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Sono tredici le aziende individuate che parteciperanno a ‘Lucanica 2.0’ e che hanno preso parte all’incontro di inizio progetto il 26 gennaio.

Entra così nel vivo la seconda edizione dell’iniziativa ideata e promossa da Total Energies EP Italia in collaborazione con l’agenzia di consulenza Octagona, per promuovere l’internazionalizzazione e l’innovazione delle PMI lucane.

Fra le aziende che prenderanno parte al progetto, quattro sono impegnate nella produzione di olio (Lallo, Azienda agricola Grimaldi Motta Giuseppina,Frantoio Oleario Cavalcante Mario, Società agricola Maro), due nel comparto vinicolo (Società Agricola Taverna, Vigne del Vulture), due in quello dei prodotti da forno (Panificio Villone, Forno Sorelle Palese), due nel settore della pasta (Pasta di Stigliano, Pastificio Cirigliano), una in quello dei salumi (Salumificio Sapori Mediterranei), una nella produzione e vendita di chips di peperone crusco (Novafood) e, infine, una che si occupa di e-commerce (Sudrise di Michele Guerra).

Ad accompagnare le aziende e presentare il progetto e le sue fasi: Ambrogio Laginestra (responsabile dei rapporti con il territorio di TotalEnergies), Maria Teresa Lapadula (sviluppo sostenibile Total Energies), Alessandro Fichera e Brando Bruschi, rispettivamente Managing Director e Project Manager di Octagona.

I diversi momenti che scandiscono il progetto Lucanica 2.0 sono finalizzati a supportare le aziende nell’acquisizione e nella gestione di clientela all’estero. In seguito all’evento di lancio,nell’ambito di successivi incontri, si procederà operativamente allo sviluppo delle relazioni commerciali all’estero, per accompagnare in modo continuativo le aziende sui mercati target.

Durante l’incontro sono state presentate le diverse fasi del progettoLucanica 2.0, finalizzate a supportare le aziende nell’acquisizione e nella gestione di clientela all’estero. In seguito all’evento di lancio,nell’ambito di successivi incontri, si procederà operativamente allo sviluppo delle relazioni commerciali all’estero, per accompagnare in modo continuativo le aziende sui mercati target.

L’incontro – dichiara Ambrogio Laginestra, responsabile dei rapporti con il territorio di Total Energies EP Italia -segnerà l’inizio delle attività progettuali e sarà anche l’occasione per conoscere la storia di ciascuna realtà aziendale. Con l’occasione verranno presentate le opportunità che alcuni mercati esteri possono offrire, le successive fasi operative che verranno intraprese e le best practices per un’attività export di successo, ciò a concretizzare la volontà e l’impegno della Società per la valorizzazione del territorio lucano e delle sue ricchezze”.

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di Walter De Stradis

 

 

 

La FMMG (Federazione italiana medici di medicina generale) ha di recente tenuto un incontro con l’assessore regionale Leone e il governatore Bardi, ove ha messo sul tavolo –tra le altre cose- le criticità rilevate nella gestione dei tamponi rapidi, concessi –com’è noto- anche alle farmacie (oltre che ai laboratori di analisi, ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta).

La farmacie –spiega il segretario regionale del sindacato, il dottor Antonio Santangelo, originario di Vaglio (Pz)- non facevano altro che riversare su noi medici di famiglia l’onere di registrare l’esito del tampone rapido su altre piattaforme. E in un momento, come quello di inizio anno, in cui la Piattaforma regionale è andata in crisi, ci siamo trovati a dover rispondere a centinaia di telefonate per compiti rispetto ai quali non eravamo preparati (si trattava di caricare esami fatti da altri, sovente senza documenti scritti, ma con gli esiti comunicati solo “a voce”).

d: Adesso la situazione è dunque rientrata?

r: Sì. Adesso tutti gli operatori abilitati (dai medici di famiglia alle farmacie e così via) registrano ciascuno i propri tamponi sulla Piattaforma regionale, che a sua volta invia i dati al Sistema nazionale.

d: In settimana, attraverso un comunicato, lei ha inoltre avvertito la necessità di precisare che SOLO i medici possono certificare l’avvenuta guarigione dal Covid.

r: Prima del 31 dicembre, per un soggetto positivo al tampone antigenico rapido, c’era l’obbligo di sottoporsi a un tampone molecolare; e quindi noi medici dovevamo inserire il paziente in Piattaforma e richiedere quell’esame (e a quel punto scattava anche l’isolamento del soggetto). Tuttavia, a causa dell’intasamento del sistema, le persone –anche dopo dieci giorni di attesa- non venivano chiamate presso la struttura pubblica per fare il tampone molecolare, e quindi si trovavano in una sorta di “limbo”, dato che non venivano “liberate” dal tampone molecolare. Di conseguenza, noi medici di famiglia ci siamo fatti carico di accettare anche l’esito di un tampone antigenico per poter liberare i soggetti (trascorsi i tempi stabiliti dalle norme ministeriali). Dunque abbiamo anche ribadito che la certificazione sull’avvenuta guarigione è sempre e comunque un atto medico.

d: Avete anche ribadito che non vanno confusi “isolamento” (precauzione che riguarda i soggetti positivi) e “quarantena” (che attiene alle persone venute a contatto con un positivo).

r: C’è stata un po’ di confusione anche a causa di alcune norme ministeriali. Lo scorso anno la quarantena veniva equiparata dall’Inps a periodo di malattia; quest’anno, le leggi sono cambiate (sono venuti meno i finanziamenti dello Stato per detta misura), ma –grazie ai progressi ottenuti in virtù della campagna vaccinale- un cittadino che ha chiuso il ciclo di vaccinazioni non è più soggetto alla quarantena, bensì all’auto-sorveglianza (si tiene a distanza di protezione e, se non sviluppa sintomi, dopo 5 o 10 giorni è libero di fare ciò che vuole).

d: Lei ha fatto riferimento al “tilt” che ha riguardato la Piattaforma del sistema sanitario regionale, a cavallo delle Festività. La situazione è ancora quella di un …“flipper”?

r: Direi che al 70% la situazione della Piattaforma si è risolta (si è ovviato alle difficoltà incontrate dai sindaci ed è stata potenziata la struttura informatica e dei server). C’è ancora da affinare il collegamento fra la Piattaforma regionale e quella nazionale (il Sistema che regge sulla tessera sanitaria), che è poi quella che rilascia il Green pass. Ma grosso modo si è in dirittura d’arrivo.

d: Ma perché c’è questo ripresentarsi “cronico” di situazioni di stallo nei sistemi informatici?

r: Qui esco fuori dal mio seminato e non faccio un discorso medico: non vorrei che, a un certo punto, a livello nazionale si sia ripercorsa la strada tracciata già da altri Paesi (come la Gran Bretagna), ovvero far circolare il virus, visto che l’ultima variante è meno patogenica e fa meno danni della Delta. Altrimenti non si spiega perché questa volta non ci siano stati limiti alla circolazione dei soggetti.

d: Forse non ho capito bene: perché FAR CIRCOLARE il virus??? (Sembra pane per i complottisti)

r: Per ottenere prima l’immunità di gregge. Il ragionamento potrebbe essere: se questo virus –che è più contagioso, ma meno aggressivo- infetta più persone, alla fin fine non troverà più individui suscettibili, e quindi man mano, variando la sua architettura (si spera), diventerà una banale influenza.

d: Sarebbe questo dunque il motivo per cui vanno in tilt le piattaforme?

r: Una cosa è gestire dieci/cento casi al giorno, ben altra è gestirne, all’improvviso, diecimila. Le linee informatiche quelle sono.

d: Tra i suoi pazienti c’è sicuramente qualche No vax, e magari anche qualche complottista. Che spiegazioni si dà? E cosa cerca di dire a questo tipo di pazienti?

r: Non mi do spiegazioni, il loro mondo è variegato: c’è chi è ultra-convinto dell’inutilità del vaccino, ma soprattutto c’è chi HA PAURA del vaccino stesso. Sabato mattina scorso ho provato a convincere un imprenditore (che non è manco mio paziente) a venire a farsi il vaccino; non c’è stato nulla da fare, ma almeno ho avuto più fortuna con uno suo dipendente. In quel frangente, mi sono accorto che l’imprenditore stava visibilmente male per la paura. E la paura è un fatto viscerale. Ma prima o poi una soluzione bisognerà pur trovarla.

d: E’ un cane che si morde la coda. Come se ne esce?

r: Eh, come le dicevo, con l’immunità di gregge.

d: E quindi secondo lei Speranza e soci hanno fatto quel ragionamento di cui parlavamo prima?

r: Non posso sapere cosa ci sia nella testa di Speranza. Ripeto, è un ragionamento che mi sono fatto io: la libera circolazione delle persone ha permesso che circolasse anche il virus, proprio in virtù della sua minore capacità di fare danni (la maggior parte dei miei pazienti quest’anno è infatti rimasta a casa, senza neanche la necessità di attivare le Unità speciali).

d: Ovviamente, chiariamolo, nonostante questa sua ipotesi, il messaggio è sempre quello di utilizzare TUTTI gli strumenti di protezione e di precauzione.

r: Assolutamente sì, su questo non ci piove. Anche in casa, in presenza di soggetti positivi (che devono comunque restare separati in una stanza), va indossata la mascherina! E questo fin quando, proseguendo con le dosi booster, non arriveremo almeno al 90% dei soggetti vaccinati.

d: Le dosi booster sono dunque la chiave per raggiungere l’immunità di gregge.

r: Assolutamente sì, sono la chiave, soprattutto se si vuole evitare che i contagiati finiscano in ospedale.

d: Chiariamo ulteriormente: lei dice che, secondo un ragionamento prettamente matematico, la circolazione di questa particolare variante del virus (che fa meno danni) alla fin fine potrebbe portare all’immunità di gregge; ma dice anche che la chiave per ottenere sempre l’immunità di gregge è comunque la protezione individuale e il vaccino. Vuol spiegare questa che sembra una contraddizione in termini?

r: Partirei dalla mia esperienza personale. Ho fatto la prima dose di vaccino il 6 gennaio 2021, e tre giorni dopo ho preso il virus (e sono guarito); dopo sei mesi ho fatto la seconda dose, e dopo altri cinque mesi la terza. Nonostante tutto, indosso ancora la mascherina. Perché? Perché ciò che è certo oggi diventa incerto domani; la vaccinazione ci aiuta moltissimo, ma vediamo anche soggetti -che hanno fatto la dose booster- che contraggono comunque il virus. Cosa vuol dire tutto questo? Da un lato il vaccino tutela (il vaccinato che contrae il Covid poi non sviluppa la malattia), ma un conto è se si ammalano cento, un altro conto è se se ne ammalano diecimila: in quei diecimila possono esserci anche persone fragili e superfragili, che invece rischierebbero la vita.

d: Cosa raccomandare dunque al cittadino? Vaccinarsi e tutelarsi sempre...

r: Esatto. E NON abbassare mai la guardia. Anche perché non è da escludere che prima o poi esca fuori un’ulteriore variante, questa volta PIU’ patogena.

d: Non può entrare nella testa di Speranza, ma che giudizio ne dà come ministro?

r: Come medico di famiglia, il mio non può che essere un giudizio positivo. E non perché è un conterraneo. Posso inoltre testimoniare l’accoglienza entusiastica ricevuta al congresso nazionale del mio sindacato. Ha dovuto fronteggiare qualcosa che fino a qualche tempo fa era del tutto inimmaginabile, e aver saputo dare "una dritta" è un grosso risultato. Errori possono anche esserci stati, ma non è compito mio entrare nel merito. Mi viene da pensare che la "pecca" di Speranza è forse quella di appartenere a un partito troppo piccolo.

d: Il sistema sanitario regionale, dal canto suo, ha tenuto bene?

r: Nei primi mesi di pandemia riscontrammo difficoltà, se penso alla carenza dei presidi di protezione (era quello il periodo della polemica con l’assessore Leone a seguito di certe sue controverse dichiarazioni); la Fimmg nazionale fece una sottoscrizione di fondi, e io stesso girai la provincia a distribuire dalle sette alle dieci mascherine per ogni iscritto. Man mano poi la macchina è andata oliandosi e diciamo che, grosso modo, la cose sono rientrate (se si tengono fuori le problematiche riscontrate dal Dipartimento di Prevenzione, tra l’altro svuotato di personale, andato in pensione). Dal canto nostro abbiamo dato a Bardi la nostra disponibilità a gestire in Piattaforma il discorso delle guarigioni dei soggetti positivi.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Di “prendere in mano” il discorso della Sanità territoriale, perché se è vero che i nostri paesi si stanno svuotando, si sta svuotando anche la classe medica a supporto della nostra popolazione. Lei pensi che io per primo, a quasi sessantotto anni suonati, ho fatto la guardia medica a Vaglio, la sera della Vigilia e dell’Ultimo dell’anno. Non c’erano medici disponibili a garantire il servizio nel mio paese. C’è bisogno di una ristrutturazione del servizio sanitario regionale. Non si può pensare di creare dodici cattedrali nel deserto, e poi lasciare scoperto il piccolo paese, i cui abitanti hanno gli stessi diritti degli altri. So che Bardi ha a cuore questo problema, che però ha bisogno di un confronto serio e serrato, che non può essere solo stimolato dall’emergenza. Ci vogliono quotidianità e programmazione.

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Inserire nel Piano strategico regionale il Gender procurement per favorire l’effettiva parità di genere. Lo sollecita la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi.

“Si tratta di uno strumento che va oltre le azioni positive finalizzate alla mera promozione della parità di genere – spiega – perché è una misura che rende concreta la parità. Il Gender procurement’, infatti, assurge ad elemento di valutazione per l'affidamento degli appalti pubblici, in quanto consente di introdurre nei bandi premialità importanti per quelle aziende che avranno dimostrato di essere “sane” quanto ad attuazione di policy in favore del personale femminile”.

Già il 15 settembre scorso la Consigliera regionale di parità aveva inviato al presidente Bardi e alla giunta regionale una nota con la richiesta di adottare questo importante strumento alla luce dell’approvazione in itinere del Piano Strategico regionale, che stabilirà le direttrici per i futuri investimenti in infrastrutture e darà il via alla realizzazione di opere strategiche.

A livello europeo sono stringenti gli indirizzi per l’introduzione del Gender Responsive Pubblic Procurement, previsto dalla Agenda Onu 20/30 come leva dello sviluppo economico sostenibile, prevedendo una nuova responsabilità sociale rivolta alle imprese e al mondo del lavoro. Il Gender Procurement introdotto dalla Commissione Europea, poi, è stato inserito nel Pnrr nell’ambito dei cicli di programmazione, per favorire gli investimenti in parità. In riferimento agli appalti della pubblica amministrazione, anche quelli che saranno attivati con il Recovery fund, sono previsti punteggi che premiano le imprese che adottano l’uguaglianza di genere nelle retribuzioni, nelle carriere, nel management valutati sulla base di indicatori adeguati. E in ossequio ai dettami sovranazionali, inoltre, potranno essere individuati una serie di criteri che richiedano alle imprese partecipanti a gare di appalto concrete azioni a favore della parità in azienda, con specifici traguardi da raggiungere quanto ad equilibrio di genere nelle posizioni manageriali e di eliminazione del divario retributivo/salariale.

“Recuperando, dunque, i dettami del Piano europeo di ripresa economica - prosegue la Consigliera regionale di parità - auspico che la Basilicata, alla stregua di quanto fatto in altre Regioni d’Italia, ponga in essere un approccio innovativo alle politiche di programmazione, orientato al genere. L’obiettivo è quello di sviluppare una nuova responsabilità sociale sulla parità, una leva per favorire la partecipazione delle donne ai processi di sviluppo sostenibile e all’innovazione promuovendo la partecipazione al mercato del lavoro, sia nei settori produttivi ad alta concentrazione femminile che in quelli innovativi ed emergenti. Si garantirebbe, così, a tutti i cittadini, indipendentemente dal genere, la possibilità di ricevere servizi uguali, aumentando l’efficienza e la qualità dei servizi stessi e incoraggiando i fornitori a sviluppare e offrire servizi che siano coerenti con gli obiettivi della parità di genere”.

Attraverso il Gender Responsive Pubblic Procurement (Grpp) nelle procedure di gara per gli appalti pubblici si potrebbero introdurre criteri e misure specifiche. Con la previsione di “punteggi tabellari” nell’aggiudicazione della gara potrà essere possibile valutare la qualità della struttura organizzativa del personale coinvolto nell’esecuzione della prestazione oggetto dell’appalto. In presenza di offerte stimate come equivalenti, inoltre, si potrebbero introdurre criteri aggiuntivi che non siano strettamente connessi all’oggetto della prestazione, in particolare valutando positivamente l’assenza, negli ultimi tre anni, di verbali di conciliazione extragiudiziale e di sentenze passate in giudicato di condanna al reintegro nel posto di lavoro della lavoratrice licenziata per discriminazione di genere nonché la presenza di politiche aziendali che favoriscono la conciliazione vita-lavoro (es. la flessibilità oraria, il ricorso allo smart working, l’apertura di asili nido nell’ambito dell’azienda).

Sulla base di alcune esperienze già realizzate, si potranno individuare elementi premianti per le imprese che dimostrino di aver condotto periodicamente (con cadenza almeno annuale) un’analisi interna, in ottica di genere, orientata alla conciliazione vita-lavoro, o che abbiano attivato percorsi di formazione finalizzati a considerare “la diversità come valore” e a costituire team multidisciplinari ed equamente composti tra generi: Come anche ci potrebbe essere una premialità per quelle aziende che abbiano introdotto misure family friendly, quali i congedi obbligatori per i padri, il bonus gravidanza, l’estensione della durata del congedo obbligatorio.

“A questo riguardo potrebbe essere utile mutuare quanto già predisposto dalla vicina Puglia - conclude la Consigliera Pipponzi, - che ha calibrato tale mappatura nell’ambito dell’Agenda di Genere regionale. Secondo alcuni osservatori indipendenti, tra cui lo Svimez, il divario di genere è causa efficiente del sottosviluppo economico del Sud del Paese. Da qui la necessità di intervenire con un approccio innovativo, quale quello incentivato dal Gender Responsive Pubblic Procurement”.

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DI ANTONELLA SABIA

 

Dopo il nostro articolo del 6 novembre, in cui si riportavano diverse segnalazioni, relativamente alla pavimentazione divelta di via Mazzini che in più occasioni sembrano aver provocato delle cadute, nuove segnalazioni sono arrivate alla nostra redazione, perché a distanza di due mesi, i lavori che sarebbero dovuti partire a distanza di qualche giorno, non hanno avuto mai inizio.

L’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Potenza, Giuseppe Pernice, ci aveva detto che “l’affidamento dei lavori era già stato completato e che nella settimana successiva il marciapiede sarebbe ritornato in stato di completa sicurezza”. Come dicevamo, però, a distanza di due mesi, abbiamo sentito nuovamente l’assessore che ha sottolineato che il rifacimentodei marciapiedi di via Mazzini rientra tra i lavori già affidati, nella più ampia opera di riqualificazione del tratto. “Chiediamo ai cittadini un po’ di pazienza, poiché i lavori potranno partire solamente con il miglioramento delle condizioni atmosferiche, poiché quelle attuali potrebbero comportare la rottura del cemento, così come nell’asfalto, sarebbe dunque inutile. Con il maltempo purtroppo non si può far nulla, qualsiasi lavoro sul manto stradale è legato a temperature più calde che permettono di trattare materiali come cemento e asfalto”, ci ha riferito.

A questo proposito, l’assessore Pernice ha voluto sottolineare inoltre, in aggiunta a quanto già detto sempre su queste pagine nella scorsa settimana sui lavori pubblici nel capoluogo, che per quanto riguarda i cinque progetti sul dissesto idrogeologico nella città di Potenza, “tutti hanno superato la prima fase di affido, attraverso un bando di gara per progetti di messa in sicurezza idrogeologica”.

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di Walter De Stradis

 

 

A quanto pare era un habitué della sezione Pd della Città Federiciana già da bambino. Avvocato, fresco di giuramento (ma lavora da tempo con studi legali a Melfi e a Roma, ove è impiegato anche come assistente universitario), il ventinovenne Marco Zampino è il segretario lucano dei Giovani Democratici.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Dal punto di vista professionale, spero di essere un buon avvocato, che in Basilicata significa anche saper interpretare questa terra. Per quanto riguarda la sinistra giovanile, che ho l’onore di rappresentare, spero serva a rendere diffuso un concetto d’impegno per la nostra regione, che ne ha fortemente bisogno.

d: Lei è fresco avvocato (ma ha già avuto esperienza di tribunale, da praticante), tuttavia non le chiedo di fare l’avvocato del diavolo, bensì di limitarsi a commentare (da un punto di vista politico) l’assoluzione di Marcello Pittella. Soprattutto perché, probabilmente, la vicenda di “sanitopoli” ha portato (in percentuale) anche alla debacle del centrosinistra alle ultime regionali.

r: E’ un discorso che infatti interseca politica e giustizia. In Basilicata accade un fatto particolare: viene arrestato un presidente della Regione e questo conduce a una crisi politica, che a sua volta si trascina alla elezioni, che vedono il centrosinistra perdere (anche se non solo per quello). Oggi, dopo tre anni e mezzo (compreso un periodo di arresti domiciliari) si arriva a un’assoluzione che può e DEVE avere anche conseguenze politiche. Io credo infatti che il Pd ne esca rafforzato, non solo per la posizione personale di Marcello, che comunque è una risorsa di spessore su cui contare.

d: Lei ha detto che il Pd ha perso anche “per altri motivi”. Al di là delle questioni dibattute in aula, ritiene comunque che ci fosse un qualche “sistema Pd”, ciò che in molti hanno denunciato dal punto di vista politico?

r: Penso di no, e penso che sia sempre più comodo stare all’opposizione che al governo; è infatti un tema che vale per tutti e a tutti i livelli, quello della politica che poi si chiude nel palazzo. Non c’è dubbio che compito dei partiti sia proprio quello di portare la politica “amministrativa” fuori dal palazzo: l’assenza dunque di un partito strutturato e l’incapacità di leggere alcune dinamiche hanno portato a una sconfitta, nella quale molto peso ha avuto la vicenda giudiziaria di Pittella. Ma dire che c’era un “sistema Basilicata” è una cosa sbagliata… e abbiamo visto anche che quelli che erano all’opposizione, e che ora sono al governo, beh, non sembrano all’altezza del compito.

d: Lei è un giovane che aderisce anima e corpo a un partito che per alcuni è già “vecchio”, o perlomeno logorato da atavici conflitti.

r: Non è così. Il nostro è un partito che ha eletto un segretario regionale che ha la mia stessa età, con una presidente dell’assemblea regionale che ha iniziato proprio con i Giovani Democratici (e che quindi non è espressione di nessuna corrente), e con l’assemblea stessa che è a sua volta formata per il 30% da ragazzi. Il Pd sa rinnovarsi su una linea di coerenza che appartiene alla sua storia. La Pandemia oggi ci impone di ripensare i modelli di sviluppo e di traghettare quindi la Basilicata in un mondo nuovo. La sfida per la mia generazione è vivere in questa regione, ma anche TORNARE a viverci. E questo Pd –fatto sì di giovani, ma anche di esperienza- può avviare meglio di tutti questo percorso, anche a partire dalle prossime regionali.

d: Veniamo ad alcuni temi pratici. Lei è di Melfi, e questa intervista è stata un po’ in bilico perché ieri la Potenza-Melfi era bloccata causa neve. La vexata quaestio: come può puntualmente ripetersi questa situazione, anche a fronte di eventi prevedibili?

r: Conosco bene il tema, che ieri ha riguardato molto gli operai Stellantis e che più in generale riguarda la competitività territoriale, e il mantenimento dei livelli occupazionali. Ma quello dei collegamenti non è l’unico argomento, se pensiamo anche alla drammatica vicenda di Rossella Mastromartino, giovane operaia e madre, scomparsa attraversando una strada in prossimità di un agglomerato industriale. Con tutte le sfide che il futuro ci impone, noi non siamo nemmeno in grado di cambiare una lampadina su un attraversamento pedonale!!! Ecco, anche l’Europa in qualche modo oggi ci impone di risolvere tutta una variegata serie di questioni che qui da noi sono ancora aperte.

d: L’arrivo dei fondi europei e il Pnrr stanno creando un’“ansia da prestazione” nella classe politica?

Questi temi rappresentano una speranza, che non può essere mortificata da un’ansia da prestazione che magari spinge a usare quei soldi non per guardare alle prossime generazioni, ma solo alle prossime elezioni. Io spero che il Pd possa fare da sentinella.

d: Nella (bozza del) piano strategico regionale, secondo alcuni economisti (tra cui il nostro D’Agostino), non è stata data la giusta “dimensione” proprio a Stellantis.

r: E’ così, ma “fortunatamente” (perché qualcosa va rivista) vicissitudini interne alla maggioranza stanno facendo slittare l’approvazione del Piano. Stellantis racchiude in sé le contraddizioni di una regione che vede da una parte le esigenze del capitale, e dall’altra il grande contributo umano che si offre. Bypassare il tema significa sorvolare sullo sviluppo e su un argomento cruciale, ovvero la creazione e il perdurare di un polo industriale attrattivo (dal punto di vista delle infrastrutture, dei presidi sanitari e anche giudiziari), a prescindere se vi sia Stellantis (visti i suoi interessi in Francia) o meno. Se quel polo smette di essere valore aggiunto (vuoi per Stellantis, vuoi per Barilla o per chi altri), domani potremmo trovarci col dover affrontare un problema sociale, molto, ma molto grosso!

d: Lei ha fatto cenno alla questione circa la riapertura del tribunale di Melfi. Come spiegare a chi di dovere, oltre ogni ragionevole dubbio, che non si tratta di una mera rivendicazione campanilistica?

r: Melfi è anche Foggia, è anche Avellinese; si trova sulla direttrice Napoli-Bari che conduce al porto di Taranto, e anche in virtù della presenza del polo industriale è molto “appetibile” per le mafie. Non aver saputo rappresentare tutto ciò è sintomatico di un limite delle classi dirigenti in quella fase, che pur era quella “della spending review” a livello nazionale. Ma oggi si può dire che costa molto di più il trasferimento a Potenza, con tutte le spese accessorie. Facevo cenno alla questione industriale: un presidio di giustizia celere nel dare risposte sarebbe anche utile per le aziende che ne avessero bisogno nell’ambito di una qualche loro causa. Il tribunale sarebbe un valore aggiunto, utile a testimoniare la centralità nostra agli occhi del Capitale, anche in raffronto ad altre aree del Mezzogiorno.

d: A Melfi da poco si è insediato un nuovo sindaco, di centrodestra: Maglione; che giudizio può dare a questi primi mesi di governo?

r: E’ un po’ presto, ma potrei dirle che a mio avviso ha speso troppi soldi per le luminarie di Natale etc. (in un momento in cui forse c’era bisogno di altro); diamogli il beneficio del dubbio, ma attenzione perché il tempo passa e noi saremo un’opposizione vigile.

d: Mi dice invece in cosa ha fallito e in cosa ha eccelso il sistema sanitario regionale nella lotta al Covid?

r: La parola che mi viene i mente è “confusione”, totale. Noi si è più volte sollecitato affinché si riunisse più spesso la cabina di regia, si facessero più tamponi, si aprissero nuovi centri covid (almeno nella fase più acuta), per poter curare i paucisintomatici. Rispetto a questa confusione generale i comunicati sono però sempre trionfalistici: io penso che questa incapacità di programmazione (che va oltre la semplice emergenza pandemica) sia dovuta a una litigiosità strutturale della maggioranza, che dopo due anni e mezzo ancora non riesce a trovare il bandolo della matassa circa la composizione interna dei propri organigrammi.

d: La costringo però a dirmi un aspetto positivo, per “par condicio”.

r: (sorride). Guardi, ho difficoltà. Anche nel Piano strategico non mi sembra ci sia una sola proposta seria per capire verso quale sanità si vuole andare, se territoriale, ospedaliera… In generale, direi che questo governo regionale in due anni e mezzo non ha manifestato la volontà di programmare nulla, e questo per la mia generazione è un fatto gravissimo.

d: Eppure di giovani assessori e consiglieri ce ne sono.

r: Sì, ma poi i giovani spesso sono andati in “controtendenza”, penso alla legge Aliandro sulla spartizione del “plus” riveniente dalla gestione del petrolio, andando a distribuire questi soldi ai comuni interessati dalle estrazioni senza cercare di capire come li spendono. Confido in un cambio di rotta.

d: Confida anche nell’ormai famoso “rimpasto” in giunta?

r: …anche.

d: Magari Bardi aspetta che Cupparo annunci nuove dimissioni.

r: Ma siamo ormai al gossip, questa non è più politica. E’ vero che noi del centrosinistra siamo stati (e siamo) litigiosi, ma a questi livelli non siamo mai arrivati. Penso ai motivi per cui ci si dimette…o al perché si cambia casacca, che è davvero qualcosa di inascoltabile.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Di occuparsi di questa generazione che se ne va dalla Basilicata, che senza di essa non ha futuro. Si potrebbe agevolarne il rientro, creare delle “zone economiche giovanili”, provare a anche a fare una sorta di censimento di tutti i fuori sede (cercando di capire perché hanno fatto questa scelta e cosa stanno facendo) per poi organizzare una grande conferenza programmatica dei ragazzi che sono andati via (a prescindere dell’appartenenza politica), mettendoli a servizio del governo del territorio, costruendo insieme delle progettualità (penso alla transizione energetica, per dirne una).

d: E invece, come avvocato, a quale storico processo avrebbe voluto partecipare come difensore?

r: Mmm, proprio a quello di Pittella, un processo svoltosi in terra lucana che ha portato a una sentenza storica in terra lucana.

d: Marcello Pittella potrebbe tornare a essere un papabile candidato governatore alle prossime regionali?

r: Non lo so, vedremo cosa deciderà il gruppo dirigente. Certamente lui è una figura di grande spessore e un patrimonio del Pd, che insieme ad altri può sicuramente concorrere a svolgere quell’incarico.

d: Il film, la canzone e il libro che la rappresentano?

r: Il film è “Ricomincio da Tre” di Troisi.

d: Mi dica allora tre cose da cui deve ripartire il Pd.

r: Dalla sua storia, dalla sua organizzazione e dalla sua lungimiranza (si veda ad esempio l’elezione a segretario regionale di un giovane). Per la canzone citerei “Una vita da mediano” di Ligabue (perché quello è un ruolo che mi piace ricoprire nella politica); per il libro consiglierei il pamphlet di Erasmo da Rotterdam, “Elogio della Follia”.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: “Un bravo avvocato e un bravo compagno”.

 

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di Antonella Sabia

 

 

 

Potenza è un cantiere aperto da ormai diversi mesi. L’amministrazione comunale ha infatti avviato il rifacimento del manto stradale in alcune arterie principali della città, e tanto ha ancora in programma in questi mesi a venire. Sono state tante le segnalazioni pervenute alla nostra redazione da cittadini e automobilisti per le continue difficoltà incontrate tra buche, marciapiedi divelti, pezzi di strade aperti e poi richiusi “alla meno peggio” dai gestori di gas -dopo il passaggio di cavi e tubi, luce e fibra. Abbiamo incontrato l’assessore Giuseppe Pernice, per fare il punto della situazione.

Da quando mi sono insediato abbiamo approvato diversi progetti, e dato il via alla posa dell’asfalto di Corso Umberto, Viale Marconi, via Vaccaro, Isca del Pioppo, solo per citarne alcuni. Sono lavori sparsi, “a macchia di leopardo”, per dare un segnale che questa amministrazione vuole, in maniera seria e concreta, cominciare a operare e guadagnarsi la fiducia dei cittadini. Nello scorso mese di dicembre, è stato fatto un bando di gara per assegnare la progettazione che riguarda il dissesto idrogeologico, e nel frattempo abbiamo “chiuso” altri 410.000 euro che serviranno per la risistemazione della pavimentazione di una vasta area del centro storico, inoltre abbiamo reso esecutiva anche la riqualificazione di Via Pretoria con degli interventi che non dovrebbero permettere più il distacco delle mattonelle al passaggio di mezzi più pesanti, tra questi la presenza costante dei mezzi dell’ACTA che fanno un lavoro straordinario di raccolta, ma utilizzano mezzi non idonei su una strada pedonale”.

A questo si aggiunge un grande investimento (circa 180 mila euro) per quanto riguarda i lavori di manutenzione dei percorsi pedonali, dei marciapiedi cioè. di via Mazzini, via Vaccaro, via Vespucci e viale Marconi, quattro arterie principali cittadine.

L’assessore Pernice ha inoltre sottolineato che è stata una volontà precisa dare grande attenzione alle vie d’accesso alla città, per quanto riguarda l’asfalto, ma che a causa delle avverse condizioni meteo, è rimasta incompleta l’uscita di Potenza Est, che verrà completata nei prossimi mesi. Tra i progetti già esecutivi, in attesa di partire con la bella stagione, la pista ciclabile lungo la Fondovalle, con la riqualificazione delle strade e l’implementazione di segnaletica idonea, nei punti nevralgici e più a rischio. “Nonostante alcuni ritengono questa amministrazione poco adatta, molto acerba, credo che tutti noi abbiamo dato una risposta di buona volontà mettendo in campo tutto quello che è nelle nostre possibilità, con le risorse a disposizione sia dal punto di vista umano sis economico. Dopo aver ripristinato il 50-60% della viabilità cittadina, l’obiettivo adesso è iniziare a dedicarci a tutte quelle realtà drammatiche che insistono nelle periferie e nelle contrade potentine. Sono rammaricato di non essere arrivato prima, ma va ricordato che questa amministrazione paga pegno per oltre un anno di Pandemia che in ogni caso ci ha costretti a rallentare, spostando l’attenzione su problematiche diverse”.

Un passaggio fondamentale è stato quello sulle buche, da sempre oggetto di discussioni (anche social) tra cittadini costretti a cambiare pneumatici frequentemente. “Sono stati stanziati oltre 100.000 € per la chiusura delle buche, ma il camion che serve per il trattamento dell’asfalto a caldo purtroppo oggi non è in funzione perché a un bando di concorso aperto per la posizione di asfaltista, non si è presentato nessuno, è andato deserto. Questa macchina è per noi una grande risorsa, ma c’è bisogno di personale formato per il suo utilizzo”.

Abbiamo chiesto inoltre all’assessore alla Viabilità, Giuseppe Pernice, cosa prevedono i regolamenti con i maggiori fornitori di servizi, una volta dopo aver scavato e “messo delle toppe”. “Chi interviene sulle nostre strade non si limiterà a rimettere a posto solo il tratto interessato, ma dovrà sistemare il pezzo di strada intero. Ci sono state diverse modifiche nel regolamento, tra queste la possibilità di effettuare gli scavi sotto i marciapiedi invece che nelle strade. Stiamo rivedendo anche la questione dei parcheggi, in particolare nel centro storico, e metteremo in campo anche un nuovo regolamento per i passi carrabili. Ci tengo a sottolineare che abbiamo molto rispetto per le persone, comprendo quella parte di cittadini che continua ad essere arrabbiata, chiedo di guardare con occhio critico, ma anche obiettivo, a quello che è stato già fatto, tenendo presente le grandi difficoltà economiche del Comune. Ritengo sia il modo giusto di operare, con attenzione e costanza per i cittadini di Potenza, solo alla fine del mandato potremo tirare le somme”.

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di Walter De Stradis

 

 

 

Voce roca e frasi molto concise e calibrate, da luglio del 2020 l’agronomo, dipendente pubblico e sindacalista Cgil Michele Catalano è il presidente di Federconsumatori Basilicata Aps.

Com’è noto si tratta di un’associazione (costola della sigla sindacale) di promozione sociale senza scopo di lucro, che ha come obiettivi prioritari l’informazione e la tutela di consumatori e utenti.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: E’ un’esperienza al servizio degli altri.

d: Le Feste si sono appena concluse. E’ costato di più questo natale ai consumatori lucani? Ci sono state delle “sorprese”?

r: Iniziamo col dire che i prezzi al consumo sono aumentati, dall’energia al panettone, il simbolo del Natale stesso. Il pranzo festivo è scuramente venuto a costare di più.

d: Solo a causa degli effetti della Pandemia?

r: I prezzi sono lievitati a causa del costo delle materie prime -come il grano- e dell’energia.

d: In riferimento ad agricoltura e zootecnia pare che il rialzo del costo delle materie prime abbia raggiunto il massimo da dieci anni a questa parte. E’ inoltre puntualmente scoppiata “la guerra del latte”: come fare in modo che non vi siano ripercussioni negative sui consumatori?

r: Innanzitutto mirando alle produzioni tipiche del territorio, in quanto non pagano lo scotto dei passaggi che ci sono nella filiera della grande distribuzione. Quindi ben vengano i mercati contadini, anche nelle città come Potenza.

d: Il Programma di Sviluppo Rurale della Basilicata 2014-2022 ha conseguito l’obiettivo di spesa previsto al 31/12/2021; è stata superata la soglia del cosiddetto “disimpegno automatico” delle risorse comunitarie. A comunicarlo è il vicepresidente e assessore alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Fanelli. Per risarcire le imprese dalle perdite di fatturato subite a causa della pandemia sono stati impiegati 10 milioni di euro a favore di oltre 3.000 aziende. Quindi, in agricoltura, tutto bene, Madama la marchesa?

r: Per quanto riguarda i consumatori sì e no. Per quanto riguarda i produttori agricoli, diciamo che quelli che citava lei sono interventi “spot” per calmierare le perdite sicuramente avute a causa del Covid (e a causa del distanziamento sociale, vedi agriturismi), e presenti ancora oggi con le varianti. Per i consumatori c’è stato però un aumento di “reddito risparmiato”, proprio in conseguenza della minor vita sociale e del maggiore utilizzo dell’e-commerce.

d: L’asporto e le consegne a domicilio sono dunque cresciute, ma in cosa occorre stare attenti?

r: Sempre al legame col territorio. Bisogna conoscere bene i ristoranti e rivolgersi principalmente presso chi utilizza prodotti locali.

d: Il consumatore oggi è quindi chiamato ad avere un tipo di attenzione diversa.

r: Una consapevolezza diversa, legata all’ambiente in cu vive e lavora.

d: L’inizio anno che si profila all’orizzonte sembra nascondere già delle insidie…

r: Lo stiamo già vedendo, con bollette e quant’altro che stanno schizzando; c’è inoltre un aumento, moderato, dei costi per l’alimentazione.  

d: Su tutto grava sempre la situazione Covid: il suo predecessore (Rocco Ligrani) proponeva –un anno e mezzo fa- di fornire tamponi e mascherine in forma sempre gratuita e per tutti. Lei concorda?

r: Un intervento dello Stato contro le speculazioni è necessario. Sulle mascherine Ffp2 c’è il prezzo calmierato in base all’accordo con le farmacie –non superiore a 0,75 centesimi- tuttavia qualche utente ci faceva notare che in alcuni supermercati è possibile trovarle a prezzi inferiori. Quindi non so quanto il prezzo suggerito da Figliuolo possa essere effettivamente un riferimento.

d: In cosa, nel contrasto al Covid, il sistema sanitario regionale si è mostrato più debole?

r: Nel monitoraggio.

d: I sindaci hanno lamentato l’impossibilità di accedere alla piattaforma dei tracciamenti.

r: Infatti, i primi cittadini hanno serie difficoltà a riscontrare i dati. 

(La Regione ha poi reso noto che la Piattaforma è stata ripristinata - ndr)

d: L’opposizione in Regione (Cifarelli e Pittella) sostiene che l’Unità di Crisi non si riunisce da mesi.

r: In effetti è così, se pensiamo che dopo le dimissioni del direttore Esposito non mi risultano altre riunioni.

d: In base alle segnalazioni e alle lamentele che ricevete, è possibile fare un “tracciamento” delle paure e delle ansie dei Lucani?

r: Certamente sì: grazie a un finanziamento del Ministero dello Sviluppo Economico e della Regione, abbiamo istituito uno sportello al quale i consumatori possono rivolgersi. Possiamo dire che è cambiato il profilo di chi ci contatta per bollette e tariffe considerate eccessive: prima chiamava chi non poteva far fronte a 600, 700 o 1000 euro di spesa; oggi si rivolgono a noi persone che hanno problemi con bollette di 100 o 200 euro! E’ vero che il Governo ha stanziato dei fondi per la dilazione delle bollette, ma vanno pagate comunque, pena il distacco del servizio. Bisogna porre comunque attenzione ai consumi, quindi capire come poter spendere di meno ed evitare gli sprechi; e poi trovo interessanti le “comunità energetiche”, come quei condomini che producono energia per i propri bisogni (tramite fonti rinnovabili), ma che possono destinarne una parte a chi vive un disagio (leggi debito) energetico.

d: L’abbassamento di questa soglia “di allarme” nei cittadini implica un aumento del livello di povertà

r: Indubbiamente è così. E aumenta anche il rischio che chi ha un’attività economica si possa rivolgere agli strozzini.

d: Quindi i “professionisti dell’usura” stanno facendo affari?

r: Sì, in effetti, sì. E’ un problema che riguarda le attività economiche, piccoli imprenditori e negozianti, più che le singole persone.

d: Qual è in questo momento la bolletta che desta maggiori preoccupazioni nei Lucani?

r: Quelle dell’Acquedotto, perché vi sono dei dati poco trasparenti, o meglio, che andrebbero spiegati maggiormente, tipo le “perdite occulte”. Alcuni cittadini dalla sera alla mattina si ritrovano un conteggio di consumo elevato e non riescono a capire perché. Quando non si tratta di meri conguagli, si ha a che fare con delle perdite che si verificano sottotraccia, “dopo” il contatore, di cui il consumatore non si rende conto. In questi casi noi di Federconsumatori riusciamo a intervenire e a far abbattere i costi. Poi, sì, ci sono anche le bollette del gas e quelle della telefonia, ove non di rado si verifica l’attivazione di servizi non richiesti.    

d: Quale disagio si vive oggi maggiormente a Potenza?

r: Il trasporto pubblico. Il Comune ha ragione quando afferma che gli autobus vanno in giro vuoti e che le scale mobili le prendono in pochi, ma è altrettanto vero che la programmazione fatta non ha tenuto conto delle esigenze degli utenti (ecco il perché del “vuoto” sui mezzi pubblici). E poi bisognerebbe fare un campagna di sensibilizzazione.

d: E’ periodo dei saldi: quale può essere un sintetico vademecum per sfruttare al meglio questa occasione?

r: Innanzitutto comperare ciò di cui si ha bisogno davvero, evitando il superfluo, e poi gli accorgimenti di sempre, ovvero confrontare i prezzi in vetrina con quelli di prima, e stare attenti a “dove” si acquista: bisogna puntare sulla fiducia con l’esercente.

d: “Comprare lucano”, e non magari in Rete, è sempre e comunque il consiglio giusto da dare?

r: E’ un consiglio giusto, perché i prezzi dei negozi di prossimità sono sempre ottimi; tuttavia nell’abbigliamento non sempre è più conveniente, ma quando si compra nel negozio vicino è bene sapere che si sostiene l’economia locale.

d: Se potesse prendere Guarente o Bardi sottobraccio, cosa direbbe loro?

r: Suggerirei un maggiore ascolto, sia del momento sindacale sia dei cittadini. Al presidente della Regione direi di conoscere meglio la realtà locale, passando più tempo con i suoi “amministrati”.

d: Veniamo ad alcune polemiche, recenti e non, a cominciare dagli stipendi dei direttori delle aziende sanitarie…

r: E non solo quelli. Ci sono anche i compensi dei dirigenti generali in Regione a di altre figure apicali. E’ una questione che in punta di diritto è però consentita.

d: E in punta di opportunità?

Questo lo giudica il cittadino, e il cittadino in effetti ha problemi a capire (sorride - ndr)…il perché dell’elargizione di un certo stipendio e in raffronto a che cosa.    

d: E invece la questione dei “napoletani” alla Regione? Le scuole di pensiero sono due: c’è chi afferma che vanno bene pure i Giapponesi purché siano competenti, e chi sostiene che i professionisti lucani si sentono mortificati.

r: Io sicuramente sposo quest’ultima linea di pensiero. In Basilicata i professionisti capaci di dare risposte ai cittadini nell’ambito del governo della cosa pubblica ci sono eccome.  

d: Il film che la rappresenta?

r: “Top Gun”.

d: Il libro?

r: “I malavoglia” di Verga.

d: La canzone?

r: Adoro il pop anni 80, e quindi direi “La isla bonita” di Madonna.

d: Mettiamo che fra cent’anni alla sede di Federcomsumatori a Potenza scoprono una targa a suo nome: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: «E’ stato uno di noi».

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di Walter De Stradis

 

 

Il suo libro sull’irriverente gruppo musicale degli Squallor (“Una rivoluzione rock”) è l’unico testo finora mai scritto sull’argomento, ma il musicista, critico e insegnante potentino Marco Ranaldi (figlio del compianto “Ninì”, già direttore del Museo Provinciale di Potenza), ha al suo attivo diverse altre pubblicazioni (fra queste “Pino Daniele. Cantore mediterraneo senza confini”; “Lelio Luttazzi. Lo swing nell’anima”; “Samuele Bersani. Chiedi un autografo all’assassino”; “Domenico Modugno. L’uomo in frack”, e molti altri titoli).

La sua ultima pubblicazione, appena uscita per i tipi di Officina di Hank, s’intitola “Suono comunicante. La musica immaginata di Ennio Morricone”.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: “Hai dett’ sterz!”, come direbbero a Potenza. Innanzitutto cerco di seguire il cammino segnato da mio padre (il già citato Francesco Ranaldi, noto archeologo e pittore - ndr), che mi ha riempito la vita dal punto di vista culturale; e poi con questa grande passione per la musica, che mi ha portato prima a fare il musicista e successivamente il critico.

d: Sul risvolto di copertina del suo ultimo libro, dedicato a Morricone, leggo che è anche “psicologo”.

r: Sono laureato in psicologia. Vi sono arrivato tramite lo studio della musicoterapia. Il mio maestro era il compianto Gianluigi Di Franco (che era poi la voce nel noto brano di Tony Esposito, “Kalimba de Luna”), che riteneva fondamentale la psicologia in quel tipo di percorso.

d: La provoco subito: lei è un musicista, e come critico ha pubblicato molti libri importanti e scrive su alcune riviste e quotidiani nazionali, e inoltre è giurato delle Targhe Tenco, ma qui a Potenza non è uno dei nomi “ricorrenti” dell’ “ambiente”. Essere più conosciuto a livello nazionale piuttosto che locale è frutto di una sua scelta? O è uno degli effetti del “sistema culturale” lucano?

r: Sorrentino direbbe che sono “le conseguenze dell’amore” (sorride). La verità è che questa è una città difficile, alla quale pure abbiamo dato tanto –e continuiamo a farlo- con l’associazione “Instabile”. Ma questa città ti sceglie se TU la scegli, ovvero se ti metti a chiamare e a chiedere, altrimenti resti fuori e sei uno “sfigato”. Anche mio padre era molto più famoso fuori che a Potenza, ma la sua era una scelta. Io per ragioni logistiche faccio il musicista qui, in un ambiente fatto di persone non facili, diciamo. Come scrittore non sono uno che si butta avanti, anche se mi rendo conto che bisogna avere “faccia e cuzzetto”, come si dice da noi. Tuttavia non sono un borghese -in una città molto borghese- e ci sono degli ambiti che non amo frequentare: mi basta che il mio lavoro sia riconosciuto dalle persone veramente attente.

d: Come dicevamo il suo ultimo libro, fresco di stampa, è su Ennio Morricone, personaggio a proposito del quale sono già usciti diversi testi. Perché un ulteriore libro? Cos’ha di diverso il suo?

r: Il mio libro non è una biografia, ma un'analisi a più livelli: ho cercato di prendere otto aspetti di Morricone, cercando di far emergere il suo modo diverso di “sentire” le cose.

d: Il titolo è in effetti “Suono comunicante – la musica immaginata”.

r: Lui è stato un grande comunicatore, ma come si suol dire, “non se la tirava”. Io l’ho conosciuto discretamente bene e posso dire che pur avendo tutte le carte in regola per essere un tipo hollywoodiano alla John Williams, rimaneva sempre il Morricone di Trastevere. Lui aveva un’idea di suono fenomenale, e nell’ultima parte della sua carriera è arrivato a scrivere cose di una bellezza indicibile, toccando veri e propri punti di svolta nell’evoluzione del suono compositivo.

d: Eppure si è letto che il Morricone compositore di colonne sonore cinematografiche si era sempre portato dietro il cruccio di sentirsi in qualche modo limitato in quell’ambito, e di non essere altrettanto noto per le sue produzioni di musica “assoluta”, ovvero sganciata dai film.

r: Sì, lui aveva iniziato a fare musiche da cinema per soldi, e in effetti -nel corso delle cinque interviste che gli ho fatto negli anni- era emerso questo suo “sminuire” –le virgolette sono d’obbligo- la scrittura per film. Ma guardi, tutto dipende dall’ambiente italiano, ove nell’opinione di molti, ancora, oggi, lui è solo quello “delle colonne sonore”, come se i grandi compositori fossero altri, quelli che non si “abbassano” a scrivere per i film o per le canzonette. Pensi che nel mio libro c’è anche chi arriva a definire Nino Rota “quello della ‘Pappa al pomodoro’”. E’ l’ignoranza forte dell’intellighenzia italiana.

d: Però poi quando vinci un Oscar…

r: Non gliene frega niente a nessuno lo stesso. Morricone ha continuato a essere più apprezzato in America. Gli fecero una corte enorme per andare a insegnare lì.

d: Qual era il rapporto fra Morricone e la nostra regione?

r: NON aveva un rapporto con la nostra regione. L’unica volta lo feci venire io a Potenza, in occasione della prima edizione di “Musicinema”, nel 1990. Se la memoria non mi inganna non era mai stato neanche a Matera, ma mi disse che era stato sul set del film “I Basilischi” della Wertmuller (in parte girato a Palazzo San Gervasio), per il quale aveva fatto le musiche. Quelle a Potenza furono due giornate molto intense. Ci fu un’esecuzione di musiche sue e poi un convegno, e la sera proiettammo “Nuovo Cinema Paradiso”, fresco vincitore di Oscar. Tuttavia ci fu un episodio molto spiacevole, che fece molto risentire Morricone (e il sottoscritto ebbe il suo bel da fare per calmarlo). Era infatti atteso il Presidente di un importante ente politico, ma quella mattina risultò all'improvviso inspiegabilmente... “impegnato”, e il Maestro ci rimase malissimo. Questo ti fa capire in che regione viviamo: le istituzioni non mostrarono alcun interesse per uno che ERA GIA’ Morricone. Pensi che mancava persino il direttore del Conservatorio!

d: Morricone sopravvisse benissimo lo stesso.

r: Ma certo, lui era una persona che non si negava, anche se poteva apparire burbero. Si può dire però che viveva in un mondo tutto suo, quello della musica, ma su quel terreno era sempre più che disponibile con chi ne volesse parlare.

d: Lei ha parlato di musica come terapia. Quale sarebbe invece la terapia giusta per curare la nostra regione?

r: Domanda cattiva. Questa regione avrebbe bisogno di riprendere dalla musica il senso di cordialità, la capacità di unire. Ma io da anni, al contrario, vedo un distacco dalla musica, soprattutto se intesa come comunicazione; vedo un disinteresse, se non per le solite situazioni “omologate”, che dunque vanno bene così.

d: Il libro che la rappresenta?

r: “Amare Tradire” di Aldo Carotenuto.

d: Il film?

r: “C’era una volta in America” (a prescindere dalle musiche di Morricone).

d: La canzone?

r: “Il nostro concerto” di Umberto Bindi, “Prima dammi un bacio” di Lucio Dalla, ma anche una qualsiasi di Enzo Jannacci.

d: Mettiamo che fra qualche anno la “Potenza culturale” le dà un premio: si sente soddisfatto o… “omologato” anche lei?

r: Ma siamo tutti omologati, inutile negarlo. Se mi dessero un premio sarei riconoscente, ma mi auguro innanzitutto che questa città impari ad amare le proprie risorse, perche ce l’ha e le ha avute. E io me le ricordo.

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di Don Donato Lauria,

parroco di Maria SS. Immacolata” - Rione Cocuzzo

 

Quanta bellezza nella parola ‘casa’!

Significa rete di attenzioni, cura, affetto, benevolenza.

Dio si fa CASA. Quando Dio entra in relazione con l’uomo si fa “sua casa”. La casa è tale se è essenzialmente un focolare di relazioni. Se nella tua vita hai relazioni che sono casa, puoi vivere anche le cose più difficili, puoi passare i periodi più brutti della tua vita perché quelle relazioni diventeranno per te l’unica cosa che ti serve per andare avanti, l’unica cosa che ti serve per poter affrontare la tua vita per poterti rendere conto che la vita vale la pena.

Pensiamo a Gesù, quando egli viene al mondo non ha nulla, tutti sono contro di lui, erode che lo cerca, le case che sono piene, non trova ospitalità perché le locande sono stracolme.

Ma il Verbo che viene in mezzo a noi non ha bisogno di nulla, non ha bisogno di un ospedale, di un luogo protetto, lui ha bisogno solo di Maria e Giuseppe, ha bisogno solo di relazioni che lo aiutino davvero ad entrare nel mondo e nella storia. La famiglia non è una relazione qualunque è una invenzione di Dio è la creatura di Dio.

Ecco cosa è la Parrocchia, una famiglia di famiglie che aiuta a trovare la forza anche quando le forze ti lasciano, a sentire che la tua vita vale la pena di essere vissuta, chefai parte di un circuito affidabile di relazioni gratuite e disinteressate senza le quali, molto spesso, ci portiamo le ferite per tutto il resto della nostra vita.

La Parrocchia è la “casa” dove queste relazioni sono “relazioni affidabili”, lì dove non è arrivato nostro padre, nostra madre, nostro fratello, nostra sorella ecco che Signore ci mette sulla strada persone che ci fanno da padre e da madre, da fratello da sorella che ci accompagnano nel nostro percorso di vita.

Ecco: A Natale e non solo a Natale, aiutare i nostri fratelli meno abbienti a ‘fare casa’ è un’opera per noi, comunità parrocchiale, che non risponde solo al bisogno immediato ma ha da sempre l’obiettivo di aiutarli a reinserirsi nel cammino della vita, di accompagnarli verso una ritrovata autonomia.

Abbiamo tutti questo bisogno di essere accompagnati e, ad un tempo, di vivere la nostra autonomia. E’ quello che avviene attraverso il lavoro costante della Caritas parrocchiale in unione con le altre forse di volontariato della nostra città a cui va il mio personale ringraziamento.

Questa “casa” però, è anche un’opera religiosa, non dimentichiamolo mai.

Nasce dall’amore di Dio per noi e tramite noi diventa amore per il fratello.

Con essa soccorriamo il corpo ma soprattutto l’anima.

Perché possiamo essere sazi nel corpo, ma infelici nell’anima e, al contrario, si può essere poveri di cose ma felici. Infatti, questa felicità è di un altro ordine.

È Cristo che si è rivelato come luce di Dio. E dunque la casa parrocchialedeve necessariamente essere il riverbero della luce di Dio.

Cosa sarebbe la nostra vita senza il calore dell’amore? Saremmo perduti, come legno secco in mezzo al gelo. Ma, si fa presto a parlare di amore, se ne parla spesso male e forse troppo.

Ma l’amore è cosa serissima, non lo si può banalizzare!

Esso ci coinvolge interamente e chiede perseveranza e fiducia incondizionata malgrado le fatiche. L’amore ha le sue fatiche, non è solo gratificante e sentimentale, è molto di più. È uscire sempre da noi stessi per affidarci a Dio e con Dio aprire le mani, anzi allargare le braccia all’uomo, nostro fratello.

La Pandemia e le politiche attuate dal governo centrale e da quelli periferici non hanno portato grandi benefici.

Chi vive nei gradini più bassi della scala economica, avrà bisogno di molti anni per riprendersi dagli impatti economici della pandemia.

La povertà non è comunque solo una questione monetaria. Può essere educativa, abitativa, sanitaria. Contro i tanti tipi di povertà la comunità parrocchiale, si mobilita, con le sue strutture: caritas, centri di ascolto, ambulatorio medico ed infermieristico, oratorio, gruppi di impegno sociale per poter assicurare un pasto al giorno, per migliorare l’accesso alle prestazioni sanitarie, per offrire un tetto a chi dorme per strada, per la compagnia agli anziani soli, per portare conforto a chi è nella disperazione…

Insomma le ferite della Pandemia continuano a sanguinare e in alcuni in modo emorragico.

Inoltre continuano a rimanere in uno stato di grave bisogno non solo i lavoratori saltuari e irregolari, che galleggiavano aggrappandosi alle opportunità offerte dal variegato mondo dell’economia informale, ma anche lavoratori con contratti regolari che sono stati sospesi dal lavoro e ricevono una cassa integrazione troppo bassa per sostenere i costi della vita. Infine non riescono a risalire la china coloro che hanno contratto un mutuo per l’acquisto della casa in tempi migliori e ora non riescono più a farvi fronte e chi si è indebitato anche per somme di modesta entità.

Aumentano le persone sole che bussano alla nostra “casa parrocchiale”, anziani soli con una pensione da fame, giovani senza opportunità di lavoro, padri e madri separati con figli a carico, senza alcun reddito se non entrate in nero e quindi privi di assicurazione e contributi.

Insomma per questi e tanti altri motivi che non possono trovare spazio in questo articolo, la parrocchia tutta si è mobilitata e continua a farlo in modo ordinario, ma soprattutto in questi giorni di festa per sostenere in parte il disagio, permettendo a tutti di trascorrere un NATALE al caldo in famiglia o in comunità perché a NESSUNO manchi la presenza di una relazione autentica che si fa AMORE.

 

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di Antonella Sabia

 

 

Complice il Covid, la denatalità nella nostra regione cresce a dismisura. Secondo i dati Istat relativi al 2020, pubblicati qualche giorno fa, la Basilicata si distingue per l’età media che pare essersi alzata a 33 anni. Da sottolineare inoltre che la maggior parte delle donne ha contratti nell’ambito del terziario, oppure part-time e lavori precari, quindi fa parte di un sistema lavorativo ancora poco tutelato. Abbiamo trattato l’argomento con la Consigliera di Parità, avv. Ivana Pipponzi

d: I dati sulla natalità in Basilicata nel 2020 sono drammatici, stando anche alle parole del Dr. Sergio Schettini, direttore del Dipartimento materno-infantile dell’ospedale San Carlo di Potenza. Quali possono essere i fattori scatenanti?

Da qualche anno, l’Italia e in particolare le regioni del Sud, tra queste la Basilicata, sono attanagliate da un problema stringente: la denatalità. E a ben ragione possiamo definirli “paesi non per giovani”. Come Consigliera Regionale di Parità ritengo che una delle cause della mancata nascita di bambini dipenda da una scelta che viene operata dalle tante donne e dalle neo coppie, che prima di mettere al mondo dei bambini verificano se hanno le disponibilità economiche per poterli mantenere. Avviene in particolare nel caso delle lavoratrici madri in Basilicata, dove si registra una mancata presenza di welfare, di strutture a sostegno delle famiglie per la conciliazione tra vita privata e lavoro.

d: Il sistema sanitario lucano corre il rischio di ulteriori tagli, sulla scorta dei dati riportati sulla natalità?

r: È evidente che si corre il rischio di chiusura di alcuni punti nascita più piccoli sul territorio lucano, ma non ho informazioni precise in merito poiché la mia competenza è focalizzata in particolare sulle donne nel contesto lavorativo.

d: Questi due anni di pandemia che abbiamo vissuto, di cui ancora non vediamo la fine, di quanto hanno acuito il problema?

r: La pandemia è vero che ha inferto un colpo molto pesante, stiamo sentendo ancora i riverberi, e quanto a isolamento e paura, credo che chi ha pagato un prezzo maggiore siano i bambini che si sono trovati a vivere isolati a casa, con lezioni da remoto. Tantissimo hanno sofferto anche le donne a causa dello smart working, un’importante misura di conciliazione vita-lavoro che ha evitato la propagazione del virus. È anche vero però che nel mentre lavoravano da casa, erano impegnate nei lavori casalinghi, nella cura dei bambini che avevano la didattica distanza aiutandoli. Anche attraverso l’osservatorio dello Smart Working in ottica di genere, si è osservato che queste lavoratrici hanno subito un carico di stress da lavoro correlato molto pesante. Voglio ricordare ancora che le donne lucane sono quelle in cui si riscontra ancora il Gender Digital Divide, cioè una scarsa conoscenza del digitale, che ha impedito loro di lavorare in maniera fruttuosa, non riuscendo nella gestione dei propri figli con la didattica a distanza. Non siamo ancora usciti dalla pandemia, ma pare che il trend sia quello di continuare a lavorare da casa, proprio come una buona misura per conciliare il lavoro, e quindi le donne hanno la necessità di misurarsi con i computer, ma soprattutto è necessario che le donne si mettano al pari con i loro colleghi uomini.

d: Le generazioni dei nostri nonni, pur non avendo grandi disponibilità economiche, tendevano a creare grandi famiglie, in particolare nei paesini più piccoli. Oggi questo non accade più: in cosa è cambiata la mentalità dei giorni nostri?

r: È una domanda che ci si pone spesso: seppur non c’erano grandi situazioni economiche, c’era una comunità intorno alle famiglie; magari questi bambini avevano nonni, bisnonni, zii e vicini che si prendevano cura di loro. Oggi viviamo in una situazione di benessere, ma le famiglie sono isolate e tante volte non ci si conosce neanche sullo stesso pianerottolo, quindi quella solidarietà che si è rivelata tanto preziosa e importante, si è andata perdendo. Tante volte ho stimolato un’idea che viene dalla Francia -uno dei paesi più attivi da questo punto di vista- circa la presenza del cosiddetto babysitter di condominio.

d: Anche l’età media delle donne che diventano madri è di fatto aumentata, come si può conciliare il desiderio di fare carriera con quello di mettere al mondo un figlio?

r: Una donna accede già in ritardo al mondo del lavoro, o accede con tante difficoltà visto il perdurante divario tra uomo e donna. Una volta che la donna lucana ha recuperato un lavoro, spesso part-time, o anche pagato male rispetto al collega uomo, opera purtroppo un’odiosa scelta: rimanere nel mondo del lavoro oppure diventare mamma. E spesso si opta per la prima cosa, perché è ovvio che un figlio costa, soprattutto in mancanza di sostegni che vanno ad aggravare ulteriormente le casse familiari; talvolta si ricorre quindi ai nonni per sopperire a questa mancanza. Ci si riduce quindi a non fare più figli oppure a farli in tarda età, il che potrebbe creare non pochi problemi anche a livello fisico. I preziosi dati che abbiamo letto lo scorso 12 novembre sulla convalida delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, ci presentano un fatto molto interessante che può spiegare questa denatalità. Se pensiamo alle convalide delle madri con figli da 0 a 3 anni, andiamo a verificare come l’80% delle lavoratrici che si sono dimesse lo hanno fatto perché hanno denunciato proprio l’assenza di Welfare a sostegno della maternità, come asili nido aziendali, pubblici o privati (che hanno costi altissimi), scegliendo poi di rinunciare al lavoro.

d: Per concludere, quali potrebbero essere ulteriori incentivi a favore dei nuovi nati?

r: Rimane fondamentale anche la misura del congedo di paternità, che oggi dà la possibilità a un padre di prendere fino a 10 giorni, ma sarebbe opportuno che questi giorni aumentino in maniera tale che accanto alla lavoratrice madre ci sia anche un sostegno fattivo del padre, che garantirebbe una maggiore tranquillità alla nuova mamma. È molto importante a tale scopo la legge Gribaudo sulla parità salariale, che va a focalizzarsi su quali sono le misure che le aziende prendono in favore delle lavoratrici donne, a favore della parità di genere. Tutte le aziende che adotteranno queste misure otterranno delle premialità: devo dire che per quanto riguarda il governo centrale c’è uno focalizzazione sul sostegno alla parità di genere e quindi anche alla maternità. Dobbiamo mutuare delle esperienze dei Paesi vicini, penso ad esempio alla Francia proprio per il sostegno del governo centrale messo in campo a favore delle donne; e lì non è raro trovare giovani francesi che hanno almeno tre figli, perché sono sostenute in maniera fattiva e strutturale dal governo con degli assegni familiari. Congedi di maternità, ma anche di paternità, sono obbligatori nei paesi del Nord Europa, ormai maniera crescente rispetto all’Italia. C’è da ben sperare con le nuove misure che sono state messe in campo dal governo centrale con un assegno unico, a seconda del numero di figli, anche indipendentemente dal reddito della famiglia. Abbiamo compreso, purtroppo, che le misure spot che ci sono state negli anni passati, non hanno sicuramente giovato sul sostegno alla maternità.

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