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Cari Contro-Lettori,

sono due le notizie di stampo “culturale” che hanno tenuto banco questa settimana in Basilicata. La prima, in ordine di apparizione, è quella riguardante le foto “sexy” (con annessa polemica, col timer) di Arisa, scattate sul lago Pantano, a pochissimi passi dai luoghi natii. La seconda è quella della pubblicazione (andata a ruba, anche a Potenza) dell’avventura a Matera (e nel parco del Pollino) di Topolino, personaggio che nonostante il clamore, in realtà è arrivato terzo o quarto, o forse anche peggio piazzato, se si contano almeno le storie “materane” dei bonelliani Martin Mystère e Dampyr, nonché quella del cinematografico James Bond, che scorrazzava tra i Sassi scansando le “immancabili” pecore e processioni con donne vestite di nero. E proprio da “penitente” (s)vestita “all black” si è messa in posa l’ugola d’oro del canto strapopolare italiano, quella stessa Arisa inizialmente proposta e promozionata (abilmente) come tenerissimo “brutto anatroccolo”, e adesso – si badi bene, dopo tutta una serie di “trasformazioni” studiate a tavolino che avrebbero fatto impallidire Fregoli- in bomba erotica dagli imprevedibili megatoni. Spiace dover entrare (l’attualità lo impone) in una diatriba invero di così scarso tenore, ma se è pur sacrosanto che ognuno col suo corpo faccia quello che vuole (pur nei limiti della decenza e della legalità), e che ormai nessuno si scandalizza più per un sedere in mostra, tocca rilevare che essere “artisti”, a parere di chi scrive, significa qualche volta anche dire “no”, in barba ad appetitosi emolumenti e prime pagine, alle proposte che poco o nulla hanno a che fare, appunto, con l’attività artistica che ci si propone di fare (compresi gli scatti allusivi, seppur goliardici, siffrediani). Ma tant’è. Anche per questo, per noi Lucani, il rimpianto della perdita di uno come Mango si fa sempre, nonostante gli anni passati, più doloroso.

Quanto alla storia materana di Topolino (e qui, in verità, è lecito parlare di cultura senza virgolette), presentata nella prestigiosa kermesse di Lucca Comics dall’Apt, c’è forse da sperare che qualcosa del genere accada anche a proposito di Potenza (in realtà, non senza qualche brivido, si rammenta un albo a fumetti, prodotto dall’Acta se non ricordiamo male, il cui protagonista disegnato era…Vito Santarsiero!). Ma quale famoso personaggio dei fumetti ci verrebbe nella città attualmente governata da Guarente? Già, perché anche uno come Flash ruzzolerebbe, a forza di fare la gincana -a velocità della luce- fra buche e manti stradali scorticati; l’indagatore dell’incubo Dylan Dog, a caccia di lupi mannari, si confonderebbe a causa del continuo incappare in potenti(ni) dal folto pelo sullo stomaco, finendo con l’impallinare (con bossoli d’argento) più di qualche “umano”; Corto Maltese, a bordo della nave di San Gerardo (quella della parata), ballerebbe, anzi subirebbe una non prevista e fuori contesto danza caraibica, a forza di scossoni causati dai sampietrini sconnessi; Valentina, dalle parti del Pantano, incoccerebbe in Arisa che questa volta fa delle foto in topless, e pertanto si domanderebbe con amarezza se, dai suoi esordi “arditi” degli anni Sessanta, l’Italia non sia magari regredita, piuttosto che progredita; e infine (ma l’elenco potrebbe essere assai più lungo), la Donna Invisibile (in vacanza dai Fantastici Quattro) si accorgerebbe di essere solo una tra i tanti, uomini e donne, “invisibili” di questa città.

Per completezza d’informazione, riportiamo che le altre quattro previste avventure “lucane” del famosissimo personaggio nato dalla penna di Walt Disney usciranno fra la fine dell’anno e i primi mesi del 2023 e saranno anch’esse dedicate ai parchi nostrani. Ci sarà una capatina anche a Potenza? Mah…

Buona lettura a tutti.

Walter De Stradis

Ps. A proposito di “Sud”, Disney e fumetti, si consiglia la lettura del libro, appena uscito, del trivignese Fulvio Caporale, “Quando Paperino era Terrone” (Villani Editore).

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AGGIORNAMENTO: 

Il famoso fumetto di “qualche anno fa” che “se non ricordo male uscì a cura dell’Acta” e che aveva per “protagonista l’allora sindaco Vito Santarsiero” è in realtà una pubblicazione della Protezione Civile (assessorato e unità di progetto) del Comune di Potenza, datata 2006, intitolata “Il mondo furibondo” ed edita in collaborazione con l’associazione “Nuvola Scarlatta”. La pubblicazione fu realizzata materialmente da Luigi Cecere, Ivana Navarra, Donatella Zotta, Roberto Giammatteo e Mario Loparco. Il tema era la prevenzione riguardante i terremoti.

 

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Cari Contro-Lettori,

lungi da noi voler fare dell’ironia da quattro soldi, ma –dato il momento- è veramente singolare che l’eurodeputata Chiara Gemma –nell’atto di chiedere al governatore lucano Bardi una legge per le famiglie con persone affette da disabilità- abbia dichiarato che «la Regione Basilicata non può restare ferma e limitarsi a piccoli interventi TAMPONE». Si tratta certamente di un (beffardo) caso, ma la Gemma ha pigiato involontariamente sul tasto di una nota dolente, oltretutto nell’atto di stigmatizzare una certa inerzia del’esecutivo regionale in ambito di tutela dei più deboli.    

Giorni addietro era stato il Garante dell’Infanzia Giuliano a lanciare l’allarme: numerosissime le famiglie con persone con disabilità che si rivolgono a lui per problemi scolastici (in particolare a causa di insegnanti di sostegno che cambiano in continuazione o che non sono formati), problemi economici, difficoltà nel trovare/mantenere il posto di lavoro, difficoltà a reperire personale professionale e preparato, difficoltà nella gestione quotidiana del figlio stesso, difficoltà rispetto ad una completa assenza di una legge regionale per il Dopo di noi ed il Durante noi, difficoltà ad una collocazione dignitosa successiva all’età scolastica, difficoltà per le persone disabili ad accedere al mondo del lavoro e ad una vita indipendente, difficoltà ad accedere ai servizi (mai calibrati per soddisfare anche l’utenza portatrice di disabilità), difficoltà rispetto ad una legge regionale per l’autismo che non vede ancora la sua applicazione nella realtà, famiglie che non riescono a pagare le spese terapeutiche ai loro figli, e molto altro ancora. Tutto questo lo si leggeva in una nota diramata alla stampa. Da qui il successivo intervento dell’eurodeputata pugliese: «L’accorato appello del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Basilicata Vincenzo Giuliano (…) non può passare inosservato. Anche io, che mi occupo di queste tematiche come componente dell’Intergruppo parlamentare sulla Disabilità e come membro del Forum europeo della disabilità, mi permetto di chiedere al presidente della Regione Bardi di avviare un’azione veloce per affrontare la grave situazione con un provvedimento legislativo e di giunta che possa dare risposte immediate alle famiglie e alle persone con disabilità”.Considerato tutto questo - ha sottolineato l’eurodeputata - la Regione Basilicata non può restare ferma e limitarsi a piccoli interventi tampone».

E qui torniamo all’incipit di questo corsivo.

Incidentalmente (ma è tutt’altro che un incidente), negli stessi giorni il consigliere comunale di Potenza, Michele Beneventi (Idea), ha presentato le dimissioni da presidente della IV Commissione consiliare permanente Sport, Istruzione, Cultura, Servizi Sociali, Politiche giovanili, Pace, Immigrazione, Sanità, Partecipazione, Politiche abitative, Tutela Consumatori e Pari Opportunità. Uno dei motivi dichiarati? Indovinate un po? «Dalle politiche sociali a quelle abitative, sono diverse le questioni che in città restano aperte, che ancora aspettano risposte. (...) Per quanto riguarda, ad esempio, i diritti dei diversamente abili –ha affermato- si attende che venga concretizzato tutto quanto promesso durante la campagna elettorale e che venga risolta, ad esempio, la questione relativa al Dopo di Noi (in particolare, la casa domotica non è stata ancora aperta). (…) le dimissioni non sono semplicemente un atto di accusa ma il tentativo estremo, e non più rinviabile, di richiamare la giunta comunale e il Sindaco a un maggiore impegno e a una maggiore operatività per trovare soluzioni concrete ai diversi problemi del capoluogo di regione. (…) È necessario si rispettino gli impegni che il Consiglio comunale e i suoi rappresentanti deliberano nelle Commissioni consiliari. In assenza di ciò diventa inutile e persino dispendioso per la Commissione riunirsi». E scusate se è poco. Al di là di motivazioni prettamente politiche che possono aver suscitato gli interventi di Beneventi (o anche della stessa Gemma), è dunque evidente che qui da noi c’è un problema di non bastevole attenzione che sovente riguarda i cosiddetti “ultimi”, ovvero quelli che dovrebbero essere i “primi” (della povertà in aumento ne abbiamo diffusamente parlato nei numeri scorsi). Meditate, gente, meditate.

Walter De Stradis

 

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Cari Contro-Lettori,

che sia stato voto di pancia, di piedi, di mani, di testa o di chissà cos’altro, gli Italiani (e fra questi, i Lucani), hanno scelto.

E lunedì mattina ci siamo svegliati in una nuova Italia, l’ennesima.

Ovviamente, il risultato nazionale ha avuto pesanti ripercussioni (come dicono e scrivono quelli che parlano bene) sul suolo nostrano, ove, come anche sul proscenio nazionale del resto, si bisticcia, si litiga e ci si autocandida già (perché dietro le “presunte” sconfitte a volte si possono nascondere le spore di arcane germinazioni) per importanti scranni regionali. Lo stesso presidente della Regione, il sempre vigile (ma non era generale?) Bardi, “per il momento” esclude un ennesimo rimpasto, il che significa, naturalmente, che presto ne ri-vedremo delle belle. E che ci sarà da ridere (o da piangere, a seconda di come la vedete).

Bocciati dunque dalle urne (o favoriti dalla cinerea urna, direbbe qualche maligno) alcuni, “storici” militi non ignoti della politica che conta, tornano fra i civili, la gente normale cioè, e chissà che anche loro non vadano a ingrossare le file di disoccupati e inoccupati. Per il momento, quaggiù in Lucania, non sarà sicuramente il caso di un Pepe –esponente della sempre più sfilacciata Lega- che è comunque sindaco di Tolve, e potrebbe non esserlo pure per un De Filippo, qualora (e nel caso non abbia già altri lavori di suo) risultasse ancora in organico come giornalista alla Regione Basilicata, e in quel caso sarebbe interessante vederlo tornare, dopo decenni, “alle dipendenze” di un ente, che oggi è a trazione destrorsa. E sarebbe curioso (e anche qui ci sarebbe da ridere), piuttosto e anzichenò, vedere uno del Pd, lui tapino, costretto a scrivere i consueti comunicati trionfalistici per quelli del centrodestra.

Quel che è certo, è che nonostante un sindaco leghista (Guarente) e alcuni assessori regionali, la Lega di Salvini (sui social gira un video-montaggio esilarante in cui lui, percosso e attonito, prende schiaffoni in faccia come il Lino Banfi del film “Vieni avanti cretino”), ha raggiunto i minimi storici nel Capoluogo. Ma non è certo colpa, se ci è concessa una piccola interpretazione accademica, solo del piacione del Papeete, ma di chi lo rappresenta in loco. Un esempio “minuto”? A Potenza, in Via Mazzini (ne abbiamo parlato diffusamente), c’è stata a lungo una certa transenna che –comparsa dal nulla a seguito di un qualche misterioso danno- privava residenti (e non) di un prezioso parcheggio (in una zona in cui essi hanno più valore di un Gronchi Rosa). Risultato? A un certo punto qualche esasperato cittadino, esausto di aspettare il risveglio di qualcuno lassù al Comune, di sua sponte l’ha spostata (probabilmente scalciata) più in là, riguadagnando l’ambita sosta. Il “cittadino si ribella”, insomma, e si fa giustizia da sé. E c’è poi (ne leggete a pagina 4), la simpatica vicenda del “pilone” in largo Pignatari, che rischia anch’essa di degenerare in un gesto “risolutivo” –come quello di Via Mazzini- di un qualche braccio (o piede) “violento” della legge (fai-da-te).

Chiaro il concetto?

E poi dice –come avrebbe sentenziato Totò- che qualcuno si butta... a destra, sì, ma sui meloni....

Walter De Stradis

 

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CARI CONTRO-LETTORI,

C

i ho messo del tempo, a dargli del tu.

E questo nonostante avessimo condiviso un ufficio per circa un anno, in stanze attigue (cogliendo al volo un’idea scaturita da un fortuito, e fortunato, caffè con l’editore di questo giornale).

Quel “Voi” o “Avvocato” non era certamente solo per la differenza d’età, ma anche e soprattutto per la soggezione –sembra un gioco di parole- che ti sanno infondere i saggi.

Piervito Bardi mi si era rivelato subito come una persona con stile e personalità non comuni (a tratti mi sembrava Gassman), nonché dotata di una cultura sbalorditiva e di una conoscenza senza pari della Legge.

Pur essendo lui, quando lo conobbi, ancora (s)travolto nell’assurdo Maelstrom di quella tremenda e clamorosa ingiustizia giudiziaria (la cacofonia è voluta) che lo aveva colpito (e da cui, tempo dopo, in aula sarebbe uscito trionfante), l’illustre penalista potentino, già presidente del Potenza Calcio, mi impressionava per la sua grandissima compostezza, dignità e –come dicevo- classe. Che notoriamente non è acqua, non tutti ce l’hanno, e che quindi assai spesso –ahimè- è la vera causa di maldicenze velenose e di studiati colpi bassi (anche di certa stampa, spiace dirlo).

Cominciai a chiamarlo semplicemente “Piervito” (sbarazzandomi finalmente del “voi”), solamente allorquando decise di “ingaggiarmi” per scrivere con lui un romanzo con molti spunti autobiografici (suoi, ma che alla fine furono anche miei); lui, che era l’avvocato “dei vip” (pur rimanendo di indole bonaria, riservata, ma affabile) e che poteva tranquillamente rivolgersi a un giornalista o a uno scrittore assai più blasonato. Non so ancora oggi cosa vide in me o nei miei scritti, ma non posso che dirgli grazie, perché quel primo libro pubblicato mi diede il coraggio di farne uscire altri. Scrivere e pubblicare racconti e fiction, infatti, a volte è come uscire di casa volutamente nudi e senza mutande.

E Piervito, di suo schivo e spesso silenzioso (e mai inappropriato), se avesse proseguito nell’attività letteraria sarebbe stato senz’altro uno scrittore valido e interessantissimo da leggere. Aveva un grande senso della “fiction”, conosceva il dialogo e soprattutto le persone. E non è certo poco. E poi era spiritoso. Di lui mi resteranno soprattutto i viaggi nella sua station wagon (acquistata per trasportare i suoi amatissimi cani, da cui non vedeva l’ora di tornare), alla volta di paesi lucani in cui presentare il romanzo, ma anche verso città importanti come Napoli e Roma. Le ore trascorrevano velocemente perché Bardi raccontava aneddoti irresistibili, con quel suo vocione profondo e ruvido, tanto riferibili al mondo del calcio, quanto al variopinto pianeta della cosiddetta “giustizia”. Che era stata la passione di una vita, ma -come si accennava- anche un grande dolore, da un certo punto in poi.

Più in generale, l’avvocato aveva il raro dono di saper ricollegare fra loro fatti e spunti diversi, giungendo col ragionamento logico a una profonda analisi e comprensione della natura intima delle cose (politica compresa), che a volte lasciava di stucco. E proprio la sua invidiabile e connaturale concretezza, lo rendeva un interlocutore prezioso, e anche rassicurante, con quella sua risatona.

Personalmente devo molto, moltissimo a Piervito Bardi. Anche questo giornale, a cominciare dall’editore Claudio Rossiello (a cui lo legava una stima profonda e sincera, ricambiata) è in debito con lui. Per la saggezza, la comprensione, la pazienza e l’energia che sapeva infondere in tutti noi.

Ma mancherà moltissimo a tanta, tanta, tanta altra gente. Tutta quella gente a cui ha fatto del bene, spessissimo per amor di verità e basta.

Perché la Giustizia, quella vera, quando c’è, è un lavoro che si ripaga da solo.

E perché la classe non è acqua.

C’è poco da fare.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

il già sottosegretario Nicola Savino, all’interno della sua consueta “opinione” settimanale, afferma senza mezzi termini che «… siamo già risucchiati nei problemi primordiali ... del freddo.. con lo spettro della fame e del rischio atomico».

«Come contesto c’è una crisi –gli fa eco il professor Scaringi, intervistato a pranzo- (acuita dalla Pandemia e dalla Guerra) che porta a un’incertezza generale, a livello economico, lavorativo, a livello di futuro. A Potenza, che è una città del Sud, certe problematiche si moltiplicano (è aumentata l’emigrazione). (…) Qui (in città) c’è una politica che ha un atteggiamento per molti versi “paternalistico”, ma priva di capacità progettuale. Si va per emergenze, la spesa pubblica è tutta sull’immediato. Questa città non la si “slancia” nel futuro, mentre oggi le città sono organismi che devono imparare ad apprendere. E un passaggio può essere la Cultura».

A concludere il coretto (improvvisato) è Giancarlo Fusco, il decano dei commercialisti di Potenza (ovvero di coloro fra i più a contatto con le tribolazioni delle aziende): « «In Basilicata abbiamo la grossa fortuna di avere numerose risorse, acqua, petrolio e ambiente, ma la “sfortuna” di non saperle sfruttare. Il governo regionale e quello comunale dovrebbero farsi un maggiore esame di coscienza. Personalmente, ho una nota di ottimismo per natura, ma ho grande difficoltà a estrinsecarla».

Come hanno ragione, peccato che la “Cultura” imperante da queste parti -come confermato in questi giorni di campagna elettorale- sia quella della cerca dell’Eldorardo, la mitica città tutta d’oro che si è trasferita da qualche misterioso portale dimensionale della giungla mesoamericana nella terra di Basilicata di oggi, patria dell’oro nero, di quello bianco, di quello rosso, di quello blu, di quello verde e di quello giallo (e ci siamo capiti). La patria dove se ne vedono di tutti i colori, insomma, e dove le teste di cuoio si paracadutano –armi e bagagli- con l’obiettivo (e sembra un…controsenso) di salvarsi il “culito”, per citare mister Mourinho.

La terra dove regna da sempre la Cultura degli incarichi champagne, con un presidente che fino all’ultimo sperava ci fosse un paracadute anche per lui (e per questo era già pronto a saettare a tutto gas), e di cui ora si troveranno a beneficiare i campani assortiti, tipo l’ultimo esperto comunicatore da 40 mila euro assunto in estate.

E i Lucani? Quelli che assistono alle ipocrite visite tombali e alle peregrinazioni dei paracadutisti alle volta di madonne, santi, sagre e sagrati dei paesi nostrani, a loro cosa rimane?

A sentire alcuni esercenti del capoluogo, manco il pellet per la stufa (in inverno si prevedono costi triplicati a sacchetto!).

E gli altri che il pellet non lo usano?

C’è il gas gratis di Bardi, dice.

E quelli che non usano il gas e usano – guarda un po’- il pellet?

Sono già “stufati” a puntino. Come tutti gli altri, del resto. C’è da crederci.

E’ un cane che si morde la coda.

E buona camicia a tutti.

 

  

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Cari Contro-Lettori,

in un momento storico, locale e nazionale (ma anche internazionale) in cui il cinismo e le facce toste spopolano sul web e sulle strade, stringendo mani nelle vie, nelle piazze e nei mercati, in una inossidabile morsa d’ipocrisia, è COMMOVENTE –lasciatecelo dire- percepire la passione e le aspettative che ANCORA condiscono i discorsi politico-stradaioli dei nostri concittadini.

Questi scambi di battute, a volte salaci, a volte piccanti, a volte molto focalizzati –specie negli anziani, che ci paiono i più interessati- riscaldano i timpani, nel gelido disinteresse generale che sembra ormai ammantare ogni cosa.

Sarà banale (e forse lo è davvero), ma in certi discorsi minuti, consumati ai tavolini di un bar o con le mani intrecciate dietro la schiena in mezzo alla via principale, è infatti ancora possibile cogliere una certa qual poesia di strada, lontana dagli intrighi di Palazzo e dai compensi stellari, alla quale bisognerebbe forse ricominciare a prestare maggiore orecchio, cuore e polmoni.

Ed è forse per questo -fra il frastuono dei vari “levati tu, che mi devo mettere io”, che riecheggiano oggi in campagna elettorale, ma che finora hanno anche segnato a fuoco il decorso amministrativo tanto alla Regione quanto al Comune- che abbiamo deciso di ascoltare con attenzione quella stessa poesia di strada.

Quella del Cavalier Fanì, ad esempio, un omino piccolo e soffice, che, nei pressi della “dimenticata” Porta San Luca, in un ritaglio di scalinata nel centro storico di Potenza (poiché nessuno, ci dice, gli ha voluto concedere spazio e tempo nel “Palazzo”), allestisce la sua piccola mostra di foto e scritti: un’ulteriore occasione, in realtà, per protestare contro incuria, inciviltà e menefreghismo dei soliti, piccoli, duri, e di vario genere, che nicchiano della grossa su alcuni aspetti “in-decorosi” della Città.

Ma c’è anche il grido del poeta grassanese Carmine Donnola –un “urlo” arrivato anche a musicisti e registi di fama nazionale- che richiama i giovani (di Potenza e non solo) al loro dovere, ovvero quello di vivere la vita da giovani uomini del futuro, appunto, e non da precoci debosciati da vicolo e bottiglione.

“Per L’ETERNITÀ”, recita, infine, una scritta fatta col pennarello, aggiunta su quel cartello di un bagno delle scale mobili che da tempo immemore si annuncia “GUASTO”.

Anche quella è poesia, in una città e in una regione, a volte davvero arida.

E non per la siccità.

Walter De Stradis

 

 

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

meglio non andarci proprio in ferie, se il ritorno è così traumatico. Parliamo di bollette, ad esempio.
Negli ultimi 12 mesi il costo maggiore di energia elettrica per le piccole e medie imprese in Basilicata è stato di più 160 milioni di euro; entro fine dicembre si raddoppierà a più 320 milioni di euro. E’ la stima del Centro Studi Confartigianato che sottolinea:  è una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente. Se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno ancora, sino a raddoppiare il costo delle bollette di luglio.
Nel dettaglio, la rilevazione di Confartigianato mette in evidenza che gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traduce in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022, come dato nazionale di 21,1 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al 5,4% del valore aggiunto creato dalle MPI.I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.In Italia – rileva Confartigianato – la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia.“La situazione – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – è insostenibile. Tra le nostre aziende si moltiplicano i casi di lockdown energetico e molti imprenditori rischiano la chiusura. Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi senza precedenti”.
Secondo Granelli vanno subito confermate e potenziate azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia dell’intero sistema produttivo nazionale. Vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione”. Tra gli interventi sollecitati dal Presidente di Confartigianato, anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio ‘chi inquina paga’.

Intanto, mentre scriviamo, i disoccupati napoletani bruciano le bollette davanti la Posta Centrale.

Solo brividi caldi di fine stagione?

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Cari Contro-Lettori,

potrebbe essere stata un’indiscrezione sulla notizia che stiamo per darvi, a convincere il Presidente della Regione, Vito Bardi, a dotarsi in extremis di un Consigliere esperto di comunicazione, atto a diffondere un’immagine positiva della Basilicata, in Italia e all’Estero, come dice il decreto (mentre invece i soliti malpensanti decretano che si tratterebbe di preparare la sua campagna elettorale, alle politiche o alle prossime regionali che siano).

Per farla breve, qualche “007” –ehm- alla Regione (ahi ahi), potrebbe avergli fatto vedere in anteprima la locandina dell’ultimo numero del “Vernacoliere”, spingendo il venerando Generale a prendere la succitata e fatale decisione da 40 mila euroncini annui.

Ma procediamo per gradi: cos’è, innanzitutto, “Il Vernacoliere”? Beh, gli amanti della satira e dell’umorismo spinto (nonché del politicamente scorretto) lo sanno sicuramente: trattasi di uno storico giornale satirico/umoristico (appunto) toscano. Nata nel lontano 1982, la testata (cartacea) si autodefinisce proprio come “un mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano”. E’ conosciuta in tutta Italia e vanta numerosi estimatori anche in Basilicata.

Orbene, quello che il presunto “007” regionale (daglie!) potrebbe aver scoperto, infatti, è ciò che ormai si è palesato in tutta la regione Toscana, attraverso la locandina del numero di Luglio del “Vernacoliere”, sulla quale campeggia un titolo che “annuncia” una nuova cura per i sintomi del Covid, ovvero (tenetevi forte) “I GARGARISMI con gli sciacqui di topa» (il riferimento, se non si fosse capito, è ai genitali femminili, così come notoriamente definiti da quelle parti).

Pesantina. Non c’è che dire, i toscanacci (come al solito) non ci vanno leggeri, ma … non vi ricorda proprio niente?

Impossibile non pensare, dài, alla battutaccia del nostrano ex assessore regionale alla sanità (poi consigliere “ribelle”, ma oggi rientrato nei ranghi insieme a Fdi) Rocco Leone. Il Nostro, come ricorderete, si era vantato con un collega di aver suggerito come cura, alla malcapitata e raffreddata assessora Merra, dei “GARGARISMI di pisello” (il riferimento, in questo caso, era al sesso maschile), il tutto a favor di microfono, e in Aula, per giunta. Si era alzato (giustamente) un polverone, e il poveretto –si fa per dire- si era pure ritrovato inseguito dalle telecamere di una qualche trasmissione nazionale.

Per concludere: quelli del “Vernacoliere” hanno “copiato” Leone? Oppure si sono soltanto “ispirati” alla sua prosa? Magari, nel più blando dei casi, qualcuno di loro avrà visto e sentito la vicenda (ripetiamo, finita su giornali e tv nazionali) e gli sarà rimasta impressa, per poi tornargli spontaneamente e inconsapevolmente utile (succede spessissimo) nello scrivere il titolo di cui sopra (o magari non è accaduto nulla di tutto questo, ma certo la coincidenza sarebbe clamorosa).

Insomma, Consigliere esperto in Comunicazione o meno, la nostra politica sa sempre come farsi “riconoscere”. Anzi, addirittura fa scuola a livello nazionale: complimentoni.

(Ps, a scanso di equivoci: qualche furbacchione potrebbe dire che se la battuta “leoniana” è finita su un noto giornale di satira, allora non era poi così grave: eh no, non ci provate, una cosa è la locandina di un foglio comico, ben altra è la sala di un Consiglio regionale e la dignità di chi -in questo caso una donna- ci lavora).

Walter De Stradis  

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Cari Contro-Lettori,

in occasione del suo discorso alle Autorità del 1 Luglio scorso, in corrispondenza Della festa della Bruna, l’Arcivescovo di Matera, mons. Caiazzo (illustre ospite della nostra rubrica di interviste “a pranzo”), rivolgendosi proprio ai nostri politici lì presenti in pompa magna, ha dedicato loro una poderosa variante –quasi un “remix”, per usare un termine più vicino ai giovani- del più generico “polvere siete e polvere ritornerete”: «Il grido della nostra gente lo conosciamo molto bene: tante sollecitazioni e richieste da soddisfare. Tutti facciamo parte delle medesime comunità che amministrate, che servite: DA ESSE VENITE, AD ESSE TORNERETE».

Micidiale. Un presagio –seppur bonario- che sa di apocalittico.

Chissà se a qualcuno di loro, i politici alla lucana, non sia per un attimo tremata la sedia sotto il sedere, solo per un secondo, ma è facile immaginare che più di uno sia trasalito nel sentire le parole “ad esse tornerete” (ovvero alle comunità di provenienza, da “semplici” cittadini senza poteri). Sarà stato come quel gelo d’estate che inspiegabilmente ci coglie in spiaggia, quel doloroso e terribile, fulmineo pensierino che dura solo un micron, ma che ci rende d’un tratto consapevoli che le ferie finiranno e che settembre ci aspetta con tutto il suo carico di lavoro, appesantito dal dramma del ritorno.

Le indagini eccellenti che riguardano politica e burocrazia nella stessa Matera, esplose come un gavettone proprio il giorno dopo le celebrazioni nazionali in memoria di Borsellino, in attesa dei giudizi definitivi che verranno, ci fanno tuttavia percepire quanto possa essere lunga la strada di quel “ritorno” presagito, ovvero la distanza spazio-temporale fra il Palazzo e il Peaesello (o la Città) di provenienza.

Nel frattempo, diceva ancora Caiazzo: «Siamo riusciti ad intervenire per sostenere le innumerevoli famiglie in difficoltà (solo come Chiesa di Matera – Irsina siamo intervenuti sull’intero territorio diocesano con oltre un milione di euro, grazie all’aiuto che in parte la CEI ci ha donato attingendo all’8X1000). Ma oggi siamo in difficoltà anche noi. Questo non ci impedisce di pensare seriamente, attraverso la Caritas Diocesana, le oltre 38 Caritas parrocchiali da Irsina a Montalbano, la Fondazione antiusura Mons. Cavalla, la Società S. Vincenzo de Paoli, le mense di “D. Giovanni Mele”, di “D. Tonino Bello”, di accompagnare e sostenere famiglie e singole persone in difficoltà che spesso diventano preda di usurai e senza scrupoli. È un fenomeno che purtroppo si sta diffondendo e che non possiamo sottovalutare».

Senza contare il resto della Basilicata. Potenza compresa.

Ce ne sarebbe a sufficienza, insomma, per far tremare quelle sedie.

Ma qui in Basilicata, è arcinoto, le fanno di cemento.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

i nostri anziani –ce lo ricorda lo studioso di cose lucane Giuseppe Melillo nel suo ultimo libro- sono geneticamente portati a smaltire ingiustizie, avversità, difficoltà e più in generale la fatica di vivere e sopravvivere, con un mot(t)o di rassegnazione/accettazione che più o meno suona come “Munno è stato… e Munno sarà” (“Mondo è stato e Mondo sarà”).

E magari qualcuno di loro, col giornale sulle ginocchia in una qualche assolata piazza, o giardino, in città come al paese, avrà pure letto le ultime polemiche sulla nomina del nuovo direttore dell’Arpab; e magari –senza neanche essere troppo aggiornato sulle ultime quadriglie da sposalizio (e divorzio) della politica locale- qualcun altro, tra i più arguti, avrà pure sentenziato “Ramunno è stato… è Ramunno sarà”.

E se l’episodio con Enrico Montesano nel film “Sing Sing” (perdonateci la piccola grevità) ci mostra con chiarezza come a volte sia questione di un attimo passare dall’essere considerati un “ar-dito” (mi riferisco ai cittadini che hanno votato “il cambiamento”) all’essere pistolettati “ar-culo” (i cittadini, sempre loro), è pur vero che –fedeli all’adagio di cui sopra- ormai i Lucani dovrebbero essere più che avvezzi a certi vizi dei Palazzi. Perché se è vero che il lupo (o marpione, se preferite) del Potere perde il pelo (ma non il vizio, appunto), allora ne consegue che in Via Verrastro sono anni e anni che gli addetti alle pulizie si uccidono di ramazza, nel vano tentativo di spazzare il pelame di canide natura.

Ma se Via Verrastro piange (si far per dire), Piazza Matteotti non ride, almeno a sentire il consigliere pentastellato Falconeri, che ha voluto fare due conticini sui tre anni di governo Guarente: «In seconda Commissione si è potuto riscontrare l’incapacità di incassare e creare nuove entrate: trasporto pubblico locale, rifiuti, energia: queste le tre fronti di perdita maggiore con un deficit annuale di 9 milioni di euro che ci potrebbero esporre l’anno prossimo di nuovo ad un nuovo dissesto»; e ancora: «Nonostante le scale mobili più lunghe d’Europa la maggioranza capitanata da Guarente non è riuscita a mettere su un sistema città capace di valorizzare la mobilità alternativa a quella automobilistica che ancora oggi nel 2022 la fa da padrona in una città lontana dagli standard europei»; e ancora: «Siamo indietro su tutto e mentre si continua ad investire denaro pubblico per qualche evento sporadico non si è pensato ad iniziare una stagione di assunzioni qualificate per sopperire ai vuoti degli uffici più importanti».

E dulcis in fundo, proprio per la serie “(Ra)Munno è stato e (Ra)Munno sarà”: «La 'vergognosa situazione', parole del Sindaco, sfociata nella rimozione di tre assessori poi immediatamente reintegrati, fa poi registrare il fatto che ormai il primo cittadino non riesce neppure a declinare l’ autonomia istituzionale necessaria per governare le dinamiche istituzionali». Come vedete, si torna sempre al discorso d’apertura, e il cerchio si chiude. E scusate s’è poco.

Walter De Stradis

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