- Redazione
- Sabato, 28 Novembre 2020 08:57
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di Walter De Stradis
Lunedì 23 novembre scorso, a quarant'anni esatti dal Sismadell'80, è stata conferita la Cittadinanza Onoraria all’Esercito Italiano, deliberata all’unanimità dal Consiglio comunale di Potenza. La cerimonia si è svolta nel Teatro Francesco Stabile, ove il Sindaco Guarente ha illustrato la motivazione:
«Subito dopo la prima scossa tellurica -la prima di oltre cento che si susseguirono nelle ore e nei giorni successivi- l'Esercito Italiano era già schierato nelle aree colpite (...) La presenza di quegli uomini in divisa da subito fece percepire la presenza dello Stato a tal punto che il Presidente Pertini, in una celebre, durissima intervista rilasciata il 26 Novembre, di ritorno da una visita nelle zone colpite, tra le altre cose disse: “... Cittadini superstiti di un paese dell'Irpinia mi hanno avvicinato e mi hanno detto 'Vede, i soldati e i carabinieri che si stanno prodigando in modo ammirevole e commovente per aiutarci, oggi ci hanno dato persino la loro razione di viveri perché noi non abbiamo di che mangiare'". (…) Per questo oggi (…) il Comune di Potenza ha l'onore di conferire la cittadinanza onoraria della città di Potenza all'Esercito italiano in segno di gratitudine per l'altissimo senso del dovere e per il nobile spirito di solidarietà».
Di questo e moltro altro ancora, abbiamo parlato col Colonnello Augusto Gravante, vertice del Comando Militare Esercito Basilicata.
Alto, moro e imponente, ma piuttosto “alla mano”, è originario di Grazzanise (Caserta), ed è un ufficiale pluri-decorato.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Innanzitutto, mi permetta di salutare lei, tutti i lettori del settimanale Controsenso e gli spettatori di Lucania.Tv. La ringrazio per la domanda: da trentacinque anni servo il mio Paese in uniforme, e ogni giorno è come se fosse il primo. E' sempre una gioia essere al fianco dei cittadini, in qualsiasi situazione.
D: Lei è entrato nell'Esercito nel 1986, quindi non ha vissuto il Terremoto del 1980 da militare. Tuttavia, è originario di Caserta e quindi delle zone colpite dal Sisma.
R: Quel 23 novembre del 1980 avevo quasi quindici anni e vivevo a Isernia, anch'essa colpita. Vissi in pieno l'emergenza perché mio padre, appuntato della Guardia di Finanza, la sera stessa ci lasciò al campo sportivo e fu chiamato a soccorrere la popolazione di Sant'Angelo dei Lombardi. Ricordo bene le immagini della tv, le macerie, la popolazione disperata e tutti quei morti. E forse quello ha spinto anche me a scegliere questa vita nell'Esercito, facendomi entrare in Accademia nel 1986.
D: Nella sua carriera ha ricevuto diverse decorazioni, alcune proprio “per il soccorso umanitario e per le operazioni di ordine pubblico”.
R: Come ben sa, l'Esercito e tutte le Forze Armate hanno sempre partecipato alle emergenze, sia sul territorio nazionale sia all'estero (in collaborazione con la Protezione Civile e le autorità locali). Sì, ho ricevuto diverse onorificenze, per “Strade pulite”, per “Partenope”, per “Strade sicure” e per alcune altre operazioni all'estero.
D: Molti dicono che oggi, in piena Pandemia, siamo “in guerra”. Lei, che è un militare, condivide questo tipo di espressioni?
R: A mio avviso “Guerra” è una parola grossa, ma poi non sta a me. Sicuramente è una grandissima emergenza, come non se ne ricordano dalla Seconda Guerra Mondiale.
D: Parlavamo prima di soccorso umanitario e di ordine pubblico. Quale dei due aspetti oggi è preponderante nelle vostre attività? Voglio dire, oltre sicuramente al soccorso, s'è paventato il rischio circa la necessità di un intervento più corposo in ambito di tenuta sociale, viste le proteste che ci sono state in alcune zone d'Italia.
R: Non sta a me dire questo, essendo un soldato mi limito a obbedire agli ordini. Per quanto ci riguarda, in concorso con le Forze dell'ordine, siamo impiegati da anni nell'operazione “Stade sicure” e quindi nella sicurezza del territorio. Se la situazione dovesse cambiare o meno, riguarda più i compiti delle forze di polizia, noi concorriamo laddove richiesto.
D: Certamente qui nel Capoluogo la vostra presenza è ben visibile a livello di presidio, ma qual è, in dettaglio, il vostro ruolo nella gestione dell'emergenza Coronavirus?
R: Come sa, il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha fortemente voluto che fossimo “dentro”, che cooperassimo nell'emergenza Covid, e con uno sforzo enorme. Infatti c'è questa operazione denominata “Igea”, gestita dallo Stato Maggiore della Difesa, alla quale partecipano tutte le forze armate, Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e gli altri corpi militari, in coordinamento con la Protezione Civile. Il tutto attraverso i cosiddetti “DTD”, ovvero “Drive Through Difesa”, ovvero quei presidi ove vengonoeffettuati i tamponi accedendovi in auto. Qui a Potenza, già la settimana scorsa alle spalle del San Carlo è stato allestito questo DTD, che è gestito da assetti sanitari della Marina Militare con un ufficiale coordinatore, un colonnello dell'Esercito. In tutto il territorio nazionale ne sono stati istallati 200, di cui 140 sono dell'Esercito. In aggiunta, sono stati messi a disposizione degli ospedali, come il Celio a Roma, nonché a Milano e a Taranto, senza contare altro tipo di concorsi militari, come il trasporto aereo di medicinali, il Genio... insomma, siamo presenti su tutto il territorio nazionale. Come dicevo, questa è una cosa fortemente voluta dal nostro Ministro, che si sta rivelando efficace ed efficiente. E noi ne siamo veramente orgogliosi.
D: Le risulta che la gente che vi incontra per strada vi chieda o vi riferisca qualcosa di particolare?
R: A questo proposito, mi permetta di tornare alla cerimonia del 23 Novembre scorso, tenutasi nella cornice bellissima del Teatro “Stabile” di Potenza, ove all'Esercito è stata conferita l'altissima onorificenza di “Cittadinanza onoraria”, voluta dal signor sindaco, Mario Guarente, ed ottenuta anche grazie al dottor Cannizzaro e a tutto il Consiglio comunale (che ha votato all'unanimità). E' stata davvero una intensa manifestazione di stima e di gratitudine, alla presenza del mio Comandante, il Generale di Corpo d'Armata Giuseppe Nicola Tota, che ha ricevuto la pergamena (in sostituzione del nostro Capo di Stato Maggiore, il signor Generale Salvatore Farina, che ha poi avuto un contatto telefonico con il Sindaco). E guardi, questa testimonianza di gratitudine e affetto, per i fatti del 23 novembre del 1980, ci inorgoglisce e ci sprona a fare ogni giorno il nostro lavoro. Quando ci fu il terremoto in Irpina e in Basilicata, che colpì duramente Potenza e alcuni paesi come Pescopagano e Balvano, i primi a intervenire, insieme ai Carabinieri, furono i militari -che erano arrivati da appena una settimana- del 91° Battaglione di Fanteria “Lucania”...
D: … che adesso non c'è più...
R: … che adesso non c'è più, e insieme agli ufficiali e ai sottufficiali, furono i primi a soccorrere. E devo ringraziare anche le associazioni Combattentistiche e d'Arma, che all'epoca sono stati primi attori. Poi, ovviamente, una volta avviatasi la macchina dei soccorsi, in Basilicata arrivarono quaranta battaglioni, quasi duemila militari, e oggi la gratitudine della cittadinanza ci permette di andare avanti. E tornando al discorso dei DTD, lunedì siamo andati a salutare il personale che sta operando e abbiamo incontrato delle famiglie che facevano i test e ringraziavano. Ringraziavano la Difesa, l'Esercito, la Marina, l'Aeronautica, per questa collaborazione che c'è e che ci sarà sempre, perché noi siamo e saremo sempre vicini ai cittadini.
D: Non possono non farle una domanda sul 91° Battaglione Lucania che lei stesso ha nominato: quando questo è andato via da Potenza si è levato un coro di protesta, proprio in virtù del fondamentale sostegno dato in occasione del Sisma dell'80. Ovviamente non sta a lei dare risposte definitive, ma...
R: … si è già risposto. Io mi sono arruolato nel 1986 e posso dirle che alcune scelte di questo tipo possono derivare dal fatto che sia stata abolita la Leva obbligatoria, e con essa quei reparti di ragazzi che arrivavano e che, dopo un mese, fatto il giuramento, andavano via.
D: Ma oggi, in piena Pandemia, com'è la vita nelle caserme? Sa, quando si pensa all'Esercito, vengono sempre in mente militari intruppati e inquadrati, laddove già l'alzabandiera in Piazza d'Armi è di per sé un assembramento.
R: (Scuote la testa) Siamo i primi a rispettare le regole. E quindi, anche nei reparti ove ogni giorno c'è la cerimonia dell'alzabandiera, questa viene fatta a ranghi ridotti: sicuramente vi partecipa il Comandante, il sottufficiale di Corpo, e certamente non partecipano tutti i reparti schierati laddove non c'è la sicurezza. Per quanto riguarda il mio Comando, abbiamo messo in atto tutte le misure previste: laddove gli spazi lo richiedono c'è meno personale del previsto; il personale civile, in quota 70% e oltre, è in modalità smart working, e i militari lo stesso, al massimo al 50% (però è normale che nei reparti operativi ci sono magari misure diverse, ma rispettando sempre tutte le disposizioni). Quindi, lavoriamo tutti, ma in una modalità tale che ci permette di mettere il personale in sicurezza (misurazione delle temperatura, dispositivi di protezione, sanificazione i tutto il Comando ogni quindici giorni), che è la prima cosa.
D: Il film che la rappresenta?
R: “La Vita è bella” di Benigni.
D: Il libro?
R: Le sembrerà strano, ma rileggo spesso il “Cuore” di De Amicis.
D: La canzone?
R: “Hotel California” degli Eagles.