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Cari Contro-Lettori,

è interessante andare a rileggersi quanto riferiva, a fine marzo scorso, il presidente Angelo Festa nella relazione annuale dell’Associazione Antiracket e Antiusura FAMIGLIA E SUSSIDIARIETÀ APS, che ha sede in Matera.

«In questo lungo periodo di pandemia, la crisi economica e sociale sta sgretolando la nostra economia e l’usura trova un terreno fertile offrendo alle famiglie e alle imprese un sostegno attivo criminale e usuraio. La Basilicata certamente non è immune da tale piaga, lo sappiamo benissimo, ma è un fenomeno sommerso per ovvi e molti motivi. Le vittime dell’usura non denunciano perché molto spesso si sentono colpevoli della loro situazione e perché domina l’idea che chi presta i soldi è un tuo amico, pronto a sostenerti e vi è quindi una certa riconoscenza. Occorre, quindi, che lo Stato sia più presente e agevoli la denuncia. (…)

Secondo la Cgia di Mestre in Basilicata sono a rischio usura 1429 imprese. Si tratta di società non finanziarie e famiglie produttrici che sono state segnalate come insolventi dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Queste aziende non potendo beneficiare di liquidità, rischiano di chiudere o di scivolare tra le braccia degli usurai.

Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurispes a causa della pandemia un terzo degli italiani (33,3%) è dovuto ricorrere al sostegno economico della famiglia di origine per far fronte alle difficoltà economiche. Si affianca a questo dato il 12,4% di chi è stato costretto a tornare a vivere nella casa della famiglia di origine. Nel 14,9% dei casi un aiuto finanziario è arrivato da amici, colleghi o altri parenti (-0,2% rispetto al 2019). Pur di lavorare molti accettano impieghi senza contratto (21,5%) o svolgono più lavori contemporaneamente (23,9%). Almeno un italiano su dieci (11,9%) è caduto nelle maglie dell’usura non potendo accedere al credito bancario (erano il 7,8% nel 2018 e il 10,1% nel 2019)».

Una ventina di giorni dopo ha poi fatto tappa a Potenza il tavolo di confronto sulle tematiche dell’usura e del sovraindebitamento promosso da Adiconsum, Associazione Regionale Antiusura, Famiglie Fuori Gioco, Adoc e Ambulatorio Antiusura.

«Sono molte le famiglie –ha dichiarato in merito la Consigliera Regionale Dina Sileo - che, alle prese con il perdurare della crisi economica e la difficoltà di accesso al credito, sono esposte al rischio di cadere vittime della criminalità. Di fronte all’emergere di nuove povertà e all’avanzata di un fenomeno di allarme sociale, le Istituzioni non possono restare sorde. La Regione Basilicata si è dotata di una legge regionale, la numero 21 del 2015, per la prevenzione e la lotta ai fenomeni dell'usura e dell'estorsione. Duole registrare che l’intervento normativo NON HA TROVATO APPLICAZIONE (il maiuscolo è nostro – ndr), a testimonianza che il ruolo delle Istituzioni non si esaurisce con l’approvazione di norme, atto pure fondamentale, se queste non hanno capacità migliorativa della qualità della vita dei cittadini. È necessario che la norma trovi applicazione e si valutino dei correttivi. Dal confronto tenutosi, e per il quale ringrazio le associazioni che se ne sono fatte promotrici, è emersa infatti l’esigenza di aggiornare la normativa vigente e inserire tra i beneficiari degli interventi anche le famiglie, ora escluse sia dalla norma nazionale che da quella regionale, e creare una maggiore sinergia fra le Istituzioni, i soggetti coinvolti nella prevenzione dell’usura e il sistema bancario».

C’è poco da aggiungere, una volta tanto.

Se non forse che dai discorsi succitati emerge con forza un fatto serio: in Basilicata esistono i “cravattari”, che sono per l’appunto gli usurai, quelli che prestano soldi “alla strozza” e che pare dunque prosperino come porci nel fango; i “cravattati”, vale a dire i cittadini vittime dell’usura; e infine gli “incravattati” ovvero i politici locali che (come al solito) non fanno una beneamata fava per risolvere il problema. Questo, come tanti altri. Poiché, si sa, troppe sono le energie necessarie a computare algebricamente il corretto rapporto culi-sedie. E la maggioranza regionale ultimamente, calcolatrice Casio alla mano, si è dedicata solo a questo.

Troppa fatica.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

naturalmente non è mancato chi, nel notare questa foto postata sulla pagina Facebook del nostro Presidente della Regione, ha commentato laconicamente «…tarallucci e vino», andando dunque concettualmente ben oltre il significato della kermesse, una delle tante, ultimamente, a cui Il Generalissimo si concede di partecipare (in questo caso Vinitaly a Verona – ndr).

Che dire, siamo in primavera, il freddo comincia a fare marcia indietro, le restrizioni del Covid si sono allargate, siamo vicinissimi alla Pasqua, e i Lucani hanno una grande –e più che giustificata- voglia di uscire, di andare a mangiare fuor di porta, ma anche semplicemente di riversarsi nelle vie del Centro. E vuoi –dunque- che il nostro massimo rappresentante istituzionale locale non se ne vada trotterellando fra Veronafiere e BIT di Milano? Suvvia, che sia concesso anche a lui di divertirsi e rilassarsi un po’, dopo il duro lavoro svolto qui in Basilicata. Che poi, se quando torna, decide finalmente di spiegarcelo, questo duro lavoro, gliene saremmo grati. E cioè, dopo aver distribuito il pane, i pesci, il vino e i tarallucci ai suoi accoliti della (terza) giunta, che questo Governatore eletto con afflato quasi messianico da un popolo assetato di “cambiamento”, ci dica quante aziende sono nate, quanti lucani hanno trovato lavoro, quanti giovani –rispetto al passato- hanno deciso di NON andarsene dalla Basilicata; cosa è stato fatto, coi soldi del petrolio per lo sviluppo (e non per foderare le pieghe di bilancio); cosucce di questo genere insomma.

Già, perché, se dovessimo dar retta –ma tanto per dirne (solo) una- a un comunicato del consiglierete regionale Baldassarre, assessore per una settimana, le “ciambotte” politiche relative al tormentato rinnovo dell’esecutivo regionale stanno avendo esiti da comica (finale?) da cinema muto (e menomale, perché sennò sai gli insulti dalla galleria!).

Certo, le considerazioni del baldo dottor Baldassarre vanno prese con le dovute pinze, perché il nostro forse è un tantinello risentito, per aver perso la poltrona assessorile (dopo aver, all’uopo, cambiato e ri-cambiato agevolmente casacca) dopo che manco vi ci si era seduto sopra, ma –se verificato- quel che afferma è grave (oltre che tragicomico). A suo dire, infatti, in quelle poche ore da membro della giunta con delega all’agricoltura, il Nostro era riuscito a reperire 10milioni di euro (ma non dice dove) per il mondo agricolo lucano, già allocate in bilancio, peraltro. Ora, dice sempre l’ex assessore, di quei soldi non si capisce bene il destino, visto che con Coldiretti il 21 aprile prossimo si dovrà NUOVAMENTE discutere proprio di risorse da trovare.

Non resta da fare che un ragionamento accademico: 1) se quel che dice Baldassarre è vero (e ciò, per inciso, farebbe di lui una specie di insospettabile Doctor Strange del reperimento delle risorse!), i titillamenti politici di Bardi (giunta sì, giunta no, tizio dentro, tizio fuori, poi di nuovo dentro) hanno come immediato effetto un certo tipo di disastri economici. 2) Se ciò che l’ex assessore afferma, invece, non è vero e/o è impreciso (come sostiene l'assessore che gli è subentrato, Cupparo), è comunque la dimostrazione del Caos (che somiglia tanto a Casino), della confusione, del parapiglia generale in cui il buon Generale (scusate il gioco di parole) ha gettato questa regione: Che però non è fatta solo di assessori o di aspiranti tali, ma anche e soprattutto di semplici cittadini. Poveri noi.

…e Buona Pasqua a tutti.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

 

…e “Macedonia” fu.

Il paniere ortofrutticolo del Presidente della Regione, il generale Vito Bradi, si è dunque riempito delle ultime leccornie di stagione:

si va dal ritorno dei “frutti proibiti”, quelli di Fratelli d’Italia, oggi rappresentati dallo “stagionato” –appunto- Latronico e da Alessandro Galella (giuggiola del defenestrato Gianni Rosa), che dalla curva è passato dritto dritto alla politica che conta (ma dopo essere stato anche lui defenestrato –o quel che è- dalla giunta comunale);

all’innesto del nocciolo duro, anzi durissimo, Cupparo, che è ricicciato sfacciatamente nell’esecutivo dopo un paio di dimissioni (annunciate, mai formalizzate, ma che adesso egli sembra pure negare in toto) e qualche successivo “passo indietro” (!) che lo ha –giustappunto- riportato dove stava prima, e cioè negli scranni dell’esecutivo;

per concludere con la conferma degli inamovibili, giovani e “fichissimi” (citando il film con Jerry Calà) Merra e Fanelli, solo perché al già malmesso Generale napolucano non era stato permesso fare le nozze coi fichi secchi (e cioè senza la Lega).

E quindi, un po’ di zucchero “a velo” sul melange di frutta e si può andare avanti?

Si può dunque tornare al lavoro?

Manco per sogno. Il Governatore, che rischia di entrare nel Guinness dei primati come creatore (e disfattore) di giunte regionali più veloce del West, è riuscito anche questa volta a scontentare quasi tutti, suscitando mal di pancia (la frutta, se non è proprio “fresca”, fa male allo stomaco) dalle parti di Forza Italia e sì, anche della Lega.

Riusciranno dunque i nostri eroi a tirare avanti (“sempre meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, diceva Andreotti, e questi sembrano voler applicare il consiglio alla lettera), o meglio, a garantire la stabilità di governo in una regione che cammina in bilico, e coi tacchi a spillo, sull’orlo di un enorme e stracolmo vaso da notte? Il dubbio è forte, anche perché lui in persona, il Generalissimo, stando a quanto riportano alcuni colleghi che si sono trovati al suo cospetto per fargli delle domande semplici semplici, sembra manifestare sempre più insofferenza.

Questo vuoto di politica, e ci sia consentito, anche di leadership (che com’è noto necessita di carattere), oggi spinge il segretario generale della Cisl lucana, Vincenzo Cavallo –ma è una voce autorevole in un coro affollato e assordante- a chiedere (ne leggete a pagina 7) al buon Bardi di fare un passo indietro (di quelli veri, e cioè non alla Cupparo), prima che la situazione politica da tragicomica diventi farsesca, e prima che ai Lucani non resti altro da fare che consegnare le chiavi di casa al Bardi stesso e emigrare in massa verso lidi più meritocratici, più inclusivi, e più generosi. E dove, soprattutto, non si viva col leggerissimo, ma costante sospetto di essere presi per il proverbiale culo.

Ma, attenzione, sottolinea sempre Cavallo, occhio a fare “di quelli di prima” degli eroi senza macchia e senza paura: se è stato sgombrato il campo per le trovate ortofrutticole del centrodestra, è proprio colpa di chi governava in precedenza la fattoria.

E quindi, come diceva Enrico Beruschi a “Drive in”, «E’ una brutta “fazenda”».

Walter De Stradis

 

 

 

bardhi_macedonia.jpgCari Contro-Lettori,

chissà se il presidente della Regione Basilicata, il generale NapoLucano dal core ‘ngrato (secondo l’opinione dell’ex assessore Leone, quella “vigente” al momento di scrivere, almeno) nel vedere la trista (non è un refuso) partita di ieri sera (giovedì – ndr), abbia anche lui notato che nelle file della nazionale macedone c’era un certo “Bardhi”.
Sicuramente lo hanno notato i tifosi lucani, visto che il nome non sembra evocare in loro chissà quali fortune, delizie o orizzonti ...“Rosa” (a proposito, per cortesia, qualcuno iscriva i “Fratelli” a un qualche corso accelerato di “interpretazione delle vignette”, visto che quelle “a favore” -dell'ex pupillo bardiano o di chiunque altro- non ci risulta esistano ancora!!! Cioè, perlomeno le nostre).
Ciò detto, è probabile che il Governatore Generale, da buon partenopeo acquisito (e visto che al proprio “core” non si può mentire), sia –persino lui!- sapientemente e tatticamente ricorso a un qualche gesto apotropaico, che di solito interessa le parti meno nobili del corpo umano, onde esorcizzare i possibili, nefasti effetti di un cognome tanto tristamente (e non è un refuso) simile al suo.
Nefasti effetti che, in pura tradizione “bardiana” (con o senza “h”), OVVIAMENTE ci sono stati, con quel gol al 90 minuto (segnato da un altro macedone) che ha mandato a casa gli azzurri, assieme a tutte le speranze e i sogni di gloria degli italiani calciofili (ma forse anche di tutti gli altri, perché di questi tempi le buone notizie sono sempre benaccette, da qualunque settore provengano!). Ma, come si diceva, mai una gioia.
E magari -continuiamo a immaginare- staccatosi dalla poltrona (quella di casa, che avete capito) il Generalissimo avrà minimizzato in animo suo la brutta novella e si sarà seduto al suo computer quantistico di ultima generazione, utile e necessario non già a elaborati calcoli di matematica applicata o grafici sulla teoria delle stringhe, bensì sulla più stringente questioncella della “nuova” (ennesima) giunta da (ric)comporre.
Essì che quando sarà annunciata –col probabile patto siglato col dito mignolo, come si faceva noi da bambini, con Fratelli d’Italia- qualche lucano particolarmente sboccato e maligno potrebbe anche pensare che certa politica cambia le sue pedine quasi con la stessa frequenza con cui un cittadino normale (di quelli puliti) si cambia le mutande. E, probabilmente, con questa iperbole satirica non andrebbe tanto lontano, visto che qui da noi, in Basilicata, la politica sembra essere soltanto qualcosa di “intimo”, “da per loro” e i fatti stanno lì a urlarlo forte: con la Pandemia in ripresa, gli effetti della guerra sul rincaro energetico, gli agricoltori in piazza, i poveri in fila alle Caritas, e i giovani (e meno giovani) lucani che si accalcano sul predellino del treno, Lorsignori pensavano soltanto alla partita, quella che più interessa (e che non è certo Italia-Macedonia), bensì il reiterato gioco del “Levati tu, che mi devo mettere io”.
E allora, amici, gustiamoci tutti l’ennesima “Macedonia” del nostro chef pluristellato (ben tre), e che non se ne parli più (si fa per dire).
Tanto siamo, noi e loro (ma più noi) alla frutta. Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

per dare la cifra della sua “solitudine istituzionale” patita (specie durante la Pandemia) alla Sanità, l’ex assessore Leone -in Consiglio regionale- ha tirato metaforicamente in faccia al presidente della Regione Bardi -reo di averlo “scaricato”- una teglia di pasta al forno. Un gesto dunque “ideale” che corrisponde, a detta dell’incazzatissimo pediatra ex sindaco di Policoro, a un fatto reale, consumatosi nella domenica delle Palme del 2020, quando lui, solo soletto a lavorare nel suo Dipartimento, riceveva come unico conforto e sostentamento per l’appunto una pasta al forno cucinatagli dalla sorella del consigliere Coviello.

Involontariamente (o forse no), il buon Leone (diventato improvvisamente simpatico a tutti, risarcimento che a volte premia i “maltrattati”) ha dato però la misura dell’intera legislatura, dell’intera governance, che si riduce quindi a una pasta al forno in compagnia, o a una pasta al forno da solo (come avrebbe cantato Elio).

Oddio, non che l’ex assessore alla sanità non abbia tirato fuori cosucce concrete e imbarazzanti attinenti al suo settore -tant’è che a un certo punto il Generale non ha retto e ha battuto in ritirata strategica (abbandonando il Consiglio alla volta della sua stanzetta)- ma è altrettanto vero che in questi ultimi mesi (anni) ne abbiamo veramente viste di tutti i colori; a cominciare dagli ormai proverbiali, ma mai concretizzati, “basta, me ne vado” dell’ex (anche lui) assessore alle attività produttive (tanto che ormai, nel gergo comune, la locuzione “promesse di marinaio” sembra essere stata sostituita da “dimissioni di Cupparo”).

Ma su tutto questo, e cioè sul tira e molla della semplice “verifica” in giunta, diventata col passare dei giorni una baruffa “slapstick” a botte di unghiate, sputi e mozzichi, con tanto di capelli strappati (e infatti chi non ne aveva proprio è diventato subito assessore); su questo rinnovo dell’esecutivo regionale che ha innescato una crisi ancora peggiore di quella che l’ha preceduta (col rischio voto di sfiducia); sulle incredibili promozioni che hanno miracolato chi, da consigliere supplente, avendo magari passato la consiliatura a scrivere comunicati di giubilo per le azioni altrui (persino di altre amministrazioni!) e poco altro, ora si ritrova addirittura assessore; sulla quantità (e qualità) incredibile di malumori, mal di pancia e pure cattivi odori suscitati; su questi sordidi giri di roulette, che trasformano il Palazzo in un casinò, ma anche in un casino (cioè una baraonda); su tutto questo, dicevamo, campeggia UNA domanda: ma come diavolo ha fatto Bardi a ridursi-ci così? Come caspita ha fatto a dar vita a un pastrocchio del genere? Come cacchiarola è riuscito in una tale ciofeca politico-amministrativa?

La sua fortuna, come anche quella del neo Fdi Leone e simili (non facciamone ora dei romantici “ribelli”: sono amareggiati unicamente per aver perso la seggiola, vedi anche l’ex “semper fidelis” Gianni Rosa, che ora rimbrotta pure lui) è che i Lucani NON vanno a vedere (neppure in remoto) le sedute del Consiglio regionale. Ed è una fortuna per gli incassi del già pericolante cinema italiano, perché quelle sedute sono meglio dei film di Fantozzi. E sono gratis (si fa per dire, ovviamente).

Provare per credere. Alla prossima “comica”.

Walter De Stradis

 

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Cari Contro-Lettori,

in questi giorni di celebrazioni del Genio pasoliniano, sia concesso anche a noi di citare il visionario poeta/regista, la cui capacità di guardare contemporaneamente al passato e al futuro è diventata leggendaria.

La “Mamma Potenza” del titolo è incarnata da questa vecchia foto (tratta dalla pagina Facebook “Potenza com’era”, ma di cui ignoriamo l’autore) che immaginiamo non sarebbe dispiaciuta al PPP dei primi film ambientati nelle borgate di Roma (tra cui il celeberrimo, per l’appunto, “Mamma Roma”, personaggio/città interpretato dalla più grande attrice della Storia, Anna Magnani).

Qui c’è una donna (probabilmente una madre) di mezza età, una busta della spesa, le caviglie e i polsi gonfi, il cemento opprimente e quasi minaccioso dei palazzoni, una lunga rampa che si profila all’orizzonte. Tutt’altro che una scalinata verso il Paradiso.

In Basilicata, afferma in una recente relazione la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi, solo il 36,7% delle donne ha un impiego (rispetto al 48% scarso riferibile all’intero Paese), un dato aggravato dalla pandemia che ha colpito fortemente l’occupazione femminile maggiormente interessata da contratti precari. Sono ancora stringenti, aggiunge, i casi di discriminazioni di genere sul posto di lavoro che vedono il divario di genere quale loro causa efficiente.

Senza contare disoccupazione giovanile e spopolamento in generale.

Mentre il Governatore “del cambiamento” (che ha manifestato atroci e inaudite difficoltà a “cambiare” la sua Giunta, figuriamoci il destino di tutto un Popolo), armeggiava col pallottoliere, con quelli della sua stessa coalizione che se lo palleggiavano (senza contare i cittadini rotti di…scatole), uno storico e attento commercialista del Capoluogo (ne leggete a pagina 5), lo impallinava, prendendo le mosse dalle incongruenze da lui stesso rilevate in un bando regionale dal consueto titolo roboante (“Avviso pubblico giovani competenze lucane in azienda per il rilancio del tessuto produttivo regionale”).

Al di là degli aspetti più propriamente tecnici dell’Avviso stesso (al momento di andare in stampa si è in attesa delle risposte/chiarimenti dalla Regione in merito), il buon commercialista rilanciava alcuni inquietanti interrogativi, più in… Generale: «A prescindere dalla illegittimità di cui sopra, ho necessità di capire, come l’Ente Regione ritiene poter trattenere i giovani laureati che continuamente emigrano dalla nostra Regione pur in presenza della Università in Basilicata? Cosa la politica riesce a fare per evitare tale fenomeno se i giovani dai 25 ai 35 anni hanno abbandonato questa Regione per assenza assoluta di prospettiva lavorativa?».

Ma alla fin fine, abituato a fare i conti, il Commercialista qualche risposta se la dava da solo: «In realtà, dall’ultimo bilancio demografico dell’ISTAT, la Regione Basilicata ha avuto lo spopolamento di quasi 3000 giovani. Il fenomeno, così come è stato in precedenza e così come è stato regolamentato oggi è senza scampo: tale modus operandi è privo d’utilità sul piano degli interessi della collettività ed evidenzia la mancanza d’interesse e/o di conoscenza delle esigenze di sviluppo economico a favore del territorio. Comunque, non è corretto da parte dell’Ente Regione togliere la speranza e l’entusiasmo a tanti giovani volenterosi della nostra Regione, che desiderano crearsi un avvenire stabile e sicuro per realizzare i loro sogni».

E scusate se è poco.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

presso gli uffici della Regione Basilicata pare ci sia un grande ufficiale in pensione della Guardia di Finanza che gira febbrilmente, armato di retina da caccia alle farfalle, intonando una nenia, «Io cerco la Titina/La cerco e non la trovo/ Chissà dove sarà/La vo’ cercando tutto il giorno/L’annunzio ho messo sul giornal/Mi par vedere sempre intorno/Quel bel visino celestial».

Il bel visino celestiale è simbolicamente quello della giunta regionale che il presidente Napolucano Bardi si è perso per strada, sentendosi costretto ad azzerarla, in forza di questioni che hanno a che fare con postazioni di potere, ovvero assessorati e ruoli apicali, ma che nulla hanno a che vedere –naturalmente- coi bisogni REALI di questi splendidi Lucani che –seppur con le pezze sul proverbiale culo- si accalcano al Viviani o al parco Baden Powell di Potenza (così come in molti altri punti di raccolta sparsi in regione), per mandare sostegni concreti ai più sfortunati fratelli ucraini.

Il Generale, che pare d’un tratto essersi svegliato (ma quanto era “lungo” questo caffè alla napoletana?) ed essersi accorto degli “interessi di parte” (leggi Lega) che condizionano la politica, annuncia “sul giornal” che a ritrovare la Titina ci metterà in realtà poco; alcuni ritengono che non è escluso che addirittura in serata, e cioè ieri per chi legge, Egli riesca a ritrovare la sacra folgore politica e a ricompattare la tavola rotonda lassù nel castello dorato di Camelot.

Nel frattempo, tocca leggere i tristi comunicati di quei suoi valorosi cavalieri-delfini, quelli che lo “ringraziavano” ed esprimevano “soddisfazione” (e sembravano limitarsi praticamente a questo) a ogni piè sospinto, ora per questo ora per quello (ma cos’avranno mai avuto da ringraziare??? Ah, sì, domanda sciocca!), e che essendo magari anche supplenti, cioè entrati in Consiglio in sostituzione di chi poi è diventato assessore –e quindi adesso tecnicamente FUORI dall’Assemblea- lanciano disperatamente “segnali di vita (per citare Battiato - ndr) nei cortili, e nelle case all’imbrunire”.

"...E non ti scordar di me", aggiungono.

Infatti il bello sapete qual è? Secondo alcune indiscrezioni, qualcuno di loro rischierebbe di diventare pure assessore! Urrà, sembra di essere tornati ai tempi del “Drive-In” (d’altronde, come potrebbe essere diversamente, con “ quei bei baffetti da sparviero!”, per citare Gianfranco D'Angelo - ndr). Insomma, gira e rigira, come dice quel vecchio detto sull’ortolano (che sarebbe il cittadino)… e qui ci fermiamo. Ma non è il discorso dei nomi che ci appassiona, limitandoci in questa sede a fare satira, visto e considerato tra l’altro che qualcun altro parla di assessori “tecnici” (e anche qui qualche brivido viene, se si pensa a qualche raffinato stratega della cosa pubblica che ci fu paccottato da Bruxelles in grande stile ai tempi del centrosinistra) e/o di “ammucchiate!” con esponenti di altre coalizioni (per la serie, l’importante è partecipare, ma occhio a quando si spegne la luce).

Che dire, alla fine della Fiera, complimentoni, siete riusciti (tutti, dal Generale cannoniere ai suoi “fedeli” attendenti al pezzo) a mandare gambe all’aria l’esecutivo regionale.

Avanti col prossimo “risultato”!

«Ora vi dico i connotati/Porta i capelli alla bebè/Ha dei begli occhi trasognati/Di un bel colore BLEU MARIN».

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

c’è da dire che alzarsi la mattina con le immagini del TG piene di guerra, e poi recarsi in redazione per scrivere delle “piccolezze” tutte lucane è davvero frustrante. Già, perché di fronte alla tragedia umana che si sta verificando in Ucraina, la sensazione d’impotenza porta a sminuire le occupazioni quotidiane, ma alla fin fine ci si rende conto che le suddette “piccolezze” si miniaturizzano (a propria convenienza) appunto nel silenzio, nel “campa cavallo” e nel “poi si vede”.

E dunque si spera che non sarà così, si spera cioè che su certi “sport” praticati qui in Basilicata si faccia reale chiarezza (nell’interesse di tutti) e si agisca (finalmente) di conseguenza.

Il recente “medagliere” lucano sembrerebbe infatti pieno di luccicanze; si va dai campioni olimpici di salto della fila, che si sarebbero distinti nell’impietosa staffetta del tampone descritta sulle pagine dei quotidiani (ma, al momento di andare in stampa, il dibattito politico sembra essersi già arenato, anche perché il Governatore -dopo aver difeso con una nota la sua personale posizione- in Consiglio non c’è andato, e non ha potuto rispondere alle domande, più generali, del Pd); al record imbattibile (si spera) di chi si sarebbe bellamente presentato nell’importante ufficio pubblico che dirige, pur essendo risultato positivo al covid (secondo un’indiscrezione de Il Quotidiano, l’interessato –che non l’ha confermata, né smentita- si sarebbe difeso affermando che non sapeva di essere positivo), ma anche in questo caso, al momento di andare in macchina, per quanto attiene alle decisioni di Chi di dovere, tutto tace; a chi ha poi eccelso nel lancio delle dimissioni, solo annunciate (ovviamente), dando origine a una crisi politica sulla lunga distanza; a chi si piazza sul podio nella disciplina del giro a vuoto, proprio perché quella stessa crisi (nella quale si sono poi sedimentate, l’una sull’altra, varie questioni politiche), non vuole o non riesce a risolverla (anche qui, nonostante gli annunci, tutto è fermo); a chi (ma è sempre lo stesso atleta), primeggia nella corsa a ostacoli (evitandoli) in quanto (come accennato) non si presenta in consiglio regionale per discutere (anche) di rincari energetici (e poi va a fare la faccia contrita coi camionisti che protestano in mezzo alla strada per motivazioni simili, e dice pure ovvietà al microfono del TGR).

Tutto questo, per limitarci al malcostume (sinonimo di maleducazione) politico (come si dice, malcostume, mezzo gaudio), senza contare poi le questioni di rilevanza penale (come i penosi dossieraggi in stile Hollywood noir anni 30 ipotizzati dalla magistratura, e altre fattispecie che si profilano all’orizzonte).

In tutto questo, fanno tenerezza tutti quei consiglieri, regionali o comunali, che si sperticano in comunicati stampa e/o mozioni sulla Pace (poiché è notorio che Putin tiene in altissima considerazione le opinioni dei politici lucani), consapevoli che –almeno in queste occasioni- conviene lanciare un messaggio di esistenza in vita (politica).

E amen.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

al momento di scrivere, sul portale istituzionale della Regione Basilicata (quello che dovrebbe dar conto ai cittadini delle azioni fatte e di quelle da porre in essere), sono due gli annunci che meritano di spendere una qualche riflessione: a) “Regione Basilicata, nuova giunta la prossima settimana”; b) “Verifica politica di maggioranza, la soddisfazione della Lega”

Leggiamo il primo: «A Potenza c’è stato un incontro costruttivo tra il Presidente della Regione Vito Bardi e i rappresentanti regionali dei partiti della coalizione, in seguito alla riunione tenutasi nei giorni scorsi a Roma. Sono state analizzate e armonizzate tutte le proposte programmatiche pervenute da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, intorno alle quali è stata registrata la massima sintonia tra tutte le forze politiche. La prossima settimana sarà convocata una conferenza stampa del Presidente della Regione per la presentazione della nuova Giunta». E leggiamo pure il secondo: «“All’esito dell’incontro odierno con il Presidente Bardi e i segretari di Fi e Fdi, ci diciamo soddisfatti dell’importante passo avanti compiuto. La massima condivisione rappresentata dagli alleati rispetto ai punti programmatici proposti dalla Lega e le loro proposte integrative, hanno consentito di addivenire ad un programma di fine mandato di coalizione, e non più di una sola parte. (…) Stiamo traghettando la verifica politica di maggioranza nella direzione giusta, ma adesso è il momento di chiudere subito, i Lucani non possono attendere oltre.” Così il Commissario della Lega Basilicata, Sen. Roberto Marti, il gruppo Consiliare Lega e la dirigenza regionale».

Visto che persino i salviniani riconoscono che i Lucani, perennemente e storicamente distratti al bivio (per citare Scotellaro), “non possono attendere oltre”, dovrebbero usarci la cortesia di spiegare a noi poveri imbecilli COSA diamine c’entrano il baratto, lo scambio, l’interscambio, la riconferma, l’aggiunta, la sottrazione, il leva-e-metti di postazioni di potere (compresi tutti i vari “non gioco più, me ne vado”, “il pallone è mio e lo gestisco io”, “se a loro hai dato uno a noi tocca due” etc.) con i reali INTERESSI e BISOGNI della gente che li ha votati; cosa cacchiarola ha a che fare la loro “soddisfazione” con la DISOCCUPAZIONE, la POVERTA’, l’EMIGRAZIONE GIOVANILE (e non solo), la CARENZA di infrastrutture e strutture. Cosa stracavolo interessa ai Lucani, cornuti e mazziati, della esultanza per “la verifica politica di maggioranza”, al pari dell’ “armonizzazione delle proposte (leggi RICHIESTE – NDR) pervenute da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia”. Cos’ha che fare, insomma, questa estenuante, spietata e anche triste tarantella tutta politica (che da troppo tempo tiene in sospeso diverse questioni PRATICHE) con l’impegno preso (leggi PROMESSE), circa il rinnovamento, lo sviluppo, e il lavoro??? Cosa diavolo ce ne deve fregare, se uno (o più) partiti di maggioranza ha sputato una postazione in più (o in meno)??? Tutto cambia, insomma, perchè non cambi mai nulla. E perdonateci l'ingenuità.

Consoliamoci con lo splendido disegno dedicato ai lettori di Controsenso da parte del “Diaboliko” fumettista Giuseppe Palumbo: riscaldano il cuore i suoi Pasolini e Scotellaro, immersi in un ideale Mediterraneo, con Tricarico sullo sfondo.

E tanto siamo tutti, sempre, sulla “stessa barca”. In tutti i sensi.  

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

mentre i consiglieri regionali della Lega giocavano a “Un, due, tre stella!” (guai a chi si muove) col presidente della giunta, il sempre più intirizzito Generale Napo-Lucano- i parlamentari con la stessa casacca -imitati, nelle loro città e paesi, da alcuni sindaci-si adopravano per il gioco delle belle statuine, che in quest’era di invasiva tecnologia e auto-spionaggio digitale si chiama “flash mob”.

Il motivo?

Protestare contro il caro bollette, che sta spingendo molti Italiani (e di conseguenza molti Lucani) sempre più ad augurarsi di ricevere una coltellata nel fegato, piuttosto che la prossima gabella energetica.

E pensare che, in tutto questo, c’è anche (ancora) chi -come quel conduttore fiorentino di una trasmissione televisiva di calcio, con la faccia da estroso, solleticato dal goliardico tifoso juventino del capoluogo lucano (l’ormai virale #AlfiodaPotenza)- rinfacciava come sia già un miracolo che qui a Potenza pure noi sia abbia “la luce in casa”.

A dispetto della rudezza dello scortese presentatore viola, il governo dal canto suo afferma di non dimenticare “famiglie e imprese in difficoltà" e, anzi, di star lavorando a un nuovo provvedimento (che potrebbe valere tra i 5 e i 7 miliardi) per calmierare gli aumenti di luce e gas “che hanno registrato un boom", come certifica l'Arera, “nonostante gli interventi messi in campo finora”.

Com’è noto infatti, il prezzo dell'energia elettrica –riferisce l’ANSA- nei primi tre mesi dell'anno è raddoppiato (+55%) e poco meno ha fatto il gas (+41,8%), creando problemi non solo alle attività produttive, ma anche ai sindaci (di qui la protesta), agli uffici pubblici, alle asl e agli ospedali.  

«In attesa di capire la portata dell’intervento che varerà il Consiglio dei Ministri -afferma la consigliera regionale, leghista anche lei, nonché responsabile del dipartimento energia, Dina Sileo - è utile che anche la Regione si adoperi per ristorare gli utenti che stanno soffrendo a causa di aumenti smisurati. A tal fine è opportuno, almeno per l’anno 2022, monetizzare il prima possibile i quantitativi di gas spettanti alla Regione. Per una nuova strategia energetica regionale, invece, è necessario approvare immediatamente la proposta di legge che istituisce le comunità energetiche. Una riforma che non può più attendere», conclude.

E gli atavicamente rassegnati Lucani, che invece sanno bene che “Il Paradiso può attendere” (per citare un vecchio film con Warren Beatty), in attesa che lì alla Regione finalmente si illuminino d’immenso, da tempo non nascondono le loro preoccupazioni per un’altra bolletta, quella dell’acqua.

Questa settimana, noi di Controsenso abbiamo avuto la possibilità di parlarne col nuovo amministratore unico (in carica dalla scorsa estate), il disponibile Ing. Andretta, che ha fatto il punto su patologie croniche (e storiche), prospettive, interventi attuati e da attuare (poco procrastinabili): «Oggi grazie al Pnrr –e in particolare attraverso lo strumento di finanziamento “React EU”- abbiamo la possibilità di attivare dei fondi per ridurre le perdite d’acqua. Abbiamo già richiesto un finanziamento del genere, e stiamo attendendo la risposta. Ciò che AL, Regione ed Egrib ora si aspettano è un finanziamento di circa 50milioni, per una prima tranche di lavori che avremo l’obbligo di terminare entro il 2023...».

Il resto lo leggerete nella consueta intervista “a pranzo”.

Ma una cosa la possiamo già fare tutti: evitare gli sprechi.

Walter De Stradis

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