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Cari Contro-Lettori,
«Io SO cosa vuole la Città» ci dice Giuseppe Raffaele, allenatore del Potenza Calcio, nell’intervista a pranzo che trovate all’interno del giornale.
E, guarda caso, questo lo si legge a diverse righe di distanza (ci riferiamo al “rettangolo” della pagina), da una iniziale domanda sul sentirsi o meno responsabile, al pari di un sindaco, dell’umore dei cittadini.
E’ ovvio che il mister si esprime a livello calcistico (viepiù che la città in sé gli garba moltissimo, così com’è), ma è altrettanto chiaro che se quegli scaltri dei Latini coniarono il motto “panem et circenses”, evidentemente erano consapevoli –seppur nell’accezione negativa insita nella frase- che i “divertimenti” sono valvole di sfogo importanti per una società. E qui a Potenza (e più in generale in Basilicata), mancando sovente il “panem” (e non è un’esagerazione, basta misurare in lunghezza le code alla Caritas, se non si vogliono leggere i loro strazianti rapporti), i “circenses”, gli svaghi, se non s’è capito ancora negli uffici, possono rappresentare un piccolo, certo, ma necessario tonico per buttare giù i copiosi bocconi amari. Basti guardare all’esplosione di gioia popolare, senza precedenti, che ha accolto la prima “escursione” (e siamo a pochi giorni dalla seconda) di Topolino in Lucania.
Pertanto, se gli allenatori di calcio –com’è giusto che sia- pur non possedendo la bacchetta magica, almeno conoscono bene le aspettative della loro comunità (gli eventuali successi importanti di una squadra possono infatti estendere i loro benefici a tutta la città), sorprende che nel capoluogo di regione questo “meccanismo” non si sia ancora capito. Sempre confidando, sia detto, che non lo si ignori artatamente.
Inutile fare conferenze stampa e/o annunci sulle casette di Babbo Natale, se poi qui viene Al Di Meola, uno dei più grandi jazzisti al mondo, originario proprio di Potenza, e nessuno (a parte i privati) pensa di dargli una schifosissima targa ricordo della Città.
E’ inutile farsi venire l’ernia a forza di sprizzare gioia istituzionale per la Cultura, se poi il Festival DI POTENZA (lo ribadiamo) si vede costretto a riparare nel più ospitale borgo di Sasso di Castalda.
E’ inutile sloganeggiare risultati (caratteristica di questo governo cittadino), se poi, udite udite, la sera di CAPODANNO, in Piazza Prefettura c’è solo il “concerto” del vento che fischia, irriguardoso, tra i vuoti scavati nella delusione dei cittadini, ancora una volta trafitti, in mezzo a quei pali degni di Vlad l’Impalatore (appunto: che è poi in parte, sia detto per inciso, “l’antenato” del Dracula letterario, uno che succhia sangue e vitalità, alla gente, come è ben noto).
C’è chi dice che i soldi non c’erano, chi dice che c’erano, chi dice che c’erano, ma sono arrivati tardi, e chi dice che si è voluto risparmiare. Quando –IN OGNI CASO- semplicemente bastava coinvolgere associazioni e gruppi locali, per dirne una, ben desiderosi di chance e visibilità, che si sarebbero sicuramente esibiti GRATIS.
Ma, evidentemente, alcuni amministratori dovrebbero andare a scuola da certi allenatori di calcio, per imparare a usare il cuore, e non i piedi. Quelli li usano già.


Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

 

scriviamo all’indomani della scomparsa di Pelè, quando è ancora grande la commozione per la dipartita di un personaggio “larger than life”, come dicono gli Americani. Campione sportivo, politico, cantante: per chi scrive (all’epoca troppo giovane per ricordarne i fasti calcistici), O Rey era soprattutto una figura cinematografica, l’autore dell’indimenticabile goal in rovesciata nel finale di “Fuga per la Vittoria”, film del 1980 di John Houston. Ispirato a un fatto reale, era la storia di una squadra internazionale di calciatori/militari prigionieri dei nazisti che affrontava proprio la nazionale tedesca. La partita era truccatissima, ovviamente, ma i nostri eroi, pochi, male in arnese e inadeguati, capitanati dal grande attore inglese (anche se leggermente panciuto) Michael Caine, comunque giocavano meglio e pareggiavano i conti in extremis, proprio grazie al capolavoro del personaggio interpretato da Pelè, e a un rigore parato dal portiere Sylvester Stallone (che, da divo a stelle e strisce qual era, si racconta avesse addirittura preteso di segnare alla fine del film un goal su calcio d’angolo, ma qualcuno della produzione lo mandò giustamente a quel paese).

“Campione nello sport e nella vita”, si dice dunque in questi casi, viepiù che la scomparsa di gente famosa sovente contribuisce, motu proprio, al loro processo di beatificazione: molti di quelli che sui social oggi raffigurano il calciatore brasiliano in Paradiso, a braccetto con Santo Maradona, dimenticano che spesso, quando i due erano in vita, venivano anche contrapposti: il campione “pulito”, contro il campione “maledetto”.

Va da sé che l’esempio dei grandi sportivi va principalmente colto e coltivato, come un fiore raro, quando costoro sono in vita, e possono ancora camminare fra i giovani, insegnando loro il valore dei risultati ottenuti col sudore della fronte, e di tutte le altre parti del corpo, a dispetto dei facili e ingannevoli miraggi –per dirne una- di Tik Tok, Instagram e compagnia bella, o dei Grandi Fratelli e Sorelle ove al contrario prosperano l’imbecillità e gli astuti imbecilli milionari.

Ed è ancora più importante dare il giusto tributo, vale a dire strumenti, strutture, occasioni e possibilità di vita più agevoli, a quegli sportivi (e a tutte le persone che rappresentano) –come il campione internazionale di lancio del peso, l’atleta paralimpico rionerese Nicky Russo- che per dare esempio camminano anch’essi tra i giovani, ma con molte difficoltà in più, e sovente –nei casi più gravi- mediante bastoni e sedie a rotelle. Non si tratta di suscitare facili commozioni in chi legge: gente come Nicky (proprio come i prigionieri del film con Pelè e Stallone) combatte dalla mattina alla sera un partita truccata contro un avversario, la malattia, malvagio e pronto a tutto pur di vincere; ma non di rado anche contro l’aridità e l’ignoranza di chi li circonda, nel bel mezzo delle ben note difficoltà insite nel vivere in Lucania, e il palleggio spesso svogliato (per usare un termine sportivo) di chi amministra la vita pubblica. Nicky ha vinto campionati nazionali, il bronzo agli Europei ed ha ben figurato alle Olimpiadi (sia chiaro, senza guadagni) lanciando un peso proprio con la mano che gli funziona di meno, e facendo perno sulla gamba con la quale zoppica: le sue parole –che leggerete nell’intervista concessaci- sono la prova tangibile che coloro che danno lustro alla sport, alla propria terra e –più in generale- alle risorse insite in ogni uomo, vanno premiati quando sono in vita, per il bene di tutti, normodotati compresi. E il “premio” è la vita stessa, ovvero una vita il più possibile dignitosa, come dicono le leggi e i manuali. Sul serio.

Buon Anno.

Walter De Stradis

 

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Cari Contro-Lettori,

 

diciamocelo apertamente, i politici non sempre gradiscono gli interventi degli ecclesiastici in merito a questioni quali lavoro, povertà, (sotto)sviluppo. Chi scrive ha sovente visto occhi alzarsi al cielo, sopraccigli inarcarsi e bocche sbuffare, in occasione di pubblici incontri in cui uomini di chiesa hanno toccato quei nervi scoperti. La tendenza inconfessabile, nemmeno in confessionale probabilmente, è quella ad archiviare acidamente le parole di vescovi, o di semplici parroci di paese o di quartiere, come prediche e trite solfe che ogni tanto tocca sorbirsi (a Natale o a Pasqua); insomma, invasioni di campo da parte di chi praticherebbe soltanto la facile arte del parlare. Soprattutto nei vertici politici, tuttavia, questa s-valutazione di parole porta in realtà a una sotto-valutazione del reale. I dati delle varie Caritas parano chiaro: sempre più gente chiede un aiuto immediato. E lo fa rivolgendosi direttamente al prete, o al suo sindaco, ma certamente non al Presidente del Consiglio.

Chi ha fatto il militare sa bene che le carenze e i problemi della mensa li conosce il maresciallo addetto, e non il Capo di Stato Maggiore: senza ovviamente voler affibbiare o togliere gradi ad alcuno, il concetto rimane però quello della “vicinanza” alla realtà. E alle persone che la abitano.

Di conseguenza, prelati come Monsingor Ligorio (leggerete le sue parole nell’intervista rilasciata al nostro giornale), così come altri suoi colleghi che abbiamo incontrato in questi ultimi tempi, ben conoscono l’esistenza di una quinta stagione, che si aggiunge, qui in Basilicata, alle quattro “canoniche”. Una stagione il cui clima è sempre più rigido, e che coesiste con inverno, primavera, estate e autunno; e che è come una ulteriore “dimensione”, che si appone ad altezza, lunghezza, profondità e tempo.

E non ci vuole Einstein per capirlo. Si tratta della stagione del bisogno.

E’ un non tempo perenne, a causa del quale le migrazioni aumentano, le parole si perdono come il vento fra i rami secchi, e le braccia, insieme alle foglie, cadono.

Ma lo stesso non bisogna mai abbandonare la speranza, afferma Ligorio. E non a torto. Perché la stagione del bisogno SI PUO’ (e si deve) cancellare. Il tenue bagliore di certi piccoli progressi può iniziare a illuminare la strada. Ma occorre però anche un risveglio generale. E siamo tutti chiamati in causa.

Facciamoci questo regalo.

Buon Natale a tutti.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

Come saprete, questo giornale –accompagnato da Lucania.Tv- ha da tempo inteso farsi “un giro” fra i sindaci dei comuni lucani (grandi e piccoli di entrambe le province) per tastare il polso delle luci e delle ombre che caratterizzano la vita nei nostri borghi. Il nostro piccolo “tour” – i cui esiti li leggete di tanto nella rubrica “Indovina chi viene a pranzo”- ha preso vigore proprio durante i giorni più neri della Pandemia, quando non era possibile andare al ristorante, ma queste interviste si facevano ugualmente, negli uffici (e ufficetti) dei vari sindaci, nei loro palazzi municipali posti nel cuore dei loro comuni deserti (a causa delle restrizioni anti-virus, ma non solo).

A distanza di due anni e passa, ci sono parse pertanto assai significative le parole del primo cittadino di Garaguso, piccolo, bellissimo borgo in provincia di Matera, che ci ha parlato di giovani promettenti che ora sbandano nelle piazze di paese, urgenti di assistenza psicologica: «… a parte il Lavoro, innanzitutto la Sanità! Abbiamo bisogno QUI di assistenti sociali, di psicologi, perché abbiamo diplomati che dalla mattina alla sera sono cambiati, non sono più come prima. Giovani che stavano per laurearsi e ora sono sbandati! E come facciamo?»: un aspetto inquietante degli effetti della Crisi (Pandemia + Guerra) che finora non era mai emerso –almeno, non con questa veemenza- negli incontri con gli altri amministratori.

Tuttavia, con diverse parole, c’è un’autorevole conferma nel recente rapporto della Caritas Diocesana di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo.

«La percezione dei fenomeni sociali raccontata dai parroci e dai sindaci –si legge- e i dati provenienti dall’attività dei CdA sul territorio, descrivono un contesto di grande precarietà ed incertezza, soprattutto in relazione alla progressione costante del fenomeno della povertà e dell’esclusione sociale. Tale andamento viene in parte confermato dalla stima del primo semestre del 2022 relativa alle attività di sostegno messe in campo dalla rete Caritas: da gennaio a giugno 2022 sono stati erogati 10549 pacchi alimentari (in tutto il 2019 erano 9000) e risultano in percorsi di sostegno circa 4100 persone».

«Altrettanto presenti ed incontrate con frequenza, sono le problematiche relative all’occupazione: il 93% dei sindaci le riscontra qualche volta e spesso, per i parroci il 91%. La fortissima presenza del problema è acuita anche dagli effetti economici e sociali prodotti dall’emergenza sanitaria (e qui tornano le parole di Auletta - ndr).

«Lo sviluppo trasversale del fenomeno della povertà, viene avvertito come un’urgenza tanto dai sindaci, quanto dai parroci, che oltre rilevare con frequenza il problema, lo percepiscono sostanzialmente in crescita: il 73% dei sindaci e il 53% dei parroci, infatti, ne dichiarano l’aumento».

Ma i dati su povertà, materiale e sociale, non sono gli unici “conti” che tornano.

Sempre Auletta ci ha raccontato che monsignor Ligorio, quando anni orsono era vescovo della Diocesi di Tricarico, promosse uno studio che indicava come fosse compito delle “cinque agenzie” (chiesa, enti pubblici, associazioni, famiglie e scuola), e non solo della politica locale, interrogarsi e intervenire sul territorio.

Il report Caritas sulla povertà oggi si apre proprio con le parole di Ligorio, nel frattempo diventato Arcivescovo di Potenza, a detta del quale il particolare momento « impone di non essere soli, ma di ricercare gli stimoli e la costruzione di un dialogo con il territorio, non semplicemente per occupare spazi o supplire nella gestione di servizi di assistenza, ma per conoscere e studiare insieme i passi possibili di un cammino comune».

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

nella città delle amene singolarità può accadere che, in una graduatoria provvisoria del 2019 (Ater) per l’assegnazione in locazione di locali in favore delle associazioni senza scopo di lucro, risulti prima, in lizza per un appartamento in Via Nitti, nientemeno che l’Associazione Nazionale MARINAI d’Italia (!!!), che inoltre appare ben piazzata (seconda e quarta) per altri due locali disponibili in altre zone di Potenza (da una rapida verifica, non sembrerebbe tuttavia che poi detta associazione abbia usufruito del diritto).

Tutto secondo le norme, per carità, ma certo è che il curioso fatto testimonia che hanno sempre avuto ragione quei poeti e sognatori che sostenevano che a Potenza, non sembra, ma il mare c’è eccome.

Perlomeno, in attesa di conoscere quanti effettivamente siano i vecchi e giovani lupi di mare del montanaro Capoluogo (il dato statistico sarebbe interessante), a tutti i cittadini (o comunque la maggior parte di essi) che vi risiedono, per intanto tocca navigare in un mare di questioni irrisolte.

Questa settimana ci hanno colpito molto le parole di Nicola Fiore, presidente del Teatro Minimo di Basilicata, che ha lamentato (ne leggerete a pagina 7) la ventennale assenza di una sede per la sua nota associazione di promozione sociale (premiata dal Presidente della Repubblica), in barba al fatto che il Comune di Potenza avrebbe a disposizione un discreto numero di locali vuoti, che –volendo (e volere è … “potere”)- si potrebbero assegnare (anche fittandoli) alle realtà che promuovono cultura (e non solo) SUL SERIO. Il Comune, dalla persona del sindaco in giù, a quanto pare, risponderebbe nicchiando o non risponderebbe proprio.

Se è così, è davvero grave. Gravissimo.

Lungi da noi, ovviamente, parteggiare per questa o per quella associazione (il discorso infatti è di carattere generale), ma certo è che se il Centro langue nel torpore (casette di Babbo Natale a parte), è evidente che un qualche motivo c’è, e se –per dirne una- il Festival (canoro) di Potenza, accreditato a livello nazionale, dopo vent’anni (pure lui) si è visto costretto a riparare (non senza polemiche) in quel di Sasso di Castalda (che pure è una splendida cornice), è ugualmente evidente che qualche motivo c’è. Sia inoltre detto per inciso: non è certo, ma viene da chiederselo allora, il motivo per cui chi è invece beneficiato delle -pur legittime- attenzioni delle istituzioni lucane, per prima cosa corre a farsi il selfie o la foto col politico di turno.

Tornando al Comune, nel presentare il calendario natalizio, hanno speso ad abundantiam parole quali “coinvolgimento”, “associazionismo”, “volontariato”, “occasione di riflessione”, “attenzione alle proprie origini”, “promozione di percorsi culturali e sociali” “intera comunità cittadina”, “incontrarsi”, “vivere insieme”, “sguardo verso un futuro diverso”, “ricco di speranza”.

Senza essere blasfemi, ma di fronte a tali dichiarazioni il Cantico delle Creature impallidisce.

E allora, che il Natale sia davvero un momento di riflessione (e perché no, anche di qualche “mea culpa”) sul modo corretto di promuovere la cultura (e l’indotto che ne deriva) tutto l’anno.

Per non far sì che i buoni auspici di Natale poi si riducano a promesse …di marinai.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

a seguito all’assembramento di personaggi a fumetti che di recente c’è stato a Matera (e di relative iniziative editoriali di successo: ne abbiamo parlato nei numeri scorsi), anche a Potenza si sta pensando a qualcosa di analogo. Mentre su al Comune si spremono le meningi, confidando che il succo risultante abbia una qualche sostanza di consistenza vitaminica, i maligni hanno già una proposta. Perché, copiando spudoratamente la Settimana Enigmistica, non si dà vita a una sorta di Potenza Enigmistica? La si potrebbe riempire con tanti di quei rebus, cruciverba, sciarade, puzzle, rompicapi assortiti e barzellette (oh, quante ce ne sono!), da sollazzare, intrattenere e –perché no- anche istruire i lettori.

Si immaginano già i possibili contenuti della rubrica “Non tutti sanno che”, o gli esiti finali di quelle storielle disegnate in cui c’è un investigatore in paltò che in una paginetta deve risolvere –insieme al lettore- uno di quei misteri “semplici semplici”.

Su altri “disegni”, poi, si potrebbe imbastire il famoso gioco denominato “unisci i puntini” (e magari scoprire, poscia trepidante attesa, la stilizzata sagoma di qualcuno poco stiloso), o magari il “trova le differenze” (in questo caso tra questa e altre città, ad esempio).

Insomma, ci sarebbe di che sbizzarrirsi.

Gli enigmi della Città di Guarente sono infatti tanti: dalle buche (rattoppate sì, rattoppate no, rattoppate mai) alla sicurezza in centro storico (sempre che ne rimanga uno, visto che da più voci si lamenta la morte, culturale, sociale ed economica della parte vecchia della città); dall’illuminazione “a intermittenza” (come segnalato da un veemente comunicato di una parte dell’opposizione) alla “paralisi” (denuncia del pentastellato Falconieri e dei sindacati) della “parva, sed ACTA mihi”; dalla questione dei debiti “non ammissibili” sollevata dal consigliere regionale materano (anche lui “a cinque stelle”) Perrino, alle frane eterne (vedi corso Garibaldi) e le onnipresenti transenne…

Insomma, il consumato ragionatore enigmista, sempre che abbia un’idea di tutto questo casino di caselle da riempire, potrebbe provare a dare e a darsi delle risposte, spendendosi in prima persona in un gioco a quiz forse aleatorio, ma che almeno potrebbe tornare utile in una successiva lotteria (perché ormai di quello si tratta) elettorale.

“Il tuo cervello ha bisogno di più”, recita lo slogan pubblicitario di un altro, noto, periodico enigmistico.

Quanto è vero.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

come suggerisce il titolo, l’immagine

evidenza è stata realizzata con un

programma gratuito online di “Intelligenza

Artificiale”. Si tratta di uno di quelli più

semplici: si carica una foto, si sceglie

l’effetto fotografi co o artistico che si vuole

applicare, si clicca su un “pulsantino”,

e l’operazione è compiuta. Sulla base

di alcune, assai sparute, indicazioni,

è dunque questa I.A. a decidere che

aspetto avrà l’immagine finale. Fra le

varie opzioni offerte, a seguito di alcuni

tentativi abbiamo scelto il risultato più

“interessante”; applicando un effetto

artistico denominato “Candy”, ne è uscito

fuori un Bardi più cartoonesco (sembra un

personaggio di “Chi ha incastrato Roger

Rabbit?”) che pittorico: in una parola,

“pittoresco”. Come accennato, il software

da

noi usato è uno di quelli assai “basic”,

ma tanto Google, quanto altri colossi

dell’informatica stanno approntando dei

programmi di I.A. sbalorditivi: basterà

scrivere ciò che si vuole ottenere (esatto:

scrivere) e il programma realizzerà in toto

l’immagine finale, senza alcun ulteriore

intervento umano. Il dibattito, com’è noto,

già piuttosto surriscaldato: alla stregua

ciò che potrebbe accadere nel mondo

reale con una sperimentazione genetica

selvaggia, il rischio è che si possa dare vita

nel modo virtuale a immagini orripilanti e

sconcertanti.

Non è certo il caso di questa nostra

immagine di prima pagina, per fortuna,

ma chissà se un domani, nel senso vero

della parola, il nostro Governatore non

si arrischierà a usare un qualche software

di calcolo -gestito da I.A.- per risolvere i

suoi problemi di maggioranza, visto che

fi nora non ci è riuscito col pallottoliere

-o col “Risiko”, a sentire chi ritiene,

come i transfughi Zullino e Vizzielloche

in Regione “ci sarebbe bisogno di

meno caserma e più politica”. Che dire,

i due Leghisti freschi di sortita dalla

maggioranza, con tanto di scuse (sincere?)

ai Lucani, nella lunga lista di recriminazioni

hanno inserito di straforo qualche concetto

davvero interessante, incastonandolo

tra le righe, tipo la straripante influenza

che avrebbero alcuni “rappresentanti

istituzionali” (ovvero consiglieri fidati del

governatore Napolucano) che non sono

stati eletti dai cittadini, assieme ad altre

questioni, rivendicate a chiare lettere,

come i problemi irrisolti della sanità

(specie sul versante materano) e cosarelle

tipo la totale “mancanza di visione”. Dina

Sileo (Gm), riferendosi al gesto dei due

leghisti, parla di offesa all’intelligenza

(non artificiale) dei Lucani. Beghe di

(ex) maggioranza? Forse, anche se in

questa Regione la “maggioranza” è un

concetto un tantinello labile e variabile,

come la lana caprina, il sesso degli angeli

o le bambole pettinabili di zingarettiana

memoria. Viepiù che con grande senso

di responsabilità (nei confronti di loro

stessi), quelli di Italia Viva stanno, al

momento, tenendo in vita la legislatura

destrorsa, sperando di poter arrivare a

mangiare il Panettone (come si dice in

gergo calcistico) tutti insieme, Mentre

molti altri Lucani il panettone, quello non

politico, ma gastronomico, se lo sognano.

Esageriamo? Non sembra, se è vero com'è

vero quello che afferma l'Eurodeputata

Gemma: “Il Rapporto 2022 sulla povertà

presentato dalla Caritas nazionale

evidenzia che in Basilicata oltre 350

mila lucani hanno problemi di povertà

o, pur avendo un lavoro, non riescono

ad arrivare alla fi ne del mese (...) sono

coinvolti due lucani su tre". E buona I.A.

a tutti.

Walter De Stradis

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

sono due le notizie di stampo “culturale” che hanno tenuto banco questa settimana in Basilicata. La prima, in ordine di apparizione, è quella riguardante le foto “sexy” (con annessa polemica, col timer) di Arisa, scattate sul lago Pantano, a pochissimi passi dai luoghi natii. La seconda è quella della pubblicazione (andata a ruba, anche a Potenza) dell’avventura a Matera (e nel parco del Pollino) di Topolino, personaggio che nonostante il clamore, in realtà è arrivato terzo o quarto, o forse anche peggio piazzato, se si contano almeno le storie “materane” dei bonelliani Martin Mystère e Dampyr, nonché quella del cinematografico James Bond, che scorrazzava tra i Sassi scansando le “immancabili” pecore e processioni con donne vestite di nero. E proprio da “penitente” (s)vestita “all black” si è messa in posa l’ugola d’oro del canto strapopolare italiano, quella stessa Arisa inizialmente proposta e promozionata (abilmente) come tenerissimo “brutto anatroccolo”, e adesso – si badi bene, dopo tutta una serie di “trasformazioni” studiate a tavolino che avrebbero fatto impallidire Fregoli- in bomba erotica dagli imprevedibili megatoni. Spiace dover entrare (l’attualità lo impone) in una diatriba invero di così scarso tenore, ma se è pur sacrosanto che ognuno col suo corpo faccia quello che vuole (pur nei limiti della decenza e della legalità), e che ormai nessuno si scandalizza più per un sedere in mostra, tocca rilevare che essere “artisti”, a parere di chi scrive, significa qualche volta anche dire “no”, in barba ad appetitosi emolumenti e prime pagine, alle proposte che poco o nulla hanno a che fare, appunto, con l’attività artistica che ci si propone di fare (compresi gli scatti allusivi, seppur goliardici, siffrediani). Ma tant’è. Anche per questo, per noi Lucani, il rimpianto della perdita di uno come Mango si fa sempre, nonostante gli anni passati, più doloroso.

Quanto alla storia materana di Topolino (e qui, in verità, è lecito parlare di cultura senza virgolette), presentata nella prestigiosa kermesse di Lucca Comics dall’Apt, c’è forse da sperare che qualcosa del genere accada anche a proposito di Potenza (in realtà, non senza qualche brivido, si rammenta un albo a fumetti, prodotto dall’Acta se non ricordiamo male, il cui protagonista disegnato era…Vito Santarsiero!). Ma quale famoso personaggio dei fumetti ci verrebbe nella città attualmente governata da Guarente? Già, perché anche uno come Flash ruzzolerebbe, a forza di fare la gincana -a velocità della luce- fra buche e manti stradali scorticati; l’indagatore dell’incubo Dylan Dog, a caccia di lupi mannari, si confonderebbe a causa del continuo incappare in potenti(ni) dal folto pelo sullo stomaco, finendo con l’impallinare (con bossoli d’argento) più di qualche “umano”; Corto Maltese, a bordo della nave di San Gerardo (quella della parata), ballerebbe, anzi subirebbe una non prevista e fuori contesto danza caraibica, a forza di scossoni causati dai sampietrini sconnessi; Valentina, dalle parti del Pantano, incoccerebbe in Arisa che questa volta fa delle foto in topless, e pertanto si domanderebbe con amarezza se, dai suoi esordi “arditi” degli anni Sessanta, l’Italia non sia magari regredita, piuttosto che progredita; e infine (ma l’elenco potrebbe essere assai più lungo), la Donna Invisibile (in vacanza dai Fantastici Quattro) si accorgerebbe di essere solo una tra i tanti, uomini e donne, “invisibili” di questa città.

Per completezza d’informazione, riportiamo che le altre quattro previste avventure “lucane” del famosissimo personaggio nato dalla penna di Walt Disney usciranno fra la fine dell’anno e i primi mesi del 2023 e saranno anch’esse dedicate ai parchi nostrani. Ci sarà una capatina anche a Potenza? Mah…

Buona lettura a tutti.

Walter De Stradis

Ps. A proposito di “Sud”, Disney e fumetti, si consiglia la lettura del libro, appena uscito, del trivignese Fulvio Caporale, “Quando Paperino era Terrone” (Villani Editore).

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AGGIORNAMENTO: 

Il famoso fumetto di “qualche anno fa” che “se non ricordo male uscì a cura dell’Acta” e che aveva per “protagonista l’allora sindaco Vito Santarsiero” è in realtà una pubblicazione della Protezione Civile (assessorato e unità di progetto) del Comune di Potenza, datata 2006, intitolata “Il mondo furibondo” ed edita in collaborazione con l’associazione “Nuvola Scarlatta”. La pubblicazione fu realizzata materialmente da Luigi Cecere, Ivana Navarra, Donatella Zotta, Roberto Giammatteo e Mario Loparco. Il tema era la prevenzione riguardante i terremoti.

 

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Cari Contro-Lettori,

lungi da noi voler fare dell’ironia da quattro soldi, ma –dato il momento- è veramente singolare che l’eurodeputata Chiara Gemma –nell’atto di chiedere al governatore lucano Bardi una legge per le famiglie con persone affette da disabilità- abbia dichiarato che «la Regione Basilicata non può restare ferma e limitarsi a piccoli interventi TAMPONE». Si tratta certamente di un (beffardo) caso, ma la Gemma ha pigiato involontariamente sul tasto di una nota dolente, oltretutto nell’atto di stigmatizzare una certa inerzia del’esecutivo regionale in ambito di tutela dei più deboli.    

Giorni addietro era stato il Garante dell’Infanzia Giuliano a lanciare l’allarme: numerosissime le famiglie con persone con disabilità che si rivolgono a lui per problemi scolastici (in particolare a causa di insegnanti di sostegno che cambiano in continuazione o che non sono formati), problemi economici, difficoltà nel trovare/mantenere il posto di lavoro, difficoltà a reperire personale professionale e preparato, difficoltà nella gestione quotidiana del figlio stesso, difficoltà rispetto ad una completa assenza di una legge regionale per il Dopo di noi ed il Durante noi, difficoltà ad una collocazione dignitosa successiva all’età scolastica, difficoltà per le persone disabili ad accedere al mondo del lavoro e ad una vita indipendente, difficoltà ad accedere ai servizi (mai calibrati per soddisfare anche l’utenza portatrice di disabilità), difficoltà rispetto ad una legge regionale per l’autismo che non vede ancora la sua applicazione nella realtà, famiglie che non riescono a pagare le spese terapeutiche ai loro figli, e molto altro ancora. Tutto questo lo si leggeva in una nota diramata alla stampa. Da qui il successivo intervento dell’eurodeputata pugliese: «L’accorato appello del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Basilicata Vincenzo Giuliano (…) non può passare inosservato. Anche io, che mi occupo di queste tematiche come componente dell’Intergruppo parlamentare sulla Disabilità e come membro del Forum europeo della disabilità, mi permetto di chiedere al presidente della Regione Bardi di avviare un’azione veloce per affrontare la grave situazione con un provvedimento legislativo e di giunta che possa dare risposte immediate alle famiglie e alle persone con disabilità”.Considerato tutto questo - ha sottolineato l’eurodeputata - la Regione Basilicata non può restare ferma e limitarsi a piccoli interventi tampone».

E qui torniamo all’incipit di questo corsivo.

Incidentalmente (ma è tutt’altro che un incidente), negli stessi giorni il consigliere comunale di Potenza, Michele Beneventi (Idea), ha presentato le dimissioni da presidente della IV Commissione consiliare permanente Sport, Istruzione, Cultura, Servizi Sociali, Politiche giovanili, Pace, Immigrazione, Sanità, Partecipazione, Politiche abitative, Tutela Consumatori e Pari Opportunità. Uno dei motivi dichiarati? Indovinate un po? «Dalle politiche sociali a quelle abitative, sono diverse le questioni che in città restano aperte, che ancora aspettano risposte. (...) Per quanto riguarda, ad esempio, i diritti dei diversamente abili –ha affermato- si attende che venga concretizzato tutto quanto promesso durante la campagna elettorale e che venga risolta, ad esempio, la questione relativa al Dopo di Noi (in particolare, la casa domotica non è stata ancora aperta). (…) le dimissioni non sono semplicemente un atto di accusa ma il tentativo estremo, e non più rinviabile, di richiamare la giunta comunale e il Sindaco a un maggiore impegno e a una maggiore operatività per trovare soluzioni concrete ai diversi problemi del capoluogo di regione. (…) È necessario si rispettino gli impegni che il Consiglio comunale e i suoi rappresentanti deliberano nelle Commissioni consiliari. In assenza di ciò diventa inutile e persino dispendioso per la Commissione riunirsi». E scusate se è poco. Al di là di motivazioni prettamente politiche che possono aver suscitato gli interventi di Beneventi (o anche della stessa Gemma), è dunque evidente che qui da noi c’è un problema di non bastevole attenzione che sovente riguarda i cosiddetti “ultimi”, ovvero quelli che dovrebbero essere i “primi” (della povertà in aumento ne abbiamo diffusamente parlato nei numeri scorsi). Meditate, gente, meditate.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

«I movimenti politici che sostengono il Presidente Vito Bardi scenderanno in campo direttamente e attivamente per consentire di beneficiare della legge sul gas gratis a tutti i lucani. (…) Appena il servizio sarà attivo, sarà il centrodestra lucano a garantire il “gas gratis a tutti i lucani”, anche per rispondere a boicottaggi e strumentalizzazioni politiche sulla pelle di pensionati e famiglie (…) Noi ci siamo».

Tutte le polemiche e gli annunci, con gli inciampi e le goffaggini, circa l’erogazione dell’ormai famoso, o famigerato, bonus gas voluto dal generale Bardi, paiono giunte -loro malgrado- al momento giusto (qualcuno, come leggerete all’interno, dice addirittura “a orologeria”), manco a farlo apposta, quasi a consentire di alleggerire la sonnacchiosa attenzione popolare sulle inquietanti notizie sulla maxi-inchiesta dedicata a sanità e politica lucana che, a vario titolo, interessa importantissimi esponenti e dirigenti dell’attuale assetto regionale.

Insomma, opposizioni e sindacati –stante comunque la presunzione d’innocenza-chiedono contezza sul "cosa resterà" della situazione riferita soprattutto dal punto di vista delle conseguenze politiche (basti pensare che l’ultimo consiglio regionale è prontamente “saltato”), e i sostenitori di Bardi e della sua giunta invece sembrano “replicare” con l'ottimismo dei comunicati sul bonus gas.

Come si dice in gergo cartaio: agli assi, si risponde con le figure.

Ma, nell’attesa di eventuali ulteriori sviluppi, andrebbero considerate due cose: non sappiamo (nessuno lo sa) come finirà l’inchiesta, quante condanne, assoluzioni, proscioglimenti e archiviazioni ci saranno e se ci saranno. Rimarranno per sempre, però, le a dir poco avvilenti conversazioni e parole (di vario genere e su diversi aspetti delle indagini) immortalate nelle intercettazioni (pubblicate ad abundantiam dai giornali), a imperitura testimonianza di uno sconfortante e preoccupante degrado non solamente politico e/o amministrativo, ma anche culturale, sociale, educativo. Eh sì. Insomma, la famosa pietas di cui parlavano i Latini, è definitamente andata a farsi benedire. Un dramma personale e collettivo. Il tutto, a fronte della grandissima lezione di dignità di uno come Antonio Nicastro, giornalista e nostro collaboratore, costretto ad aspettare un tampone, mentre il respiro gli si defilava dai polmoni e qualche pezzo grosso –secondo le ipotesi accusatorie- ricorreva a un “si salvi chi può” di un cinismo clamoroso. «Mio marito in vita sua non aveva mai chiesto nulla. Alla fine, aveva solo chiesto di essere curato», ci aveva detto la moglie a margine della scomparsa dell’amato e stimatissimo (un esempio per tutti, lui) compagno di vita. Dopo le notizie di stampa degli ultimi giorni, e soprattutto a seguito delle bestiali parole che si sono scorte in alcune delle carte e delle intercettazioni rese note dalla stampa (con tutte le indagini che ci sono state quaggiù, finora mai si erano letti discorsi così pecorecci), sarebbe lecito attendersi -ed è un discorso di pura naura etica, se ancora vale, e non giudiziaria- SCUSE PUBBLICHE almeno per Antonio e Palmiro.

Lo so, tutto ciò probabilmente equivale a sognare a occhi aperti.

Forse però, e si sottolinea forse, servirebbe a restituirci la speranza di un qualche scampolo residuo di Umanità, pur nel capiente calderone (senza comunque generalizzare) in cui si agitano e galleggiano tutti quelli che -allo stato attuale- invece sembrerebbero aver dato sfogo ai pruriti e ai "sentimenti" degni dei più conclamati politicanti e burovampiri della cosa pubblica. Meditate, gente, meditate.

Walter De Stradis

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