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di Antonella Sabia

 

 

Complice il Covid, la denatalità nella nostra regione cresce a dismisura. Secondo i dati Istat relativi al 2020, pubblicati qualche giorno fa, la Basilicata si distingue per l’età media che pare essersi alzata a 33 anni. Da sottolineare inoltre che la maggior parte delle donne ha contratti nell’ambito del terziario, oppure part-time e lavori precari, quindi fa parte di un sistema lavorativo ancora poco tutelato. Abbiamo trattato l’argomento con la Consigliera di Parità, avv. Ivana Pipponzi

d: I dati sulla natalità in Basilicata nel 2020 sono drammatici, stando anche alle parole del Dr. Sergio Schettini, direttore del Dipartimento materno-infantile dell’ospedale San Carlo di Potenza. Quali possono essere i fattori scatenanti?

Da qualche anno, l’Italia e in particolare le regioni del Sud, tra queste la Basilicata, sono attanagliate da un problema stringente: la denatalità. E a ben ragione possiamo definirli “paesi non per giovani”. Come Consigliera Regionale di Parità ritengo che una delle cause della mancata nascita di bambini dipenda da una scelta che viene operata dalle tante donne e dalle neo coppie, che prima di mettere al mondo dei bambini verificano se hanno le disponibilità economiche per poterli mantenere. Avviene in particolare nel caso delle lavoratrici madri in Basilicata, dove si registra una mancata presenza di welfare, di strutture a sostegno delle famiglie per la conciliazione tra vita privata e lavoro.

d: Il sistema sanitario lucano corre il rischio di ulteriori tagli, sulla scorta dei dati riportati sulla natalità?

r: È evidente che si corre il rischio di chiusura di alcuni punti nascita più piccoli sul territorio lucano, ma non ho informazioni precise in merito poiché la mia competenza è focalizzata in particolare sulle donne nel contesto lavorativo.

d: Questi due anni di pandemia che abbiamo vissuto, di cui ancora non vediamo la fine, di quanto hanno acuito il problema?

r: La pandemia è vero che ha inferto un colpo molto pesante, stiamo sentendo ancora i riverberi, e quanto a isolamento e paura, credo che chi ha pagato un prezzo maggiore siano i bambini che si sono trovati a vivere isolati a casa, con lezioni da remoto. Tantissimo hanno sofferto anche le donne a causa dello smart working, un’importante misura di conciliazione vita-lavoro che ha evitato la propagazione del virus. È anche vero però che nel mentre lavoravano da casa, erano impegnate nei lavori casalinghi, nella cura dei bambini che avevano la didattica distanza aiutandoli. Anche attraverso l’osservatorio dello Smart Working in ottica di genere, si è osservato che queste lavoratrici hanno subito un carico di stress da lavoro correlato molto pesante. Voglio ricordare ancora che le donne lucane sono quelle in cui si riscontra ancora il Gender Digital Divide, cioè una scarsa conoscenza del digitale, che ha impedito loro di lavorare in maniera fruttuosa, non riuscendo nella gestione dei propri figli con la didattica a distanza. Non siamo ancora usciti dalla pandemia, ma pare che il trend sia quello di continuare a lavorare da casa, proprio come una buona misura per conciliare il lavoro, e quindi le donne hanno la necessità di misurarsi con i computer, ma soprattutto è necessario che le donne si mettano al pari con i loro colleghi uomini.

d: Le generazioni dei nostri nonni, pur non avendo grandi disponibilità economiche, tendevano a creare grandi famiglie, in particolare nei paesini più piccoli. Oggi questo non accade più: in cosa è cambiata la mentalità dei giorni nostri?

r: È una domanda che ci si pone spesso: seppur non c’erano grandi situazioni economiche, c’era una comunità intorno alle famiglie; magari questi bambini avevano nonni, bisnonni, zii e vicini che si prendevano cura di loro. Oggi viviamo in una situazione di benessere, ma le famiglie sono isolate e tante volte non ci si conosce neanche sullo stesso pianerottolo, quindi quella solidarietà che si è rivelata tanto preziosa e importante, si è andata perdendo. Tante volte ho stimolato un’idea che viene dalla Francia -uno dei paesi più attivi da questo punto di vista- circa la presenza del cosiddetto babysitter di condominio.

d: Anche l’età media delle donne che diventano madri è di fatto aumentata, come si può conciliare il desiderio di fare carriera con quello di mettere al mondo un figlio?

r: Una donna accede già in ritardo al mondo del lavoro, o accede con tante difficoltà visto il perdurante divario tra uomo e donna. Una volta che la donna lucana ha recuperato un lavoro, spesso part-time, o anche pagato male rispetto al collega uomo, opera purtroppo un’odiosa scelta: rimanere nel mondo del lavoro oppure diventare mamma. E spesso si opta per la prima cosa, perché è ovvio che un figlio costa, soprattutto in mancanza di sostegni che vanno ad aggravare ulteriormente le casse familiari; talvolta si ricorre quindi ai nonni per sopperire a questa mancanza. Ci si riduce quindi a non fare più figli oppure a farli in tarda età, il che potrebbe creare non pochi problemi anche a livello fisico. I preziosi dati che abbiamo letto lo scorso 12 novembre sulla convalida delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, ci presentano un fatto molto interessante che può spiegare questa denatalità. Se pensiamo alle convalide delle madri con figli da 0 a 3 anni, andiamo a verificare come l’80% delle lavoratrici che si sono dimesse lo hanno fatto perché hanno denunciato proprio l’assenza di Welfare a sostegno della maternità, come asili nido aziendali, pubblici o privati (che hanno costi altissimi), scegliendo poi di rinunciare al lavoro.

d: Per concludere, quali potrebbero essere ulteriori incentivi a favore dei nuovi nati?

r: Rimane fondamentale anche la misura del congedo di paternità, che oggi dà la possibilità a un padre di prendere fino a 10 giorni, ma sarebbe opportuno che questi giorni aumentino in maniera tale che accanto alla lavoratrice madre ci sia anche un sostegno fattivo del padre, che garantirebbe una maggiore tranquillità alla nuova mamma. È molto importante a tale scopo la legge Gribaudo sulla parità salariale, che va a focalizzarsi su quali sono le misure che le aziende prendono in favore delle lavoratrici donne, a favore della parità di genere. Tutte le aziende che adotteranno queste misure otterranno delle premialità: devo dire che per quanto riguarda il governo centrale c’è uno focalizzazione sul sostegno alla parità di genere e quindi anche alla maternità. Dobbiamo mutuare delle esperienze dei Paesi vicini, penso ad esempio alla Francia proprio per il sostegno del governo centrale messo in campo a favore delle donne; e lì non è raro trovare giovani francesi che hanno almeno tre figli, perché sono sostenute in maniera fattiva e strutturale dal governo con degli assegni familiari. Congedi di maternità, ma anche di paternità, sono obbligatori nei paesi del Nord Europa, ormai maniera crescente rispetto all’Italia. C’è da ben sperare con le nuove misure che sono state messe in campo dal governo centrale con un assegno unico, a seconda del numero di figli, anche indipendentemente dal reddito della famiglia. Abbiamo compreso, purtroppo, che le misure spot che ci sono state negli anni passati, non hanno sicuramente giovato sul sostegno alla maternità.

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Le sfide che siamo stati chiamati ad affrontare in questi ultimi due anni, ci hanno spinto a riflettere sul vero senso delle cose, sulla caducità del tempo, e soprattutto della vita. Ci apprestiamo ad entrare nella settimana che precede il santo Natale, e il fotoreporter Rocco Esposito ha raccolto un video messaggio che mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo delle diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsiconuovo, ha mandato alla nostra redazione.

È proprio sulla pandemia che si è soffermato inizialmente, a pochi giorni da questa grande luce che accompagnerà la nascita del Bambino. “Chi di noi non ha avvertito il peso di questa pandemia che ci ha toccato fino al midollo. Noi adulti abbiamo portato questo peso che ci ha sovrastato, e che dire dei più giovani che forse hanno perso un tratto della loro vita da adolescenti, non hanno avuto modo di espandersi, di avere relazioni e contatti”. S.E.R. Mons Ligorio, proprio in relazione ai nostri giovani lucani ha fatto cenno all'inaugurazione ufficiale del corso di Laurea in Medicina che si è tenuto negli scorsi giorni presso l'UNIBAS. “È una grande responsabilità per la nostra regione, non stiamo parlando solo di investire su qualcosa, stiamo investendo sulle persone che a loro volta potranno infondere cultura che diventa servizio nella sofferenza e nella malattia. Coraggio giovani – ha affermato mons. Ligorio – accettate le sfide che oggi la storia vi sta offrendo, ma soprattutto abbiate la forza di accogliere e investire su questo territorio perché qui ci sono delle domande che attendono risposte”.

Alla nostra redazione ha anche affidato il suo augurio per i potentini e più in generale per i lucani:

Sono vescovo in Basilicata da ormai 23 anni, il signore mi ha affidato prima Tricarico, poi Matera e adesso Potenza, ho toccato con mano che c’è una bellissima sensibilità e una grande ricchezza d’animo, dobbiamo solamente acquistare consapevolezza dei doni che ci sono in questi territori, e del dono che è ciascuno di noi. Consapevolezza significa prendere più a cuore quello che siamo, avere coraggio di saper mettere a frutto questi talenti, e mettersi anche in discussione, per dare una risposta ai nostri bisogni”.

Sui rapporti con le Istituzioni ha affermato: “Durante gli incontri ho visto un avvicinarsi reciproco, alla ricerca di dialogo, di una parola di incoraggiamento e di speranza. C’è disponibilità da parte di tutti a guardare oltre a questa realtà che a volte ci ottenebra, ci oscura ma questo può accadere solamente se tutti ci mettiamo in discussione e sappiamo lavorare insieme”.

E poi il pensiero più intenso, agli ammalati, ai carcerati e a chi per motivi economici non trascorrerà un Natale sereno. “Sono punti nevralgici della nostra umanità, sarò più volte in ospedale a celebrare messa nei reparti, nella Fede vedono una speranza a cui aggrapparsi. Andrò anche a celebrare messa in carcere, qui si scorgono volti segnati, certe volte spenti, che tornano a brillare in particolare quando si toccano le corde della famiglia, perché sono proprio i loro cari, un punto di ravvedimento della loro vita. Un pensiero va poi a coloro i quali non hanno un lavoro, è pesante, a volte diventa un vero macigno vivere queste feste, perché invece di gioire si vive in uno stato di sofferenza. Ecco allora mi auguro che il pane non manchi in nessuna mensa, con questa nostra capacità di spezzare il pane, mangiare insieme e capire che prima di tutto viene la dignità dell’uomo”.

Ultimo ma non meno importante, un pensiero ai bambini, nostra generazione futura: “Non è un caso che il signore dica <Lasciate che i bambini vengano a me>, per la loro spontaneità, il senso di stupore che si scorge nei loro occhi per le piccole cose. È proprio dai bambini che bisognerebbe imparare questa capacità di saper leggere tra le righe di questa storia offuscata. C’è speranza che emerge, sovrasta, che ci fa in camminare e guardare il futuro con più fiducia”, ha così concluso mons. Salvatore Ligorio.

Antonella Sabia

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

A soli ventotto anni è diventato segretario regionale del Partito Democratico (la proclamazione averrà lunedì), che dopo due anni di commissariamento, non la smetteva di fare “picci di sonno”. Raffaele La Regina, potentino, pensa a un patto generazionale fra dirigenti di oggi e di ieri, ma per il momento rispedisce al mittente paragoni con altri “giovani talenti” del recente passato del centrosinistra (dalle alterne fortune).

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Legandola a un libro che parla di fisica quantistica e che si intitola “Heligoland”. C’è chi sostiene che il tempo non esiste, io ritengo invece che ognuno di noi esiste per dare un senso al tempo che vive. Il mio senso dell’esistere è quello di dare una speranza a un territorio, prendendo parte a una sfida collettiva.

d: Lei parla di fisica quantistica, ma questo Pd è più “onda” o più “particella”? Ma, poi, esiste UN Pd in Basilicata?

r: Questo Pd ESISTE ed è il pilastro del buon governo, e lo abbiamo visto in Italia, sia a livello di governo sia di elezioni amministrative. Per quanto riferibile alla Basilicata, beh, io rifuggo da quell’immagine trita del Pd come partito delle “reazioni avverse”: certo, abbiamo avuto delle stagioni “turbolente”, ma al nostro interno abbiamo delle classi dirigenti che non sono seconde a nessuno per qualità. E oggi credo si avverta QUANTO alla Basilicata manchi il Partito Democratico. Spesso per avviare una fase nuova c’è bisogno di colluttazione, di scontri (anche se io le problematiche preferisco discuterle dentro casa mia), ma non credo ci sia un’altra comunità che, come la nostra, gira per il territorio, fa i congressi e attiva dialoghi e confronti al suo interno, che sono la base della democrazia. Senza contare tutti gli amministratori e segretari capaci che abbiamo in ogni angolo della Basilicata.

d: Perché il Pd ha perso le ultime regionali?

r: A mio avviso è una sconfitta che viene da lontano, da UN ALTRO Pd -prima di Zingaretti e Martina- che aveva perso ogni contatto con la società civile, che riteneva superflua l’interlocuzione con le parti sociali (per andare a contrattare direttamente con gli amministratori delegati), che aveva dimenticato come si stava nelle fratture sociali, e che si occupava solo di se stesso. Un partito che parlava tanto di “rottamazione” e che alla fine ha “rottamato” soltanto se stesso.

d: Contestualizziamo il discorso alla Basilicata.

r: Quel partito ha prodotto conseguenze anche sui territori. Si parlava di “rottamazione”, ma spesso le dinamiche erano ben altre. Io non credo nella “rottamazione” e nel giovanilismo di maniera, ritengo invece che ci sia da stringere un patto inter-generazionale tra la classe dirigente…

d: …“Diversamente giovane”?

r: Esatto… e quella più recente, che possa riportare il Pd alla guida della Basilicata.

d: Una pausa di colore: le hanno mai detto che rassomiglia a un giovane Vito Santarsiero? Secondo me, se taglia la barba e mette gli occhiali…

r: (Ride) In verità ero abituato a un altro paragone…

d: Con Speranza? In effetti somiglia un po’ anche a lui.

r: Ma anche il paragone con Vito mi fa piacere.

d: Lei è giovane, ma ha già discrete esperienze, avendo lavorato col Ministro per il Sud, Provenzano. E se qualcuno, fra qualche tempo, la definisse “il nuovo Speranza”…?

r: (Sorride) Questo non lo so, intanto voglio essere Raffaele La Regina, segretario Pd. Tutti i nostri dirigenti vanno ringraziati, e credo che lo stesso Roberto abbia affrontato la Pandemia con la schiena dritta, trasformando il nostro Paese in un modello. Proprio ieri (lunedì – ndr) si è inaugurato il nuovo corsi di studi in medicina... Ma le parlavo prima di un patto generazionale fra classi dirigenti: è un percorso che voglio portare avanti senza “rassomigliare” a nessuno.

d: Ecco. Mi è capitato, in un bar, di ascoltare i commenti sulla sua nomina a segretario regionale del Pd: «Guarda com’è giovane questo, chissà come se lo manovreranno…».

r: Bah, io lascerò parlare i fatti. Chi ancora pensa che questo partito possa “manovrarsi” in virtù di prove di forza o di “retroscenismo”, non ha capito che così non si esce dall’impasse in cui il Pd oggettivamente si trova. Ed è per questo che agirò in piena autonomia, e senza condizionamenti di sorta.

d: Veniamo ai temi reali. La costringo subito a sparare del “fuoco amico”: mi dica una pecca del Santarsiero sindaco di Potenza.

r: E’ stato un ottimo sindaco, che è stato rieletto (cosa non facile) con un plebiscito, un exploit nelle contrade (in questa sede vorrei ricordare anche la bella figura di Nicola Lovallo, al quale bisognerà intitolare una sede del Pd). Anche da presidente del consiglio regionale, Vito è stato sempre un dirigente apprezzato dalla comunità, ma a volte anche troppo sacrificato dal suo stesso partito (ma lo vediamo tutti in questi in giorni, quanto il sindaco Santarsiero possa rivendicare il buon lavoro fatto). Ma ho un’idea diversa, tuttavia, sul passaggio politico, quello che poi ha portato il Pd a una sconfitta a Potenza, con la vittoria dell’ottimo ingegner De Luca. Bisognava trovare il coraggio di proseguire su una strada già trovata, provando a immaginare una Potenza diversa da quella che eravamo abituati a vedere (ricordo le polemiche sulla grandi costruzioni, su una città che non riusciva ad essere attrattiva o a diventare realmente “universitaria”). Credo che sia mancata un’idea di città proiettata nel futuro: ecco, Vito avrebbe dovuto già dare al suo successore un’idea di capoluogo da portare avanti.

d: A proposito di “città universitaria”: adesso con la “facoltà” di Medicina c’è da lavorare ancora di più in quest’ottica.

r: Innanzitutto ritengo che il Pd non riconquisterà la regione se prima non ha riconquistato Potenza (così come Matera, Melfi…). Credo che nell’interesse di Potenza si debba ripartire rilanciando TUTTO l’Ateneo, lavorando su TUTTE le facoltà (e lì c’è bisogno anche di intellettuali meno “asettici” sui temi cittadini), portando il capoluogo a essere non soltanto “città di servizi”, ma anche di innovazioni sociali. Ieri sono stato a Bucaletto, alla “Casa di Leo”: ecco, sono luoghi che non vengono valorizzati.

d: Il lavoro delle varie Caritas testimonia un preoccupante consolidarsi delle cosiddette nuove povertà.

r: La Basilicata è la regione col più alto tasso di povertà relativa delle famiglie (23,4%); si parla anche di povertà educativa; i dati Svimez ci dicono che il tasso naturale di crescita in regione è sceso al -10%. Sono dati che fanno spavento. La povertà si combatte col lavoro e coi servizi sociali, che vanno rafforzati. C’è da ripensare al tipo di welfare che vogliamo e a come fermare l’emigrazione giovanile. Senza contare che l’emigrazione sanitaria FA PARTE di questo “calderone” delle nuove povertà. Bisogna insistere sul sostegno al reddito, su nuove politiche industriali.

d: Un refrain ormai “popolare”: «Con tutto il petrolio che abbiamo (e che diamo), disoccupazione e povertà qui da noi sono ancora un’emergenza».

r: Concordo. Un dato su tutti che fa anch’esso paura: il tasso dei giovani professionisti lucani impiegati nel settore energetico è il più basso d’Italia! Credo che sia questa grande stortura il primo impedimento al “diritto a restare” in Basilicata. Credo inoltre che le royalties vadano spese per rafforzare i servizi sociali, le politiche industriali, e non per tappare i buchi di bilancio della Regione. Siamo tutti contenti se vengono a cantare i Pooh a Viggiano, ma credo che quei soldi debbano servire a garantire ai giovani lucani il diritto a lavorare e a metter su famiglia nel loro territorio. Il fatto è che arriveremo –come da accordo con le compagnie- fino 2029 estraendo fino all’ultima goccia di petrolio disponibile, con compensazioni ambientali che sono perlomeno da rivedere!

d: I problemi di chi amministra si acuiscono quando i soldi CI SONO.

r: Proprio così. Lo stiamo vedendo col Pnrr, con l’Agenda 21/27, con la PAC. La verità è che se non si ha la capacità di fare programmazione seria, queste risorse rischiano di rimanere non spese (è successo con l’Agenda 14/20, anche se sono state riprogrammate). Ecco perché noi gireremo i territori, dialogando con amministratori e società civile, per mettere a punto un piano di sviluppo da consegnare a Bardi.

d: Ma Bardi e i suoi hanno appena redatto il loro Piano Strategico Regionale.

r: Sono delle slide ben fatte, ma non disegnano in modo preciso COME verranno utilizzate le risorse e gli assi di sviluppo che si immaginano. E’ un Piano presentato con due anni ritardo (è vero che nel frattempo c’è stato il Covid, come dice Bardi, ma il Piano Sud 20/30 del Governo è stato fatto PRIMA della Pandemia e poi riconvertito all’emergenza, con successo!) e in maniera confusa. Bardi dice che adesso, una volta presentato il Piano, potrà incontrare sindaci e parti sociali, ma in democrazia di solito accade il contrario! Comunque ci saremo anche noi a quei tavoli. Lo faremo appena finito il viaggio nei territori.

d: Anche lei col camper?

r: (Ride). No, preferisco essere più ecologico.

d: E come girerà la Basilicata, in bicicletta?

r: Ci sono anche i treni. Questo partito ha bisogno di un’immagine fresca.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Di fare il possibile affinché i giovani possano tornare in Basilicata. Non possiamo solo “augurarci” che le cose accadano.

d: In questo discorso c’entra –o meno- la polemica sui dirigenti “campani” nominati da Bardi?

r: Trattandosi di scelte discrezionali indirizzate alla diretta collaborazione, non entro nel merito… anche se in Basilicata di dirigenti capaci e preparati ce ne sono eccome, e la politica può fare uno sforzo in più. Ma questa è solo una parte del ragionamento. C’è da aprire la stagione dei concorsi pubblici, perché la pubblica amministrazione è molto anziana.

d: E a Mario Guarente cosa direbbe in confidenza?

r: E’ un amico, e gli direi di lavorare in maniera esclusiva per questa città, senza trascinarla nelle vicende che riguardano invece le fratture del centro-destra, che attengono agli interessi di alcuni imprenditori appartenenti al mondo sportivo (legati al centrodestra stesso)… gli chiederei da farla uscire da queste dinamiche che Potenza la incupiscono e la rendono meno attrattiva. Bisogna aprirla invece al mondo della cultura, dell’innovazione e della ricerca.

d: Il film che la rappresenta?

r: Io sono molto “nerd”: “Star Wars”, “Il Signore degli anelli”, “Avengers” e “Harry Potter”, sono le saghe a cui sono più legato.

d: La canzone?

r: “Telefonami tra vent’anni”, di Lucio Dalla.

d: Il libro?

r: “La scopa del sistema”, di David Foster Wallace. Parla delle Crisi che ci ha portato a essere tutti precari.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: «Un compagno e un amico».

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di Walter De Stradis

 

 

 

Già sindaco del suo paese (Brienza, provincia di Potenza) e attualmente consigliere comunale di maggioranza (capogruppo), il sessantenne Donato Di Stefano, dall’eloquio rapido e la voce bassa e leggermente soffiata, è il coordinatore regionale della Cia – Confederazione Italiana Agricoltori.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Vivo con grande passione e rigore professionale questa ormai ultratrentennale esperienza in Confederazione, a livello regionale, ma anche nazionale (avendo una responsabilità sul tema delle bonifiche e dell’irrigazione). Sono convinto che l’agricoltura oggi più che mai potrà essere il catalizzatore di un nuovo modello di sviluppo per la Basilicata. Il vero tema su cui stiamo lavorando è la capacità, da parte di questo mondo, di fare reddito. In quest’ottica, nella nuova programmazione, e col Pnnr e il Piano strategico regionale, ritengo possa esserci una “stagione nuova”. In ambito programmazione 21-27, c’è in ballo il discorso fondi strutturali (gli ex FEI), il FESR, il Fondo di Coesione, senza contare tutte le risorse rivenienti dalla royalties.

d: Sulle royalities ci torniamo, ma –considerate anche le polemiche in atto- qual è la vostra posizione sul Piano strategico regionale, licenziato di recente?

r: Già a novembre facemmo alcune proposte. La chiave di volta per noi è la DISCONTINUITÀ col passato, pensando a un “Fondo unico integrato” e al concetto di “intersettorialità”, onde evitare cioè che si lavori per “mono-fondi” (agricoltura, commercio, artigianato, servizi etc.). A Bardi abbiamo chiesto di lavorare sul tema della coesione territoriale, che interessa 120 comuni e 250mila lucani, non tralasciando il contrasto all’emorragia demografica. C’è insomma bisogno di uno Piano strategico per le aree interne, cosa che attualmente non è presente nel Documento.

d: Se dovesse dare un voto?

r: E’ un elenco di buoni propositi. Va riempito di contenuti, ma devo dire che grazie alla sensibilità dei due consulenti, Perri e Cuoco, ci si è aperti al confronto con tavoli tematici. La grande industria e i grandi investimenti nella nostra regione vanno accompagnati da uno sforzo in direzione delle piccole e medie imprese. Abbiamo poi fatto altre: innanzitutto investire sul “capitale natura” (acque, forestazione, energie rinnovabili, suolo).

d: Un veloce passaggio sul petrolio. Se sul Piano strategico -a quanto lei dice- della concertazione c’è stata, lo stesso non sembra essere accaduto per quanto riguarda i tavoli di trattativa con le Compagnie. E’ d’accordo?

r: Noi abbiamo chiesto di essere presenti. Ma ai tavoli partecipano soltanto ALCUNE categorie e i rapporti con le piccole e medie imprese si sono interrotti. Certo che siamo interessati alla questione petrolio. In Val D’Agri, ma anche nell’Alto Sauro-Camastra, i primi a pagare pedaggio per queste estrazioni sono le comunità locali e le colture locali. Noi ribadiamo la nostra proposta: perimetrare, zonizzare, fare le aree “filtro e cuscinetto”, verificare quale tipo di agricoltura, anche “no food”, è possibile realizzare in quelle aree (dal momento che noi non siamo “contro” le estrazioni). Non si può continuare a vivere di penalizzazioni: su dieci persone che telefonano per avere informazioni sul fagiolo di Sarconi o sul pecorino di Moliterno, otto di queste la prima cosa che chiedono è quanto distano le produzioni dai pozzi! Ovvio che c’è un danno d’immagine piuttosto percepibile.

d: Secondo il vostro ultimo Rapporto l’agricoltura lucana sembra aver tenuto botta contro la Pandemia, ma cos’è cambiato veramente?

r: Tutto ciò che prima si consumava anche fuori (ristoranti, pizzerie etc.), oggi è diventato prevalentemente “a uso interno”, domestico, familiare. No è un caso che oggi un prodotto diventato ricercatissimo sia quello delle farine. E mi auguro che non si speculi. Ne consegue che bisogna attrezzarsi: l’e-commerce è salito del 157%, un’impennata hanno avuto anche le consegne a domicilio. Noi stessi stiamo per attuare un grandissimo progetto, l’apertura di quattro punti per consegne a domicilio ed e-commerce: uno su Potenza, uno su Matera, uno in Val D’Agri e l’altro è una piattaforma che coinvolge più di quattrocento aziende agroalimentari.

d: Tutti gli agricoltori lamentano il poco reddito derivante dal grano, malgrado il quasi raddoppio del suo prezzo di vendita (causato anche dall’aumento dei costi dell’energia). La CIA come propone di risolvere il problema dei guadagni degli agricoltori e dei prezzi di vendita al dettaglio di pane e pasta?

r: E’ una bella sfida. E’ il tema dei temi: costruire anche in Italia un sistema per avere sempre più certezze nelle quotazioni e rimuovere speculazioni o (perché di questo si tratta) turbative di mercato. Va dunque costruito un modello di quotazione che tiene conto dell’indicizzazione (basato su alcuni valori base e cioè mezzi tecnici, costo lavoro, trasporto-servizi ed energia): un prodotto non può costare o essere valutato meno di quello che costa per produrlo. Un tentativo interessante è quello degli otto CUN (Comitati Unici Nazionali per le Quotazioni) istituiti dal Ministero. Purtroppo dopo le prime riunioni si sono già registrate le prime defezioni per difficoltà di dialogo. L’altra questione che proponiamo in ambito quotazioni è che tutto debba essere agganciato alla qualità. C’è dunque bisogno di una contrattualistica nazionale interprofessionale e soprattutto di una regionale, sperando di stimolare gli assessori regionali: se sul latte non facciamo un contratto locale, non si potrà mai sperare di recuperare ciò che si fa a livello nazionale!

d: Veniamo al problema della carenza d’acqua da irrigazione nei periodi estivi e dell’eccessivo costo dell’acqua stessa. Cosa proporrebbe la CIA per ridurre i consumi o anche solo gli sprechi? Cosa proporrebbe per ridurre i costi dell’acqua?

r: La Basilicata ha quasi un miliardo di metri cubi di invasati. Il problema piuttosto è utilizzarli al meglio e dove più servono. Anche in questo caso si potrebbe creare un sistema di sviluppo interessante: basti pensare all’idro-elettrico. La prima cosa da fare, a mio parere, è migliorare il piano irriguo, anzi con l’attuale Amministratore già ci stiamo lavorando, considerato che sono già disponibili quattro finanziamenti. Uno di questi fondi riguarderà l’informatizzazione delle consegne. In Basilicata in media si irrigano aree di circa ventotto o trentamila ettari di terreno effettivi e si consumano dai trecento ai trecentoventi milioni di acqua. Se passiamo al rapporto ettari/consumi, noi per ogni ettaro di terreno consumiamo circa diecimila metri cubi di acqua. Perché, dunque, questo elevato consumo? Noi lo addebitiamo a due fattori: la prima è che bisogna ponderare bene i consumi; la seconda è che purtroppo la Basilicata ancora vanta reti fatiscenti e sistemi non controllati. Il piano invasi regionali, inoltre, deve avere la capacità di soddisfare alcune aree rurali in difficoltà, come la Diga del Rendina che è in forte crisi. Irrighiamo con il canale dell’Ofanto, ossia chiediamo ogni anno dei quantitativi di acqua dalla Puglia e dalla diga dell’Occhito, e certo non è una situazione sostenibile. Bisogna chiudere quanto prima le situazioni pendenti che ancora riguardano la diga del Bradano e quella di Marsico Nuovo, anzi, so che per quest’ultima già sono stati appaltati i lavori.

d: Passiamo ad altri due temi: la desertificazione e la questione migranti, secondo lei la politica sta facendo abbastanza per l’una e per l’altra e, in caso contrario, cosa proporrebbe la CIA?

r: In merito alla desertificazione direi che abbiamo bisogno di riposizionare l’intero territorio della Basilicata all’interno di sistemi produttivi che siano oggettivamente adatti, di qui nuovamente il tema di una forestazione produttiva e protettiva. Il tema della desertificazione, dunque, si sviluppa solamente in alcune aree, ma è altrettanto vero che tramite il PSA bisogna intraprendere dei piani destinati a sanare tale problematica. Mi spiego meglio, la desertificazione la si può combattere non solo con l’acqua, ma anche attraverso adeguati e appropriati piani culturali. Bisogna avere la capacita dell’adattabilità preventiva, anche in ragione dei futuri e impellenti cambiamenti climatici. Sulla questione migranti sfonda una porta aperta. Devo dar atto al direttore dell’INPS Basilicata Bafundi di aver promosso innanzi al tavolo delle Prefetture il piano della qualità del lavoro e dell’accoglienza in agricoltura. Il reale problema è che, in presenza di grandi campi, ci vuole un’organizzazione a monte, affinché non si verifichino più casi come quello della Felandina.

d: C’è secondo lei un prodotto della ruralità lucana che, a dispetto di molti altri, è poco celebrato?

r: Credo le carni e il latte della Basilicata, quindi tutte le produzioni zootecniche.

d: Il film che la rappresenta?

r: “Nuovo cinema paradiso” di Tornatore.

d: Il libro?

r: “Mezzogiorno a tradimento. Il Nord, il Sud e la politica che non c’è”di Giancarlo Viesti.

d: La canzone?

r: Pierangelo Bertoli, “Eppure soffia”.

d: Tra cent’anni, se dovessero scoprire una targa alla CIA in sua memoria, cosa le piacerebbe fosse scritto?

r: Vorrei essere ricordato come un uomo che ha servito e aiutato il mondo dell’agricoltura, tra l’altro siamo anche in fase congressuale e mi auguro un rinnovo.

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di Antonella Sabia


A Natale, sotto l’albero, non sempre si desiderano regali, talvolta i desideri più grandi sono quelli rivolti alle proprie comunità. E se pure sono trascorsi solo due mesi dal suo arrivo presso la Parrocchia Santa Maria della Speranza di Bucaletto, don Luigi Sarli, sembra avere idee molto chiare su quali sono le necessità del quartiere. E dopo mesi e mesi di lavoro, inizia a prendere forma la nuova chiesa di quartiere, come mostra la foto di un utente Facebook.

d: Quale “regalo” vorrebbe trovare nella nuova chiesa? Qual è il suo auspicio?

r: …che la gente ritrovi la fede. Sono arrivato da poco, ma sapete meglio di me, Bucaletto è un quartiere un po’ particolare, con il passare del tempo lo sto vivendo da vicino. Mi piacerebbe però che le persone si riavvicinassero al vero senso del Natale.

d: Da quanto tempo è parroco a Bucaletto?

r: Ho fatto ingresso a Bucaletto il 12 settembre.

d: Cosa ha trovato al suo arrivo? La chiesa si è svuotata dei suoi fedeli?

r: C’è sicuramenteuno scollamento tra la parrocchia e la comunità, è una delle cose che ho notato sin da subito. La gente è sfiduciata e recuperarla non sarà facile. Sto cercando di fare un lavoro di ricucitura, ma ci vuole tempo.

d: Quanto sarà importante avere un nuovo luogo di aggregazione, in un quartiere troppo spesso alla ribalta delle cronache?

r: Credo che la parrocchia, almeno per come è concepita da parte nostra, potrebbe essere un buon contenitore, e non solo, potrebbe essere un punto d’incontro. A Bucaletto, se vogliamo, non c’è un posto dove potersi ritrovare, e questo è spaventoso.

d: Tra quanto tempo, quindi, sarà consegnata la Chiesa?

r: Contiamo di poter entrare nella nuova Chiesa molto prima di Pasqua. Speravamo di fare in tempo per questo Natale, ma purtroppo non riusciremo perché bisogna risistemare gli esterni e con questo tempo è sicuramente difficile. Inoltre sarà necessario effettuare tutti i collaudi del caso, trattandosi di un edificio pubblico.

d: Possiamo dire che la nuova Chiesa segnerà un nuovo inizio per il recupero dell’intero rione?

r: Credo di sì, la Chiesa ha investito in questo e ci crede fermamente. Adesso aspettiamo le Istituz

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

 

Ci par di capire che la sua passione per i buoni sigari è seconda solo a quella per la politica, ma a sentir parlare l'avvocato Nicola Casino, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Matera, l’arrosto (politico) gli piace molto più del fumo.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Ho sempre avuto una grande passione per la politica, quella nobile, che si occupa del sociale e che cerca di offrire delle soluzioni. Queste ultime le troviamo nel confronto e nell’ascolto.

d: Suo padre Michele è deputato e dunque la politica è una passione di famiglia: per lei è più un privilegio o più una responsabilità?

r: Se si agisce sempre con autonomia e libertà di pensiero, avere un padre che si occupa di politica a livelli ancora più alti è solamente un vantaggio. E’ inutile negare che la mia passione nasce in un contesto familiare, fatto di tanta trasparenza (e ce ne vantiamo), che ci consente di guardare sempre negli occhi i nostri elettori e i nostri concittadini. E’ una cosa che non ha prezzo, mi creda.

d: La provoco un po’: questa amministrazione comunale può guardare dritto negli occhi i cittadini materani?

r: Sarei miope e ingiusto se le dicessi che governare una città è facile -specie a distanza di un solo anno dall’insediamento- risolvendo tutti quei problemi che negli ultimi decenni hanno incancrenito Matera. Bisognerebbe dunque aspettare più tempo per dare giudizi, ma se dovessi dare un valore allo stato attuale, sarebbe negativo. E’ stato sbagliato l’approccio, sono mancate le condizioni. Ma noi ce ne accorgemmo sin da subito che c’era stato questo cortocircuito coi cittadini. Bennardi e i suoi, sui palchi, si erano schierati per la trasparenza e contro i privilegi della “casta”, e contro il nepotismo al potere; tuttavia lo stesso sindaco eletto, sin dalle primissime battute, ha posizionato esclusivamente suoi fiduciari nel suo staff e negli organi di vertice amministrativo e politico. In alcuni casi determinate nomine sono state anche “filtrate” da bandi pubblici. Mi spiego: certe scelte possono certamente essere affidate alla discrezionalità, ma allora ritengo scorretto e ingiusto ricoprirle con un mantello di trasparenza e di partecipazione aperta a tutti, che sono ben altra cosa. Questi concetti implicano parità di condizioni a tutti gli interessati a un bando, ma questo in determinate circostanze a mio avviso non è avvenuto. Ma tutte queste distonie le ho già, e più volte, segnalate in alcune sedute di consiglio comunale molto accese, di cui vi invito a guardare i video. Per rispondere alla sua domanda: questa amministrazione no, non può scendere giù nel corso e guardare i cittadini dritti negli occhi. Perché i cittadini sono delusi. E il test della piazza non fallisce mai.

d: Il primo cittadino non sarà certamente d’accordo con lei, in quanto rivendica trasparenza e chiarezza, e tuttavia c’è anche chi ritiene che, se le cose davvero non vanno bene in città, dipende anche da voi, che avete “sbagliato” il vostro candidato sindaco.

r: Non sono d’accordo, anzi ringrazio tutti quelli che hanno messo a disposizione loro stessi e le loro capacità per il centrodestra, il candidato sindaco in primis. Il fatto è che si sono verificante determinate circostanze che hanno dato spazio a ragionamenti populistici, sposati da chi oggi governa la città. Bennardi in campagna elettorale ha promesso di risolvere il problema della sanità, ben consapevole che è materia della Regione Basilicata. Più populismo di questo!?

d: A voi dell’opposizione non piace neanche il fatto che il sindaco abbia trattenuto per sé la delega al turismo, come fosse una qualche moneta spendibile (cioè una delega che egli può sempre affidare a qualcuno, se messo alle strette) nell’evenienza di un’ulteriore crisi di giunta. Tra l’altro, dite voi, senza realmente affrontare la questione turismo, nel merito.

r: Ma guardi che la crisi, seppur apparentemente rientrata, oggi è ancora più acuta: il 30% degli assessori, ovvero gli azionisti pubblici di questa giunta, appartiene al passato, cioè alle precedenti amministrazioni. E’quindi un grosso problema per Bennardi, che non potrà più –come ha fatto fino a ieri- scaricare tutte le responsabilità su chi ha governato prima di lui. Quel passato oggi siede alla sua destra, e Nicola Casino sarà sempre lì a ricordarglielo.

d: L’alibi di gettare la croce su chi c’è stato prima pare però anche un’abitudine del suo centrodestra, attualmente al governo della Regione.

r: Guardi che è l’alternanza politica che salva i popoli dalle dittature e posso dire che dopo trent’anni di governo di centrosinistra, forse era giunto il momento di cambiare. E’ così è stato. Addossare però tutte le responsabilità –o tutti gli elogi- non è cosa agevole, occorre analizzare i problemi alla radice. Oggi posso dire che Bardi ha contraddistinto ogni sua azione con grande serietà, trasparenza e con grandi doti politiche. Non sarebbe facile per nessuno governare una regione dopo trent’anni di centrosinistra.

d: Credo sia il primo, fra tutti i nostri intervistati, che riconosce al Generale anche “grandi doti politiche” (oltre alla serietà, il rigore etc.).

r: La politica ha un suo galateo e i anche sondaggi ci dicono che i populisti, gli urlatori di piazza, hanno vita corta. Bardi e Forza Italia tutta non hanno mai urlato, ma hanno altresì espresso i valori della moderazione, del cattolicesimo, della cristianità, che a mio avviso sono serviti a portare un po’ di pace in questa regione.

d: Ho capito che le piace “lo stile Bardi”, ma…

r: E’ una persona seria, che ha un approccio alla vita pubblica di derivazione militare.

d: Ma secondo gli oppositori è proprio questo il suo limite: è abituato forse a dare ordini, quando anche lei ha riconosciuto che un politico deve dialogare e condividere.

r: Da ADDETTO ai lavori le posso dire che la condivisione c’è, e che Bardi pondera e dialoga tanto, ma è chiaro che non tutto quello che fa si viene a sapere, e che c’è sempre un’opposizione pronta col fucile spianato. Il fatto è che certe sue scelte non piacciono a chi magari è stato divelto, anzi scardinato, dalla propria “postazione”: non mi sembra che Bardi abbia coinvolto –anche nelle scelte assessorili- persone che in passato erano nel centrosinistra. Non dimentichiamo che nel 2019 le elezioni regionali si sono svolte dopo un’indagine su questioni bruttissime, che ha segnato le vite politiche di tanti personaggi della nostra regione (sono un garantista e bisogna certo attendere le sentenze, il mio è dunque solo un giudizio politico) e che prima ancora nel 2013 si era andati al voto a causa di Rimborsopoli. Come dicevo, in quanto garantista credo anche che queste persone (così come hanno già fatto alcuni di loro), nelle sedi opportune riusciranno a dimostrare la loro innocenza, e la loro estraneità ai fatti. Però è anche vero che il centrosinistra aveva costruito un certo sistema NELL’ARCO DI TRENT’ANNI, le cui fondamenta non vanno cercate solo in chi ha governato negli ultimi anni, ma soprattutto in persone che probabilmente non esercitano più la politica da anni, e alcuni di loro magari sono addirittura scomparsi.

d: Lei sarà d’accordo, però, che quello del passato storico è anche un “alibi” che prima o poi deve fare il su corso.

r: Come no. So bene che come centrodestra saremo chiamati sui palchi a dare risposte sul nostro operato, ma sono convinto che parleremo compiutamente di azioni di governo. Dal canto mio battaglierò sempre per la legalità e la trasparenza. Chi sbaglia deve chinare il capo, chiedere scusa e andare a casa. Ma finora in Basilicata così non è stato.

d: A proposito di legalità: i soldi del Pnrr possono suscitare appetiti pericolosi, specie in una città lanciatissima come Matera?

r: Certo. Bisognerà attivare immediatamente l’antifurto delle nostre coscienze. Il Pnrr convoglia il 40% del suo capitale risorse al Mezzogiorno, e quindi tutte le nostre idee POSSONO diventare progetti. Il Sud questa volta viene visto come un traino, non come un peso. Il nostro dovere grande è però quello di porre attenzione e di denunciare –anche col confronto politico- ciò che non sta andando per il verso giusto. Inoltre sarebbe un furto alla comunità far tornare indietro queste risorse. Fra un anno non vorrei ritrovarmi qui con lei a parlare di “opportunità mancate”.

d: Ma le attuali “opportunità mancate” di Matera quali sono?

r: La Fondazione Matera Basilicata 2019 a oggi, di fatto, è un contenitore vuoto. L’agognato sviluppo figlio delle attività culturali non c’è stato, e si continua a improvvisare. Ma ce ne accorgemmo sin da subito. C’è stata una dispersione di risorse in eventi secondari, in bande, scorribande e feste di quartiere. Eppure le periferie di Matera rimangono “periferie sociali” (in ambito trasporti, servizi minimi, farmacie). Purtroppo la dispersione delle risorse è un fatto storico, a cui ahimè siamo abituati. Pensi che il nuovo calendario degli eventi natalizi ignora totalmente le periferie!!!

d: Se potesse prendere il sindaco sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Gli suggerirei immediatamente di sganciarsi dai ricatti dei partiti, specie di quelli del “passato”, interessati esclusivamente alle poltrone della giunta. Gli consiglierei dunque di occuparsi meno di politica e più dei problemi della città, condividendo molto, ma molto di più.

d: E al governatore Bardi?

r: Gli consegnerei di non fermarsi in questa sua azione di coraggio.

d: Cosa ne pensa delle polemiche sui “napoletani” da lui nominati?

r: I passati governi, con male-pratiche e mala-gestio politiche, ci hanno portato alla rovina, e quindi ben vengano anche i milanesi, i toscani, i friulani -laddove muniti delle giuste competenze- affinché si possa avviare il cambiamento che i lucani hanno chiesto nelle urne.

d: Il libro che la rappresenta?

r: “Con i piedi nel fango” di Gianrico Carofiglio.

d: Il film?

r: Siccome non sono campanilista, ma addirittura fazioso, consiglio a tutti l’ultimo 007 girato a Matera.

d: La canzone?

r: Adoro Claudio Baglioni, ma a me e alla mia ragazza piace molto “Albachiara” di Vasco Rossi.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: Una citazione (da Dante – ndr): «Camminò con una lanterna in mano, ma per illuminare il cammino di chi lo seguì».

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di Walter De Stradis

 

 

 

Su una parete della segreteria al centro medico Kos a Potenza, sono incollati diversi “post-it” con i suoi “aforismi”. Uno di questi recita: «Oltre alla cipolle che fanno piangere, bisognerebbe inventare quelle che fanno sorridere».

Settantatre anni portati in maniera invidiabile, occhi azzurrissimi, il dottor Giambattista D’Andrea –aviglianese di razza- è un noto pediatra del capoluogo, ma è stato anche giudice onorario al Tribunale dei Minori, nonché, in tema “vaccini”, Coordinatore Regionale della SIAIP (Società italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica).

Come si accennava in apertura, ha però un certa propensione letteraria (è già al secondo volume della sua raccolta di racconti e poesie, “AntoloGianni”) ed è un realizzatore seriale di presepi (in stile napoletano). L’ultimo di questi suoi allestimenti “tematici” (in un vano del suo appartamento, nel quale vengono invitati parenti e amici) è dedicato al vaccino anti Covid: i suoi re magi, zampognari e pastorelli indossano tutti la mascherina o esibiscono il green pass. E oltre alla capanna della Natività, c’è anche la nostrana, famosa, tenda del Qatar…

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Mi sono laureato a Bologna e facevo il medico generico a Cortina D’Ampezzo, ma a un certo punto ho preferito tornare nella mia terra, a cui sono legatissimo. Per me è un principio fondamentale che la sanità lucana sia affidata a LUCANI, perché spesso i “trapianti eterologhi” (ovvero fra soggetti che sono diversi - ndr) non attecchiscono. E spesso la Basilicata è stata terra di conquista.

d: Velatissimo riferimento alle nomine “napoletane” di Bardi...

r: Esattamente. Ci succhiano il sangue e se ne vanno, e noi siamo sempre più poveri. Non è un caso che io mi sia interessato molto all’istituzione della facoltà di medicina in Basilicata, a cui sta lavorando il dott. Maroscia e in merito alla quale anche il dottor Cannizzaro si era molto speso (era un suo pallino).

d: Uno dei suoi (tanti) pallini invece è quello di fare presepi “tematici”.

r: Una passione che nasce da mio nonno, aviglianese e ciabattino, che mi coinvolgeva sin da bambino. Dal canto mio, sono ormai quarantun anni (da quando è nato mio figlio, che ora lavora al Gemelli) che faccio presepi “a tema”. Ne feci uno sulla tragedia del ponte Morandi, con tanto di pupazzetti “morti” a terra, e ne ho fatto anche uno sui bimbi migranti scomparsi in mare.

d: Sempre drammatici?

r: Sempre “a tema”: nel mio presepe dello scorso anno c’erano soltanto animali in libertà, a significare la loro ri-conquista dello spazio vitale, sovente sottratto dall’Uomo, che invece in quel momento si trovava chiuso in casa.

d: E quest’anno il tema è la vaccinazione (e green pass annesso).

r: Io sono medico vaccinatore, ho cominciato nel 1980, sono stato un antesignano della vaccinazione contro il morbillo. Quest’anno per il presepe ho scelto questo tema, che è fondamentale: il vaccino è L’UNICO MODO per venir fuori dalla pandemia. Ci dobbiamo vaccinare tutti.

 

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d: Quindi lei propugna l’obbligo vaccinale.

r: Certo. Tuttavia so bene che è difficile convincere i No Vax.

d: Non si può certo generalizzare, ma lei che spiegazione si dà di certi atteggiamenti, sostenuti anche da persone di una certa levatura culturale, che facilmente scivolano nella teoria del complotto? Su cosa si regge in realtà il rifiuto del vaccino?

r: Nelle farmacie ci sono file di persone in attesa di fare il tampone, pur di non fare il vaccino. Credo che sia gente con delle idee ben precise, versata in tutta una cultura contraria alla vaccinazione, difficilissima da estirpare.

d: Un’avversione  “a prescindere”, insomma.

r: Sì, ma così come io non mi metto a dare dei consigli a un artigiano su come fare un tavolo di legno, allo stesso modo loro dovrebbero ASCOLTARE i suggerimenti di chi somministra vaccinazioni da una vita e sa che soltanto in questa maniera oggi ce la potremmo cavare.

d: L’avversione al vaccino è dunque spesso un’idiosincrasia, una fobia?

r: No. E’ una cosa che si è costruita negli anni ed è strutturata. Queste persone sono irriducibili: soltanto se vengono toccate direttamente dalla malattia -e neanche sempre- possono ravvedersi.

d: Siamo alla somministrazione delle Terze Dosi: il presidente della Regione sciorina numeri e primati sui social: lei che voto dà alla gestione dell’emergenza sanitaria in Basilicata?

r: Io mi sono fatto la terza vaccinazione da poco e ho notato un’organizzazione perfetta, l’Asp diretta dal dottor Bochicchio è all’altezza della situazione.

d: Però in tv abbiamo visto che a Matera hanno chiamato la polizia...

r: Non mi posso esprimere sulla situazione in quella città, ma su Potenza, ripeto, sono rimasto entusiasta, ed era di sabato, in presenza di una pletora di gente!

d: Torniamo alla facoltà di medicina, lei citava il dottor Maroscia, suo collega al KOS, ma se potesse dare un suo sommesso consiglio a chi se ne sta occupando ...?

r: Direi di scegliere come tutor le professionalità del posto; di non farsi abbindolare da quei professori universitari (di fuori) che magari non hanno mai posato le mani sull’addome di un ammalato. E’ chiaro comunque che abbiamo bisogno di alcune professionalità esterne, perché qui non tutto c’è. In Basilicata, ad esempio, abbiamo validissimi chirurghi pediatri (come il dottor Caiazzo, eccezionale), ma pensi che non c’è ancora la rianimazione pediatrica! E tocca rivolgersi a Napoli…L’anno scorso ho seguito centootto bambini col Covid, di questi uno solo ricoverato per una miocardite, un “bambino dalle mani rosse”. Mi ha dato l’ispirazione per un nuovo racconto da inserire nel mio prossimo “AntoloGianni”.

d: Il primo di questi suoi libricini parla di violenze sui minori.

r: Di bambini maltrattati. Ho anche fatto il giudice minorile per dieci anni e sono stato in Corte d’Appello per altrettanti, e ne ho viste di tutti i colori.

d: Si può tracciare un qualche bilancio sui maltrattamenti?

r: Direi che i nostri dati sono in linea con quelli nazionali…

d: Leggo che ha addirittura un master in “Investigazioni criminali per i delitti mostruosi”.

r: Sì, è attinente ai cosiddetti “baby killer”. Sono stato col professor Bruno e qualche anno fa lo feci venire a Potenza per un convegno.

d: In Basilicata non mi sembra ci sia una realtà in questo senso… o no?

r: (Silenzio). Queste situazioni ci sono dappertutto. Il termine “baby killer” si riferisce anche ai ragazzi di 16-17 anni. Comunque, la mia esperienza giudiziaria è ormai conclusa. Dopo vent’anni di indagini su situazioni patologiche -in famiglia, serie- ho detto basta, sono cose difficilmente digeribili.

d: Torniamo alla sanità e alla politica: l’assessore regionale al ramo, Leone, è un suo stimato collega pediatra. Che voto gli dà come politico?

r: Sui colleghi non mi esprimo mai. E non ho preso in considerazione la sua posizione politica.

d: Ma se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?

r: Il presidente della Regione ha origini prossime alle mie, essendo di Filiano. Ergo, dovrebbe essere più “Filianese” e meno “Napoletano”.

d: Però Bardi stesso ha detto che questo tipo di discorsi (al pari di quelli relativi alle sue nomine “campane”) sono di cattivo gusto.

r: Ma secondo lei chi si può interessare con passione e con amore alla Basilicata??? Soltanto uno che ha il cuore qui!!! Prenda il San Carlo, ove ho lavorato fino al 1995: molti direttori venuti da fuori, dopo due o tre anni se ne sono andati, a scapito degli attuali! C’è stata insomma gente che è venuta qui per acquisire punteggio e poi è andata via, lasciando un vuoto. Se lei ricorda, ad esempio, in un’intervista al suo giornale in tempi non sospetti ebbi a dire –e fui facile profeta- che l’operazione “Bambin Gesù” sarebbe stata un fallimento. Ripeto: “i trapianti eterologhi” non funzionano!

d: Su uno dei suoi libri c’è questa intestazione “Ai miei bimbi tutte le caramelle del mondo”.

r: Alla fine della visita ai miei piccoli pazienti regalo sempre caramelle speciali, senza coloranti e senza conservanti. Sono molto felici e non piangono durante la visita, perché sanno che avranno questo “premio”.

d: … e la Basilicata di quale “caramella” avrebbe bisogno in questo momento?

r: Di una valorizzazione turistica. Potenza potrebbe essere promossa al pari di Matera, magari inventandosi (tipo Arezzo) dei weekend con mercatini particolari. Magari una volta al mese si potrebbe allestire una “Fiera del Giocattolo”.

d: La canzone che la rappresenta?

r: Una qualsiasi di Vasco Rossi, sono tutte belle. Di recente è comparso in una storia con Dylan Dog (io leggo anche molti fumetti).

Il film?

r: Ultimamente mia moglie mi ha fatto vedere un film su Leopardi (“Il giovane favoloso” - ndr), ed è stato un polmonazzo! (Risate)

d: Il Libro?

Consiglierei l’ultimo che ho letto: “Come torturavano nelle SS”. Oggi si parla tanto di fascismo, e allora è bene ricordarsi cos’è r: la mostruosità.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: La frase di prima, e l’ho anche già raccomandato ai miei figli: «Lascio ai miei bimbi tutte le caramelle del mondo».

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di Antonella Sabia

 

 

“L’era del colonialismo è finita da molto tempo”: è l’urlo a gran voce dell’avvocato Leonardo Pinto, presidente onorario dell’Associazione Nuova Sanità e Benessere, contro ENI e TOTAL, “assenti ingiustificati” al convegno che si è tenuto negli scorsi giorni a Stigliano (Mt) alla presenza del governatore Bardi, che aveva come tema la tutela dell’ambiente e della salute, che in nessun modo possono essere disgiunte.

Viviamo in una regione dove c’è una presenza molto forte delle compagnie petrolifere, e questo convegno si è reso necessario non per fare una passerella di natura politica o per acquisire consensi, ma è stata una giornata di studio per comprendere se è possibile far convivere le estrazioni petrolifere con la tutela della salute e dell’ambiente e, nel caso, a quali condizioni”, ha affermato l’avvocato Pinto.

Tra i relatori il dottor Giambattista Mele che ha svolto una magistrale relazione sugli effetti nefasti delle estrazioni degli idrocarburi su salute e territorio. Non impressioni personali, ma una relazione fondata su documenti, analisi su dati precisi che nessuno ha confutato. “Come presidente onorario dell’ANSB ho invitato ripetutamente ENI e TOTAL ad essere presenti, in tutta risposta è stata confermata l’impossibilità a partecipare, ma è stato sottolineato che la tutela della salute e dell’ambiente sono condizioni imprescindibili del loro operato. Contesto fermamente la loro assenza perché sarebbe stata l’occasione di confrontarsi sui dati, anche alla presenza del Procuratore Distrettuale Antimafia Francesco Curcio, che ha la competenza in materia di disastri ambientali, e del presidente della regione Vito Bardi, che ha responsabilità politiche e istituzionali in materia di estrazioni petrolifere”, ha continuato Pinto.

Presente anche il vescovo di Tricarico, Monsignor Intini, che ha invitato i lucani a diventare protagonisti del loro futuro e della tutela dell’ambiente; su questa materia anche la Chiesa è chiamata a prendere posizioni in linea con quanto affermato da Papa Francesco.

Il tema della tutela della salute e dell’ambiente è ineludibile e dalla relazione del dottor Mele è emerso un aumento delle malattie tumorali come conseguenza delle attività estrattive. La finalità del convegno è stata proprio quella di “suonare la sveglia alla politica e alle istituzioni” per cercare ciascuno, nell’ambito delle proprie funzioni, di adempiere agli obblighi istituzionali, dai quali non ci si può discostare.

L’iniziativa di ANSB ha avuto successo per il tema, per la presenza qualificata dei relatori, suscitando enorme interesse pubblico, con una partecipazione corale di sindaci. Ferma la critica dell’Avvocato Pinto anche ai direttori delle Aziende Sanitarie Locali e ai parlamentari, assenti, mentre tra gli assessori regionali, presenti solo Braia, Perrino e Quarto. “Questo la dice lunga sull’interesse della classe politica lucana, nei confronti di problematiche che riguardano la comunità e il futuro della Basilicata, che guarda caso è la regione più ricca d’Italia, ma al tempo stesso tra le più povere d’Italia ed Europa. Abbiamo stigmatizzato fermamente l’assenza di TOTAL ed ENI che si sono sottratte ad un confronto di grande interesse pubblico e sociale: se pensano di poter continuare a fare i loro comodi senza rendere conto a nessuno, sbagliano di grosso”, ha concluso Pinto.

Il grande successo riscosso dall’iniziativa, è solo il primo passo dell’Associazione Nuova Sanità e Benessere verso più importanti iniziative che si organizzeranno nei mesi a venire. È in gioco il futuro di una regione che ha la fortuna di avere tante ricchezze, dalle quali però non si riescono a trarre grandi benefici, e che molto spesso rappresentano causa di malessere comune, come ANSB ha dimostrato in più occasioni e numeri alla mano.

 

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di Walter De Stradis

 

 

 

Da Di Toro a Di Nitto: la cittadinanza di Rionero in Vulture (Pz) ha da poco scelto il suo nuovo, primo cittadino: un giovane avvocato (trentasette anni, con esperienza già da consigliere comunale) eletto con una coalizione di centrosinistra, che pare piuttosto attento allo scorrere delle lancette sul quadrante delle opportunità, vecchie e nuove, che si affacciano sul suo territorio e sulla Basilicata in generale.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Provo umilmente a ispirarmi a una filosofia secondo la quale siamo tutti su questa Terra per provare a migliorare le condizioni di vita degli altri. Di conseguenza la mia passione per la politica è storia vecchia.

d: Oggi è sindaco della sua città, nota per un ardore “brigantesco” che in qualche modo permane.

r: Questa è una città notoriamente vivace, anche culturalmente, in cui a volte si manifestano anche dinamiche conflittuali, ma questo fa parte del mio lavoro, e cioè ridurre i contrasti che possono paralizzare alcune situazioni e lavorare insieme per sviluppare i portatori di queste grandi potenzialità, che sono tutti i cittadini rioneresi. Io credo che Rionero, come altri comuni lucani, abbia già in sé le risorse necessarie.

d: Il problema però può essere proprio questo: dover amministrare in presenza delle risorse, e non in assenza di esse. Avverte su di sé una qualche responsabilità in merito a un tema particolare?

r: Nessun dubbio: la nostra ricchezza ambientale. Il materiale (la ruralità, la montagna…) per pensare a un contesto di sviluppo innovativo dunque c’è, e va messo a valore. Veniamo da decenni in un cui la valorizzazione di queste risorse non è stata ottimale.

d: Basti pensare ai laghi di Monticchio.

r: E non solo. Veniamo comunque da giorni di discussione con gli altri sindaci e con il Parco: stiamo provando a cominciare a costruire le nuove strategie di sviluppo di un’area, a partire dal dialogo coi cittadini. Servizi culturali e turistici: in generale, ritengo che l’altissimo livello di scolarizzazione e la possibilità di rimettersi in contatto con talenti che al momento suono fuori regione siano valori da tenere in considerazione, sempre in un ambito di ripensamento, partecipato, di quelle strategie di sviluppo.

d: Che tipo di macchina amministrativa ha trovato al momento del suo insediamento? Immagino che una delle questioni sia la carenza di personale.

r: E’ in effetti un problema generale, se il sindaco di Melfi mi dice di essere in una certa situazione e se persino il sindaco di Napoli chiede a gran voce risorse umane. Tutti i comuni come il nostro sono molto sotto-organico, a causa di pensionamenti (quota 100 e altro), e dell’arrivo a scadenza di tutte quelle assunzioni fatte nel post Terremoto. Le procedure per le nuove assunzioni sono quantomeno complesse, c’è dunque bisogno di una semplificazione, altrimenti si rischia tutti –specie in Basilicata- che il famoso Pnrr, ovvero la “Bibbia” dei prossimi anni, rimanga per lo più lettera morta. Abbiamo dunque la necessità di sostituire del personale: stiamo deliberando gli ultimi atti possibili entro l’anno, ma confido nello snellimento generale delle procedure. C’è però un grande tema, che ho toccato con mano già dai primi giorni: in molti casi le inefficienze sono imputabili anche a deficit organizzativi. La macchina va ripensata e la digitalizzazione della PA può essere un grande strumento di accelerazione delle procedure, ma va riempito di contenuti.

d: Il tema della burocrazia nella PA è fondamentale, l’attività politica può essere in effetti rallentata da eventuali “ostacoli” amministrativi...

r: Esatto. La parte tecnica e la parte politica devono poter comunicare in maniera fluida. Per la verità io ho la fortuna di avere responsabili di servizio bravissimi, ma certo vanno ottimizzate tutta una serie di procedure.

d: Può accadere che degli impiegati o dei funzionari si siano “affezionati” troppo al sindaco di prima?

r: Possono accadere tante cose, ma generalizzare è ingiusto e scorretto. Io penso che ci sia piuttosto un eccesso di burocratizzazione che connota il sistema in generale. A volte dietro tutto ciò spesso si nascondono anche gli strumenti che determinano in alcuni casi forti e “insperati” rallentamenti, e in molti altri casi la paralisi di cui parlava lei, a fronte di una buona volontà, ma di una scarsa possibilità di attuarla. Il tutto si riflette sui servizi al cittadino. Questo è l’aspetto a proposito del quale nel mio municipio ci sarà un giro di cambiamenti rapidi.

d: Una cosa come quella che sta facendo Bardi alla Regione coi suoi dirigenti?

r: No (sorride). Noi non siamo sottoposti allo “spoil system” come alla Regione. Alcuni aggiustamenti sono determinati più che altro dai pensionamenti etc.  

d: Veniamo sui temi: c’è ancora la preoccupazione di evitare, i più volte paventati, presunti e/o futuribili depotenziamenti del Crob?

r: Dovrebbe essere una preoccupazione di TUTTA la regione, che il Crob venga messo in condizione di lavorare sempre al meglio e con standard sempre più ambiziosi. Anche nell’ottica di ridurre i saldi passivi della sanità lucana, che ahimè riguardano sovente proprio le patologie oncologiche.

d: Non mi ha detto però se c’è da preoccuparsi.

r: Mmm, mi arrivano segnali discordanti. Su certe cose c’è sempre da preoccuparsi, ma non mi pare comunque che ci siano atti concreti e precisi che vadano in quella direzione. Non credo sempre alla politica dello scippo e rifuggo totalmente dall’idea che ci sia qualcuno che voglia depotenziare il Crob: sarebbe una cosa del tutto irragionevole per la sanità lucana. Significherebbe mandare all’aria anni di lavoro: la Regione ha investito milioni di euro nel corso degli anni, e magari in molti casi si è peccato di eccessiva ingerenza. Allo stato attuale mi auguro che le ingerenze sulla gestione del Crob si riducano e che ci si concentri invece costantemente sugli standard qualitativi delle prestazioni.

d: Anche perché molti dei soldi investiti nella sanità (Crob compreso) vengono dal …petrolio. Sembra un cane che si morde la coda.

r: Il fatto è che il bilancio della Regione si regge sulla royalties, che hanno finito per finanziare parti di spesa corrente, ovvero il calderone generale (che comprende università, sanità…), senza però risolvere nessun problema in ambito sviluppo. Io su questo ho sempre avuto un’altra idea: canalizzare quelle risorse –visto che le concessioni ci sono e ci rimarranno- per costruire una strategia e soprattutto un “modello” sul piano energetico (coniugando massimo pregio ambientale, energie rinnovabili, alternative, riduzione di emissioni in atmosfera).

d: Quale “cancro” lucano nessun Crob potrà mai estirpare?

r: Il nostro atavico complesso di inferiorità. In molti ambiti (industria, turismo, attività produttive, agroalimentare) abbiamo la tendenza a guardare e a replicare ciò che fanno altri, a scapito delle nostre peculiarità, come le nostre risorse enogastronomiche. In questa nuova fase globale ci sono inoltre nuove e inedite opportunità per regioni come la nostra. Ma ahimè a livello regionale NON si discute dello sviluppo di questa regione. Vede, è purtroppo profetizzabile una qualche crisi allo stabilimento e/o nell’area di San Nicola di Melfi. La Regione Basilicata ha istituito un tavolo permanente, ma che lavora pochissimo, laddove invece occorrerebbe riunirsi con costanza. Bisogna chiamare in causa anche il Ministero dello Sviluppo Economico! Se, come sembra, le nuove strategie industriali di Stellantis potranno implicare un calo dei volumi occupazionali, bisognerà immediatamente capire come reinserire chi è rimasto fuori in un processo di sviluppo continuato e integrato. Bisogna parlarne e stare seduti a un tavolo, però!

d: In attesa che Bardi faccia sapere chi saranno i nuovi assessori, se ci saranno.

r: E in effetti penso ci sia un grandissimo limite sotto questo aspetto. Mi pare ci sia un eccesso di “politicismo” e una rarefazione di “politica”. Bisogna calarsi sui temi! Il centrodestra al governo della Regione non sembra aver una strategia ben chiara da attuare, ma a –onor del vero- il centrosinistra è in una fase di sbandamento forse anche più grave. Il Pd a breve va a congresso, ma non mi sembra di aver letto discussioni appassionate sui temi. E’ una questione che però riguarda un po’ tutte le forze politiche. La politica non può tardare ancora nel tentare di invertire un processo che crea anche un preoccupante scollamento e scontento nei cittadini (nonché tendenze aggressive e razziste).

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Senza sembrare campanilista, di puntare molto su questa parte del territorio lucano, che nel corso degli anni ha scontato un po’ di dis-investimento da parte della Regione, che si è concentrata perlopiù su Matera, Metapontino, Maratea, Castelmezzano e Pietrapertosa. Ne sono usciti fuori anche bei risultati, ma ora bisogna completare questa operazione, mettendo il Vulture nella condizione di potersi raccontare all’Italia e al Mondo (ne va comunque di un pezzo del destino regionale). E poi direi a Bardi di avviare una grande fase di partecipazione e di condivisione: a me sfugge qual è la visione strategica e unitaria della Basilicata che si vuole. Se qualcuno me la spiega, ne sarei contento e soddisfatto.

d: Il libro che la rappresenta?

r: “Essere o avere” di Erich Fromm.

d: La canzone?

r: Voglio citare un intero album, “Non al denaro non all’amore” di De Andrè.

d: Il film?

r: Ce ne sarebbero troppi da citare.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa a suo nome al Comune di Rionero: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Mah, non tengo granché alle targhe, ma mi piacerebbe che nell’immaginario diffuso mi si riconoscesse che non sono sceso a compromessi con me stesso.  

 

 

 

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di Antonella Sabia

 

 

Noi un giro nelle scale mobili più lunghe d’Europa ce lo siamo fatto, e per poco non ce la facevamo “sotto”! Scherzi a parte, non abbiamo avuto la necessità di utilizzare i servizi pubblici, ma come testimoniamo le foto, e come più volte negli anni segnalato dai cittadini, lungo il percorso abbiamo incontrato quasi solo porte serrate e cartelli “Guasto”. Ad onor del vero, gli unici servizi aperti li abbiamo incontrati al “capolinea” di Santa Lucia, seppur uno solo "per genere" e anche abbastanza fatiscenti.

Si tratta di un problema che va avanti ormai da diverso tempo, ma non è l’unico disagio che si incontra percorrendo le varie tratte: tante le rampe ferme in discesa, e in alcuni tratti anche in salita, che diventano un vero e proprio problema per chi, un po’ in là con l’età, sceglie di muoversi con gli impianti meccanizzati. Che poi è quello che a gran voce hanno più volte chiesto gli amministratori, usare bus e scale mobili per muoversi in città e attenuare il traffico automobilistico. Tutto giusto e condivisibile, ma dovrebbero funzionare!

Abbiamo chiesto ai lavoratori della ditta che si occupa del TPL, informazioni relative ai servizi, ma come prevedibile, non ci hanno potuto aiutare, sottolineando che le chiusure non riguarderebbero il Covid, ma problemi di infiltrazioni, scarichi ecc. Abbiamo saputo inoltre che sono stati effettuati diversi sopralluoghi da parte di tecnici, ma la portata dei lavori non è di poca entità, e quindi tutto si è risolto con un nulla di fatto. Si parla da mesi di lavori di manutenzione lungo i 2 km di percorso, ma nel frattempo ci limitiamo a constatare ancora un servizio che “fa acqua da tutte le parti”, e a questo proposito, quando prendete le scale mobili, portate con voi anche un ombrello, i secchi non bastano per ripararvi!

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