- Redazione
- Sabato, 08 Luglio 2023 08:05
Cari Contro-Lettori,
la scorsa settimana su questa prima pagina riportavamo la lettera di alcuni residenti di Via Parigi, a Potenza, che si erano fatti portavoce dei disagi vissuti in quei luoghi: il concetto era, “anche qui ci sono le problematiche del Centro”, leggi “mala movida”. Una missiva proveniente dallo stesso quartiere è stata pubblicata contemporaneamente su un quotidiano locale, sollevando ulteriori questioni di natura più spiccatamente urbanistica (non ultime però, sempre in tema sicurezza, le carenze dell’illuminazione notturna) . E su quest’ultima testata il sindaco di Potenza, Mario Guarente, ha inteso replicare, limitandosi però all’ennesima ristampa del suo primo e unico album, quello intitolato “Facciamo tutto, lo facciamo bene, non capisco dove sia il problema”.
Alcuni giorni dopo, e per la precisione mercoledì, si è insediato a Potenza –dopo un breve periodo di “vacatio”- il nuovo questore, il Dirigente Generale Dr. Giuseppe Ferrari. Quest’ultimo, giunto nel Capoluogo soltanto la sera prima, ha tenuto una conferenza stampa di presentazione con i giornalisti locali, nel corso della quale -rispondendo alle domande dei colleghi- ha precisato di non conoscere ancora nel dettaglio (ovviamente) cose, fatti e luoghi. Considerata tuttavia la sua rimarcabile esperienza maturata in altre città d’Italia, noi di Controsenso gli abbiamo brevemente sottoposto proprio la -sempre più preoccupante- questione della “mala movida” (accompagnata anche da episodi, riportati dalle cronache, di spaccio e violenze) che attanaglia alcune zone di Potenza, il centro storico in particolare, chiedendogli quali possano essere –in generale- le migliori strategie per affrontare un fenomeno che qui da noi appare “sul nascere”, ma che rischia di ingigantirsi. Il Questore ha quindi “abbinato” la problematica della (presunta) devianza giovanile all’altro “virus” che sembra aver contagiato (irrimediabilmente?) Via Pretoria e dintorni, la “desertificazione” dei luoghi. Il secondo fenomeno rischia infatti di acuire il primo: «La mia esperienza mi dice che un Centro desertificato è sempre un Centro a rischio», ha affermato Ferrari. La riflessione è interessante, e per certi versi anche “inedita”, in quanto finora –nell’intenso dibattito, fra social, giornali e istituzioni, che si sta consumando sul tema- i due argomenti sono stati trattati perlopiù separatamente. Controlli, multe, sanzioni, divieti, pattugliamenti: tutto quanto è stato finora invocato dai sempre più disperati residenti del centro storico e dei suoi vicoli potrebbe dunque non rivelarsi sufficiente, a fronte di un più ampio e necessario impegno, politico, sociale, culturale, volto a ridere al Centro la vitalità, la vivibilità e la riviviscenza di cui necessita. Il lavoro, dunque, potrebbe essere molto più gravoso di quanto previsto. C’è dunque da cantare (si spera facendo uscire nuovi “album”) e portare la croce.
Walter De Stradis