regione_montagnuolo.jpg

 

di Antonella Sabia

 

Risposte e soluzioni, è ciò che cerca Alba Montagnuolo, “mamma coraggio”, per dirla con le parole dell'amico Astronik, che già avevamo intervistato ad aprile in pieno lockdown. Attivista nel mondo del volontariato lucano, una figlia con disabilità grave, e tante perplessità relative alla gestione della sanità in Basilicata, oggi ai tempi del Covid, con grandi lacune relative alla disabilità. Non mancano critiche nelle parole che leggerete, ma ci ha detto: “È essenziale ringraziare tutto il personale medico, paramedico e infermieristico dell’ospedale San Carlo che rischia tutti i giorni, da mesi”.

D: Sono trascorsi sei mesi dalla scorsa intervista, cosa è cambiato da allora?

R: Nulla, almeno per quanto riguarda mia figlia, perché la terapia riabilitativa si faceva in remoto allora e continua anche adesso, poiché non c’è sicurezza, anche solo nel prendere l’ascensore nel palazzo. In generale, a giugno dopo aver fatto i tamponi agli operatori, i centri di riabilitazione sono ripartiti, credo con un numero inferiore di utenti. Gli orari delle terapie in casa continuano ad essere limitati, nel mio caso dalle ore 8 alle 10, tre giorni a settimana, mentre altri due giorni dalle 8 alle 13:30. Sono 18 ore settimanali che abbiamo spalmato e organizzato per avere qualche ora a disposizione, inoltre il servizio si ferma la domenica e i giorni festivi, quando ci troviamo completamente soli, mentre sappiamo che l’assistenza domiciliare, volendo stare alla legge 104 dovrebbe essere h24. In attesa che si possono aprire dei centri diurni attrezzati e case famiglia, sarebbe auspicabile da parte dei servizi sociali del Comune, un aumento delle ore di assistenza, estese anche ai giorni festivi. E' storia vecchia, ma al momento credo non abbiano una copertura economica per poter fare di più. Qualcuno ha usufruito del PRO.VI, progetto di vita indipendente con cui però si assume una persona privatamente.

D: In merito ai centri di cui parlava prima, si tratta di strutture private che dovete pagare voi?

R: Rientrano nei LEA, nascono come centri residenziali. La domanda che mi sono sempre posta è quali sono i requisiti, perché «la disabilità non è una per tutte». Mi spiego, c’è il ragazzo in carrozzina che però è autonomo intellettivamente, ma c’è anche chi non è completamente autonomo, va accudito e custodito. Dunque se in una casa ci sono cinque ospiti, bisogna garantire intanto il rapporto uno a due con Infermieri e OSS, in più ci deve essere una mensa, una lavanderia e spazi sufficienti per muoversi, oltre a personale per la riabilitazione. È questo il nostro modello di casa-alloggio. Il Comune non ha responsabilità, anzi mi preme dire che l’assessore Picerno si è impegnato affinché queste case venissero riempite, è triste dirlo, ma manca il materiale umano.

D: Invece l’amministrazione regionale, quanto è coinvolta?

Entriamo in un capitolo doloroso, perché se il Comune bene o male la sua parte l’ha sempre fatta, la Regione rimane blindata e non si riesce a parlare con nessuno, in particolare sul problema dell’odontoiatria, siamo fermi da ormai un anno e mezzo.

D: Il blocco prescinde dal virus?

R: Il servizio si è fermato all'arrivo dell’ex direttore generale del San Carlo, con la scusa che mancavano gli anestesisti e non siamo più ripartiti. In quarta commissione, mi interessava sapere a che punto fosse il progetto del dottor Mangone sulla maxillo-facciale, portato al Ministero della Salute per lo screening sul cavo orale per le persone in difficoltà, finanziato per 280.000 €. Il progetto è stato fatto nel mese di novembre 2019, subito approvato e finanziato, manca il passaggio in cui viene coinvolto il San Carlo, ma nel frattempo siamo completamente scoperti. Sono tanti a fare riferimento a me, il progetto dell’odontoiatria l'ho fortemente voluto dal 1998, non deve essere fatto passare come un favore, poiché c’è una legge precisa del 2012 approvata all'unanimità dal Consiglio regionale di Basilicata per strutturare il servizio. Senza togliere che per il San Carlo sarebbe un fiore all’occhiello come la Reumatologia, finché non hanno deciso di smantellarla.

D: Stiamo vivendo una seconda fase acuta della pandemia, gli ospedali hanno iniziato a chiudere alcuni reparti e ambulatori...

R: Sapevamo che questa ondata seconda doveva arrivare, bisognava rafforzare il sistema sanitario, andava incentivata la sanità, pensare ad assumere nuovi medici, infermieri e oss e tutto il personale necessario, nonché organizzare dei percorsi alternativi.

D: Da ex operatore sanitario, quale pensa siano le possibili soluzioni?

R: Andava organizzato un’ala dell’ospedale, in cui sistemare diversi reparti dedicati al covid. Altro R: che ospedale del Qatar, alberi sradicati, parcheggi eliminati. La soluzione sarebbe aprire altri ingressi, così che ognuno possa raggiungere il padiglione di competenza nella maniera più facile, altrimenti come vogliamo prevenire i contagi se utilizziamo tutti gli stessi percorsi? La gente non si sente al sicuro, ma esiste una grande utenza con patologie differenti. È un problema vecchio, già quando lavoravo io, trasportavamo salme e pazienti, attraverso i corridoi, davanti ai vari reparti. Oggi che percorso fanno i malati Covid, dal pronto soccorso per raggiungere i reparti? Come vengono trasportati? La Regione ha fatto smantellare l’ospedale di Pescopagano con 12 posti di rianimazione, predisposto alla riabilitazione. Abbiamo gli ospedali di Tinchi e Stigliano, la stessa Clinica Luccioni potrebbe essere utilizzata per ospitare i malati covid asintomatici, anziché andare a cercare Hotel o Bed&Breakfast che di solito sono nei palazzi. Gli asintomatici, chi è in attesa del tampone o dell’esito, deve rimanere in casa, avere un supporto psicologico, aiuti per la spesa, ma soprattutto bisognerebbe avere informazioni certe riguardo la spazzatura, come conferire e come comportarsi in questi casi.