bruno_lorenzo_e_walter_de_stradis.jpg

 

 CLIKKA SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO ANDATO IN ONDA SU LUCANIA.TV

 

 

di Walter De Stradis

 

 

 

 

 

In provincia di Potenza: Armento, Brindisi di Montagna, Calvera, Campomaggiore, Carbone, Castelluccio Superiore, Castelmezzano, Forenza, Gallicchio Ginestra, Guardia Perticara, Missanello, Noepoli, Ruvo del Monte, San Paolo Albanese, Sasso di Castalda, Teana, Trecchina, Trivigno.

In provincia di Matera: Accettura, Calciano, Cirigliano, Craco, Garaguso, Gorgoglione, Miglionico, Oliveto Lucano, Rotondella, San Giorgio Lucano, San Mauro Forte, Valsinni.

Il Segretario generale della FISAC-CGIL (Federazione Italiana Sindacale Lavoratori Assicurazione e Credito), Bruno Lorenzo, ci ha consegnato un foglio con tutti e trentatré (sì, avete letto bene) i comuni lucani privi (o recentemente privati) di sportelli bancari.

Dal 2014, sono ben quarantuno in meno, in tutta la regione.

D: A sentire le ultime sulla chiusura e il dislocamento di filiali in Basilicata, sembrerebbe trattarsi di un vero e proprio “tsunami”: è così davvero?

R: Purtroppo sì. La tendenza ormai è quella di diminuire sempre più la presenza degli sportelli bancari sul territorio. La Basilicata, storicamente, aveva due grandi aziende di credito: la Banca di Lucania e la Banca di Pescopagano, senza contare gli istituti di credito cooperativo, parte integrante del tessuto economico della nostra regione. Purtroppo abbiamo perso questa “identità”: l’ultimo istituto di credito locale -che tra l’altro era interregionale- era la Banca Popolare di Bari, ormai acquistata dal Mediocredito centrale. A seguito della riforma Renzi, le banche di credito cooperativo hanno poi perso la loro identità regionale, e quindi non abbiamo più un presidio locale a livello di direzione.

D: Come mai queste chiusure si registrano perlopiù al Sud?

R: Perché le banche sempre più investono nel Centro-Nord, che -ahimè- rappresenta il tessuto economico e sociale più forte, in barba a tutto ciò che sta succedendo nel Meridione, per di più in un momento delicato in cui arriveranno a pioggia i milioni del Pnrr: le aziende che avessero bisogno dell’erogazione del credito, rischierebbero o di rivolgersi alle direzioni del Nord o -pur rivolgendosi a uno sportello locale- che la loro richiesta venga comunque valutata al Nord.

D: Ma allora gli Italiani del Sud portano meno soldi nelle banche rispetto a quelli del Nord?

R: E’ l’esatto opposto. Tra l’altro, storicamente, i cittadini del Sud erano quelli che avevano una maggiore capacità di risparmio. E molto spesso si sono utilizzati questi “depositi” del Mezzogiorno per impiegarli al Nord, col paradosso che i tassi sono differenziati tra le due aree.

D: Pure.

R: Acquistare denaro al Sud ha un costo mediamente tra lo 0,10 e lo 0,20 più alto rispetto a chi acquista l’analoga cifra, e alle stesse condizioni, al Nord. Per le banche la convenienza è dunque avere comunque clienti al Sud, per fare raccolta di denaro, da impiegare successivamente al Nord, favorendo le aziende o i piccoli risparmiatori locali.

D: E’ una questione politica?

R: Sbagliata. E purtroppo negli anni non abbiamo avuto un grande aiuto dalla NOSTRA classe politica, a livello nazionale, regionale e comunale. Ricordiamoci che l’articolo 47 della Costituzione specifica che la politica ha anche il compito di presidiare l’erogazione e la disposizione del credito in Italia!

D: Si può fare una mappatura della situazione in Basilicata?

R: Ci sono ben trentatré comuni privi di sportelli bancari e di Atm: ventuno in provincia di Potenza e dodici in provincia di Matera. Ne consegue che per effettuare operazioni bancarie occorre recarsi nei comuni limitrofi, con grandi disagi soprattutto per i più anziani e le persone non autosufficienti. Le banche, dal canto loro, si nascondono dietro il dito della “digitalizzazione”: ma se per un “millennial” non è sicuramente un problema adoperarsi con l’ “home banking”, lo stesso non può dirsi per chi non ha le adeguate conoscenze tecnologiche.

D: Potenza, Matera, Brienza, Venosa, Oppido, Acerenza, Rotondella, Pisticci, Tito, Ruvo del Monte, Forenza, Trecchina, Gorgoglione…sono solo alcuni dei comuni, a leggere i vostri comunicati, che di recente sono stati interessati dalle chiusure…

R: Tra l’altro venerdì (ieri per       chi legge – ndr), chiuderanno altri due sportelli bancari di Bper, uno a Miglionico e uno a Gorgoglione e pensi che non sono in perdita, ma il contrario. Il problema è che le banche –come tutte le aziende private- quando vogliono diminuire i costi, la prima cosa che tagliano è il personale. E’ facile fare cassa tagliando le teste.

D: E in mezzo ci sono i cittadini.

R: Sì, ma anche i dipendenti, che nella migliore delle ipotesi sono poi costretti a farsi 30 chilometri per raggiungere il posto di lavoro…

D: Licenziamenti ce ne sono stati?

R: Fortunatamente no. Nel settore del credito abbiamo pi un Fondo privato che accompagna i lavoratori vicini alla pensione, fino alla soglia pensionistica. Ma non è un pozzo senza fondo e poi le aziende –per ogni due dipendenti che escono- ne assumono soltanto uno, e non sempre nella regione in cui avvengono gli esodi. In Basilicata, molto spesso, escono dei dipendenti e magari vengono sostituiti – al 50%- da persone assunte a Torino, Milano o Verona. Se il trend è questo, lo spopolamento della Basilicata continuerà ad aumentare.

D: Limitandoci alla sola Potenza, il bollettino delle chiusure di sportelli e Atm ci parla di zone come Gallitello, corso Garibaldi, Centro Storico, Ospedale San Carlo, viale Dante…cosa avrebbe potuto fare il sindaco e non ha fatto?

R: Quantomeno ci saremmo aspettati un coinvolgimento delle parti sociali, per studiare come frenare il fenomeno. E’ chiaro che un sindaco, come anche un governatore, non può usare la bacchetta magica dinanzi a un’azienda privata, ma perlomeno ci saremmo aspettati una presa di posizione, soprattutto quando si è paventata la chiusura della Banca Popolare di Bari (al momento dell’avvio delle procedure di dissesto); si rischiava di veder andar via dalla Basilicata centoquattro lavoratori, che significa centoquattro famiglie e chissà quanti studenti che avrebbero dovuto studiare altrove. Chiedemmo più volte un incontro a Guarente e a Bardi, ma non ci hanno nemmeno degnato di una risposta. Qualche partito politico è intervenuto, per la verità, ma a noi non interessa offrire occasioni alle forze politiche per farsi campagna elettorale, bensì trovare la soluzione al problema.

D: A microfoni spenti mi diceva che ci fu un sindaco, ad esempio, che PROVO’ a offrire un’alternativa alla chiusura…

R: Sì, certo, quello di Ruvo del Monte, che aveva offerto l’uso gratuito dei locali alla Banca Popolare di Bari, affinché si mantenesse il presidio. Ci provò anche quello di Gorgoglione, che attivò anche un consiglio comunale straordinario.

D: Lei dice: almeno ci hanno provato…

R: Ci saremmo aspettati lo stesso da parte del sindaco di Potenza, ma anche da parte del collega di Matera, anzi, a maggior ragione: lì la Bper è stata spogliata di vari presidi di direzione. E pensare che la Bper nasce dalla Banca Popolare del Materano e una volta c’era la direzione generale proprio a Matera… In altre regioni, come la Calabria (Crotone) e la Campania (Avellino), a fronte della notizia della chiusura e del trasferimento della direzione territoriale, c’è stata una specie di rivoluzione, e il pericolo è rientrato, ma solo perché sono intervenuti anche politici locali e nazionali. Qui certe cose, come dicevo, non accadono.

D: E perché qui in Basilicata ci sarebbe questo disinteresse?

R: Non saprei dire se è disinteresse o menefreghismo, mi lasci essere anche un pochino malizioso. Qui si parla del nostro futuro, dell’esistenza della Basilicata da qui a dieci anni, dell’arginare lo spopolamento…per evitare di diventare una costola della Puglia o della Campania. Quantomeno dovremmo provarci!

D: Lei ha già citato i fondi del Pnrr: come FISAC Cgil –insieme alle altre sigle- avete chiesto che se ne occupi direttamente Sviluppo Basilicata…

R: …perché sarebbe una scelta naturale, ma -anche qui- è quasi un anno che chiediamo un incontro all’amministratore delegato (anche per vedere come utilizzare questi soldi e come veicolare le banche affiliate sul territorio), ma finora non abbiamo avuto risposta. In generale direi che sul Pnrr ci vogliono innanzitutto controlli, poi evitare la realizzazione di nuove cattedrali nel deserto (non vorremo ritrovarci con una nuova Sinoro, o con incompiute come quelle rimaste nel Lazio dopo la pioggia dei soldi del Coni per i Mondiali).

D: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

R: Di occuparsi con maggiore dedizione al problema Lavoro, in una regione col tasso di disoccupazione tra i più alti. Ripeto, nessuno ha la bacchetta magica, ma certo si può intervenire sulla infrastrutture (alcune opportunità le stiamo già perdendo, tipo l’alta velocità su Potenza), investire diversamente nelle aziende che cercano di fare assunzione e intervenire con incentivi –perchè no, anche sugli istituti bancari- per coloro che puntano sui giovani lucani.

D: E a Guarente cosa direbbe?

R: Certo un sindaco ha meno potere di un presidente della Regione, però gli chiederei di sederci tutti a un tavolo –con tutti gli esponenti della società civile, sindacati, politica, Camera di commercio etc.- e confrontarci FINALMENTE sulle problematiche del lavoro in città. I problemi non si risolvono a comunicati stampa.

D: Il libro che la rappresenta?

R: “Crypto” di Dan Brown.

D: La canzone?

R: Per una serie di motivi a cui sono legato... “Bella ciao”.

D: Il film?

R: “Roma città aperta”.