monsligorioweb.jpg

 

 

Cari Contro-Lettori,

 

diciamocelo apertamente, i politici non sempre gradiscono gli interventi degli ecclesiastici in merito a questioni quali lavoro, povertà, (sotto)sviluppo. Chi scrive ha sovente visto occhi alzarsi al cielo, sopraccigli inarcarsi e bocche sbuffare, in occasione di pubblici incontri in cui uomini di chiesa hanno toccato quei nervi scoperti. La tendenza inconfessabile, nemmeno in confessionale probabilmente, è quella ad archiviare acidamente le parole di vescovi, o di semplici parroci di paese o di quartiere, come prediche e trite solfe che ogni tanto tocca sorbirsi (a Natale o a Pasqua); insomma, invasioni di campo da parte di chi praticherebbe soltanto la facile arte del parlare. Soprattutto nei vertici politici, tuttavia, questa s-valutazione di parole porta in realtà a una sotto-valutazione del reale. I dati delle varie Caritas parano chiaro: sempre più gente chiede un aiuto immediato. E lo fa rivolgendosi direttamente al prete, o al suo sindaco, ma certamente non al Presidente del Consiglio.

Chi ha fatto il militare sa bene che le carenze e i problemi della mensa li conosce il maresciallo addetto, e non il Capo di Stato Maggiore: senza ovviamente voler affibbiare o togliere gradi ad alcuno, il concetto rimane però quello della “vicinanza” alla realtà. E alle persone che la abitano.

Di conseguenza, prelati come Monsingor Ligorio (leggerete le sue parole nell’intervista rilasciata al nostro giornale), così come altri suoi colleghi che abbiamo incontrato in questi ultimi tempi, ben conoscono l’esistenza di una quinta stagione, che si aggiunge, qui in Basilicata, alle quattro “canoniche”. Una stagione il cui clima è sempre più rigido, e che coesiste con inverno, primavera, estate e autunno; e che è come una ulteriore “dimensione”, che si appone ad altezza, lunghezza, profondità e tempo.

E non ci vuole Einstein per capirlo. Si tratta della stagione del bisogno.

E’ un non tempo perenne, a causa del quale le migrazioni aumentano, le parole si perdono come il vento fra i rami secchi, e le braccia, insieme alle foglie, cadono.

Ma lo stesso non bisogna mai abbandonare la speranza, afferma Ligorio. E non a torto. Perché la stagione del bisogno SI PUO’ (e si deve) cancellare. Il tenue bagliore di certi piccoli progressi può iniziare a illuminare la strada. Ma occorre però anche un risveglio generale. E siamo tutti chiamati in causa.

Facciamoci questo regalo.

Buon Natale a tutti.

Walter De Stradis