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Cari Contro-Lettori

l’affare si complica.

«Sul Pnrr in questi mesi abbiamo assistito a un dibattito in cui pareva che i comuni potessero creare ritardi. Ma i comuni non sono in ritardo e stanno facendo la loro parte per il paese». A dirlo all’Ansa è il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, a margine della presentazione del programma ‘Motore Italia Transizione Energetica’ di Intesa Sanpaolo.  «I Comuni spenderanno 40 miliardi –aggiunge- che sono solo il 19% della cifra complessiva prevista dal Pnrr. C’è un altro 81% di cui non parla nessuno». Inoltre, secondo Decaro, «più del 56% delle risorse assegnate le abbiamo già avviate alle procedure di gara che tra un po’ si trasformeranno in opere pubbliche».

Le affermazioni di Decaro –a riprova che la faccenda è piuttosto ingarbugliata- sembrerebbero non collimare del tutto con uno studio della Svimez (su circa 600 comuni italiani), di cui ci dà conto a pagina 4 l’economista D’Agostino. «… emergono dati molto preoccupanti: più della metà ritengono le procedure del piano troppo complesse, pesano le carenze di organico degli enti locali, il ricorso a consulenze esterne da parte dei comuni è tutto da valutare, in rapporto ai desiderata dei comuni, il 40% delle amministrazioni ha una conoscenza parziale delle gare del Pnrr, nel Mezzogiorno per completare una opera sono necessari mediamente 3 anni contro un anno e mezzo richiesto nel Nord Ovest, i comuni più penalizzati sono quelli più piccoli, una circostanza che rende molto problematico il lavoro da fare in Basilicata, dove la larga maggioranza degli enti locali è notoriamente di piccole dimensioni; tra il 2008 ed il 2019, il personale amministrativo (per non parlare dei tecnici di programmazione in molti casi inesistenti) è calato del 20,9 % nel Centro nord e del 33, 5% nel Sud, a causa del blocco del turn over, in questo processo il personale sotto i 40 anni si è ridotto dal 22,5 al 10, 2 nel Centro Nord e dall’8, 2 al 4, 8 al Sud , il Mezzogiorno contava nel 2019 soltanto 21, 2% laureati in servizio a fronte del 28, 9 del resto del Paese».

Tutto ciò pare ottenere una conferma dalle parole di un operatore “sul campo”, ovvero un sindaco, in questo caso quello del Comune di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, che di gestione di fondi e procedure ne sa qualcosa (vedasi alla voce “royalties petrolifere”). A proposito delle tematiche toccate da D’Agostino, Massimo Macchia ha infatti affermato laconicamente «E’ follia. Gli adempimenti sono troppi, impensabili. Domani io mica posso assumere venti persone (…) Pochi anni fa avevamo 43 dipendenti, oggi ne abbiamo 13. E’ devastante. (…) In tutto il sistema dei bandi e delle gare, in generale, arrivano istanze, in tempi talmente stretti, e il più delle volte richiedono un livello di progettazione già elevato (quello di fattibilità). Altrimenti non ti finanziano! E io-sindaco con quali soldi faccio un bando definitivo? Prenda il bando della metanizzazione fatto dalla Regione: abbiamo un tecnico che ci lavora giorno e notte (perché il finanziamento non possiamo certo farcelo scappare). Ma noi abbiamo la fortuna delle royalties, e possiamo farlo, ma gli altri, che royalties non ne hanno?».

Prendete e leggetene tutti (“Intervista a pranzo” a pagina 7). Il dibattito è aperto.

Walter De Stradis

 

 

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Cari Contro-Lettori,

in Basilicata, la criminalità organizzata studia “da grande”. E in grande. La gente (i giovani, ma non solo), se ne va, quelli che restano (gli altri giovani, ma non solo) hanno difficoltà a trovare lavoro e/o ad arrivare a fine mese; nel frattempo, però, risorse pubbliche (e cioè soldi, tanti) continuano ad arrivare, a fiumi. Ricchezze, naturali e non, continuano a far salivare le voraci bocche di quegli insaziabili che osservano, studiano, fanno progetti, intessono relazioni, stilano grafici, elaborano con i loro computer e poi agiscono. Sono, il più delle volte, in giacca e cravatta. E siedono a una scrivania. E sono criminali. I criminali di nuova generazione.
Nella giornata del 12 aprile è stata pubblicata sul sito della Camera dei Deputati la Relazione semestrale della DIA presentata dal Ministro dell’Interno e relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del I° semestre del 2022. L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e documenta la tendenza, rilevata da diversi anni, circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate, che hanno ormai raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.
“Le indagini svolte” hanno “posto in evidenza l’esistenza di un sistema mafioso endemico, capillare e pervasivo in tutta la regione Basilicata”: sono le parole del procuratore antimafia di Potenza, Francesco Curcio, riportate proprio nell’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia al Parlamento.
Il singolare panorama criminale della Basilicata, caratterizzato da sodalizi autoctoni e da manifestazioni mafiose provenienti dalle regioni confinanti, ‘ndrangheta, camorra e mafie pugliesi, ha portato all’istituzione della Sezione Operativa DIA a Potenza. Nel documento - in cui si fa riferimento dunque all’istituzione nel capoluogo lucano della Sezione operativa Dia con la presenza, il giorno dell’inaugurazione, il 7 marzo 2022, dell’allora Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, - è sottolineato che, secondo Curcio, “attualmente la situazione criminale mafiosa colloca il Distretto di Potenza, quanto a grado di allarme che suscita il fenomeno, subito dopo quelli tradizionalmente afflitti dalla presenza delle mafie storiche”.
Dalla relazione inviata al Parlamento emerge poi che lo scenario della regione, segnato dalle difficoltà economiche in cui versano le imprese e dall’elevato tasso di disoccupazione tra la popolazione residente, rappresenta un fattore di seria vulnerabilità alle pressioni delle cosche mafiose delle regioni confinanti, molto interessate anche ai cospicui flussi di fondi pubblici investiti nel territorio.
Importante notare che i diversi sodalizi criminali, sebbene duramente ridimensionati e scompaginati nel tempo dalle congiunte attività delle Forze di Polizia e della Magistratura, si sono rivelati, al pari di altre realtà delinquenziali più progredite, particolarmente inclini a rigenerarsi con crescente attività di proselitismo e diversificazione delle attività illecite, evolvendo gradualmente verso formazioni a gestione imprenditoriale che incrementano i rischi d’infiltrazione nella pubblica amministrazione.
Maggiori approfondimenti a pagina 8.
Buona lettura,
Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

 

 

in questi ultimi giorni ventosi del Capoluogo, passeggiando per la Città., era facile imbattersi in un certo, grazioso, ombrellino azzurro a fiorellini gialli che, svolazzando di qua e di là, ha fatto “tappa” in diversi quartieri. Lo testimonia la foto nel riquadro, che abbiamo scattata quando –per l’ennesima volta- ce lo siamo ritrovati di fronte (in questo caso finito sotto un’auto, insieme ad altro pattume, dalle parti di Montereale).

Un simpatico e magico presagio della Pasqua imminente, in stile Mary Poppins?

O, più probabilmente, un tangibile segno dell’incuria (da parte dei cittadini) e della “distrazione” (da parte dell’Amministrazione pubblica), in stile Er Monnezza (con tutto il rispetto per Tomas Milian), che regnano sovrane dalle nostre parti? Chi lo sa. Noi, che notoriamente siamo d’animo nobile, vogliamo ostinatamente leggere in questo minuto fatto cittadino un poetico afflato dell’incipiente Primavera, augurandoci- e questa volta seriamente- che la Pasqua porti con sé effettivamente un tempo migliore, e non solo dal punto di vista meteorologico.

Essì, perché se è vero il detto “Pasqua con chi vuoi”, è altrettanto vero che chi ha in sorte le responsabilità comuni, necessariamente debba (dopo la gitarella del Lunedì dell’Angelo, ovvio), ritornare quanto prima nei ranghi e pensare a passare (perlomeno virtualmente) più tempo possibile con i “suoi”, ovvero con i Lucani tutti.

E non è certo un caso che nell’intervista doppia di Antonella Sabia agli arcivescovi di Potenza e Matera, i due uomini di chiesa abbiano a un certo punto (seppur ciascuno in separata sede), detto la stessa identica cosa, usando addirittura quasi le stesse parole: «È necessario un dialogo tra le varie istituzioni, a tutti i livelli, perché da soli non si ha la possibilità di affrontare una problematica del genere. Bisognerebbe quindi istituire un tavolo dove si possa far convergere le risposte da dare» (Ligorio); «E’ assurdo che ancora non si riesca a trovare una soluzione adeguata, con progetti mirati a favore delle nuove generazioni e per il bene della nostra Terra. A mio parere è necessario un tavolo di lavoro con tutte le istituzioni regionali, provinciali e comunali, abbassando le bandiere politiche» (Caiazzo). Naturalmente, sempre bene specificarlo, qui non si parla dei “tavoli” a cui è –ehm –abituata certa politica italiana (laddove il termine più corretto sarebbe stato forse “tavolate”). La domanda posta ai due alti prelati riguardava infatti la “sorpresa” che essi vorrebbero trovare nell’Uovo di Pasqua, e la risposta di entrambi ha riguardato, com’è intuibile, il lavoro. Il lavoro, dunque, per le “pecorelle” lucane, che a volte (e qui ci ripetiamo atrocemente), si comportano ahinoi da pecoroni.

Pensiamoci, mentre addentiamo l’agnello (!) al forno con patate.

E Auguri a tutti.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

"Il disavanzo di 15 milioni di euro sarà facilmente coperto. I conti della sanità sono sotto controllo". Lo dichiarano congiuntamente Basdi e Fanelli a margine di una settimana di polemiche e confusione, gran confusione.  

Le audizioni dei direttori generali dell’Azienda Ospedaliera San Carlo e dell’Azienda Sanitaria di Matera sono state poi un’occasione per analizzare la delicatissima situazione attuale e l'attività programmatoria in corso. Lo afferma la Presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale, Dina Sileo, che continua: "Rispetto all'Azienda Sanitaria di Matera è stato posto in essere un importante lavoro di rimessa a sistema di un'azienda che aveva una situazione gestionale affaticata. Abbiamo appreso con piacere che l'Asm è allineata al gruppo lavoro del Ministero della Salute per quanto riguarda il Pnrr. (…) L'Azienda Ospedaliera San Carlo ha attivato, tra gli altri, la nuova centrale di diagnostica avanzata, i percorsi di terapia del dolore e ha completo il rinnovamento delle diagnostiche radiologiche. Degno di nota l'ospedale a misura di bambino con chirurgia e ortopedia pediatrica, l'ampliamento dell'attività oculistica e otorinolaringoiatrica-implantologica, la rete oncologica con trattamenti chemioterapici". "Il settore sanitario, ancora duramente provato dai postumi pandemia, è chiamato - conclude Sileo, invitando comunque a evitare “il terrorismo mediatico”- ad affrontare nuove sfide, tra le quali il notevole incremento dei costi dell’energia".

“Per quanto riguarda il piano del fabbisogno del personale licenziato poche settimane fa – aveva detto Puliverenti in Commissione – abbiamo pianificato, nell’ambito dei concorsi unici, il numero e le qualifiche di cui abbiamo bisogno. L’azienda ha difficoltà di personale specialmente nell’area dei dirigenti amministrativi. Per l’Asm è fondamentale acquisire personale amministrativo. (…) Nel 2021 l’Asm ha assunto 111 unità a fronte di 126 andati in quiescenza, 93 sono nel ruolo sanitario. Nel 2022 assunti 103, pensionati 171 e nel 2023 a fronte di 64 assunzioni, i pensionamenti sono stati 28. I medici – ha detto - non ci sono, non rispondono agli avvisi e gli specializzandi non possono stare da soli. Per quanto riguarda la possibilità per i medici di lavorare fino a 72 anni, siamo disponibili ad accogliere richieste. (…) Per quanto riguarda il Crob ho attivato la piramide dei ricercatori. La Procedura del ministero per individuare il direttore scientifico è terminata. Ritengo che può diventare anche sede di università medicina che ora sta ad ingegneria”.

La commissione aveva anche audito il Direttore Generale dell’A.O.R. San Carlo, Giuseppe Spera, accompagnato dal direttore amministrativo Eufrasia Pesarini. “Abbiamo provato a mettere a sistema – aveva detto Spera – le strutture ospedaliere che con legge erano state trasferite a noi (…) Abbiamo ripensato il sistema delle liste d’attesa, utilizzando tutti i presidi che abbiamo a disposizione sul territorio. Stiamo lavorando inoltre per rendere visibile a chiunque, sul sito, quale è la prima data utile e quale è il presidio disponibile. Al 28 febbraio 2023 il 65 per cento delle prestazioni sono erogate entro i 60 giorni, un 15 per cento entro i 90 giorni.Tra le criticità evidenti quella legata alle prestazioni dell’oculistica per rinnovo patente. Già oggi abbiamo 89 medici che fanno solo attività ambulatoriale, il 27 per cento di tutti i medici. Il discoro della mobilità va visto complessivamente in un momento in cui le risorse umane non sono sufficienti. (…) La carenza principale riguarda gli Oss e gli infermieri spesso sono aggravati di compiti che non sono propri. Lo scorso anno abbiamo avuto un incremento di personale pari a 90. Abbiamo attuato l’indirizzo regionale di coprire il fabbisogno per il 50 per cento attraverso concorsi unici e l’altro su mobilità o stabilizzazioni. Il bando per mobilità si sta utilizzando con difficoltà perché le aziende non danno il nulla osta. Per quanto riguarda l’assunzione di personale amministrativo, abbiamo fatto la scelta di fornire giusto riconoscimento a chi ha lavorato nel tempo e abbiamo attuato progressioni verticali e questo ha saturato il fabbisogno”. Ulteriori particolari a pagina 9.

Walter De Stradis

 

 

 

 

 

Cari Contro-Lettori,

 

 

 

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a Potenza -per usare una metafora trita, ma efficace- ci stiamo stringendo tutti attorno al capezzale di un malato che, ahinoi, sembra terminale: il centro storico.

Apposta ai piedi del letto è da tempo ben visibile una targa di metallo, arrugginita, che reca la cartella clinica, parimenti ingiallita e incartapecorita. La “linea” della pressione sanguigna del paziente è da tempo (pare di scorgere una data iniziale riferibile al 1980, a margine del Sisma) in caduta libera, con alcuni, quasi impercettibili, segni di ripresa qua e là (in corrispondenza, probabilmente, dei recenti “Concertoni Rai” di Capodanno), ma che hanno poi lasciato il campo libero a una picchiata rossa vertiginosa. Il battito del “cuore” è insomma ai minimi storici. E fra gli esperti, in camice bianco e non solo, chiamati per un consulto, c’è già chi –di soppiatto e con aria scocciata- sfoglia l’elenco telefonico occhieggiando all’agenzia funebre più vicina.

I congiunti del paziente, qualche decina di migliaia (anch’essi in vistoso calo, a causa dello spopolamento) dal canto loro si aggirano per i corridoi di questo grande ospedale a cielo aperto, carichi di sensazioni e sentimenti contrastanti: c’è chi è preoccupato; chi non sa nulla o finge (probabilmente la maggior parte); e chi bellamente se ne frega proprio, convinto –come accade spesso in casi del genere- che certi drammi (la morte) non potranno mai verificarsi per davvero in casa sua, e che comunque le cause non sarebbero addebitabili a lui, ma tutt’al più a quegli altri parenti-serpenti, chiamati “politici”, che da anni mangiano e bevono alla sua tavola senza manco dire grazie.

Si diceva che al capezzale del centro storico ci sono gli esperti, ed è giusto che sia così. C’è chi dà la colpa ai giovani colleghi del presente, lamentando la distruzione del lavoro fatto in precedenza (il proprio); c’è chi la dà alla congiuntura storico-socio-economica; chi la dà ai cittadini pigri e “macchinisti”; chi la dà ai commercianti del posto; chi la dà, infine (ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo), ai capricci dei residenti. Forse hanno ragione tutti. E forse nessuno.

Poi, naturalmente, quegli stessi esperti, ed è giusto che sia così, dopo le diagnosi, propongono le cure. Una confezione completa di “ri”: ri-creare parcheggi; ri-portare gli uffici pubblici in Centro; ri-vedere il sistema di trasporto pubblico urbano; ri-pristinare vecchi eventi, tradizioni o usanze; ri-pensare ai collegamenti con l’hinterland; ri-mettere il proprio mandato (chi ne ha ancora uno) ai cittadini…no, scusate, questo no, errore nostro. In ogni caso, quasi tutti sembrano d’accordo almeno su un punto, che in realtà appare piuttosto focale; non è una medicina, non è un tonico, non è una puntura e non è un intervento chirurgico: è la parola. Parlarsi. Tutti insieme. Tutti i parenti seduti allo stesso tavolo. Solo così si può INIZIARE a pensare a come salvare il moribondo, quel nostro amato “cuore” che ci guarda con gli occhi scavati e lucidi dal cuscino del suo letto d’ospedale.

Purtroppo, come dice argutamente il nuovo (ma già molto focalizzato) presidente provinciale di Confcommercio nell’intervista concessaci (leggetela), in questa terra così piccola, non ci si parla nemmeno. Quando basterebbe un fischio.

Che le orecchie, pertanto, ci fischino, a tutti.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,
sono diverse settimane, ormai, che il discorso sulla “morte vivente” del centro storico di Potenza tiene prepotentemente banco sui giornali (online e cartacei) e nei commenti, sempre più orripilanti, di cittadini ed esercenti. Un discorso, per continuare sulla falsariga horror, che si abbina per sua natura alla Cultura-Zombie che si aggirerebbe dinoccolata e scorticata per i vicoli della parte vecchia della città. Ma, (s)fortunatamente, in questo caso, nessuno l’ha vista.
Ed è proprio qui il punto.
Sul sito web del Comune di Potenza, ove sono riportate le note stampa di sindaco e assessori (e quindi fonti primarie delle notizie rinvenienti dalla voce istituzionale), da molto più di un mese a questa parte (e cioè da febbraio), non c’è un solo commento ufficiale -che uno- sulla drammatica situazione del centro storico di Potenza. Se si fa eccezione della nota riguardante l’intitolazione (meritoria) a Ester Scardaccione del largo antistante gli ascensori di Via del Popolo, non si legge alcuna presa di posizione (rassicurazione, diniego, smentita o quel che vi pare) circa i gravi problemi citati in apertura. Non una parola dunque sugli ottanta negozi che hanno chiuso negli ultimi dieci anni in Centro, né sulle possibili soluzioni per provare almeno a ridestare il famoso morto vivente di cui sopra (a meno che non gli si voglia sparare in testa e buonanotte al secchio), e non una replica a quanti (quelli dell’opposizione, ma anche alcuni diretti interessati) hanno stigmatizzato le modalità dell’assegnazione delle sedi di proprietà del Comune alle associazioni no-profit.
Insomma, può certo esserci sfuggito qualcosa (non sul sito del Comune, però) e qualche sparuta risposta di alcuni esponenti del governo della città ha fatto pure capolino su qualche testata, ma è netta impressione di chi scrive che, “motu propriu”, di suo cioè, la giunta comunale preferisca adottare la politica del silenzio.
Ne è la dimostrazione plastica, a nostro avviso, l’UNICO comunicato stampa della giunta comunale riguardante il centro storico, comparso (il 6 marzo scorso) nella sezione “notizie” del Comune da una cinquantina di giorni a questa parte. Una nota ufficiale in cui l’assessore Di Noia annuncia, udite udite, che Potenza è diventata addirittura “una biblioteca a cielo aperto”. Caspiteronzola. Un risultato notevole, verrebbe da dire, se non fosse che –a leggere meglio la nota- tale epocale risultato si dovrebbe, secondo l’assessore, allo sbilenco scaffaletto in legno (dunque storto, a causa della morfologia del terreno), apposto al muro del Palazzo di Città, e dedicato al “book crossing”. Ci fermiamo qui con l’ironia perché continuare significherebbe sparare, anzi, bombardare sulla Croce Rossa. La miglior chiosa possibile è dunque quella posta dal cavalier Fanì, che pure aveva creduto nell’iniziativa, concedendo molte copie dei suoi libri, e che ora ne lamenta pubblicamente la sottrazione vandalica. Evento –ahinoi- pure spiccatamente prevedibile e che a leggere il comunicato citato, aveva appunto previsto persino l’assessore (invitando i cittadini utenti a “riportare” i libri presi), nell’unico guizzo di realismo amministrativo che pervade l’unica nota che il Comune ha inteso dedicare al centro storico in quasi due mesi (pista di ghiaccio a parte, ovviamente).
Così è, se vi pare.
Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori

a pagina 3 di questo numero di Controsenso leggerete l’intervento del decano dei commercialisti potentini, il ragionier Giancarlo Fusco, che –partendo dall’annosa questione del “desertificato” centro storico del Capoluogo - ha spaziato su altri argomenti che interessano la regione. “Con una nota” (come si diceva una volta nelle dediche e richieste sulle radio popolari locali): «Potenza è la città delle tre “P”: “Prima nomina”; “Puniti”; “Pensionati”».

Ad ascoltare le sue parole, mi è tornato alla memoria, sullo stile della madelaine di Proust, il profumo del tempo perduto di una giornata d’infanzia in compagnia di mio padre. Eravamo nei pressi di un cinema (non ricordo quale, ma non è da escludere che fosse una qualche sala che oggi non esiste più) e il sottoscritto osservava la locandina del film in programmazione. Si trattava di “Attenti a quei P2”, un lungometraggio del 1982 che oggi so dirvi realizzato dalla combriccola del Bagaglino: Pingitore alla regia, e gli indispensabili Pippo Franco e Bombolo tra i protagonisti, senza contare uno strepitoso Oreste Lionello (nella foto) in una versione apocrifa di Licio Gelli (capo della loggia massonica in quel periodo al centro delle cronache italiane). In breve, la locandina (che riportiamo in questa pagina a titolo esplicativo) raffigurava un numero imprecisato di persone e di professionisti (faccendieri, carabinieri, magistrati etc.), su cui campeggiava la scritta “Attenti a quei”. Non capivo, insomma, perché il titolo fosse incompleto. Fu mio padre a spingermi a osservare che la parola mancante, “P2”, era riportata in grande, a racchiudere tutti i personaggi raffigurati. Una cornice quasi invisibile, eppure gigantesca.

Tornando a oggi, curiosamente, parlando di un altro, ulteriore tipo di “desertificazione”, è stato poi un altro “decano” lucano, Pancrazio Toscano, educatore, saggista e sindaco socialista di Tricarico negli anni Ottanta (che abbiamo intervistato a pranzo), a uscirsene con parole del genere: «(nella sanità) poi c’è stata questa finzione di “rapidità, efficienza ed efficacia” (endiadi purtroppo insegnate nelle università PIDUISTE)».

Che dire, cari Contro-Lettori, il retrogusto di questa madelaine proustiana è dolce-amaro.

Visto e considerato che, per ua disgraziata proprietà taransitiva, ciò che si può dire del Capoluogo lo si può tranquillamente estendere all’intera regione, lasciamoci, una volta tanto (anche se sarebbe meglio dire “come sempre”) con un interrogativo: quante sono, ancora oggi, le “P” in vigore a Potenza (e in Basilicata)?

Solo le tre di cui parla Fusco?

O magari c'è da aggiungerne (almeno) un’altra?

Walter De Stradis    

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Cari Contro-Lettori,
il Capoluogo è una città piccola, e a volte, anche una piccola città.
Capita, pertanto, di incontrare in un bar l’autore di un video diventato virale, soltanto il giorno dopo la sua messa in circolo nelle arterie sempre in ipertensione del web. Il video in questione è quello del cinghialotto che, nottetempo, trotterella bel bello sul ponte Musmeci, alla conquista della Città. Sembra quasi di assistere alla passeggiata ancheggiante (ma la questione è assai più…pelosa) del Tony Manero interpretato da John Travolta, in una città, però, in cui la “febbre” (del malcontento) è solita salire tutti i giorni, e non solo il sabato sera. O, peggio, l’ungulato che procede a passo sbilenco verso le luci del Capoluogo può ricordare anche l’agghiacciante finale del vecchissimo “Zombi 2” di Lucio Fulci (sorta di seguito “abusivo” e allucinato del capolavoro di Romero), in cui i morti viventi giungono a New York, attraversando il ponte di Brooklyn. E’ anche questo l’inizio di un’invasione? La barista, residente in un comune cosiddetto “vicinore”, è assai più pragmatica: “nel mio paese è storia di tutti i giorni”. Dopotutto, viene da commentare, se in Basilicata non abbiamo "nemmanco" l’assessore all’agricoltura, qualcosa vorrà pur significare. Ma il “colpo di scena”, ce lo rivela proprio l’autore del video. Che fine ha fatto il cinghiale? Beh, a un certo punto ha preso e se n’è tornato da dove era veduto.
Ironia della sorte (tra l’altro, proprio nei giorni in cui gli assessori comunali Vigilante e D’Ottavio andavano dal Ministro per parlare del Ponte)? Un ripensamento dell’animale all’ultimo momento, dovuto alle scarse attrattive della nostra Potenza?
Sta di fatto che il cinghialotto potrebbe aver riflettuto, e, stante la “fama” delle strade e dei marciapiedi potentini, di conseguenza aver preferito ripiegare per la più vicina e sicura zona di campagna.
Già, perché Potenza è una piccola città, ma assai più spesso una città piccola.
Capita, pertanto, di passeggiare per via Mazzini (trafficatissima e pressoché centrale arteria cittadina), e assistere in diretta all’inciampo rovinoso (l’ennesimo) di un cittadino, che ruzzola fra le sparute mattonelle cariate e scomposte (dall'epoca di Gilgamesh). E capita di aver anche la possibilità di afferrare il telefonino e documentare l’incidente, perché nel frattempo, mentre lo sfortunato passante è ancora a terra, qualcuno interviene per aiutarlo (come si vede nella nostra foto). E anche qui c’è il colpo di scena: l’incidentato, si rialza e cerca di risistemare le mattonelle spostate dall’inciampo, chiedendo scusa ai presenti, manco fosse colpa sua! Poi si siede con dignità vittoriana su un muretto nei pressi, e si massaggia in solitaria la caviglia dolorante, dopo aver rassicurato gli astanti sulle sue condizioni.
Ironia sella sorte.

Cari Contro-Lettori,

il Capoluogo è una città piccola, e a volte, anche una piccola città.

Capita, pertanto, di incontrare in un bar l’autore di un video diventato virale, soltanto il giorno dopo la sua messa in circolo nelle arterie sempre in ipertensione del web. Il video in questione è quello del cinghialotto che, nottetempo, trotterella bel bello sul ponte Musmeci, alla conquista della Città. Sembra quasi di assistere alla passeggiata ancheggiante (ma la questione è assai più…pelosa) del Tony Manero interpretato da John Travolta, in una città, però, in cui la “febbre” (del malcontento) è solita salire tutti i giorni, e non solo il sabato sera. O, peggio, l’ungulato che procede a passo sbilenco verso le luci del Capoluogo può ricordare anche l’agghiacciante finale del vecchissimo “Zombi 2” di Lucio Fulci (sorta di seguito “abusivo” e allucinato del capolavoro di Romero), in cui i morti viventi giungono a New York, attraversando il ponte di Brooklyn. E’ anche questo l’inizio di un’invasione? La barista, residente in un comune cosiddetto “vicinore”, è assai più pragmatica: “nel mio paese è storia di tutti i giorni”. Dopotutto, viene da commentare, se in Basilicata non abbiamo "nemmanco" l’assessore all’agricoltura, qualcosa vorrà pur significare. Ma il “colpo di scena”, ce lo rivela proprio l’autore del video. Che fine ha fatto il cinghiale? Beh, a un certo punto ha preso e se n’è tornato da dove era veduto.

Ironia della sorte (tra l’altro, proprio nei giorni in cui gli assessori comunali Vigilante e D’Ottavio andavano dal Ministro per parlare del Ponte)? Un ripensamento dell’animale all’ultimo momento, dovuto alle scarse attrattive della nostra Potenza?

Sta di fatto che il cinghialotto potrebbe aver riflettuto, e, stante la “fama” delle strade e dei marciapiedi potentini, di conseguenza aver preferito ripiegare per la più vicina e sicura zona di campagna.

Già, perché Potenza è una piccola città, ma assai più spesso una città piccola.

Capita, pertanto, di passeggiare per via Mazzini (trafficatissima e pressoché centrale arteria cittadina), e assistere in diretta all’inciampo rovinoso (l’ennesimo) di un cittadino, che ruzzola fra le sparute mattonelle cariate e scomposte (dall'epoca di Gilgamesh). E capita di aver anche la possibilità di afferrare il telefonino e documentare l’incidente, perché nel frattempo, mentre lo sfortunato passante è ancora a terra, qualcuno interviene per aiutarlo (come si vede nella nostra foto). E anche qui c’è il colpo di scena: l’incidentato, si rialza e cerca di risistemare le mattonelle spostate dall’inciampo, chiedendo scusa ai presenti, manco fosse colpa sua! Poi si siede con dignità vittoriana su un muretto nei pressi, e si massaggia in solitaria la caviglia dolorante, dopo aver rassicurato gli astanti sulle sue condizioni.

Ironia sella sorte.

No di più, uno schiaffo morale e civico a chi -nel passato e nel presente- poco o nulla ha fatto (o magari lo farà troppo tardi) contro un degrado che ha fino a oggi causato la reiterazione di incidenti, che potevano essere anche più gravi di così.

Walter De Stradis

 

 

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

la lista della spesa è pronta.

I sindaci, assessori e consiglieri dei comuni di Potenza, Rapone, Tito, Picerno, Irsina, Tursi, Bella, Brindisi di Montagna, Venosa, Pietragalla e Grassano, in qualità di componenti del Direttivo dell’Associazione dei Comuni di Basilicata (ANCI), riunitosi nei giorni scorsi a Potenza, dopo un anno di incontri e confronti con gli organismi della Giunta e del Consiglio regionale, hanno formulato specifiche richieste economico-finanziarie, in vista della predisposizione degli atti di programmazione concernenti il triennio 2023/2025, in particolare della redazione del Bilancio Finanziario 2023/2025.

In soldoni, è proprio il caso di dirlo, si è trattato di chiedere alla Regione di stanziare risorse finanziarie. In estrema sintesi, i comuni lucani cosa chiedono?

Servizi socio-assistenziali alle persone: prevedere 15,8 milioni di euro per i servizi sociali relativamente all’anno 2022 e 21milioni di Euro per ciascuno degli anni 2023/2025: un incremento dovuto all’aumento esponenziale dei costi dei servizi e alla necessità di potenziarli. Prevedere in particolare le risorse necessarie per assunzioni del personale.

Fondo Unico Autonomie Locali (Legge regionale n. 23/2018): confermare lo stanziamento finanziario di 12milioni di euro, di cui 6,5milioni di euro in favore dei Comuni e 5,5milioni in favore delle Province.

Cittadini percettori dei programmi “Reddito Minimo di Inserimento” e “Tirocini di Inclusione Sociale”: prevedere uno stanziamento di ulteriori 8 milioni di euro per l’annualità 2023 e 16milioni per ciascuna dell’annualità 2024 e 2025, al fine di addivenire ad una proroga, nell’immediato, nonché porre in essere azioni volte all’ inserimento nel mondo del lavoro, anche attraverso le risorse del Fondo Sociale Europeo per il 2023/2027;

Operai Forestali: inserire le risorse finanziarie nel Bilancio 2023, sin da subito, così da consentire un tempestivo inizio dei cantieri forestali, in modo da salvaguardare il sistema idraulico-forestale di boschi, corsi d’acqua, fossi e canali, nonché prevedere un incremento di risorse per i successivi anni 2024/2025 in modo da aumentare le giornate lavorative e intraprendere il necessario turn over.

Trasporto Pubblico Locale: individuare risorse finanziare per incrementare il contributo forfettario in favore dei Comuni, considerati gli elevatissimi aumenti dei carburanti che non consentono ai gestori comunali dei servizi di rientrare nei costi e di conseguenza non consente ai Comuni di potere continuare a garantire i relativi servizi ai cittadini.

Caro energia: prevedere nel bilancio regionale 2023/2025 le risorse finanziarie adeguate per riconoscere il bonus gas anche agli Enti locali, onde evitare di dover aumentare i tributi locali e/o ridurre altri servizi utili alle popolazione lucane.

Acquedotto Lucano: allocare nel Bilancio 2023/2025 le risorse necessarie per salvare la Società che gestisce il servizio idrico integrato, così da evitare incrementi per le tariffe a carico di cittadini ed imprese, nonché salvaguardare i pagamenti spettanti ai fornitori.

Comuni in situazione di difficoltà finanziarie: prevedere uno stanziamento di almeno 6milioni di euro in favore dei Comuni impossibilitati a garantire i servizi essenziali ai propri cittadini.

Queste le richieste dei comuni, che – al di là delle cifre- sembrano fotografare in maniera nitida le emergenze dei piccoli e grandi borghi lucani. Seguiremo gli sviluppi.

Walter De Stradis

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La Cultura, che bella parola. Pensate che a Potenza, anche se magari se ne sono accorti in pochi, c’è “persino” un assessorato. Essì, perché la cultura, quella con la “c” minuscola, offre sempre l’occasione per presenziare alle occasioni più disparate, a volte consente anche –diciamocelo- di prendersi un quota parte di meriti che non sono neanche propri. Ma poi, fare in modo che ci sia Cultura, con la “C” maiuscola, e cioè Cultura appagante e pagante, democratica, aperta a tutti e a tutti facilitata, è una parola, con la p minuscola, nel senso che se ne parla moltissimo e basta. Una volta, quando l’Inter non vinceva neanche la Coppa del Nonno, girava una battuta: “I nerazzurri sulla carta sono fortissimi. Perciò dovranno ricoprire di giornali il manto di San Siro”. Ecco, forse ad alcuni Amministratori del Capoluogo che non decolla –che pur ha un numero invidiabile di strutture, enti, associazioni, e soprattutto occasioni, a disposizione- piacerebbe tappezzare, chessò, la desolatamente vuota Piazza Prefettura (Notte di Capodanno docet) di quotidiani e giornali che parlano della loro “forza”, in ambito Cultura. Ma, ahiloro, non è così. Eppure con la Cultura si mangia, è sicuro…ma allora perché non si fa di tutto, seriamente, affinché questo accada? Perché magari con la Cultura si mangia pure, ma non porta voti. Oppure sì? Viene in effetti da pensare che il tutto dipenda dall’osservatore, e se questi è un osservatore …“interessato”… o meno.

Il dibattito continua. (Wal. De S.)    

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