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Cari Contro-Lettori,

vorranno perdonarci, i più accaniti fan del compianto Franco Battiato, se nella nostra vignetta-citazione abbiamo abbinato il titolo di una sua celebre canzone alla copertina di un suo disco precedente; ma non abbiamo potuto fare a meno (nel voler comunque ricordare e omaggiare alla nostra maniera il Maestro scomparso) di utilizzare la sua immagine simbolo più nota.

Chiariti gli aspetti iconografici, non sfuggirà ai più che «E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare, perché ho bisogno della tua presenza»
, sembra essere la traduzione in musica di ciò che ci ha detto, fra i tanti (che sono sulla stessa lunghezza d’onda sonora) il sindaco di San Costantino Albanese, Renato Iannibelli: «Gli direi (A Bardi – ndr) di stare più vicino ai sindaci, di conoscere meglio i sindaci, di conoscere le nostre realtà, di stare in mezzo a noi. Chiedo a Bardi di stare insieme a noi, di capire cosa progettiamo per il futuro, quali sono le vocazioni dei nostri territori». E Iannibelli, sia detto per inciso, è uno di quelli (come leggerete a pagina 7) che pur manifesta “fiducia” e plauso all’operato di Bardi e della sua giunta. Ma basta andare un po’ indietro nella nostra “hit parade” delle interviste ai sindaci, per ritrovare alcuni ritornelli simili, che stanno diventando tormentoni pre-estivi:

«Vista la sua esperienza, gli consiglierei di farsi un giro paese per paese. Si parla tanto di “didattica a distanza”, ma io vorrei portare il Governatore presso alcune abitazioni a mille metri d’altezza, nelle aree rurali di Moliterno, dove già alle quattro del pomeriggio ci sono diversi problemi. Beh, lì sì che si percepisce che, per affrontare le questioni dei territori, non basta soltanto una comunicazione “da Potenza”».Musica e parole di Rubino, sindaco di Moliterno, appunto.

«Cosa chiedo: una maggiore presenza sul territorio da parte del Presidente. Ne approfitto per dire, e credo che non riguardi solo me, che non mi è per nulla piaciuta la firma di un accordo come questo (sul petrolio – ndr) con due anni di ritardo». Autore del brano? Il sindaco di Grumento, Imperatrice.

«(A Bardi chiederei) di girare di più nei territori, di avere un rapporto privilegiato coi sindaci. Io stesso gli ho scritto più volte per incontrarlo: sarà stata l’emergenza, ma non ho mai avuto il piacere. E non va bene. Un Governatore dovrebbe ricevere persino i cittadini. Più volte sono stato ricevuto dalla segreteria o da qualche suo delegato, ma un sindaco deve poter avere un rapporto diretto col Presidente». Alla voce, Christian Giordano, giovane primo cittadino di Vietri.

Potremmo continuare, ma il ritornello è sempre quello.

Il timore, tuttavia, per usare un’espressione locale, è che “s’sent u disc’, ma non se l’accatt’”. E cioè ascolta il disco, ma poi non se lo compra.

«I sindaci sono da sempre in prima linea ed è mia precisa volontà recepire le loro istanze e dare risposte - con i limiti delle ristrettezze finanziarie causa pandemia e debiti pregressi - a tutti i lucani», è il contro-canto di Bardi, che ha annunciato di volerli incontrare tutti (forse dopo aver letto certe “suonate” sul nostro giornale?).

C’è da sperare che questi incontri, se si terranno, saranno dei “duetti”, perché sempre e solo “La Voce del Padrone” alla fine stanca anche le orecchie più addomesticate.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

 

apriamo nuovamente col bollettino (di guerra) del governatore Bardi.

«Secondo i dati GIMBE la Basilicata è al 7° posto - tra le Regioni italiane - per popolazione vaccinata. Il nostro obiettivo è fare sempre meglio e vaccinare tutti quanto prima. Questo dato così gratificante lo voglio condividere con tutti i lucani che hanno reso possibile questo risultato straordinario.

Lunedì apriremo le prenotazioni anche agli Over40».

Orbene, nel mentre il nostro Generale si appunta l’ennesima medaglia, a noi altri civili viene da chiedersi se in un momento in cui in effetti alla popolazione interessa soltanto sapere cosa si sta facendo per uscire dalla Pandemia, questo continuo darsi pacche sulle spalle da soli magari non torni utile anche per evitare di parlare di tutto il resto.

Di cosucce, da esempio, tipo l’ennesima nomina di un campano in un ambìto ruolo di responsabilità alla Regione Basilicata: parliamo del nuovo capo ufficio stampa della giunta, un giornalista nativo di Napoli –scelto personalmente da Bardi- il cui trattamento economico –e che trattamento- sarà di circa 81mila euro l’anno.

E i Lucani?

Ragazzi, diciamocelo una volta per tutti, la colpa è vostra (nostra).

E’ inutile che vi spertichiate nel sostenere che di gente capace e affidabile ce n’è pure in Basilicata, e che certe scelte del Governatore napolucano sembrano mortificare le aspettative e i talenti delle persone residenti nella regione che governa.

Vi (ci) dovete aggiornare: non è dunque vero che i Lucani con le pezze al sedere, assediati da tasse transilvane, fottuti dal sistema sociopolitico, cornificati dalle loro aspettative e mazziati dalla crisi pandemica, non sanno più a che santo votarsi.

Specie nel capoluogo, sede del potere regionale.

Ormai è lapalissiano, il santo a cui appellarsi non è più San Gerardo, i cui –ridotti- festeggiamenti pure si celebreranno di qui a breve, bensì SAN GENNARO, protettore dei Napoletani e dei Campani tutti.

E’ con la morte nel cuore che tocca dunque rilevare, una volta per tutte, che il santo protettore di Potenza è stato rottamato, in favore del collega partenopeo. Tocca adeguarsi e agire di conseguenza.

Ps. San Gennà, tu lo sai che io ti ho sempre voluto bene!

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

 

per l’autore di satira, a volte la vita in Basilicata è davvero dura. Non che manchino, attenzione, fatti, cose e persone su cui lavorare, ma quando in una regione si organizza una notte, sì, una notte, di vaccinazioni (alla quale dovrebbero partecipare pure i… non vedenti!) e la si chiama “AstraNight”, al vignettista o corsivista che sia praticamente gli si toglie il pane da sotto il muso.

Mi rivolgo a Lei, Presidente, o Assessore, o Direttore, ci capisca: avete già fatto tutto voi, Regione (che è al vertice di tutto), Asm e quant’altri.

A noi che resta da fare?

Ironizzare disegnando un UfoRobot che vola nottetempo su Matera sganciando siringhe?

Un Fedez –neo eroe nazionale- che col megafono indirizza e incita le folle con una “serenata rap” (per citare un altro furbacchione del –Dio ci perdoni- “Rap”), alla stregua di una delle sue serate in discoteca? Oppure Jimmy Cliff che, riadattando la sua celebre “Reggae Night”, canta sul palco «Astra Night/ We come together when the feeling’s right! Astra night/ And we’ll be jamming till the morning light, Mmm, hmm, oh, oh».

Per favore, ci rendiamo conto da soli che sarebbero delle clamorose sciocchezze, se confrontate alla questione reale e alle polemiche innestate, e pertanto vi pregheremmo di lasciarci almeno questo lavoro, uno dei pochi, che sembra rimasto da fare qui in Basilicata.    

Si continuano poi a sciorinare numeri e successi che renderebbero il “modello Basilicata” l’invidia degli altri governatori. Beh, non è che non vi si voglia a tutti costi concedere il punto, ma Bardi stesso mi pare abbia dato dei “furbetti” a coloro i quali avrebbero approfittato della possibilità di dichiararsi “caregiver” (e se illeciti ci sono stati è giusto che vadano perseguiti), ma a quanto pare il Sistema ha consentito loro di registrarsi, lo stesso Sistema, però, che –stranamente- ad alcune categorie clamorosamente fragili –smaccatamente bisognose del vaccino e titolate a riceverlo- non avrebbe consentito di fare lo stesso   (spingendo chi di dovere a prendere provvedimenti)! E, francamente ancora, senza per questo voler fare l’avvocato d’ufficio di questo o quel dirigente, ci pare quantomeno ingeneroso –se è vero ciò che si legge in giro- puntare il grosso dito istituzionale contro chi sarebbe responsabile, a suo parere, Presidente, del casotto dei giorni del vaccino “free” a Potenza, quando a Matera si sta organizzando la stessa identica cosa. E per di più di notte!

Si dice che la notte porta consiglio. Speriamo sia davvero così.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

«Anche ieri (giovedì – ndr) la Basilicata è stata tra le prime Regioni per vaccinazioni in base alla popolazione. E il Sole 24 Ore riconosce la bontà del nostro operato, mettendo in evidenza che solo la Basilicata e la Lombardia hanno superato il target Figliuolo per arrivare alle 500.000 vaccinazioni a livello nazionale. Dall’Open day Astrazeneca, che ha fatto parlare della nostra Regione a livello nazionale, c’è stato un innegabile cambio di passo. Il “modello Basilicata” funziona e possiamo fare anche meglio». Lo afferma in una nota il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.

Fin qui la voce istituzionale.

Quella che segue, invece, è la testimonianza diretta di una anziana signora di Potenza, che si è vaccinata proprio quel giorno.

«Giovedì il mio appuntamento per la vaccinazione contro il Covid presso la tendostruttura del Qatar, previa prenotazione, era per le 7.50 del mattino, ma loro hanno aperto solo alle 9.30! Il motivo? Non si sa. C’era una fila chilometrica. Chi gridava a destra, chi gridava a sinistra. Meno male che era bel tempo. Il fatto è che io, settantacinquenne ipertesa da almeno venti anni, quella mattina –confidando di fare presto, come credevo sarebbe stato- la mia pillola per la pressione non l’avevo presa (è un diuretico, e come tale ha l’effetto collaterale che devo andare in bagno a urinare), né tantomeno avevo fatto colazione (sempre per evitare conseguenze impreviste). Come me, anche alcuni altri anziani in fila che avevano temporaneamente rinunciato alle loro pillole (e ai loro effetti collaterali). Può immaginare allora che la lunga attesa e la lunga fila mi hanno causato un rialzo pressorio, giramenti di testa, e coliche addominali per l’ansia. E menomale che la pillola diuretica non l’avevo presa! Non oso immaginare le conseguenze.

Avevo portato con me, come richiesto in fase di prenotazione, il modello per il trattamento dati personali e il modulo di autocertificazione, già compilati. Gli altri due documenti “da compilare in sede vaccinale alla presenza del personale sanitario”, e cioè il consenso informativo e la scheda anamnestica, forse con leggerezza mia (ma non tutti siamo esperti informatici o di burocrazia sanitaria!) non li ho portati con me, avendo inteso che andassero appunto compilati in loco e ritenendo, ingenuamente, che –sempre in loco- di copie in bianco almeno ce ne fossero!!! Non ce n’erano. A un certo punto quelli col giubbotto rifrangente, non so se della Protezione Civile o chi altro, hanno cominciato a urlare con l’altoparlante che –causa ritardi accumulatisi- chi non teneva i TRE i modelli GIA’ compilati (i due previsti, PIU’ la scheda anamnestica) se ne poteva tornare a casa, perché non sarebbe stato vaccinato! Fortuna che, nel mio caso, con me c’era mia figlia (in permesso dal lavoro) che ha scaricato il restante modello dal cellulare, si è recata nei pressi di una vicina copisteria per stamparlo, e al suo ritorno l’ho quindi potuto compilare sul posto (tanto ero ancora in fila!). Se non l’avessi fatto, arguisco che avrei perso l’occasione di vaccinarmi, e la mattinata!

Un vero girone dantesco.

Fortuna che, una volta dentro, le cose –devo dire- funzionavano. La dottoressa incaricata, tra l’altro, è stata molto scrupolosa nel valutare la mia scheda.

Insisto però sulle negatività: il ritardo eccessivo. Non sarà colpa di nessuno, ma così non va bene, con gente anziana costretta a stare in piedi per così tanto tempo (meno male che non pioveva!), con tutti i loro acciacchi o peggio, e tanti per di più, non avevano preso i loro farmaci. C’era chi si lamentava di dover andare a lavorare.

E soprattutto, se si dice che una scheda va compilata sul posto, non è possibile che poi lì per lì non ci sia neanche una copia da compilare! E tanto più non si può pretendere che la mancata anticipata compilazione di uno dei modelli che era “da compilare in sede vaccinale alla presenza del personale sanitario” diventi causa di esclusione dalla vaccinazione! Insomma, credo che si esiga troppo da cittadini normali, già tesi per i fatti loro.

Confido che si intenda questa mia testimonianza come una critica costruttiva, anche perché alcune mie conoscenze mi raccontano che quando è toccato a loro, in altri giorni, è andato tutto liscio. E poi ho visto che nessuno lì si grattava la pancia, fra medici, protezione civile e personale militare. Tutti lavoravano come muli da fatica, ma la gente forse era troppa. La baraonda era troppa. Il Governatore deve riflettere sulle direttive del suo esecutivo. Ci credo che così si fanno i numeri alla svelta!!!

Forse la questione dei modelli andrebbe pubblicizzata meglio, onde evitare BRUTTE SORPRESE annunciate con l'altoparlante».

A voi ogni commento. Risposte e repliche sono gradite.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

giovedì scorso, a Potenza, c’è stato finalmente l’incontro tra i due Generali lucani, Bardi e Figliuolo.

Il primo, ufficiale in pensione, per citare un termine caro ai nerd di “Star Wars” solo un paio d’anni fa rappresentava “una nuova speranza” per i Lucani (almeno per quelli che lo hanno votato), e sarebbe interessante (considerati anche i risultati, tutt’altro che entusiasmanti, di alcuni recenti sondaggi nazionali) capire se costoro oggi ritengono che il sentimento fosse malriposto o meno. (Più che "guerre stellari", da queste parti s'è avvertito qualche tric-trac partenopeo...)

Va da sé che in questa fase pandemica, alcune (non poche) di quelle aspettative di cui sopra sono oggi riversate sul secondo generale, ufficiale in servizio, ed è quindi incoraggiante sentirgli dire che: «La Basilicata sta andando molto bene». Figliuolo -che ha annunciato l’arrivo in Italia di altre consistenti forniture di vaccino, utili per rispettare il programma vaccinale nazionale (Ansa)- ha motivato il suo giudizio positivo, riferito in particolare proprio alla campagna di immunizzazione in corso in Basilicata: «E’ in pieno obiettivo per gli over 80 perché è oltre l’80 per cento, e anche per gli over 70 è sopra la media in questo momento».

Inutile dire che il primo Generale, quello in pensione, a queste frasi ha gongolato: «Cercheremo di fare anche più vaccini, ci stiamo organizzando, stiamo organizzando altri punti vaccinali, stanno arrivando i vaccini grazie all’opera che il commissario sta portando avanti, il che ci sprona a fare ancora meglio e daremo delle risposte soprattutto con la vaccinazione delle persone più fragili e che hanno più bisogno. Per gli over 80 abbiamo toccato il picco di oltre l’80 per cento, stiamo procedendo bene anche per gli over 70 e ce la metteremo tutta perché la nostra regione possa essere fra le prime ad uscire fuori da questa pandemia»

Ma pacche (e mostrine) sulle spalle a parte, «Affinché la Basilicata possa mantenere nel tempo il target di vaccino assegnato dal generale Figluolo occorre aumentare gli hub vaccinali in più comuni e relativo personale addetto». È quanto ha affermato il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa, proprio in occasione della visita di Figliuolo alle tende del Qatar di Potenza e Matera.

Summa accoglie positivamente i risultati per gli over 80, così come attestato anche dal generale Figliuolo, ma precisa che occorre procedere col medesimo passo in tutti i comuni dei nove distretti regionali, focalizzando tutta la pianificazione organizzativa anche sulle figure più fragili, per le quali si registrano ancora criticità (e lo stesso generale, il secondo, lo ha rimarcato). Così come criticità si riscontrano nella fascia 70 – 79, anche questo aspetto messo in evidenza dal commissario. Serve dunque una pianificazione capillare, si acceleri anche sulle somministrazioni nelle farmacie, come si sta procedendo in alcune regioni.

Si faccia un grande investimento sulla sanità pubblica e sul suo potenziamento -conclude Summa- realizzando quel cambio di passo tanto invocato (ancora “una nuova speranza” stile Star Wars?) «e che non può che essere realizzato attraverso un cambio di paradigma nell’affrontare la sfida di una campagna vaccinale affinché il vaccino sia un diritto esigibile e non un lontano miraggio».

Dunque, c’era una volta, in una Galassia lontana lontana…

Walter De Stradis

 

 

 

 

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Cari Contro-Lettori,

«Leoni e veltri, orsù marciam, noi siam l’Armata Brancaleon…»: il diritto di satira ci spinge a richiamare il celebre refrain tratto dai film di Monicelli con protagonista Vittorio Gassman (evocati nella vignetta di fianco).

«Da giorni sui giornali e TG nazionali si parla del ‘Modello Basilicata’, ormai copiato in tutta Italia. Abbiamo avuto coraggio e abbiamo stupito tutti: abbiamo vinto una sfida e insieme possiamo vincere la battaglia contro la pandemia e tornare a vivere. Prudenza, responsabilità e orgoglio lucano. Avanti! PS: oggi primo giorno di somministrazioni prenotate e record assoluto di vaccinazioni in Basilicata, ben sopra la media nazionale. Il ‘modello’ funziona. Grazie a Poste Italiane e ai lucani»: il dovere di cronaca ci inviata a riportare queste parole del presidente della Regione, Vito Bardi, pubblicate giovedì sul sito istituzionale della Regione.

Il diritto di critica, unito ancora al diritto/dovere di cronaca, ci suggerisce altresì di segnalare le parole del dottor Rocco Perrone, medico con una lunga esperienza nella sanità pubblica, già sindaco di Sasso di Castalda in provincia di Potenza (e visionario promotore della ben nota risorsa turistica “Ponte alla Luna”): «Ho preferito non intervenire prima per due ordini di ragioni. La prima, innanzitutto, è legata ad un mio preciso impegno, maturato con l’età, di non pronunciarmi a caldo, a ridosso di eventi o di discorsi che suscitano rabbia. La seconda è che mi sembrava la discussione si orientasse verso dissertazioni socio-politiche, che volevo decantassero con maggior serenità. Oggi però non mi sottraggo al dovere di affermare che ieri (lunedì 12 aprile – ndr) a Potenza ed a Matera (un po’ di meno per ragioni logistiche) è stata scritta una delle pagine più nere e tristi della storia della nostra terra. Mi riferisco ovviamente alla circense soluzione di somministrare vaccini ai primi che si presentassero.

Una delle pagine di maggior disprezzo verso la nostra gente e, per di più, verso una fascia di popolazione che ha contribuito con una vita di sacrifici ed impegno alla costruzione di questa società. Raramente si è visto calpestare con tanta supponenza, superficialità e cinismo, la dignità delle persone.

Mi è sembrato di rivedere quelle scene medievali di lancio ai pezzenti di pezzi di cibo avanzato. E non per sfamarli. No! Per il gusto di vederli accapigliarsi e azzuffarsi nel contendersi il cibo.

È vero che ci stiamo abituando a tutto. Che al peggio non c’è mai fine. Ma qui l’assuefazione è eccessiva. Ma dove sono i sindacati? Dove sono le associazioni di categoria? Dov’è financo la chiesa?

Io mi vergogno come medico e come cittadino lucano!

E mi sento in dovere di chiedere scusa a tutti coloro che ieri sono stati insultati e mortificati da questi decisori».

E scusate se e poco.

Giudicate voi.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

non serve ricorrere alla fisica quantistica, ma solo al buon senso, per capire che nell’infinitamente piccolo si nascondono i misteri dell’infinitamente grande. E non occorre rifarsi a poeti e filosofi per constatare che “il diavolo è nei dettagli”.

Basta farsi un giro a Ginestra, comune di poco più di settecento abitanti in provincia di Potenza.

Noto ai più per essere il paese di origine del fotoreporter di guerra Raffaele Ciriello (scomparso sul lavoro) e per essere uno degli avamposti della tradizione arbereshe lucana, è un piccolo-grande condensato delle tematiche cogenti del pianeta Basilicata.

In settimana ci siamo recati in loco per intervistare il sindaco, anzi, la sindaca, una donna minuta, volitiva, ma visibilmente affaticata, che –come ci raccontano ancor prima di entrare nel suo ufficio- ormai “abita” nella casa comunale.

Una piccola scrivania, una finestra: le mani di Fiorella Pompa si muovono (si agitano?) nel mentre ci illustra subito le difficoltà del suo piccolo gruppo di lucani (perlopiù anziani e molti di questi soli) al tempo del Covid. C’è bisogno di un punto vaccinale in paese. Lo chiederà all’Asp. Poco prima di accendere telecamere e registratori, afferma di volersi lamentare duramente per alcuni disservizi, di carattere regionale, che sono il “corpus” delle sue preoccupazioni attuali. Tuttavia, una volta avviata l’intervista vera e propria, forse per non gettare ulteriore benzina sul fuoco, pare voler misurare le parole. Ma bastano quei rapidi concetti espressi, affinché noi, che siamo dall’altra parte della sua scrivania, colma di responsabilità, ci si tocchi lo stesso la fronte: «Le Ordinanze di Bardi e della Regione -ci dice- noi le leggiamo sui giornali».

Fuori da quella finestra –anche a causa dell’isolamento precauzionale di alcuni anziani, già in qualche modo “isolati” in tutti gli altri giorni- le strade del paese sono vuote e tira il vento.

In una sala attigua, un collega giornalista ci fa notare foto vecchie di decenni appese sul muro, in bianco e nero, in cui campeggiano affollati incontri pubblici con Colombo, in visita al paese. La gente sembrava contenta e onorata.

Il “tocco”, il passaggio (quasi messianico) della politica che conta, è dunque qualcosa di molto ambito.

Un qualcosa che ancora oggi, per quanto dovuto, e per quanto clamorosamente necessario in questi “tempi di guerra”, rimane una “concessione”.

Non concessa, a quanto pare.

I tempi della Dc sono passati, ma il “Vangelo” della politica lucana, oggi più che mai, è questo: gli ultimi saranno… gli ultimi.

Walter De Stradis

 

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Cari Contro-Lettori,

 

la foto di prima pagina (uno scatto fulmineo di Rocco Esposito) suggerisce quello che gli Americani chiamano un “What If?”, ovvero “Cosa Sarebbe successo se”, che è poi l’etichetta adoperata solitamente in racconti del fantastico utopico, o distopico, a seconda delle inclinazioni. L’uomo elegante a destra (e dove se no?) è il giovane sindaco di Potenza, Mario Guarente, eletto un paio d’anni fa battendo sul filo del rasoio l’uomo a sinistra (anche lui al posto giusto), il prof. Valerio Tramutoli.

Cosa si dicevano i due? Si parlava del più e del meno, ci spiega il sindaco, considerata la dialettica cordiale che c’è con l’opposizione. In ogni caso la “location” era, sabato scorso, nei pressi del teatro Stabile, in attesa dell’inizio della conferenza stampa con regista e cast de “La Notte più lunga dell’anno”, il primo importante film girato a Potenza e soprattutto ambientato nel capoluogo. Sia detto per inciso che tanto i giornalisti quanto gli amministratori si sono dovuti sottoporre al tampone per potervi partecipare, salvo poi assistere alla tranquilla fumatina (o impipata?) sul palco del pur grande Alessandro Haber, che di suo è ormai un personaggio letterario e va bene così. Amenità a parte, si diceva, coloro i quali hanno assistito al breve incontro tra i due candidati a sindaco del 2019 non hanno potuto evitare di domandarsi: cosa sarebbe successo se a vincere fosse stato il Prof? Magari, viene da rispondere, tanto per cominciare, in un’occasione del genere ci sarebbe stata una inversione di look (anche se è lecito credere che mai e poi mai avremmo visto un Mario Guarente col colbacco tipo Casatchok). In realtà, in quei brevi istanti, non c’è stato il tempo mentale per fare una valutazione seria dell’operato politico del candidato vincente, paragonato a quello –solo immaginabile- del collega perdente, tuttavia la mente è corsa, inaspettatamente, alle polemiche innescatesi quando, alla vigilia del ballottaggio, c’era chi -inconsapevolmente o meno- aveva suggerito una rilassante giornata al mare. Tempi belli di una volta, quando una giornata di sole, o una ricorrenza –toh, come quella pasquale- era l’occasione per mettere il naso fuori da questo capoluogo spesso opprimente, al di là di chi sieda o non sieda a Palazzo di Città. Quando magari postavi su Facebook una foto della gita, e l’amico Astronik commentava «Uagliò, ma vai semb frechenn?». Sì, bellissimi tempi di una volta. Ed ecco che l’istantanea di Tramutoli che confabula serenamente con Guarente – perdonateci questo interminabile flusso di coscienza- si rivela quasi una foto tipo “Reagan & Gorbaciov” (in sottofondo c’è “Russians” di Sting), che è una icona pop Anni 80 ormai scevra di significati politici, ma carica –incredibile, ma vero- di valenza nostalgica. Ma nel nostro caso non sono passati manco due anni! Ed è questo lo stramaledetto “potere” dell’ancor più maledetto Covid. Un grillo parlante velenoso che ti dice: attento, pochissimo tempo fa forse eri anche felice (c’erano la Pasqua, il sole e Astronik), e non lo sapevi.

Facciamone tesoro, per le prossime volte. Sia coma sia, Buona Pasqua a tutti.  

Walter De Stradis    

 

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Cari Contro-Lettori,

giovedì 25 marzo scorso, com’è noto, si è celebrato in tutto il Paese il “Dantedì”, ovvero la giornata dedicata e intitolata al Sommo Poeta.

In quell’occasione, nel corso della seguita (?) trasmissione di Paolo Mieli su Rai Tre, s’è parlato diffusamente anche di Cangrande Della Scala, che fu Mecenate di Dante Alighieri.

Soltanto tre giorni prima, il buon assessore alla sanità della Regione Basilicata, il dottor Rocco Leone, altrimenti detto “Leongrande Della Giunta”, aveva pensato bene di celebrare, a suo modo, una sorta di “Bardedì”, ovvero una giornata devoluta alla salvaguardia del suo Presidente, il governatore Vito Bardi. Il perché di cotanto impegno e afflato poetico volto alla tutela dell’imperitura memoria del generale napo-lucano è presto detto: quest’ultimo era da poco risultato ultimo in un certo sondaggio nazionale relativo al gradimento riscosso dai presidenti di regione, in riferimento alla gestione della Pandemia. Per la verità, già qualche giorno prima, come un sol uomo, l’intera giunta, compatta e ardimentosa come i famosi “300” di Leonida atti a respingere l’avanzata dell’oceanico esercito persiano, si erano stretti a testuggine intorno al loro valoroso condottiero bersagliato dalle avvelenate lance dei giornali (che avevano fatto notare, non senza una punta di sarcasmo, la debacle sondaggistica). Ma poi, il nostro Leongrande Della Giunta, ha tirato fuori l’arma finale, e ha catapultato sulla stampa (o perlomeno, su alcune testate giornalistiche, dice lui), i suoi colpi migliori (ricorrendo anche a metafore “pittoriche”, se non proprio pittoresche): «Qualcuno aveva timore che l’attuale governo non volesse cambiare il colore alla cornice ma ritingere per intero il quadro. Montava una strategia politica avallata da qualche testata giornalistica a cui non interessano i fatti o le idee, ma le insinuazioni, i formalismi, i cavilli, che diventano occasioni per attaccare le persone (…) Il bersaglio principale è diventato Vito Bardi, e pur non avendo recitato alcun atto scenografico di presenzialismo, egli è diventato bersaglio mobile.» Non pago, l’impavido Leongrande ha quindi dichiarato il suo amor cortese per il generoso (l’ha pur sempre nominato assessore) Signore: «È il caso di rimarcare che Vito Bardi è un giovane di 70 anni, elegante e dal fascino antico, austero, come lo è chi ripudia la necessità del superfluo. Profondamente disinteressato per parte propria, ma appassionato alla Basilicata e al popolo lucano e sovrintende con maniacale scrupolo agli interessi della cosa pubblica».

Che dire, secondo Leongrande, che evidentemente ha le idee chiare, il Generale Bardi è un settuagenario, però giovane, anzi no, col fascino “antico”. E poi, la prosa dell’assessore è rimarchevole (o si tratta di poesia?): pertanto, perché non istituire ufficialmente, dal 22 marzo prossimo, il “Bardedì”? Mi rendo conto che rassomiglia a un “martedì” pronunciato da qualcuno raffreddato o affetto da sinusite, ma perlomeno ci consentirà di ricordare per sempre le tragicomiche, picaresche, irresistibili venture di questa “Armata Brancaleone”, anche un poco tenera nella sua goffaggine e ingenuità, in cui sovente si trasforma la giunta Bardi.

Walter De Stradis

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Cari Contro-Lettori,

molti di voi ricorderanno un comunicato stampa della Regione, pubblicato il 18 aprile dello scorso anno, che recitava così «I lucani promuovono il presidente Bardi e la giunta regionale. Lo rilevano i risultati di un sondaggio dell’Istituto demoscopico Noto realizzato ad aprile. La Regione viene promossa nei settori della Sanità e dei Servizi Sociali, mentre viene confermata la soddisfazione per quanto messo in campo per incentivare Turismo e Cultura. (…) Rispondendo sulla capacità di gestione dell’epidemia da parte delle istituzioni, i cittadini della Basilicata confermano una maggiore fiducia nel governo regionale piuttosto che in quello nazionale».

Si trattava del famoso (o famigerato) sondaggio che la Regione stava pagando di tasca sua (cioè nostra) e a proposito del quale divamparono le polemiche, che ne mettevano in dubbio l’utilità, l’opportunità, il tempismo, l’economicità e non ultima la “verginità” politica dell’operazione.

Basti leggere ciò che scrivevano i consiglieri pentastellati Leggieri, Perrino e Carlucci nell’ottobre successivo.

A distanza di circa un anno, le agenzie stampa e i quotidiani danno notizia che il colore del cavallo sembra essere cambiato, dato che «E’ il lucano Vito Bardi il governatore meno apprezzato dai suoi cittadini. E’quanto emerge da un sondaggio (esteso a tutti il territorio nazionale – ndr) realizzato nei giorni scorsi da Swg, per cui soltanto 29 lucani su 100 considerebbero l’operato di Bardi «molto» o «abbastanza efficace». (…) Un dato che secondo gli analisti di Swg rappresenta il giudizio sulla gestione dell’emergenza covid 19 nelle rispettive regioni».

E anche se i sodali della Giunta non ci stanno, rivendicando il “premio di consolazione” per l’ultimo classificato, come alle gare dell’Oratorio («La strumentalità è palese –affermano- quando in alcuni giornali si omette di scrivere le conclusioni di Swg secondo le quali “i presidenti Christian Solinas (Sardegna) e Vito Bardi (Basilicata) sono comunque in crescita di consensi” limitandosi solo ai dati del sondaggio»), e per quanto sappia di tappo, tuttavia sarebbe improprio ritenere che questo amaro calice derivi il suo gusto acidulo soltanto dal diverso “rubinetto” utilizzato.

Più in generale, il “cambiamento” tanto propagandato l’hanno saggiato in pochi privilegiati, a cominciare dai vari campani e simili che hanno trovato lavoro (e che lavoro) in Basilicata, per dirne una.

Mentre i Lucani languono.

Un sorso alla volta.

Walter De Stradis

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