle restrizioni siano disposti a spendere. Uno dei fattori che influenza la spesa è la percezione di sicurezza che hanno i consumatori. È una fase molto incerta, stiamo assistendo all’aumento dei prezzi del carburante, per esempio la benzina è arrivata a costare anche 1,6 euro al litro alle pompe bianche, quasi vicino a 2 euro, questo ci fa capire che l’inflazione tende a crescere.

d: Qual è il vostro rapporto con le istituzioni?

r: A livello locale c’è ancora molto da fare. Come presidente regionale di Federconsumatori è mio compito mantenere contatti con l’ente Regione e le varie agenzie presenti sul territorio per verificare la qualità dei servizi che offrono ai cittadini. A livello nazionale le associazioni dei consumatori sono più riconosciute, in Basilicata lo sono meno, ma stanno acquistando più visibilità a seguito delle azioni a tutela dei consumatori, l’ultimo caso proprio quello relativo all’aumento della bolletta dell’acqua. In settimana sarò inoltre ascoltato in Commissione consiliare sulla qualità dei servizi della municipalizzata del capoluogo (Acta), perché molti consumatori e cittadini, non lo sanno, ma gli enti devono dotarsi di una Carta dei Servizi che è uno strumento comunicativo fondamentale nel rapporto con l'utenza.

d: Quale consiglio darebbe ai consumatori lucani?

r: Di rivolgersi alle associazioni dei consumatori qualora abbiano dubbi, perplessità o anche solo per chiedere informazioni. Di riflesso, consiglio di stare molto attenti alle “offerte civetta” che potrebbero essere un campanello di allarme di truffe. Stiamo acquisendo un valore aggiunto di rappresentanza dei diritti che molti consumatori non conoscono, ed è per questo che li invito a contattarci in qualsiasi momento.

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Il Consiglio regionale della Basilicata ha provveduto a designare (13 voti, 3 schede bianche) Ivana Enrica Pipponzi quale consigliera regionale di parità effettiva e Rossana Mignoli (10 voti e 6 schede bianche) quale consigliera di parità supplente.

Ivana Enrica Pipponzi già consigliera regionale di parità effettiva durante la passata Legislatura, è laureata in giurisprudenza, presso l’università Federico II di Napoli, e svolge la professione di avvocato. Pipponzi è stata componente della Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna della Regione Basilicata.

Rossana Mignoli, laureata in Giurisprudenza, presso l’università degli Studi di Pisa, ha prestato assistenza in procedimenti giudiziari in materia di diritto del lavoro, con esperienza nel campo delle pari opportunità. Svolge la professione di avvocato.

Le due consigliere saranno nominate con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero per le Pari Opportunità, su designazione del Consiglio regionale.

 

"Sono felice e onorata della designazione a consigliera regionale di parità effettiva della Basilicata. Ringrazio tutti i consiglieri regionali che mi hanno votata. Per me è il riconoscimento del buon lavoro svolto, ma al tempo stesso mi carica di una responsabilità ulteriore per il lavoro da svolgere nel prossimo quadriennio” Lo dichiara Ivana Pipponzi, già consigliera uscente e riconfermata ieri dal Consiglio regionale.

“Aver ricevuto il voto favorevole della maggioranza e dell'opposizione mi aiuta a comprendere che la strada imboccata durante il primo mandato, quella della non faziosità politica con  l'unico scopo di raggiungere "la parità di genere", è la giusta via da percorrere.

Avrò la possibilità di portare a termine i progetti e le iniziative messe in campo finora, tutti incentrati a promuovere parità e pari opportunità e a contrastare le discriminazioni di genere sul posto di lavoro.

Ringrazio Luisa Rubino, la Consigliera regionale di Parità supplente uscente, per la preziosa collaborazione data nello scorso mandato, e formulo i più affettuosi auguri a Rossana Mignoli, che la sostituirà”.

 

 

 

 

 

di Antonella Sabia

 

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“I primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via”: lo dice con soddisfazione e orgoglio, Michele Quagliano, presidente neo eletto del comitato regionale della Croce Rossa Italiana, della macchina dei volontari CRI che si attiva tempestivamente in occasione di grandi emergenze e calamità naturali, e che una volta spenti i riflettori continua a supportare ed aiutare le popolazioni duramente colpite.

d: Qual è stato il cammino associativo che l'ha portata a diventare presidente?

r: Sono iscritto alla Croce Rossa Italiana dal 1998, sono partito come volontario del soccorso, prima di ricoprire tutte le cariche previste dallo statuto. In particolare sono stato delegato regionale per l’attività di emergenza, questo incarico mi ha portato, ahimè, ad affrontare gli ultimi terremoti in Abruzzo, Emilia-Romagna e Centro Italia, come delegato regionale dirigendo l’affluenza dei volontari dalla regione Basilicata. Ho inoltre gestito il primo campo profughi a Palazzo San Gervasio, nel 2012, quando arrivarono oltre 500 persone dal Nord Africa, ricevemmo le lodi dalla Prefettura per come trattammo umanamente queste persone, loro stessi alla fine del nostro intervento ci ringraziarono. Nel 2017, infine, sono stato chiamato a ricoprire il ruolo di presidente del Comitato di Potenza fino a quando lo scorso novembre all’unanimità, è stato fatto il mio nome per ricoprire la carica di presidente regionale.

d: Quali altre attività svolge la Croce Rossa?

r: In questi ultimi due anni di pandemia, in particolare nei primi mesi di lockdown, ci siamo messi a disposizione per la consegna dei farmaci e della spesa, seppur con l’ansia di dover gestire qualcosa di sconosciuto. Per quanto riguarda il Comitato di Potenza, abbiamo effettuato circa 2500 interventi, ma in media i numeri si equivalgono negli altri comitati. Ancora oggi siamo in prima linea a supporto delle fasce più vulnerabili della popolazione, che molto spesso per dignità personale non chiedono aiuto: nello scorso novembre abbiamo distribuito nel potentino e nei comuni limitrofi, oltre 500 carnet di buoni spesa donati dal nostro comitato nazionale.

d: Come vi sono state segnalate queste famiglie?

r: Abbiamo in prima battuta chiamato gli uffici di competenza dei comuni, poi le parrocchie e le case famiglie per farci segnalare eventuali casi di difficoltà, abbiamo preferito però che prima venissero distribuiti gli aiuti governativi, in maniera tale da non accavallare i sussidi e poi dare risposte a tutti quelli rimasti fuori. Tra l’altro gli iniziali timori nel chiedere aiuto sono andati man mano scemando.

d: Prima del Covid, come si promuoveva l’attività della Croce Rossa?

r: Eravamo soliti andare nelle scuole per dare nozioni di primo soccorso, anche in caso di incidenti domestici, per aiutare gli stessi bambini/ragazzi a riconoscere un’emergenza ed eventualmente saper reagire, poiché fare una chiamata in maniera tempestiva può rivelarsi fondamentale. Molto spesso organizzavamo anche degli Open Day in Croce Rossa, cercavamo di essere presenti ovunque potessimo trasmettere informazioni utili, manifestazioni, gare sportive e concerti, in cui è necessaria anche la presenza di un’ambulanza. Del resto è questo il nostro modo di auto sostenerci essendo un’associazione di volontariato, che non riceve alcun sussidio. Ad oggi effettuiamo anche il servizio di tampone per la popolazione, poiché è necessario per partecipare alle cerimonie, ai concorsi e lo offriamo ad un prezzo contenuto e accessibile proprio per venire incontro alle esigenze dei cittadini.

d: Cosa caratterizza il volontariato della Croce Rossa?

r: Quello che ho sempre cercato di trasmettere ai miei colleghi volontari, che non finirò mai di ringraziare, è il volersi mettere a servizio degli altri con il cuore. Ho ancora la pelle d’oca se penso al lockdown, quando in tanti ci chiamavano per avere mascherine e gel, e anche quando non riuscivamo a soddisfare le loro esigenze ci dicevano “Grazie perché almeno ci avete risposto al telefono”, poiché qualcuno chiamava solamente per avere conforto. È la gratitudine delle persone che ti fa tornare a casa felice.

d: Negli anni avete riscontrato criticità nello svolgimento delle vostre attività?

r: Devo essere sincero, grosse criticità non devo segnalarle, perché il nome Croce Rossa Italiana fa aprire le porte un po’ ovunque. Se proprio devo dire qualcosa, accade a volte che molti credono che il volontariato sia qualcosa da sfruttare, credendo di ottenere un servizio totalmente gratuito, non viene tenuto conto nemmeno dieventuali spese vive dell’associazione. Molto spesso dimenticano che noi ci auto sosteniamo, per esempio paghiamo 8000 € l’anno solamente per mantenere i 18 mezzi di Potenza, oppure abbiamo i dpi perchè ci vengono mandati dalla CRI Nazionale, che sostiene tutti i comitati, perché altrimenti da soli non potremmo procurarceli. Io parlo per la Croce Rossa ma questo è un problema che si ripropone per tutte le associazioni di volontariato. Mi preme ringraziare molto la prefettura di Potenza, con cui facciamo rete ormai da diversi anni, per l'attenzione nei riguardi della CRI.

d: Se invece potesse fare delle proposte alle istituzioni, cosa chiederebbe?

r: Sarebbe utile istituire una cabina di regia dove si dovrebbero sedere tutte le associazioni di volontariato e cercando di fare rete tra loro, magari ognuna specializzandosi in un settore. Si potrebbe creare una sorta di database comune in cui vengano anagrafate persone e famiglie che hanno bisogno di sostegno, sempre nel pieno rispetto della privacy, così da non accavallare gli interventi, e soprattutto non lasciare nessuno escluso. A volte bisognerebbe cercare di superare le invidie e le antipatie, in particolare quando si fa del bene per chi ha più bisogno. Per quanto riguarda la CRI Basilicata, cercherò inoltre di ramificare i nostri servizi nei comuni in cui oggi non siamo presenti: al momento copriamo solamente 46 comuni (su 131) e abbiamo 10 comitati sul territorio regionale. In alcuni casi, sono stati proprio alcuni sindaci, consapevoli del grande supporto che abbiamo dato durante la pandemia, a richiederci una presenza più assidua sul territorio e, dove possibile, l’apertura di un nuovo comitato.

 

 

 

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

Non vuol sentire parlare di atavica “sfortuna” dei Lucani, bensì di “rassegnazione”. Già solo dal punto di vista turistico, dice, la vicina Puglia ci dimostra, ad esempio, di avere un altro passo.

Parola di Andrea Bernardo, avvocato lucano residente a Bari, presidente (facente funzioni) di Anci Basilicata (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e sindaco (al terzo mandato) di Colobraro (Mt), paese che si porta misteriosamente dietro una fama, per così dire, “cabalistica”.

Per inciso, approvato il regolamento delle elezioni (essendo venuto meno in corsa il Presidente), il nuovo vertice Aci verrà eletto all’interno del direttivo, composto da 22 membri. La data della votazione è il 22 luglio.

d: Presidente, togliamoci subito il dente. Essere il sindaco di “quel paese” ha mai comportato per lei, magari anche in ambiti istituzionali, episodi o battute seccanti o inappropriate? La infastidisce quando qualcuno, come me in questo caso, tira fuori il discorso “sfortuna”?

r: C’è stato un momento in cui ‘sta storia della malasorte in effetti aveva stancato. Ma da qualche tempo in qua facciamo buon viso a cattivo gioco e, anzi, l’abbiamo saputa trasformare in una risorsa turistica, anche simpatica, con le notti “dei Rituali Magici” a Colobraro.

d: Ma da dove nasce questa nomea di paese che porterebbe sfortuna?

r: C’è chi dice si debba all’infelice frase di un nostro concittadino, che una volta avrebbe preconizzato la caduta di un lampadario (se così fosse, la “nominata” avrebbe però dovuto prendersela solo lui!); fonti più attendibili, invece, fanno risalire il tutto alle ricerche e alle pubblicazioni di Ernesto De Martino circa le fattucchiere e le “masciare”, che a quell’epoca c’erano a Colobraro.

d: Ma la ricerca di De Martino si riferisce a molti paesi lucani!

r: Sì, ma sulla copertina di “Sud e Magia” c’è la famosa foto di Pinna raffigurante una “masciara” di Colobraro, e allora…

d: Capisco. Passiamo ad altro. In riferimento alla questione della presidenza di Acquedotto Lucano, abbiamo appreso che c’è stato un “via vai” di sindaci dalle parti della Regione. Molti di loro avranno quindi incontrato Bardi; finalmente, visto e considerato che sui precedenti numeri di Controsenso, non pochi primi cittadini avevano lamentato questa mancata “conoscenza” col vertice della Regione.

r: Come sindaco, io non ho mai cercato il Presidente, ma in effetti, come Anci all’inizio abbiamo avuto delle difficoltà di interlocuzione. Con l’arrivo della Pandemia, però, i rapporti sono divenuti constanti, anche se non sempre facili, per tutta una serie di cose. Tuttavia la situazione con Anci è tranquilla, Bardi e assessori in questo momento “a domanda rispondono”. Il punto però è che non sempre soddisfano le nostre esigenze, ma in verità la stessa cosa spesso si verifica anche nel rapporto sindaci-cittadini. In questo caso noi sindaci siamo come i cittadini. Aggiungo che Bardi un mesetto fa ha inviato una richiesta d’incontro a tutti noi, quindi non capisco bene dove sia il problema: nel mio caso, come presidente facente funzioni di Anci, mi ha sempre ricevuto con celerità.

d: Diceva però “Il punto è che non sempre soddisfano le nostre esigenze”.

r: Ad esempio i sindaci dell’assemblea Egrib chiedevano che la Regione mettesse più risorse di bilancio, onde evitare l’aumento delle tariffe dell’acqua (ma in quel caso rispose l’assessore Rosa, che era presente). Oggi (lunedì) abbiamo un incontro con Fanelli e Musacchio per rivedere il discorso forestazione…A volte però accade che i nostri desiderata (per conto dei cittadini) si scontrino con risposte che parlano di un bilancio regionale che non ha risorse sufficienti…Non è facile. capisco anche la loro posizione.

d: In settimana la consigliera leghista Sileo parlava di difficoltà di bilancio pregresse, da far risalire alle precedenti gestioni. Ma quando un sindaco riceve dalla Regione un “arrangiatevi” come risposta “tecnica”, con quale spirito poi torna dai suoi concittadini?

r: Mah, il morale deve essere sempre alto, sennò è finita. Ad esempio, la delegata del Presidente per le attività culturali, che è proprio la Sileo, ci ha riferito che risorse per queste attività non ce ne sono. Come si torna in paese? Mah, sappiamo bene che in Regione dicono sempre così, ma poi qualcosina esce. Sa, si rivede il bilancio, e alla fine esce qualcosa per l’acqua, la cultura e sono certo anche per la forestazione. I sindaci come me, a quel punto, vanno anche loro a guardare nelle pieghe dei loro bilanci e se necessario aggiungono risorse, pur di tenere in piedi manifestazioni che danno un ritorno turistico molto importante.

d: “Colobraro paese della Magia”.

r: Quest’anno sarà tutti i venerdì d’agosto, nelle due principali piazze del centro storico.

d: Veniamo alla questione Pandemia. Alcuni sindaci lucani affermano di essersi dovuti sostituire al sistema sanitario regionale in molte, forse troppe cose.

r: Abbiamo fatto di tutto, ma non bisogna lamentarsi, perché è stato fatto con gioia.

d: Senza sofferenze di sorta, dunque?

r: Mah, la sofferenza è arrivata dopo, di pari passo con la stanchezza. E’ chiaro che nei piccoli comuni la situazione porta i sindaci a dover accentrare…e a qualcuno questa cosa piace pure, diciamocelo, perché “fidelizza”. (Sorride). Battute a parte, quando c’è stata sinergia tra il medico di medicina generale e il sindaco, i tracciamenti hanno funzionato molto bene. Anche grazie alle “segnalazioni” dei concittadini… è stato un tracciamento di altissimo livello. Sfido città come Potenza e Matera a…

d: Quindi lei dice: “E’vero, noi sindaci abbiamo fatto un lavoro speciale, ma solo noi potevamo farlo”.

r: Solo noi.

d: Quindi nessuno “scarica-barile” sui primi cittadini lucani?

r: Ma no. Il dg Esposito ha più volte chiarito che tutto spettava alla sanità pubblica, ma io dico che la sanità pubblica da sola non avrebbe potuto farcela. Ripeto, certi risultati sui tracciamenti li abbiamo potuti ottenere solo noi, nei nostri piccoli paesi (senza nulla togliere al grande lavoro fatto in realtà con ben altri numeri). Stessa cosa sui vaccini: sugli over 80 abbiamo raggiunto risultati ragguardevoli. Colgo l’occasione per chiedere a Esposito di poter vaccinare gli over 60 in ogni paese.

d: Il suo momento più difficile? Anche umanamente parlando?...

r: Non ce ne sono stati di particolari. So bene fin dall’inizio che il sindaco è “un uomo solo” (ma poi non è nemmeno tanto vero, fra consiglieri, uffici, sostenitori e quant’altro).

d: Se lei potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Ciò che avrei detto anche ai suoi predecessori: la dovete girare, questa regione. Temo che non ne abbiano granché consapevolezza. Io stesso, quando vengo invitato da qualche parte come Anci, per prima cosa mi faccio un giro. Un giro certo non basta, ma certe cose vanno capite. Le “Basilicate” sono molte. Colobraro è lontanissimo da Potenza, il suo capoluogo di provincia più vicino è Taranto; il capoluogo più vicino a Matera non è Potenza, bensì Bari...

d: Non è che chiedete di essere trasferiti in Puglia?

r: Assolutamente no, anzi, stiamo facendo in modo che siano i calabresi (nord del Cosentino) a chiedere di entrare in Basilicata…ma per amministrare questa regione bisogna CONOSCERLA. E poi, a Bardi e ai suoi chiederei un’altra cosa (che non piace a tutti i sindaci): le royalties, di qualsiasi segno siano (petrolio, Enea, discariche etc.), devono essere estese a TUTTO il territorio lucano.

d: Però un sindaco interessato dalle estrazioni –come già accennato- non sarebbe d’accordo, al pari di chi –per dirne una- si sorbisce già solo gli odori…

r: L’odore e il sapore hanno un prezzo? Ci sono altri vantaggi che hanno questi territori, e che conosciamo bene, no? Io poi non dico di “azzerare”…

d: … ma “sparti ricchezza” poi non diventa “povertà”?

r: No, bisogna individuare dei programmi importanti. Siamo tutti d’accordo sui dieci milioni di euro all’Unibas, no? Tra l’altro con Medicina è capace che diventeranno di più. Dopodiché dobbiamo però anche capire come far arrivare gli studenti di Colobraro all’Università. Guardi, noi abbiamo il FUAL (Fondo Unico Autonomie Lucani), che ha delle risorse palesemente insufficienti, e allora io dico: rimpinguiamo almeno questo. Ed evitiamo “figli e figliastri”, per favore. Come sa, si sono estese le royalties del petrolio a tutti i comuni della cintura, a seguito dell’iniziativa di un consigliere regionale di una parte, ma con questa “geometria variabile” secondo me non ne usciamo bene. Io sono contento di essere entrato nel Senisese, ma non è quello il punto. Se ci fosse qualcosa di più equo, a mio avviso sarebbe a vantaggio di tutti, come con i fondi europei: bandi, avvisi, partecipazioni e cosi via. Chi ne ha ben donde ne beneficia, chi no, sarà per la prossima volta.

d: Concludiamo. Il film che la rappresenta?

r: “Nuovo Cinema Paradiso” e “C’era una volta in America”.

d: Il libro?

r: “Sud e Magia” di De Martino.

d: La canzone?

r: Voglio citare le canzoni che ascolta mia figlia: tutte quelle di Achille Lauro.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa a suo nome al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Non lo faranno mai (ride), ma se proprio dovesse essere: «Ti abbiamo voluto bene».

 

 

 

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di Antonella Sabia

 

Sul territorio da 65 anni, l'AVIS comunale di Potenza sostiene da sempre chi più ha bisogno, occupandosi nello specifico della fidelizzazione dei donatori, e della promozione delle donazioni attraverso eventi, partnership con altre associazioni sportive ed ETS, presenziando in tutte le attività con striscioni e locandine, gonfiabili e gadget. Attività che seppur in modalità differente, non si sono affatto fermate in questi ultimi due anni di pandemia, in cui l'AVIS Potenza è riuscita a mantenere numeri alti, diventando un esempio positivo in tutta Italia.

Da marzo è in carica il nuovo direttivo composto da 16 consiglieri, che ha confermato alla presidenza Anthony Clementi: 6 persone riconfermate, tanti nuovi giovani, e una grande maggioranza di donne. È anche questa la forza della sezione comunale di Potenza, cercare di avvicinare quanti più giovani possibile, coinvolgendoli nelle attività, favorendo il ricambio generazionale: “proiettare nel futuro l’associazione, senza dimenticare la storia”. Ci hanno accolto con queste parole in sede, in Via Volontari del Sangue (non a caso) due veterani dell'Associazione, accompagnati da due ragazze che oggi sono parte attiva del direttivo, e che presso questi uffici hanno svolto il servizio civile, per fare il punto sulle nuove iniziative, i progetti dell'AVIS Potenza, e sulla nuova campagna estiva di donazione. Infatti, come ogni anno, d'estate, si ripropone il problema della carenza di sangue, a causa delle partenze ma anche delle temperature alte e i conseguenti cali di pressione, che scoraggiano i donatori. È per questo che l'AVIS Potenza invita a donare prima delle ferie, perché il bisogno di sangue non va in vacanza. A proposito delle emergenze, che solitamente sono a momenti, ci hanno detto che proprio in occasione del G20 che si è tenuto a Matera negli scorsi giorni, vi è stata una richiesta maggiore di sangue per sopperire ad una eventuale emergenza, vista l'affluenza di persone di ogni parte del mondo.

In generale, la raccolta del sangue si svolge attraverso la chiamata al donatore per le donazioni programmate, mentre quando si palesa l'urgenza di sangue, piastrine e plasma, comunicate dall’ospedale o dall’AVIS regionale, ci si attiva per contattare i donatori compatibili. L'AVIS Potenza è presente anche nei territori limitrofi, attraverso l'emoteca si raggiungono i comuni in cui non c’è una sede, tra questi Pignola, Brindisi di Montagna e la novità di questi giorni sarà l'arrivo per la prima volta ad Abriola, in collaborazione con l’Avis regionale che mette a disposizione un dottore, un infermiere e la stessa emoteca

Altra iniziativa lodevole sposata dall'AVIS Potenza, è l'esame per la ricerca della proteina SPIKE della Sars Cov 2, promosso dall'Ospedale San Carlo. Si tratta di un servizio dedicato esclusivamente ai donatori che abbiano già completato il ciclo vaccinale o che abbiano contratto il virus, che potranno scegliere di fare contestualmente alla donazione, previo consenso.

Durante la chiacchierata con i membri dell'Associazione, ci hanno raccontato anche delle iniziative che si svolgevano all'interno delle scuole, ma che si sono interrotte a causa della pandemia: “Normalmente, riteniamo che per sviluppare la cultura della donazione si debba avere il riscontro da parte della popolazione più giovane. Si può donare ovviamente dai 18 anni in poi, ma non disdegniamo di andare a fare promozione anche nelle scuole elementari e medie, perché è fondamentale partire dalle giovani generazioni per far comprendere l’importanza della donazione, e attraverso loro sensibilizzare le famiglie”, hanno detto. L'Avis comunale di Potenza conta oggi all’incirca 2000 persone iscritte nella banca dati, bilanciate tra uomini e donne, che ovviamente donano con diversa frequenza.

Un aspetto molto importante emerso durante l'incontro, il ruolo dei giovani che si sono avvicinati all'AVIS prima come donatori, poi facendo domanda per il servizio civile: “Questi ragazzi hanno capito il vero senso del volontariato in particolare della nostra associazione, poiché siamo l’ente principale in Italia delegato dallo Stato per la donazione del sangue, non è un caso se ci sono oltre 1.300.000 donatori in tutta Italia”, ci ha riferito uno dei consiglieri.
Proprio per dare voce a questi giovani, all'incontro erano presenti le due ragazze ex servizio civile, oggi membri del direttivo, e due nuovi ragazzi che da un mese prestano servizio all'AVIS Potenza.

Ci siamo avvicinate all’Avis quando avevamo 18 anni, proprio in seguito ad un incontro avvenuto a scuola, abbiamo cercato di continuare questo percorso poiché sentiamo molto la necessità di poter aiutare gli altri con piccole cose. Abbiamo potuto toccare con mano cosa significa essere in emergenza, solo stando dentro ti rendi conto dell’effettiva gravità della mancanza di sangue, in particolare quanto ti trovi di fronte a frigoriferi vuoti. L’errore spesso è quello di pensare che tanto a noi non serve, ma purtroppo tutti siamo vulnerabili. Stando qui si creano dei legami duraturi, inoltre sotto il profilo professionale abbiamo acquisito tantissime capacità e nozioni che possono essere spendibili anche altrove nel mondo del lavoro, è un’esperienza che ti arricchisce in toto. Il messaggio forte che vogliamo mandare ai giovani, come noi, è quello di avvicinarsi al mondo AVIS, e di donare. L’associazione è aperta a qualsiasi ragazzo che voglia partecipare, stiamo cercando infatti di rimettere in piedi il progetto Giovani AVIS, e provare a coinvolgere tanti volontari per riorganizzare le attività di promozione”, hanno detto Erika e Ilaria.

Anche Domenico e Riccardo arrivano in AVIS già da donatori, il loro anno di Servizio Civile è iniziato da poco più di mese ma le aspettative sono tante: “Pur conoscendo l’ambiente, non conoscevamo la macchina organizzativa e solidale dell’Avis. In così poco tempo abbiamo compreso quanto possa essere importante l'AVIS nella vita quotidiana sia come singolo, che anche per la comunità. Sarebbe fondamentale far capire che la donazione è sì un atto volontario, ma che può aiutare davvero gli altri, e malauguratamente un giorno potrebbe servire anche a noi stessi”, hanno concluso.

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di Walter De Stradis

 

 

Trentasei anni a ottobre, eletta tre anni fa al soglio comunale di Genzano di Lucania (Pz) con la lista Unione Democratica, Viviana Cervellino preferisce la declinazione al maschile dell’ufficio che rappresenta (pertanto, “sindaco”) e sorride a margine delle sue risposte più secche e “decise”: non un modo per chiedere indulgenza, ma un sigillo, come per dire “Così è, se vi pare”.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Con il caso. Sono sindaco da tre anni (dopo essere stata vice per cinque) per una pura casualità. Il tutto è accaduto in seguito ad alcuni incontri, occasionali, con la politica lucana, che poi hanno portato a stravolgere la mia vita e che, tornata definitivamente da Roma, mi hanno reso un’emigrata “di rientro”.

d: Nei suoi piani cosa c’era invece?

r: Tutt’altro. Pensavo avrei fatto il magistrato.

d: E invece oggi fa il sindaco, una categoria che sovente si trova dall’altro lato del tavolo dell’interrogatorio.

(ride) Esatto. E infatti da quando sono un amministratore ho rivisto i miei interessi e ho del tutto cambiato idea.

d: Prima di lei abbiamo incontrato il sindaco del limitrofo comune di Banzi, Pasquale Caffio, che abbiamo appreso essere stato suo compagno di scuola. Entrambi giovani sindaci (ma non siete gli unici in Basilicata), costretti a interfacciarsi con la sfida più difficile da immaginare, anzi imprevedibile: la Pandemia.

r: E’ come se avessimo tutti vissuto un momento in cui la nostra programmazione politica sul territorio è stata sospesa e stravolta. Ci siamo ritrovati, nell’ultimo anno e mezzo, a essere autorità sanitarie locali e basta. Una funzione che durante il mandato di un sindaco solitamente è marginale. E’ una vicenda che mi ha colpito molto emotivamente, perché ho potuto toccare TUTTE le fragilità sociali della mia comunità.

d: Sono venute tutte a galla.

r: In maniera quasi brutale, sbattendoti in faccia una situazione molto più difficile di quella che si possa immaginare.

d: In che senso?

r: Abbiamo tutti compreso solo in un secondo momento che il Covid è SOPRATTUTTO una questione sociale. Non abbiamo capito subito che molte famiglie ormai hanno una precarietà esistenziale, che a sua volta, con gli isolamenti prolungati e la sospensione dei lavori precari (gli unici che sovente si hanno) ha portato a uno squilibrio sociale fortissimo. Siamo dunque di fronte a una dicotomia: chi ha una stabilità economica e affettiva, e chi non ce l’ha.

d: Lei sta parlando anche delle famose “zone grigie”…

r: … che col Covid sono diventate NERISSIME. Ci sono anziani che non hanno nessuno che si prenda cura di loro: qui ci sono stati dei decessi, parliamo di persone sole che avevano i parenti tutti lontani da Genzano. E in quei momenti noi istituzioni non siamo stati solamente autorità sanitarie, ma anche parenti, a tutti gli effetti. Queste sono realtà che ti porti dentro a lungo.

d: C’è stato un momento in cui si è sentita particolarmente sola come sindaco?

r: Quando Genzano è stata zona rossa per una settimana: una ferita gravissima per questa comunità, non perché non vi fosse una situazione sanitaria da gestire e perimetrare, ma perché non c’è stata alcuna condivisione istituzionale. E qui viene fuori la solitudine del sindaco.

d: Questa è una realtà che hanno denunciato molti suoi colleghi nel corso delle nostre interviste. Ritiene tuttavia che le difficoltà di interlocuzione con Bardi e la Regione siano una cosa fisiologica, ovvero giustificabile, in un momento del genere?

r: Io ritengo invece che proprio in una fase come questa il dialogo doveva essere rafforzato. E’ una situazione che –è vero- ci ha trovato tutti spiazzati, e quindi una certa “comprensione istituzionale” la concedo; tuttavia l’ “empatia” -con i cittadini e con chi ha deciso di governare- un politico la deve avere sempre. E in quest’ultimo anno questa “empatia” coi cittadini è mancata.

d: E con voi sindaci? Voglio dire, capita che dalla Regione qualcuno alzi il telefono e vi chieda se avete bisogno di qualcosa?

r: Io ho sentito il presidente Bardi solo una volta. Non credo abbia dialoghi più frequenti con gli altri sindaci. Il mese scorso ha chiesto a tutti i primi cittadini di incontrarci: spero che accada presto, anche per consolidare quello che è un rapporto istituzionale… “inevitabile”, da parte di entrambi.

d: Se potesse prendere il Generale sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Di aprirsi ai Lucani.

d: Si riferisce alle polemiche sui dirigenti campani?

r: Non è solo un problema di dirigenti: è ANCHE un problema di dirigenti. La Basilicata esprime professionalità che non sono seconde a nessuno. Lo “spoils system” in politica è fisiologico, ma ciò che è sbagliato è mortificare le professionalità lucane. E’ sbagliato dire loro di farsi da parte, in virtù di una logica politica tutta “romana”. Guardi, ciò che mi ha colpito è proprio questo: mentre prima c’era una logica di politica locale “lucana”, beh, oggi la Basilicata si è spostata a Roma.

d: Ha magari dei rapporti con alcuni assessori della giunta regionale? Alcuni sindaci affermano che sia l’unica carta che rimane da giocarsi, a questo punto…

r: Anche in virtù di una vicinanza territoriale, ritengo che l’assessore Merra sia una donna presente, quantomeno non “resistente” alle fisiologiche richieste di un sindaco e di un territorio. Ho incontrato varie volte l’assessore Cupparo e gli riconosco una vivacità politica capace di animare anche il dibattito stesso. Con i restanti assessori non ho avuto molti rapporti.

d: Per quanto riguarda Genzano quali sono le “fisiologiche richieste di un sindaco e di un territorio”?

r: L’Alto Bradano è innanzitutto un’area interna, e in questa definizione si porta dentro tutti i suoi bisogni e le necessità. Bisognava approfondire questo tema e non è stato fatto, così come condividere le strategie di sviluppo per questi territori. Guardi, il nostro progetto di area interna è stato pure ratificato dalla Regione Basilicata, ma una mera ratifica non basta, serve invece una condivisione e soprattutto una reale voglia di arricchire questa programmazione, anche alla luce di ciò che sta avvenendo in Italia (ove si guarda proprio a questo tipo di territori). Per questo noi ci aspettavamo un’interlocuzione maggiore. Sul Recovery Fund, per esempio, i sindaci non sono stati ascoltati, quando noi tutti –scevri da condizionamenti politici- avremmo potuto portare il punto di vista dei territori. Non ci si può limitare a chiedere a un sindaco, in piena Pandemia, di fare delle considerazioni tramite email o Pec, ma serve il dialogo, il confronto, serve anche girare per i territori. Io non so Bardi quali e quanti comuni lucani ha visitato finora, ma mi sarebbe molto piaciuto se fosse venuto in Alto Bradano.

d: Intanto lei, giovane donna “tosta” -e si vede- si ritrova a essere sindaco in un territorio notoriamente …“tosto”.

r: Sì.

d: E ha avuto qualche timore particolare?  

r: Per mia fortuna –perché in altri contesti te la fanno pesare eccome- non ho mai avuto problemi con la questione “di genere”; mentre la giovane età, sì, a volte ti costringe a dover dimostrare di saper fare di più. Ma è anche uno sprone. Io vengo dalla politica, che è esperienza, è gavetta ed è anche “gradualità” negli incarichi che si vanno a ricoprire.  

d: Questa corsa di alcuni “giovani” a voler ottenere tutto e subito in politica…

r: Porta all’incapacità e alla manifesta inesperienza.

d: Però lei non esclude ulteriori passi nel suo futuro…

r: No, perché siamo fatti anche di sogni, ed è giusto che sia così. I ruoli istituzionali sono fatti soprattutto di impegno e quindi è giusto accompagnarli anche con una certa dose di ambizione.

d: Lei voleva fare il magistrato: per qualche secondo le chiedo di vestire i panni di un giudice e di assolvere la Basilicata per un qualche suo aspetto, e di condannarla per qualche altro…

r: La assolvo per la questione “relazioni corte”: in questa fase di Pandemia ho imparato quanto sia importate e quanto sia bello avere rapporti nella concezione più positiva del termine. E’ forse la ricchezza dei piccoli territori.

Condanno invece i Lucani per la poca presa di coscienza di se stessi, del territorio e del periodo che stiamo vivendo. Abbiamo tutti vissuto una precedente stagione politica in cui i Lucani scendevano in piazza molto frequentemente e anche giustamente; adesso li vedo tutti rassegnati. Il cambiamento promesso non c’è stato, e ora c’è la rassegnazione.

d: In quale maniera Genzano si appresta ad aprire le sue porte ai turisti per questa estate?

r: L’Alto Bradano è un territorio… “tosto” sì, ma di per sé molto ospitale, con una bellezza paesaggistica unica nel suo genere. Mettiamo anche a disposizione tutti i nostri beni monumentali, rendendoli fruibili, a cominciare dal castello di Monteserico, un maniero federiciano, ove ospiteremo una mostra internazionale con artisti iraniani. Con gli altri comuni mettiamo a sistema una visione in cui è tutto un territorio, e non le singole municipalità, a parlare.

d: Il film che la rappresenta?

r: (Ride). Purtroppo “Il Padrino 1”…

d: Adesso deve chiarire, però. (risate)

r: Perché è un film che rappresenta bene i vizi tutti italiani.

d: La canzone?

r: “Creep” dei Radiohead.

d: Il Libro?

r: “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio.

d: Se un giorno scoprissero una targa a suo nome al municipio di Genzano -visto che è stata anche la prima donna sindaco-, cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: «La prima donna sindaco».

(Intervista realizzata il 23/06/2021)

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