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di Walter De Stradis

 

 

L’ingegner Alfonso Metello Francesco Andretta, potentino, sessantadue anni a giugno, viene da una famiglia di avvocati originaria di Forenza. L’incarico di amministratore unico di Acquedotto Lucano (giugno 2021) gli ha consentito di tornare, dopo tanti anni, nella sua città di origine. Nonché di poter andare finalmente al Viviani a veder giocare la squadra di cui è tifosissimo.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: La mia è la storia di un Potentino che a diciotto anni è andato a studiare fuori (Bologna) e ha avuto la possibilità di formarsi affianco a un maestro come il professor Foraboschi (già collaboratore del premio Nobel per la chimica, professor Natta). Ho lavorato nel suo studio per dieci anni e poi mi sono dato alla libera professione. Adesso, a distanza di tanti anni, poter ricoprire questo ruolo ad Acquedotto Lucano è enormemente gratificante, perché mi dà la possibilità di fare qualcosa per la mia terra. E questo oggi “giustifica” la mia esistenza, nonché il mio ritorno a Potenza.

d: Eppure al suo arrivo ci furono comunque polemiche: anche lei, se non ricordo male, fu inserito nel calderone dei dirigenti “stranieri” giunti in Basilicata. Ma nel suo caso si tratterebbe di uno dei -tanto invocati- “cervelli di ritorno”. O no?

r: Innanzitutto la ringrazio per il “cervello”! (ride) Dal 1980 mi sono trasferito a Bologna, ma essendo molto legato alla mia città di origine, sono sempre venuto a “santificare le feste”. Molte delle mie vacanze estive le trascorrevo poi a Forenza, paesino di origine della mia famiglia paterna.

d: Aveva dunque il polso delle situazioni lucane?

r: Sì, anche se fatto più di sensazioni, che di informazioni. Il contatto con gli amici mi trasferiva i sentori, i modi di pensare riferiti ai fatti successi in questi ultimi decenni.

d: E quali erano questi sentori che lei coglieva, prima di tornare a viverci, in Basilicata?

r: La completa sfiducia nelle istituzioni, l’assenza totale di meritocrazia, l’economia bloccata: sentimenti e fattori (alla luce di un’analisi forse sintetica e se vuole anche approssimativa) che spingevano i giovani ad andarsene, portando allo spopolamento della nostra terra.

d: E questi sentori, venendo qui, sono stati dunque smentiti?

Beh, già il mio essere qui può essere un segnale…essendo la mia nomina un fatto meritocratico, e non politico.

d: Entriamo nel vivo delle (tante) questioni pratiche. Qualche settimana fa abbiamo chiesto al presidente di Federconsumatori Basilicata, Michele Catalano, quale sia la bolletta che “preoccupa” di più i Lucani. E lui ha risposto “quella di Acquedotto Lucano”, anche a causa di alcuni “dati poco trasparenti, o meglio, che andrebbero spiegati maggiormente”, come “le perdite occulte”.

r: In effetti siamo al secondo posto in Italia, in ambito di “preoccupazione” degli utenti circa la “leggibilità” delle bollette dell'acqua. Ma ci siamo già mossi. Al di là di qualche errore nell’emissione (su cui stiamo indagando), la nuova bolletta (gennaio) è molto più leggibile e completa (inoltre era stata discussa preventivamente con le associazioni dei consumatori, recependo alcune delle loro osservazioni). Se invece parliamo di “preoccupazione” degli utenti in riferimento agli importi alti, bisognerebbe fare più ragionamenti: 1) confrontare comunque gli importi con quelli di altre regioni o paesi; 2) la scarsa densità della popolazione fa sì che qui noi si abbia chilometri e chilometri di tubi per servire in realtà delle utenze ridotte, il che aumenta i costi del “trasporto”; 3) suddetta rete è estremamente fragile e vetusta, soggetta dunque a danni e perdite: pensi che sul totale dell’acqua che “captiamo”, se ne perde circa un 60%; ne consegue che anche il 60% di ciò che AL spende per l’energia (uno dei nostri costi maggiori) lo si butta dalla finestra.

d: E tutto ciò va a finire nella bolletta dei Lucani?

r: Esatto.

d: E quindi bisogna rassegnarsi?

r: No. Diciamo meglio. Da un punto di vista storico, l’idea di “staccarsi” dalla Puglia e creare Acquedotto Lucano è stata fatta nell’ottica di salvaguardare questa nostra risorsa; ma da un punto di vista economico o gestionale, ha significato costi più alti. In Puglia infatti i costi si possono suddividere su un numero molto elevato di utenti e le tariffe possono essere dunque basse; in Basilicata no, perché, come le dicevo, le spese energetiche per portare l’acqua anche da 600 metri in su –e per giunta per pochi utenti- sono molto alte.

d: Quindi essendoci alla base questo “peccato originale”, più di tanto non si può fare?

r: Con la situazione attuale, no. Ma da un punto di vista tecnico, possiamo migliorare molto. Oggi grazie al Pnrr –e in particolare attraverso lo strumento di finanziamento “React EU”- abbiamo la possibilità di attivare dei fondi per ridurre le perdite. Abbiamo già richiesto un finanziamento del genere, e stiamo attendendo la risposta. Ciò che AL, Regione ed Egrib ora si aspettano è un finanziamento di circa 50milioni, per una prima tranche di lavori che avremo l’obbligo di terminare entro il 2023. I tempi sono dunque strettissimi (e molti esperti dicono già che non ce la faremo), tuttavia noi ce la metteremo tutta per realizzare questi interventi, che incarnano le linee guida del nuovo management di Acquedotto.

d: Che sarebbero?

r: La prima è la “transizione digitale”, ovvero una gestione basata sull’ “information technology”. Uno degli interventi previsti per il citato finanziamento è quello di sostituire più di 70mila contatori con modelli “smart”, che verranno letti da sistemi esterni e che dunque non necessiteranno più di una lettura o auto-lettura “in presenza” (ne beneficerà la trasparenza della bolletta e la possibilità, da parte dell’utente, di verificare GIORNALMENTE i propri consumi, e casomai ridurli). Il che ci porta alla seconda linea-guida, la “transazione ecologica”: l’utente capirà che la risorsa idrica è un bene essenziale e che non va sprecata. Il discorso del consumo d’acqua tuttavia non si limita al solo cittadino, ma va esteso alle strategie di azienda di tutte le imprese che operano sul territorio. Tutto ciò ha rilievo anche nel discorso “cambiamenti climatici”. Noi abbiamo una ricchezza che altre regioni non hanno: se dunque un domani dovessero esserci richieste per attività idro-esigenti, avere molta acqua diventa uno “skill” in più per la Basilicata.

d: Conferma che c’è un problema di allacci abusivi nelle contrade e nelle periferie?

r: Rientrano in quel 60% di perdite di cui parlavamo prima: perdite di carattere “amministrativo”, che cioè non riusciamo a fatturare. A quanto pare è un problema sviluppatosi soprattutto nelle periferie e nelle campagne di Potenza e Matera, a seguito della famosa “esplosione edilizia” (forse poco controllata), avutasi a margine del Terremoto 80: il cittadino, di fronte all’inerzia di chi non realizzava le infrastrutture, ha provveduto da sé. Aggiunga che spesso i contatori sono “interni”, il che rende difficile la lettura degli stessi. Da qui l’importanza dei “contatori smart”, che risolveranno anche questi problemi.

d: C’è anche la questione dei “pozzi neri”.

r: A quanto mi risulta è un fenomeno molto presente nella contrada Giarrossa a Potenza, ove i cittadini non possono usufruire delle fognature e quindi del trasporto dei loro reflui verso il depuratore. Perché? Per collegare la contrada al depuratore c’è necessità di un attraversamento ferroviario. Sono dieci anni che questa cosa è stata chiesta a Ferrovie, senza riposta. Tuttavia ho la fortuna di conoscere personalmente il presidente di RFI, e speriamo di sbloccare la situazione (rafforzeranno il tratto ferroviario, e si potrà finalmente mettere quel benedetto tubo!)

d: A proposito del Depuratore (che riversa le acque reflue della città, ripulite, nel Basento), è vero che fra poco dovrà trattare anche l’organico (con prevedibile risparmio per il Comune di Potenza, non più costretto al “tour della monnezza” verso Nord)?

r: Anche questo non è un progetto di AL, bensì dell’Egrib, circa il trattamento della frazione umida dei rifiuti urbani. Il progetto è in fase di stesura finale: noi di Acquedotto Lucano saremo coinvolti in una verifica congiunta per accertare se le strutture sono compatibili. Io penso di sì, ma bisogna accertarlo.

d: Fino al 2021 i Consorzi industriali gestivano gli impianti di depurazione: oggi sono in carico ad AL. Come incide questo sui –mi dicono già “precari”- bilanci di Acquedotto?

r: Questa presa in carico dei depuratori dei Consorzi ASI di Potenza e Matera, manco a farlo apposta, è avvenuta in concomitanza di una forte diminuzione del nostro personale. Ai circa 170 depuratori civili, se ne sono aggiunti otto industriali. In seguito ad alcuni “audit” interni, abbiamo appreso che le cose da fare sono tante, per mettere questi impianti a norma e renderli efficaci (leggi investimenti). Ma è bene dire che la gestione economica di questi impianti incide sì sul bilancio dell’ente, ma NULLA di tutto ciò andrà a finire sulle bollette del cittadino.

d: Ma alla fin fine il costo dell’acqua è uguale per il ricco come per il povero? Abbiamo la segnalazione di un residente di Bucaletto, indigente, che confida in una rateizzazione in dieci rate della sua bolletta di oltre 400 euro. Quali sono i vostri strumenti in favore di chi ha difficoltà economiche?

r: Come sa, è comunque previsto un “bonus idrico” per una certa fascia della popolazione, stabilito dalla Regione. Dal canto nostro, a quanto ne so, i nostri uffici sono sempre stati disponibili ad attuare le rateizzazioni. In quest’ottica di massima apertura, è comunque sempre importante il colloquio con le associazioni dei consumatori.

d: Da cittadino “di ritorno” a Potenza: che città ha trovato? Cosa chiederebbe al sindaco?

r: Non farei una domanda a lui, ma a chi lo ha preceduto negli anni. Lo scempio urbanistico è sotto gli occhi si tutti, e mi chiedo come sia stato possibile. La città è brutta, e lo dice uno che Potenza la AMA. Devo dire, però, che bastano poche cose a renderla più bella: prenda il cielo terso di oggi e la possibilità di vedere la campagna alla sua luce. A Bologna certe cose io non le vedo.

d: Il libro che la rappresenta?

r: Non mi rappresenta, ma lo trovo interessante: “L’animale sociale”, di David Brooks. Tratta del cervello “inconscio”.

d: Il film?

r: Non saprei…ultimamente mi è piaciuto molto “Avatar”.

d: La canzone?

r: “Basilicata on my mind” di Rocco Papaleo. Mi ha rappresentato in tutti questi anni da emigrato.

d: Quindi, alla fin fine, dopo 40 anni, anche un professionista come lei si sentiva comunque “un emigrato”.

r: Sì. Perché non sei né carne né pesce.