- Scritto da Redazione
- Giovedì, 05 Maggio 2022 19:08
Educare i giovani studenti del comprensorio di Tempa Rossa alla conoscenza della biodiversità della propria terra, ma anche a sviluppare capacità di ricerca e di esplorazione, per contribuire ad una crescita culturale, cognitiva ed emotiva attraverso una fruizione consapevole dell’ambiente naturale: sono gli obiettivi di “Educambiente”, progetto che TotalEnergies EP Italia, nell’ambito delle attività di sviluppo sostenibile ha avviato in collaborazione con Nuova Atlantide e con il supporto del Ceas “Dolomiti Lucane”.
L’iniziativa fa parte di un programma triennale ed è rivolta a tutte le scuole dei comuni della Concessione Gorgoglione che fanno capo agli istituti “16 agosto 1860” di Corleto Perticara, “R. Montano” di Stigliano e “V. Alfieri” di Laurenzana.
In totale saranno 387 gli alunni coinvolti e appartenenti a 30 classi dei plessi scolastici di Accettura, Aliano, Anzi, Armento, Castelmezzano, Corleto Perticara, Gallicchio, Gorgoglione, Guardia Perticara, Laurenzana, Missanello, Pietrapertosa, San Martino d’Agri e Stigliano.
Il percorso formativo è articolato in quattro moduli: tre rivolti agli studenti della scuola primaria, con due incontri in classe di tre ore ciascuno dal titolo: “A quale ambiente appartiene”, “Come si muovono gli animali”, “Per fare un albero”; il quarto modulo, dal tema “I Bioindicatori: acqua e aria”, prevede tre incontri in classe di tre ore ciascuno ed è dedicato invece agli alunni della scuola secondaria.
Le attività, che si svolgeranno sia in classe che all’aperto con escursioni rispondono a due precise finalità: far conoscere le specificità ambientali e culturali del territorio di riferimento e di quello limitrofo (Parco regionale Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane); trasferire ai ragazzi il concetto di rispetto eamore per l’ambiente naturale. Al termine dell’anno scolastico, al fine di consentire un’illustrazione del lavoro svolto è prevista una giornata conclusiva, durante la quale gli studenti avranno la possibilità di poter rivedere, attraverso l’esposizione di materiali di sintesi dei singoli itinerari, le attività sviluppate e di verificare l’effettiva acquisizione delle nozioni trasferite.
“Il nostro auspicio, attraverso il progetto Educambiente - ha detto Ambrogio Laginestra, responsabile del Dipartimento Relazioni con il territorio di TotalEnergies EP Italia - è quello di aiutare i giovani e quindi le future generazioni ad essere sempre più consapevoli che tutti noi siamo inseriti in un sistema complesso di relazioni in cui interagiscono non solo fattori fisici e biologici, ma anche aspetti che riguardano la presenza e le attività dell’uomo nell’ambiente”.
- Scritto da ANTONELLA SABIA
- Sabato, 30 Aprile 2022 09:02
Che la primavera sia arrivata ormai da un po’, ce lo dicono i tanti alberi in fiore e l’erba che vediamo intorno a noi. Forse troppa. Facendo un giro, infatti, per le vie cittadine, la nostra attenzione (e quella dei nostri lettori) è caduta sulle tante aree verdi pubbliche, aiuole, rotatorie e aree attrezzate, dove erba incolta mista a rifiuti si sta impossessando anche dei marciapiedi, e nessuno pare interessarsi, restando così non solo abbandonate a se stesse, ma diventando un pericolo per i cittadini con il caldo alle porte.
Suddette aree –o meglio, alcune di queste- erano state interessate più di un anno fa da una manifestazione di interesse propalata dal Comune, indirizzata a cittadini, organizzazioni di volontariato, parrocchie e operatori privati, per ottenerne l’affidamento in adozione (fermo restando la natura di superficie pubblica, accessibile a tutti e soggetta alla normativa urbanistica comunale), e tenerle in stato di decoro, oltre a poter organizzare iniziative finalizzate alla sensibilizzazione sull’uso consapevole degli spazi verdi. “Non è voler delegare la manutenzione ad altri”, specificò il Sindaco durante la presentazione del progetto, “bensì la volontà di avvicinare i cittadini ai propri spazi, sentirli propri e averne cura”. E la risposta è stata importante da parte della comunità, considerando quanti cartelli oggi si trovano esposti in queste aree (di associazioni, privati e pubblici che hanno scelto di adottare un’area verde), ma tante sono anche le segnalazioni arrivate alla nostra redazione, in cui si chiede come mai se è stata firmata una convenzione, alcune (non tutte) di queste aree verdi continuano a essere in stato di abbandono e/o di incuria. Molti si sono chiesti inoltre come mai il Comune ha deciso ad un certo punto di far pagare la gestione del verde agli affidatari (seppur con cifre non certo alte), se poi in città si continuano ad avere disservizi, dai bagni pubblici alle scale mobili. Come vengono gestite dunque queste aree?
Intanto, è emerso che i cartelli esposti nelle diverse aree verdi, cartelli pubblicitari ovviamente, sono stati affissi dietro pagamento di un compenso (una sorta di canone annuale, tra 35 e 39 euro a cartello, di dimensioni non superiori a 0,60mq ogni 50 mq). Pare inoltre che gli uffici comunali preposti, proprio in questi giorni stiano contattando quanti hanno avuto in adozione questi spazi, per avere una conferma dell’interesse a curare le aree assegnate, nonché richiedere il pagamento di un nuovo compenso per l’anno in corso.
C’è sicuramente molta confusione, e a confermarlo sono proprio alcuni di loro, gli affidatari, che sono rimasti perplessi rispetto alla nuova richiesta di pagamento “della pubblicità” (specie perché negli anni passati, a quanto ci riferiscono, era gratis), e ufficialmente stanno attendendo il rinnovo della convenzione per l’affidamento delle aree per questo nuovo anno, prima di procedere allo sfalcio dell’erba. Perplessità che avrebbero spinto alcuni cittadini, associazioni e privati a scegliere di lasciare le aree verdi a loro assegnate, a causa delle spese, ritenute eccessive, a loro carico (tra pubblicità e ingaggio di una ditta esterna che si occupi della manutenzione).
A questo punto, viene da chiedersi, a chi giova dunque proporre queste iniziative, se parte della città rimane in disordine? Ma soprattutto, il Comune effettua sopralluoghi nelle suddette aree affidate come previsto dalla convenzione? Non si è in grado, con mezzi propri, di badare al verde cittadino?
Abbiamo provato a contattare gli Uffici preposti, ma la telefonata è andata a vuoto. Gli interrogativi, al momento, rimangono ma continueremo ad occuparcene nelle prossime settimane.
Antonella Sabia
- Scritto da Redazione
- Sabato, 30 Aprile 2022 08:59
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di Walter De Stradis
Le sue interviste, specie quelle rivolte ai politici locali (alcune delle quali diventate celebri), gli mancano molto. «…Perché era il microfono e tenere me, e non viceversa», spiega.
Nonostante abbia lasciato il TGR da qualche tempo, Edmondo Soave è tuttavia impegnatissimo su più fronti: è Presidente della FISM (Federazione Scuole Materne Cattoliche), è responsabile della comunicazione per la Diocesi di Potenza, ed è attivo con l’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana), di cui è stato presidente regionale.
Qualche giorno fa, inoltre, c’è stato un importante incontro sul tema “La “Basilicata possibile”, o “La Basilicata del bene comune”: lo ha organizzato la CRAL, Consulta Regionale delle Aggregazioni Laicali. Vi aderiscono una quarantina fra associazioni e movimenti ecclesiali, ed Edmondo Soave è membro della Presidenza.
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: E’ la domanda della Vita. Ho studiato Filosofia solo per rispondervi. Dico sempre che divento calvo perché la Provvidenza mi tira per i capelli, e ha cominciato parecchio tempo fa! (sorride). Credo che ci sia un Disegno divino. Non siamo qui per caso.
d: Quando ha capito che nella sua vita avrebbe fatto il giornalista?
r: Quando feci il concorso in Rai. Ma in realtà ci avevo pensato da prima. Avendo studiato a Roma, andai a sentire uno di quegli incontri che Scalfari teneva per presentare al pubblico La Repubblica, e in quell’occasione affermò che avrebbe fatto dei concorsi per giornalisti. E così, col mio bravo -ma abbastanza “normale”- 110 e lode in tasca, mi presentai in redazione e chiesi conto di questi fantomatici concorsi. Brutalmente mi risposero che erano solo tattiche pubblicitarie. Così rinunciai e mi diedi all’insegnamento, finché, nel 1979, un amico –nella piazza di Anzi, il mio paese- mi disse che c’era un concorso in Rai. Io ero scettico, ma questo amico – e qui entra in gioco la Provvidenza- mi portò i documenti in casa, e il resto è storia.
d: A proposito di concorsi, se digito il suo nome su Google appare, primo fra tutti, un titolo di un blog che recita “Al concorso Rai vince anche la figlia dell’ex giornalista Rai, Soave”…
r: …sì, beh, rimasi piuttosto male quando uscì un articolo del genere. Potrei dire tante cose (che mia figlia è brava, e ha preso sempre il massimo dei voti), ma mi limito a dire che si è laureata alla Cattolica e che viene dalla Scuola di Perugia, da dove proviene almeno uno/due terzi dei giornalisti Rai (specie i vertici). Aggiungo solo una cosa: se fossi stato così potente da manovrare un concorso, non avrei certo lasciato mia figlia disoccupata per quattro anni!!!
d: La Basilicata secondo lei è una regione meritocratica?
r: No. C’è una bellissima intervista del vicepresidente della Cei, in cui si dice che i ragazzi se ne vanno dal Sud, non solo perché non trovano lavoro, ma anche e soprattutto perché c’è un sistema clientelare talmente diffuso che scoraggia. Carlo Trigilia, noto meridionalista che è stato anche ministro nel governo Letta, parla di “capitalismo politico”. Cosa vuol dire? Che le decisioni oggi sono tutte politiche, mentre una volta erano partitiche. Oggi sono una prerogativa dei “capibastone”.
d: A proposito della politica che “capitalizza” tutto, giorni fa leggevo un comunicato dell’assessore Cupparo, in cui («da cattolico prima che da assessore regionale») faceva suo e rilanciava l’appello della Cral del Giovedì Santo. Oggi, in generale, vanno molto di moda i politici che tirano fuori il rosario o che si rivolgono alla Madonna: cosa ne pensa?
r: Rispondo con le parole di cardinal Bagnasco: «E’ meglio essere Cristiani senza dirlo, piuttosto che dirsi Cristiani senza esserlo». Pertanto, se certi politici sono Cristiani davvero, farebbero bene a essere più moderati, nei termini e nei pensieri, e soprattutto a PRATICARE il Vangelo. Il Vangelo si diffonde per contagio, per le azioni che si fanno, non per le cose che si dicono; altrimenti Gesù sarebbe un Socrate ebreo. E non lo è. O è un Dio o è un matto: noi crediamo che sia un Dio, e lo seguiamo.
d: D’altro canto, proprio oggi (mercoledì scorso – ndr), si legge di comportamenti in Consiglio regionale che rasentano l’assurdo: si votava per il rinnovo degli uffici di Presidenza, e qualche consigliere –pare per fare “un dispetto” a Cicala- ha scritto sulla propria scheda il nome di un editore e di un giornalista, ritenuti invisi al Presidente uscente: una mancanza di rispetto clamorosa per il ruolo affidato loro dai cittadini.
r: Da noi non c’è soltanto una povertà educativa, ma anche informativa. Alexis De Tocqueville diceva che “la Democrazia è il potere del popolo informato”, e in Basilicata –a parte il servizio pubblico della Rai, che è l’unica informazione che “passa”- questo è un concetto in forte discussione, considerate le difficoltà che (non per colpa loro) hanno i giornali: a causa della scarsezza dei lettori, in più del 50 % dei paesi, i quotidiani non arrivano nemmeno.
d: Vuol dire che la politica se ne approfitta?
r: Non la Politica, i partiti (se esistono), ma siccome non mi pare che siano così strutturati, sono sempre “capibastone” che se ne avvantaggiano. La politica è morta, non c’è nessun dubbio su questo. Altrimenti non saremmo in queste condizioni! Mancano proprio i luoghi di dibattito.
d: Quando è morta la Politica?
r: Da noi? Sicuramente con la fine della Prima Repubblica. Non che prima fossimo in un Eden, ma almeno una volta c’era la Dc che mieteva consensi (addirittura a Potenza anche oltre il 50%), ma c’erano anche i Socialisti, i Comunisti. Ognuno nella sua casamatta magari, ma si discuteva; si aveva una visione, parziale, ma la si aveva. Adesso c’è stato un crollo nell’interesse pubblico, e la tentazione, tutta meridionale, di trovare la soluzione “individuale” al problema, che a sua volta ti lega al clientelismo, che noi della Cral riteniamo maturi sulla pelle dei più poveri e bisognosi. Alla Cral parliamo di “strutture di peccato”, un concetto introdotto da Giovanni Paolo II nel 1985: il peccato che si è oggettivato, una struttura da cui si è costretti, in qualche modo, a passare.
d: Una sorta di malevola, burocrazia aggiuntiva.
r: Esatto. Che opera per garantire chi è già garantito.
d: Una volta -si dice spesso- almeno c’erano “gli statisti” (Colombo etc.)
r: Il problema del Sud non è la mancanza di statisti, visto che le eccezioni possono nascere ovunque, ma la Politica in sé, la “medietà”, la media della consapevolezza politica: anche se dessimo le chiavi della politica lucana a San Pietro, beh, non credo riuscirebbe a risolvere granché! Se il contesto è totalmente ostile, è lecito non aspettarsi “miracoli”.
d: Qual è allora la strada, magari indicata nel vostro ultimo incontro, per riguadagnare la regione alla politica vera, e viceversa?
r: L’obiettivo è innanzitutto quello di mettere insieme le forze cristiane e cattoliche, ma non per guardare avanti –paradossalmente- ma per tornare alle origini: il Cristiano o è politico o non è. C’è poco da discutere.
d: Gesù era politico?
r: Suo malgrado, se vuole, ma lo era. La sua è stata una condanna politica, perché dava fastidio al potere di allora, aveva cacciato i mercanti dal tempio… Mounier diceva che la politica o la fai attivamente, o non la fai, ma in quel caso la fai lo stesso, ma passivamente, a favore delle forze che comandano. La politica, insomma, non si può evitare.
d: In questo momento i Lucani sono più politici “attivi” o più politici “passivi”?
r: Passivi, totalmente.
d: Per colpa solo dei “capibastone”?
r: No. Attenzione. La mia lunga militanza nella professione mi ha messo spesso di fronte al gioco del rimpiattino: le cose non vanno bene? Per il politico locale è colpa del politico di Roma, che non dà abbastanza soldi; per il politico di Roma è colpa del politico locale, che non sa spenderli. La verità, come sempre, sta nel mezzo, e la risoluzione dei problemi implica l’impegno dell’una e dell’altra parte. C’è la cultura dei doveri, oltre a quella dei diritti. Nella “Repubblichetta” della Basilicata c’è inoltre l’errata convinzione che i nostri problemi possiamo risolverli da soli: è inconcepibile. La nostra Regione, la Questione Sud (prima porta del Mediterraneo), vanno posti invece in un’ottica nazionale, europea. Si è portati a credere che quello che ci riguarda sia soltanto un divario economico, quando invece è un vero e proprio divario “di cittadinanza”, che ha origine alla nascita: in settantasette comuni della Basilicata non esiste UNA SOLA struttura a favore dei bambini!
d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?
r: Di essere più presente, di tenere in maggiore considerazione i giovani disoccupati lucani. La nostra è soprattutto una disoccupazione intellettuale.
d: Bardi ha detto che la polemica sulle sue nomine “napoletane” è…
r: …banale, e ha ragione: perché è ovvio che non dovrebbe essere così! (ride) Oddio, se uno ti porta un Einstein, noi in Regione ce lo teniamo finché è possibile, ma non mi pare che qui da noi lui abbia portato tutti questi Maradona.
d: E al sindaco Guarente cosa direbbe?
r: Che se non si risolve il problema del centro storico non si risolve il problema di Potenza.
d: Il libro che la rappresenta?
r: I libri che ho letto più volte sono “I Fratelli Karamazov”, “I Demoni” e “Il Gattopardo”.
d: La canzone?
r: “L’albero di trenta piani”, ma perché mi piace Celentano.
d: Il film?
r: Non sono un appassionato.
d: Se la sua vita fosse un articolo di giornale, quale sarebbe il titolo?
r: “Si è divertito”.
d: Motivo?
r: Ho fatto il mestiere più bello del mondo, in assoluta libertà, e gli errori commessi sono tutti miei.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 23 Aprile 2022 09:00
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di Walter De Stradis
La settimana scorsa è stato siglato nella Sala dell’Arco del Palazzo di Città, il contratto attraverso il quale il Comune concede in uso all’Avis di Potenza i locali che ospitavano gli uffici comunali di via Nitti.
Incredibilmente rassomigliante all’attore Will Patton, Anthony Clementi (il nome di battesimo si deve al “periodo americano” dei suoi genitori) è il Presidente cittadino dell’Associazione Italiani Volontari del Sangue.
d: Prima di Pasqua è dunque arrivato questo “dono” del Comune, considerate le ben note traversie che l’Avis di Potenza ha vissuto proprio per problemi legati alla sede…
r: Sì, vorrei però precisare che ci sarà un canone di locazione, quello previsto per le associazioni di terzo settore. Si può dire quindi che, sin dal suo insediamento, questo Comune (nella persona del sindaco, degli assessori, ma anche di alcuni dipendenti municipali assai disponibili) ci ha “donato” soprattutto la sua attenzione, visto che l’operazione è stata lunga e faticosa. Abbiamo risolto un bel problema, dato che ultimamente si operava con la consapevolezza di doversi trovare un’altra casa.
d: A scanso di ogni possibile equivoco: il canone sarà direttamente a carico dell’Avis questa volta?
r: Sì, a carico dell’Avis comunale. Credo che per fine maggio ultimeremo le operazioni di trasloco necessarie a trasferirci nella nuova sede e ad abbandonare la vecchia, di proprietà dell’Ater, sita in via Volontari del Sangue. In merito a quest’ultima, avevamo provato a chiedere una rinegoziazione del contratto di locazione (prevedendo anche un minor numero di metri quadrati da usare), e l’applicazione delle condizioni previste per le associazioni del terzo settore, ma non è stato possibile.
d: La nuova casa dell’Avis comporterà anche un nuovo corso per l’associazione? In questi anni si sono lette sui giornali anche notizie controverse…
r: Indubbiamente. Come capita anche nelle migliori famiglie, e nelle migliori associazioni, qualche anno fa l’Avis veniva da un periodo, in effetti, controverso. C’erano delle diatribe tra Avis regionale e comunale; una commistione di problemi associativi e anche personali, che rischiava di protrarsi a lungo. Tempo dopo c’è stata la mia nomina –tra parentesi, non mi sarei mai sognato di fare il Presidente, essendo un semplice donatore dall’età di diciotto anni- poiché mi era stato chiesto di dare un contributo. Ho pensato quindi di metterci una pietra sopra, su qualsivoglia controversia passata, perché non facevano bene all’Avis ed erano soprattutto senza soluzioni. Per questi motivi, la svolta c’è già da cinque anni: ci occupiamo esclusivamente di promozione della donazione e della donazione del sangue stessa. Il tutto avviene, a livello associativo, in uno spirito di grande condivisione e partecipazione corale, anche collaborando con altre associazioni.
d: Quali sono i vostri rapporti col sistema sanitario locale?
r: Di base ci sono dei protocolli d’intesa tra l’ospedale San Carlo e l’Avis regionale, a cui si attengono la sezione comunale di Potenza e tutte le altre consorelle sul territorio: noi facciamo in modo di garantire il fabbisogno, ordinario e quotidiano, di sangue, in riferimento sia alle sale operatorie sia ai malati cronici (leucemici, talassemici…). Non bisogna però creare né eccedenze né mancanze. Un’associazione come la nostra serve anche e soprattutto per gestire le emergenze: quando l’Avis regionale segnala l’urgente richiesta di dieci sacche di sangue “0” negativo, o magari di piastrine, noi abbiamo un gruppo di donatori abituali al quale sappiamo di poter attingere, servendoci anche di un database che ci dice chi è in condizione di donare in quel momento. Poi, chiaramente, ci sono le donazioni periodiche ordinarie, organizzate e regolarizzate dalla nostra segreteria, anche tramite le “famose” telefonate ai soci (sorride). Pensi che solo a Potenza ci sono più di duemila e duecento donatori.
d: Donare, per sua stessa definizione, implica non aspettarsi nulla in cambio, ma prendiamo lei: da volontario che non percepisce emolumenti, cosa ha avuto, in ritorno, dall’Avis?
r: La bellezza e la meraviglia di una donazione gratuita e anonima.
Se dovesse fare uno spot?
r: C’è già quello storico, con quell’attore (Glauco Onorato, tra l’altro celebre voce di Bud Spencer – ndr), che sulle scale di un centro prelievi incontra un ragazzo che gli chiede dove si va a donare il sangue: entrambi scoprono successivamente di averlo fatto “per Mario”, amico del giovane, ma del tutto sconosciuto a quell’altro. E’ questa la meraviglia di una donazione anonima, un atto che nessuno conosce. La ricompensa? Il sorriso del medico o del volontario Avis, che magari poi ti offre la colazione. Oggi, in questi tempi di Pandemia, in cui si usano molto i social, a fini promozionali magari pubblichiamo online la foto di gruppi –organizzati- di persone venute a donare, come l’AS Volley Santa Maria, ad esempio.
d: La Pandemia, appunto: i Potentini hanno continuato a donare?
r: Assolutamente sì, e in totale sicurezza. Anche perché la donazione era una delle attività d’urgenza consentite anche durante il Lockdown. Dico sempre che io stesso il Lockdown non l’ho vissuto: sono stato solo una domenica a casa, perché ogni giorno mi recavo in sede. Si faceva via social o al telefono tutto ciò che non si poteva fare in presenza. In quel periodo abbiamo allacciato rapporti con le più disparate associazioni e/o gruppi organizzati, e hanno collaborato tutti. Pensi che nel primo anno di Covid abbiamo avuto soltanto trenta donazioni in meno rispetto all’anno precedente. Oggi invece vanno addirittura aumentando.
d: C’è qualche storia particolare, non solamente legata al Covid, che l’ha segnata?
r: Mi piace quando vengono a donare i gruppi familiari, ma di storie ce ne sarebbero tante. Recentemente avevamo allestito uno stand ai mercatini natalizi della villa di Santa Maria. Lo scopo era quello di fare “proseliti”, ma alcune risposte ci hanno lasciati di stucco. Una ragazza ci ha detto “Vi conosco, vi conosco, perché io USUFRUISCO delle vostre donazioni” e una famiglia, addirittura, ci ha mostrato un pargolo dicendo “Lui non ci sarebbe, senza di voi!”. Bellissimo.
d: La politica ha mai cercato di penetrare nell’Avis? C’è chi cerca di ottenere visibilità personale entrando nell’Avis?
r: Mmm… no. Magari qualcuno in passato, dopo essersi speso in Avis ha poi voluto –legittimamente- vivere la sua storia politica. Ma la politica è totalmente al di fuori della nostra organizzazione.
d: Quindi riuscite a gestire senza essere sotto la consueta “spada di Damocle” di chi ha il potere di chiudere i rubinetti.
r: Ribadisco la nostra estraneità alla politica, altrimenti forse non avremmo avuto tutti quei problemi legati alla sede… (sorride). Nel corso della Pandemia, certo, abbiamo rivolto alcuni inviti al Sindaco e ai consiglieri, e coloro che sono venuti a donare –e sono diversi- lo hanno fatto singolarmente e senza squilli di trombe. Hanno avuto questa sensibilità e rispetto nei confronti del nostro lavoro.
d: Come giudica invece la “tenuta” del sistema sanitario regionale di fronte al Covid? Ultimamente abbiamo anche scoperto che Governatore e l’ex assessore al ramo non si stimavano…e nel mezzo c’erano i cittadini.
r: (Sorride in silenzio).
d: Ha la faccia di chi vorrebbe dire tante cose.
r: Beh, quel battibecco politico, parlando da semplice cittadino, non è stato bello a vedersi. Magari è apprezzabile che non se le siano mandate a dire, ma certo risulta sconfortante scoprire il clima col quale si sono gestiti due anni di Pandemia. Da ignorante in materia, mi chiedo perché non si sia realizzata una struttura permanente, dedicata a gestire questa e altre eventuali urgenze; non è bello osservare ancora la “provvisorietà” con cui si opera alle famose tende “del Qatar”, in cui tanti disagi vengono attenuati dalla presenza costante di associazioni di volontariato. Anzi, mi chiedo: cosa sarebbe stato senza questi volontari? C’è L’Avo (Associazione Volontari Ospedalieri – ndr), ci sono gli Scout, la Protezione civile…Con tutti i loro limiti, queste persone hanno addolcito l’accoglienza e contribuito all’organizzazione.
d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio, cosa gli direbbe?
r: (Altro sorriso) Che arriva un momento in cui bisogna essere operativi, pratici, concreti. Basta diatribe. Basta chiacchiere. Basta finire sui giornali con accuse reciproche. E’ un momento gravissimo, e non solo per la Pandemia (c’è la Sata che va a rotoli, ci sono le conseguenze della Guerra…). C’è bisogno di un’operazione di rilancio. Ci sono troppe famiglie con situazioni di grave disagio sociale e, in tutto questo, fa malissimo leggere di litigi per poltrone e cariche. E’ una cosa che offende la dignità delle povere persone. Nei supermercati, gli scaffali con i prodotti in offerta sono perennemente vuoti. Ci sono attività che chiudono di continuo e altre che tirano a stento, ma solo perché sono a conduzione familiare. E leggere di litigi politici è davvero mortificante.
d: Il film che la rappresenta?
r: “C’era una volta in America”.
d: Il libro?
r: “Narciso e Boccadoro”, di Herman Hesse.
d: La canzone?
r: “Povera patria”, e “E ti vengo a cercare” del compianto Battiato.
d: Mettiamo che fra cent’anni all’Avis di Potenza scoprano una targa a suo nome, cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: «Anthony Celementi: un amico».
- Scritto da Redazione
- Sabato, 23 Aprile 2022 08:51
di Antonella Sabia
I mercatini dell’usato in Centro Storico sono stati più volte oggetto di critiche, un argomento divisivo tra quei cittadini che apprezzano le proposte degli espositori e quanti invece credono che possano in qualche modo ledere l’immagine della principale via cittadina. Da qualche tempo, l’usuale e caratteristico mercatino mensile dell’usato e del baratto è stato spostato per svariati motivi dal Centro alla periferia (Via Milano), ed è stato oggetto di una petizione (che richiede «che detta manifestazione si svolga esclusivamente nel Centro Storico» e di comprendere «come sia stato possibile portare a via Milano, rimaneggiare vistosamente e non pubblicizzare sul sito eventi del Comune e sulla stampa locale, come avveniva in passato») presentata dall’Associazione di Via del Centro Storico “La Potenza del Centro”. Abbiamo rivolto qualche domanda al suo segretario, Giovanni De Marco (dopo aver chiesto alcune informazioni anche a Paolo Paladino, presidente dell’associazione materana che si interessava anche al mercatino di Potenza).
d: È stata inoltrata il 30 marzo, quale riscontro ha avuto questa petizione?
r: Siamo stati invitati due volte in IV Commissione dal presidente Michele Beneventi: la prima per ascoltare le ragioni che hanno animato l’estensore della petizione, la seconda per ascoltare gli espositori che organizzano la manifestazione. Facendo qualche passo indietro, il mercatino nasce nel 1997, all’interno di un documento programmatico di proposte che l’allora assessorato alle attività produttive aveva sottoscritto per il “rilancio economico del Centro Storico” (nel riquadro). Per molti anni, quasi una ventina, lo si è continuato a fare in Centro, e qualora Piazza Mario Pagano fosse impegnata, c’era la possibilità di spostare la manifestazione a Piazza Sedile, davanti la Banca d’Italia; in alternativa a Largo Pignatari o Piazza Isabelli, zone che affacciano su Via Pretoria, in modo tale che anche i meno informati avrebbero avuto la possibilità di passarci e vederlo.
d: Come mai si è pensato di spostarlo in un rione distante dal Centro?
r: La nuova amministrazione ha ritenuto di dover contattare anche un’altra associazione proveniente da Foggia che organizza tanti mercatini di questo tipo e che avrebbe dovuto coesistere con quella che già organizzava l’evento da tempo. Si è quindi palesata la necessità di dividere gli spazi di Piazza Prefettura, che nel frattempo, con la concessione del suolo pubblico a bar e attività ristorative della piazza, erano ulteriormente diminuiti. Pertanto, quelli dell’Associazione che da 5-6 organizzavano i mercatini in città hanno preferito declinare l’offerta e spostarsi dal Centro, perché si sa che queste manifestazioni, inoltre, necessitano di tanti permessi, e relative responsabilità (va detto comunque che come cittadini siamo ben lieti di ospitare anche altre associazioni, considerato che in un mese ci sono diversi weekend a disposizione).
d: L’incontro che ha coinvolto gli espositori come è andato?
r: Nel frattempo, per mere questioni di logistica, è stata costituita una nuova associazione con i vecchi iscritti (denominata “Eventi Lucani”), che ha richiesto la possibilità operare nuovamente in Piazza Mario Pagano, e pare che il 7 e 8 maggio prossimi il Mercatino dell’usato tornerà a farsi lì (recuperando una manifestazione che non si è potuta fare per la presenza della pista da pattinaggio). Per il futuro? Almeno per un anno e mezzo, salvo imprevisti, il mercatino dovrebbe continuare a tenersi sempre in Piazza Mario Pagano, conciliando le esigenze delle varie associazioni che in passato operavano in Centro.
d: Secondo lei questo tipo di eventi contribuisce invece alla vitalità del centro storico?
r: Certamente, per quanto mi riguarda, negli oltre 26 anni di queste manifestazioni, i migliori libri sulla storia locale li ho comprati al mercatino. Lo so che a molti non interessa, ma conosco gli espositori e spesso si trovano oggetti meritevoli di essere acquistati. Sono innamorato della comunità nel quale vivo, ma purtroppo dobbiamo dire che Potenza come “piazza” non è delle migliori in assoluto sul piano turistico, poiché richiederebbe visitatori nuovi ogni volta che c’è una manifestazione (considerata la proverbiale “assuefazione” dei residenti). Bisogna dire che non siamo una comunità particolarmente collaborativa, ma questo richiederebbe una riflessione su tanti temi che riguardano non solo il centro storico, ma la città in genere. Possiamo parlare del trasporto pubblico su gomma, ma anche degli impianti meccanizzati di collegamento con la periferia, completamente stravolto rispetto al suo progetto: questo qui al “Due Torri” che si ferma a via Mazzini, quello che dovremmo fare a via Cavour che comunque non arriverebbe al Campus Universitario, sono scelte che si fanno “a mezza cottura” e spesso si rivelano mai produttive. Queste non sono lagnanze, sono esclusivamente riflessioni su come va avanti questa città.
d: Lei vive e lavora in Centro, cosa servirebbe per il rilancio del centro storico?
r: Solo riflettere su quello che è accaduto fino ad oggi. Faccio un esempio: quando leggo sui giornali che l’UNIBAS intende realizzare il fabbricato per l’Università di Medicina nella parte del campus che guarda verso le carceri, mi vengono i brividi., Abbiamo inoltre dislocato le ASL in zone diverse e lontane tra loro, al Madre Teresa poi trovare parcheggio è veramente difficile.
- Scritto da Redazione
- Giovedì, 21 Aprile 2022 17:16
“L’accordo di oggi - ha dichiarato il direttore Affari istituzionali e Relazioni esterne di TotalEnergies, Dante Mazzoni - riveste per noi grande importanza perché è frutto di un lungo lavoro di consultazione e confronto messo in campo nell’ambito del Tavolo della Trasparenza con tutte le parti interessate, dalla Regione alle organizzazioni sindacali, dai Comuni della Concessione “Gorgoglione” al mondo delle imprese. A tutti gli attori coinvolti spetta ora la piena condivisione e applicazione degli impegni sottoscritti: noi - ha concluso Mazzoni - faremo come sempre la nostra parte”.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 16 Aprile 2022 09:29
di Antonella Sabia
Solamente due mesi fa, con la prima giunta comunale del sindaco Guarente, la città di Potenza aderiva al progetto ‘Italia Smart Working Place’, ideato da Everywhere Tew, una piattaforma che accoglie quanti, in fuga dalle città, desiderano lavorare in mobilità per un certo periodo di tempo, per vivere un’esperienza autentica all’insegna di uno stile di vita più sostenibile. Non solo, l’ex assessore comunale al turismo, Galella, aveva affermato che “si intendeva puntare sul rilancio turistico della nostra città partendo dall’anima di questo territorio, dalla prossimità che si respira attraversando le nostre strade, per raggiungere dei viaggiatori differenti in grado vivere e valorizzare il nostro Borgo-Città”.
È proprio questa caratteristica della città di Potenza, in particolare del centro storico, caratterizzato da vicoli, scalinate che dovrà essere messa in risalto se, per il post Covid, si vorrà attrarre nuovi flussi di viaggiatori, turisti di passaggio o semplici curiosi, e avvicinarli al capoluogo per la sua affascinante struttura urbanistica, l’attrattività del paesaggio, la cultura e il ricco patrimonio storico-architettonico custodito. Anche alla luce dei recenti apprezzamenti da parte di registi, e attori del piccolo e grande schermo che hanno avuto modo di soggiornare in città e apprezzarne tutte le caratteristiche di “Città verticale”. Non dimentichiamo però, il realistico commento dell'attore Haber che l'ha definita brutta.
Per comprendere le necessità di un centro storico oramai in abbandono, abbiamo chiesto a chi Via Pretoria la vive ogni giorno. Per rilanciare il turismo in città, di cosa c’è bisogno? A rispondere è Sergio Mattioli di Ubik, tra i pochi in Centro aperti anche di domenica. “Considerando la storia della città e i vari terremoti nel corso dei secoli (che hanno devastato il territorio), non la rendono città “storica”, ma ciò non significa “brutta”, semmai architettonicamente migliorabile (qui c’entra ovviamente la politica passata e presente); il miglior modo per far ritornare il Centro fulcro della città è legato alle infrastrutture, al ripristino di alcuni vecchi uffici pubblici (che “costringevano” il cittadino a frequentare il Centro), all’introduzione, nuovamente, dei mercatini di frutta e verdure (vedi Piazzetta “dei Poverelli”, quella del Pesce, etc etc) e, magari anche, con la possibilità di alcuni pulmini che raggiungano il pieno centro (i vecchi “Pollicini”). Attrarre, quindi, coi i servizi primari, potrebbe essere una idea, vecchia ma sempre utile. Sviluppare anche la vita universitaria dei fuori sede, potrebbe essere di aiuto”.
Per dare una forte impronta e una identità al centro storico, sarebbe interessante poter dare dei nomi o installare delle targhe sulle gradinate, vicoli caratteristici molti dei quali –INCREDIBILMENTE- non recano nomenclature evidenti al passante e/o eventuale turista (a prescindere o meno che “derivino” il proprio nome dalla strada principale). Interpellato il neoassessore alla viabilità Massimiliano Di Noia su questa questione, ha “rinviato” la proposta ai cittadini, i quali potrebbero proporre al Comune, a suo dire, delle idee in tal senso. È una via percorribile? O il Potentino si è rassegnato al destino della città e del suo centro storico? Ancora Mattioli a rispondere: “L'idea delle targhe e di una maggiore informazione sulla storia, cultura e tradizione potentina è assolutamente positiva, da fare subito. Si potrebbe, anche, pensare di agevolare l’artigianato, per incrementare il lavoro e caratterizzare Potenza. Considerando che turisti negli ultimi anni se ne vedono, perché non anche offrire loro, sabato e domenica un pranzo a prezzo agevolato, tipico potentino (in convenzione magari del Comune con i ristoratori). Ottima idea quella di coinvolgere i cittadini, con proposte ed idee. Non mi pare, inoltre, che siamo rassegnati al decadimento del Centro, fermo restando che è un problema di tante città, anche quelle più famose, storiche e d’arte e turistiche in genere (ovunque i Centri stanno morendo, purtroppo). Mi è capitato spesso di dover rispondere a turisti che chiedevano il perché di chiese e musei chiusi di domenica, tutto questo -si sa- ha dei costi, ma del resto quando andiamo in altre città, è proprio quello che cerchiamo”.
Parole invece disilluse, quelle di un altro storico commerciante del Centro, Vincenzo Domizio: “Purtroppo capita sempre più spesso di vedere gente triste in giro. Per rilanciare il centro storico sono necessarie un miliardo di cose, ma bisogna partire ridando dignità a questa strada. La stessa Piazza Matteotti, per quanto chiunque ci lascia il cuore passando, non si può non notare che è tenuta male, è adorna, cadono pezzi di cornicioni. E non parliamo dei negozi abbandonati, sfitti, questo è il risultato purtroppo delle cose fatte con poco amore. Ricordo le parole di Alessandro Haber, che penso sia stato onesto con se stesso, dicendo che è una città brutta, tra l’altro non è il primo a dirlo”. Sull’identità e la caratterizzazione di vicoli e gradinate: “Esco tutte le mattine a correre, e purtroppo mi tocca constatare che proprio le scale di cui si parla sono tenute male, molto spesso anche sporche di escrementi, tutte cose che comunque abbiamo sempre ripetuto all’amministrazione. Purtroppo, molto spesso, il potentino non si ribella più, accetta quello che si fa nel bene e nel male. Abbiamo Palazzo Loffredo quasi abbandonato a sé stesso, e penso anche ai ragazzi del progetto Erasmus da Spagna, Turchia che cercavano brochure su Matera e Potenza, ma hanno trovato poco e niente. Ricordo che era stato preso un impegno anche per dedicare una strada o una piazza al nostro conterraneo Pino Mango: è mai stato fatto?”, ha concluso Domizio.
- Scritto da Redazione
- Sabato, 16 Aprile 2022 09:26
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di Walter De Stradis
Sindaco (al secondo mandato consecutivo) di Montescaglioso (Mt), col “vizio” dello scrivere (ha pubblicato un romanzo “storico ed esoterico” e tiene molto all’iniziativa del “Paese dei Libri”, che a maggio vedrà il Comune presente alla Fiera di Torino con un suo stand), il cinquantaquattrenne gemoetra Vincenzo Zito è anche Presidente della comunità Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, ed è stato vice presidente di FarBas (Fondazione Ambiente e Ricerca).
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: Cercando di dare, come sindaco, un supporto alla mia comunità, affinché possa crescere.
d: Mi consenta la battuta: fuori dai confini, Montescaglioso è più che altro conosciuto per essere il “paese di Bubbico”.
r: (Sorride) Sotto l’aspetto politico è così, perché lui ha dato molto, anche a livello nazionale, e grazie alle sue capacità il paese ha avuto la sua giusta visibilità. Ma Montescaglioso è anche molto altro; chi ha preceduto noi (e ha preceduto anche Bubbico) ci ha lasciato tutto un patrimonio storico e archeologico (l’Abbazia, il Centro e gli altri beni culturali). Montescaglioso è la città dei quattro monasteri. Io sono al secondo mandato, ma già nei primi cinque anni di governo avevamo messo parecchie cose in campo, e il paese è cresciuto tantissimo, tramite appunto lo sfruttamento del patrimonio culturale, del turismo, dell’enogastronomia, unitamente all’artigianato storico (noi abbiamo materiali tipici, come il tufo).
d: Venendo qui, abbiamo in effetti visto alcuni turisti stranieri armati di macchine fotografiche. Ma si possono però fornire dei dati e/o dei segnali più precisi di questo indotto? Che so, la diminuzione dello spopolamento, l’aumento della natalità, il numero dei locali e delle nuove attività nate…
r: Il turismo c’era già da prima, ma se n’è parlato soprattutto negli ultimi dieci anni, anche grazie al “traino” di Matera 2019. Oggi in paese abbiano circa 20mila turisti annui, certificati (dati fornitici da chi gestisce l’Abbazia, la nostra attrattiva principale). E’ chiaro che non basta, ma questo può essere l’asse portante delle nostre comunità. E pur vero che Montescaglioso, negli ultimi anni, ha accusato una leggera decrescita demografica, dopo alcuni anni di relativa stabilità. Tutto ciò qualche difficoltà la crea, ma noto anche che molti giovani stanno tornando, dopo aver studiato al Nord, proprio perché c’è questa nuova voglia di mettere a frutto idee che possono dare economia.
d: Lei ha citato “il traino” di Matera 2019: occasione colta a pieno o no? Mi riferisco alle infrastrutture, ai trasporti…E’ una domanda che di solito rivolgo a tutti gli amministratori (e non) del materano.
r: Montescaglioso è il comune più vicino a Matera, è c’è sempre stato un contatto importante. Ho spesso potuto interloquire col sindaco De Ruggieri, a cui spesso segnalavo che l’indotto di rinnovamento innescato da Matera 2019 doveva partire proprio dalle infrastrutture, ma non è accaduto granché (se non grazie alla Regione Puglia che ci ha consentito di avvicinare la Città all’aeroporto). Io e altri sindaci siamo rimasti delusi, perché di miglioramenti all’accessibilità dei nostri territori non ce ne sono stati. C’è un problema serissimo sulla via Appia, sulla Matera-Ferrandina… e le difficoltà sono state anche altre. Anzi, posso dire che sui territori limitrofi a Matera a un certo punto c’è stata addirittura una ricaduta NEGATIVA.
d: Negativa???
r: Sì: negli ultimi vent’anni in questo nostro paese si era riusciti a costruire un percorso culturale importante, 365 giorni l’anno, che portava tanta, tanta gente a Montescaglioso.
d: Cosa sta cercando di dire? Che Matera 2019 vi ha “succhiato” i turisti?
r: Purtroppo ha fatto sì che i turisti –ma penso anche ai Pugliesi che venivano spesso qui- si siano riversati tutti nella Città dei Sassi. Nel periodo estivo, mi hanno dunque svuotato questa grande opportunità che Montescaglioso stava alimentando da anni. Poi c’è stata la Pandemia, e non ne parliamo proprio. L’obiettivo è ora di tornare a crescere grazie alle NOSTRE forze. Però va detto anche che l’attrattore Sassi ha dato al territorio una visibilità mondiale, e su questo non ci piove...
d: …ma se non ha funzionato il “circuito”, viene da pensare che le responsabilità non siano da cercare solamente a Matera, ma anche a livelli regionali…
r: Effettivamente è così. L’idea di Matera 2019 era regionale (ma a mio avviso doveva essere allargata anche alla Puglia). Lei ha ragione: doveva essere la Regione a programmare che Matera fosse al cuore della visibilità mondiale (come accaduto), ma in modo tale che la ricaduta positiva interessasse TUTTI i territori. Questo non è avvenuto.
d: Ma ora al governo regionale ci sono anche i suoi, visto che lei è della Lega. Ed è proprio l’assessore Merra a occuparsi delle infrastrutture.
r: Sicuramente c’è stata un’interlocuzione più veloce ed è stato possibile fare proposte dal territorio. Io ho interloquito anche con Fanelli (Montescaglioso è comune agricolo) e sono state messe in campo azioni sinergiche con entrambi. I famosi fondi ReNDiS per il dissesto idrogeologico, fermi da anni, sono stati sbloccati proprio grazie a questa sinergia: Bardi stesso ne ha capito l’importanza e ha dato incarico a un commissario straordinario, che subito si è attivato. E’chiaro però che c’è tanto ancora da fare.
d: La famosa strada bloccata dal 2013… quando siamo venuti qui era ancora chiusa.
r: I lavori della Montescaglioso-Piani Bradano -la cosiddetta “scorrimento veloce” bloccata da quella maledetta frana di nove anni fa- stanno per essere ultimati, specie se il Ministero snellisce i tempi per la sua parte di risorse. Siamo davvero agli sgoccioli però.
d: Abbiamo parlato di assessori: la giunta “ter” di Bardi ha creato dei malumori anche nella stessa Lega (i cui assessori non erano comunque in discussione). Come spiegare al cittadino le “tarantelle” a cui ha assistito?
r: Eh, purtroppo non è facile. Bisogna essere sinceri e fare autocritica, perché quando si fanno due giunte in una settimana, significa che qualcosa non ha funzionato. In verità, la Lega aveva chiesto a Bardi di azzerare la giunta (dopo i due anni spesi a cercare, giustamente, di capire le problematiche -anche burocratiche –interne alla struttura regionale) affinché si impiegasse il tempo rimanente per avviare una reale fase di rilancio di questa regione, con segnali concreti nei territori, effettuando anche i cambi necessari allo scopo.
d: E invece cosa è successo?
r: E’ successo che alcuni personalismi hanno creato questa situazione, che non fa bene alla Basilicata, non fa bene ai territori e non fa bene alla politica. Il cittadino vede che manca il senso di appartenenza e si allontana.
d: Potrebbe non essere finita. In caso di recrudescenza dei fenomeni descritti, sarebbe il caso di tornare a votare?
r: Dal mio punto di vista, se non ci sarà il rilancio per la Basilicata, sarebbe GIUSTO, non solo opportuno, tornare al voto per creare un nuovo progetto.
d: Le situazioni di impasse nella politica regionale certo non sono di aiuto in faccende che pendono come una spada di Damocle su alcuni comuni lucani, Montescaglioso compreso. Mi riferisco alla più recente mappa Sogin sui siti adatti –a loro dire- a ospitare il famigerato deposito unico di scorie radioattive.
r: I comuni lucani, insieme alla due Province e alla Regione, si sono mossi contro questa eventualità. E’ stata fornita tutta la documentazione tecnico-scientifica necessaria per dimostrare che tutti i siti individuati in Basilicata – non solo Montescaglioso- non sono idonei a ospitare il deposito in sicurezza. Anche con i comuni della vicina Puglia interessati c’è stata unità d’intenti. Tuttavia non ci sono ancora giunte le risposte ufficiali rispetto alle nostre obiezioni.
d: Questa storia va in qualche modo avanti dai tempi di Scanzano. Non teme che i piccoli numeri della nostra regione possano sempre e comunque essere considerati “decisivi”, meglio ancora se presenti in una terra considerata…silenziosa e/o divisa?
r: Quando parliamo di scorie parliamo soprattutto del FUTURO dei territori. Purtroppo a volte, anche in altre occasioni, nelle valutazioni a livelli alti si è tenuto principalmente conto dell’aspetto demografico e della tenuta di “unità” dei cittadini di un territorio. E questo è segno di preoccupazione per noi, vista la scarsa densità abitativa della regione. Per questo, noi siamo preoccupati e sempre per questo abbiamo dovuto PIU’ VOLTE, in questa ultima occasione, far presente che il nostro territorio non è idoneo per il deposito unico. Se dovesse succedere qualcosa del genere, tra l’altro riguarderebbe tutta l’Italia meridionale. Siamo preoccupati, e abbiamo interessato tutti i parlamentari lucani.
d: Lei è stato vice presidente FarBAS: in ambito petrolio siamo ancora in credito, per quanto riguarda le giuste compensazioni, specie se di carattere occupazionale e/o economico?
r: Francamente io farei volentieri a meno delle royalties, perché in Basilicata c’è tanto altro su cui puntare (turismo, cultura etc.). Quindi tendenzialmente io sarei un “No estrazioni”; ma seppur queste devono esserci, devono avvenire in MASSIMA garanzia dei territori. E non devono essere le società stesse a controllare. Dico questo perché io mi sono occupato di una questione simile, quella della cementeria di Matera: fummo l’unico comune del circondario a mettere in evidenza –in occasione del via libera all’incremento di produzione nel 2017 (pur in presenza di una vecchia tecnologia e dell’utilizzo anche di rifiuti non pericolosi)- che le compensazioni non hanno alcun significato se si mettono in discussione ambiente e salute (viepiù se l’unica centralina di controllo è in gestione al controllato, come in quel caso). Accade più o meno lo stesso col petrolio. E in questa maniera le royalties non creano né economia né sviluppo.
d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?
r: Di tornare a parlare non ALLA gente, ma TRA la gente. Di girare i territori lucani e di ASCOLTARE.
d: Qui è venuto?
r: No, se non quando era in campagna elettorale.
d: Il libro che la rappresenta?
r: L’opera omnia di Pirandello e di Herman Hesse.
d: La canzone?
r: Seguo la musica new age e adoro i Secret Garden.
d: Il film?
r: “The Passion”: perché da lì è iniziata la visibilità mondiale della Basilicata.
d: Mettiamo che fra cent’anni al Comune scoprano una targa a suo nome: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: «Il sindaco che ha dato l’anima alla comunità»
- Scritto da Redazione
- Sabato, 09 Aprile 2022 09:00
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di Walter De Stradis
Deposito nazionale di scorie nucleari: i comuni lucani interessati dall’ormai famigerata, e reiterata, mappa Sogin dei “papabili” sono ben sette: Matera, Irsina, Bernalda, Montescaglioso, Montalbano Jonico, Genzano, Acerenza, e Oppido Lucano.
Quanto concreto è questo pericolo?
Mercoledì scorso, presso il ristorante “Dalla padella alla brace”, sito nel Centro della Città dei Sassi, ne abbiamo potuto discutere diffusamente col Presidente della Provincia di Matera (il più giovane della storia dell’ente, al momento dell’elezione nel 2018) e sindaco di Montalbano Jonico, l’avvocato Piero Marrese, a marzo scorso riconfermato anche alla guida regionale dell’UPI (Unione Province d’Italia).
Con lui abbiamo poi allargato il discorso alla situazione politica regionale.
d: Presidente, nel diffondere la notizia sulla mappa dei siti “idonei”, la Sogin ha riferito di aver fatto tutto “in trasparenza”, dopo essersi confrontata cioè con gli enti locali. Le nostre due province hanno lavorato insieme per scongiurare questo pericolo?
r: Assolutamente sì. I nostri due enti sono stati i primi a manifestare ufficialmente, nel corso di alcuni nostri consigli provinciali “aperti”, la netta contrarietà ad allocare il deposito di scorie nei siti lucani. E’ stato ribadito in modo chiarissimo, sia da un punto di vista politico, sia da un punto di vista tecnico-scientifico.
d: Infatti è importante far capire alla Sogin che non è una mera logica in stile “Non nel mio giardino”.
r: Infatti. Parliamo di siti, quelli nostrani, a forte valenza turistica, ma addirittura di “riserva speciale”, se ci riferiamo alla zona dei Calanchi. La nostra è una battaglia contro un’ipotesi assurda -che tra l’altro ha unito tutti i territori limitrofi alle aree interessate- nella quale abbiamo dunque opposto motivazioni geologiche, anche dal punto di vista sismico (tramite puntuali schede di carattere scientifico). Si tratta poi di zone a vocazione agricola, che col deposito di scorie sarebbero messe in ginocchio in maniera irreversibile (con tutto quello che i nostri agricoltori sono già costretti a subire con la crisi attuale).
----Essendo presente anch’egli al ristorante, coinvolgiamo per un attimo su questo tema anche il Presidente della Provincia di Potenza, Rocco Guarino, che sottoscrive quanto affermato dal collega materano, confermando di aver esposto con fermezza la contrarietà all’eventualità profilata dalla mappa della Sogin, nel corso delle audizioni da questa tenute a gennaio scorso; rispetto alla vicenda che interessò Scanzano, afferma Guarino, c’è stata maggiore trasparenza da parte della stessa Sogin, ma ciò ha consentito di verificare che nei loro studi MANCAVANO molti aspetti legati alla fauna protetta, al territorio e alla produzione locale (vedi grano di Genzano).----
A questo punto la parola torna a Piero Marrese:
Abbiamo GIA’dato. Noi Lucani siamo ancora enormemente in credito, sotto molti punti di vista, compresa l’acqua (che forniamo anche ad altre regioni). E poi le nostre produzioni agroalimentari sono all’avanguardia, basti prendere ad esempio la fragola del Metapontino. Posso dire che lo studio tecnico del nostro territorio –quello che ha fatto Sogin– come dimostrano ulteriori studi che le nostre Province hanno eseguito, è stato abbastanza superficiale.
d: Ritiene che possa esserci –visti già i trascorsi- il rischio di un qualche “accanimento” nei confronti della nostra regione?
r: Proprio con la marcia dei centomila di Scanzano abbiamo dimostrato che se dovesse esserci un accanimento noi non ce lo faremmo certo passare sotto il naso. Siamo pronti a combattere su ogni fronte affinché venga scongiurata anche solo l’idea di fare il Deposito in una terra bella come la nostra. Spero dunque che prevalga il buonsenso, e che la valutazione nei nostri confronti sia oggettiva.
d: A proposito della risorsa turismo, su cui questa terra punta molto, ritiene che l’occasione di Matera 2019 sia stata colta appieno? Sa, c’è qualche suo collega sindaco che ritiene che la Città dei sassi abbia attirato a sé tutti i visitatori, in pratica, e che non sia stato dunque attivato un “circuito” atto a valorizzare anche i comuni limitrofi.
r: Matera è una grande opportunità anche oggi. Grazie al lavoro fatto sul “2019” si può dire che “l’impresa” cammina ormai da sola. Ritengo sia stato fatto contestualmente anche un buon lavoro nel capire come e dove potenziare le infrastrutture, che in effetti rappresentano un limite enorme. Sono state stanziate delle risorse, e certo bisogna accelerare, ma non sono affatto d’accordo con chi continua a dire che Matera è isolata. Non è affatto così: è più agevole e veloce raggiungere Bari da Matera, che girare nel Centro di Roma. Per quanto riguarda i territori, anch’io ho registrato qualche criticità (non tutti erano preparati per raccogliere questa grande sfida), pertanto penso che oggi vada creato un grande contenitore per far RIVIVERE ai turisti quella grande esperienza del 2019, trascinandola e trasferendola su TUTTI i territori della nostra provincia (ricordo anche la positiva esperienza dei comuni “Capitale per un giorno”). E’ ovvio, però, che in questo senso il limite infrastrutturale è comunque grande: la guerra che io combatto da Presidente della Provincia è proprio quella di avere maggiori risorse, perché non si può parlare di “turismo” se per raggiungere un certo comune bisogna poi attraversare strade a dir poco non idonee.
d: Il suo voto politico all’assessore Merra?
r: Non è mio costume dare voti, ma certo chiederei una maggiore condivisione sulla programmazione, perché i sindaci sono coloro che vivono le criticità dei territori; e i Presidenti di Provincia, checché se ne dica, a loro volta rimangono l’unico punto di riferimento vero per i sindaci stessi. Per questo il dialogo della Regione con le Province, e con i Comuni, deve aumentare.
d: La riforma delle Province, dal canto suo, qualche problema certo lo ha creato
r: Ha creato disservizi per i cittadini. Le Province sono state depauperate, ma sono rimaste in piedi con delle responsabilità gigantesche, se lei pensa –ad esempio- che i collegamenti fra i nostri comuni consistono quasi esclusivamente in strade provinciali, molte delle quali necessitano di manutenzioni addirittura straordinarie. Vanno dunque stanziate le risorse necessarie –eliminate da quella Riforma- anche in ambito scuole superiori: in Italia l’istruzione sembra essere stata alla fin fine suddivisa in istituti di serie A e di serie B. Prenda Montalbano: le scuole comunali siamo riusciti a metterle in sicurezza, ben prima di ciò che si sta facendo con le scuole superiori. Ci vogliono risorse concrete, non chiacchiere. Il Pnrr non può essere chiamato in causa, in quanto non c’è un canale di finanziamento circa la viabilità; di conseguenza, il dialogo con la Regione e con l’assessore al ramo diventa strategico, altrimenti non si va da nessuna parte.
d: Immagino che la continua bagarre in giunta regionale, con cambi di formazione continui e relative situazioni di stallo, finora non abbia aiutato in questa prospettiva. Come spiegarlo al cittadino?
r: Sicuramente è stata data una brutta immagine della politica regionale.
d: … e i Materani lamentano di essere stati penalizzati con la nuova giunta.
r: Perché Matera è stata completamente estromessa, ed era già successo. Spero, al momento di discutere il bilancio e la nuova finanziaria, che ci sia una reale attenzione alla situazione che Province e comuni vivono; è stato istituito un Fondo, il Fual, ma Anci e Upi insieme hanno chiesto di rimpinguare quelle risorse, e dunque di condividere quel minimo di programmazione necessaria per poter garantire i servizi ai cittadini (che non chiedono certo la luna, ma almeno di poter percorrere le strade in sicurezza). E poi c’è il problema dell’ambiente, gestito da noi, e delle scuole superiori, che DEVONO essere sicure.
d: Il suo momento più difficile durante la Pandemia?
r: Avevamo tutti già consapevolezza delle criticità presenti a monte, e pertanto la paura era quella di sovraccaricare le strutture sanitarie, ma i sindaci hanno lavorato bene nei loro territori, incarnando un aiuto fondamentale per i cittadini e per chi operava contro il virus.
d: Si è mai sentito lasciato solo?
r: In alcuni momenti è stato difficile. Sulle spalle del sindaco poggia un’intera comunità: vedere le attività chiuse, nonché anziani e bambini avere paura, è stata una cosa straziante. E spesso, in questi casi –sì- si è soli, ma si è comunque nella posizione di dover infondere coraggio agli altri, e dunque non è mai concesso manifestare le pur legittime paure e incertezze.
d: Quando legge sul giornale che l’ex assessore alla Sanità si è sentito lasciato a se stesso dal presidente della Regione, di averne subito alcune decisioni (tanto da suscitare, si legge, l’interesse della Magistratura)…
r: … se ha subito delle imposizioni è sicuramente una cosa da condannare. Dal canto mio, devo dire che il presidente Bardi, almeno con le province, si è confrontato in molte occasioni, e sovente anche coi sindaci. I momenti di discussione, anche accesi, non sono mancati, ma non posso dire che non è stato presente.
d: La domanda tormentone: se potesse prendere Bardi sottobraccio, confidenzialmente, cosa gli direbbe?
r: Che in questo momento c’è bisogno di programmazione: questo è l’anno più importante per la nostra regione, l’anno in cui è possibile programmare le risorse, e se non saremo all’altezza, rischieremo di rimanere ancora più indietro. Oggi è il momento del coraggio, e bisognerà avere la capacita di SPENDERE in modo corretto quelle risorse. Sommessamente, chiedo dunque al Presidente di continuare a confrontarsi con i territori, con i sindaci, con i presidenti di provincia e con le associazioni datoriali. Spesso, in alcuni momenti, questa cosa è venuta a mancare, e dunque il dialogo va rafforzato per costruire una programmazione che guardi al territorio lucano a 360 gradi. I nostri bambini, i ragazzi devono poter RESTARE in questo territorio, e in questo ragionamento non ci deve essere spazio per le “chiacchiere di poltrone”.
d: Nel caso la “maretta” in Regione non terminasse, sarebbe giusto tornare a votare?
r: Sicuramente. Se dovesse continuare a esserci un’assenza di amore per il proprio lavoro, bisognerà ridare voce ai cittadini.
d: Il libro che la rappresenta?
r: “Il lato positivo” di Matthew Quick.
d: Il film?
r: “La vita è bella” di Benigni.
d: La canzone?
r: “Io penso positivo” di Jovanotti.
d: Mettiamo che fra cent’anni scoprano una targa a suo nome al comune di Montalbano: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: Mah, un riconoscimento che certifichi l’amore che ho profuso nel mio lavoro, rivolto non solo alla comunità, ma anche alle future generazioni.
- Scritto da Redazione
- Venerdì, 08 Aprile 2022 12:12
Illustrare ai giovani i segreti della geologia, migliorare le loro conoscenze sul tema dell’energia e introdurli ai concetti di geodiversità e geoturismo sono gli obiettivi di “Geoscuola”, il progetto di sviluppo sostenibile avviato da TotalEnergies EP Italia che coinvolgerà, fino a maggio, gli studenti delle scuole primarie dei comuni della Concessione Gorgoglione. L’organizzazione scientifica è coordinata dalla società ExtraGEO, spin-off accademico dell’Università degli Studi della Basilicata, nato dal progetto Shell InventaGIOVANI, condotto da Shell Italia in Basilicata da oltre dieci anni.
L’iniziativa è articolata in sei lezioni a classi unificate per ciascun istituto. Oltre cento gli alunni partecipanti all’iniziativa, provenienti dai plessi scolastici facenti capo all’Istituto omnicomprensivo “16 Agosto 1860” di Corleto Perticara, e all’Istituto comprensivo “Rocco Montano” di Stigliano.
Il programma affianca a lezioni teoriche alcune esercitazioni per mettere alla prova gli alunni nel riconoscimento, ad esempio, di campioni di roccia e fossili provenienti dai geositi più caratteristici dell’Appennino lucano.
“Geoscuola” terminerà a maggio:l’ultima lezione consisterà in un’escursione geologica per ciascuna scuola partecipante, in un geosito fra quelli di Sasso di Castalda, delle Dolomiti lucane e della val d’Agri.
Per tutta la durata del progetto il livello di apprendimento degli studenti verrà testato al termine di ogni lezione attraverso un “geoquiz” con l’assegnazione di un punteggio: alla fine del corso, la classe che avrà ottenuto quello complessivo più alto vincerà un trofeo, consegnato nel corso di una cerimonia conclusiva del progetto organizzata entro la fine dell’anno scolastico.
“Il progetto formativo Geoscuola ha la finalità di far conoscere il territorio sotto un punto di vista scientifico particolare, quello della geologia - dichiara Ambrogio Laginestra, responsabile del dipartimento Rapporti con il territorio. Il gioco a quiz stimola la partecipazione attiva dei ragazzi mentre le lezioni all’aperto presso i geositi locali rappresentano un modo innovativo e coinvolgente per far scoprire loro le unicità del nostro territorio. Ringrazio le istituzioni scolastiche e gli insegnanti per aver accolto e sostenuto l’iniziativa”, conclude Laginestra.