- Redazione
- Sabato, 09 Luglio 2022 09:23
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di Walter De Stradis
Nonostante il look alla “Ravanelli” (il giocatore della Juventus), con capelli e barbetta completamente bianchi, il commercialista Francesco Santoro è ancora un giovane sindaco (compirà 42 anni il prossimo 27 luglio), al secondo atto di un mandato scaturito la prima volta nel 2015.
Iscritto al Pd, ha oggi fra i residenti del suo paese, Filiano (Pz), un tale Vito Bardi, presidente della Regione Basilicata (originario del luogo, ma proveniente da Napoli, dove ha a lungo vissuto).
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: Avendo sempre militato anche nelle associazioni, nel 2015 trovai naturale accettare la proposta di candidarmi a sindaco. In questi sette anni, i risultati ottenuti mi hanno fatto capire ancor di più che ognuno di noi deve avere un ruolo nella società, specie nei piccoli comuni.
d: Il suo è un piccolo comune, ma vanta un illustre residente: nientemeno che l’attuale presidente della regione, Vito Bardi. Che tipo di “filianese” è? In paese è presente?
r: Guardi, al di là delle differenze politiche che ci possono essere, mi hanno sempre dato un po’ fastidio tutti quegli articoli secondo i quali Bardi non era presente a Filiano e in Basilicata. Umanamente, voglio smentirli: dal primo momento Bardi ha sempre abitato a Filiano, ha vissuto il paese -tant’è che fa la spesa lì- e mi sento di confermare che è un cittadino filianese a tutti gli effetti.
d: Quindi a Filiano Bardi si vede fare la spesa…
r: Sì, dal fruttivendolo come alla salumeria. Spesso ci incontriamo la mattina al bar.
d: Il caffè chi lo paga?
r: Onestamente la maggior parte delle volte ce lo offrono! (Ride) Ma soltanto il caffè.
d: Ma la gente, oltre al sindaco, ferma anche Bardi per strada?
r: Certamente.
d: E cosa gli dice di solito?
r: Cose relative ai giovani e al lavoro. Questo è il tema principale. Oggi il Pnrr è una grossa opportunità; ma pur partecipando ai bandi non riusciamo ancora a incidere sulla permanenza dei giovani stessi. Ci vorrebbero delle “bonifiche” regionali e nazionali, incisive. Ma è un problema che hanno anche i piccoli comuni del Nord.
d: Presumo che, al di là degli aspetti simpatici, questo possa comportare anche una responsabilità per lei, nel senso che il cittadino di Filiano si aspetta che questa presenza in paese del Presidente della Regione venga poi “capitalizzata”.
r: Assolutamente sì. Per la verità l’interlocuzione non è mai mancata, e insieme stiamo risolvendo alcuni problemi che vengono anche da lontano: abbiamo ancora due frazioni che non sono ancora servite dalla rete idrica.
d: E invece, magari prendendo proprio un caffè, cosa si sentirebbe di “rimproverargli”?
r: La situazione della Basilicata è sicuramente molto particolare, con difficoltà non da poco, ma è pur vero che all’inizio alcune scelte fatte, su alcune persone, ecco, potevano essere fatte meglio.
d: Parla di politici o di collaboratori?
r: Di tutt’e due. Mi permetto di dire che andavano forse scelte persone anche più competenti.
d: Però la giunta l’ha cambiata già tre volte.
r: Ma quello è un discorso tutto politico, non già di competenze o di formazione.
d: Il problema è proprio quello!
r: Sì, ma è IL problema della politica attuale, basti vedere cosa succede anche a livello di governo nazionale. Mancano le sezioni, mancano i circoli, la legge elettorale è cambiata, non ci sono rappresentanti politici che girano i territori, e poi si arriva nell’attuale situazione, in cui non ci si confronta e non si affrontano i problemi.
d: E si sentirebbe –seppur sommessamente- di dare un consiglio al suo illustre compaesano?
r: Il sindaco di un piccolo comune che dà un consiglio al Presidente della Regione? Mah (sorride) …comunque, forse, su alcune questioni potrebbe dedicare un po’ di tempo a SPIEGARE le varie situazioni, i problemi, le cose fatte. L’ultima campagna elettorale io stesso l’ho fatta “carte alla mano”. Qualche volta ne abbiamo anche parlato: a volte c’è stata un po’ di asimmetria informativa rispetto a ciò che magari effettivamente si faceva negli uffici della Regione.
d: Alcuni suoi colleghi, specie nel pieno della Pandemia, lamentavano difficoltà di interlocuzione proprio con la Regione Basilicata.
r: Era un problema nazionale: ben ricorda che si attendevamo i famosi Dpcm la sera. Noi sindaci apprendevamo le cose dai comunicati stampa sui giornali e magari il decreto veniva pubblicato qualche giorno dopo; qualcosa di simile accadeva anche a livello regionale, certo, e ci sono state sicuramente delle criticità, ma ritengo che ciò sia avvenuto su tutta la catena di comando.
d: Si è mai sentito solo, specie nei momenti più caldi della Pandemia? Sa bene che i sindaci in quei momenti erano i principali, se non a volte esclusivi, interlocutori dei cittadini…
r: Sì, è accaduto, ma non perché noi sindaci soffriamo di qualche disfunzione o sindrome dell’abbandono (sorride), ma perché dalla sera alla mattina ci ritrovammo in un lockdown. Ricordo bene la sera di quel 9 marzo, e soprattutto la mattina dopo: in Comune, coi pochi dipendenti, ci siamo seduti a un tavolo per capire come e cosa fare. Pensi che a noi toccava anche presidiare i terminal degli autobus. Ma soprattutto ci toccava spiegare ai cittadini i contenuti, spesso nebulosi, dei Dpcm, che solo in un secondo momento venivano chiariti da circolari esplicative. E’ stata dura davvero.
d: Il suo momento più difficile?
r: Sicuramente quando, a marzo/aprile del 2021, in paese ci sono stati i primi decessi. Erano persone che conoscevo, naturalmente, e con tutta l’amministrazione comunale temevamo che la situazione ci stesse sfuggendo di mano. In quei momenti ci si sente impotenti.
d: Ha accennato anche ai “pochi” dipendenti del Comune. Come siete messi adesso?
r: In questo momento abbiamo quattro dipendenti, in tutto, avendo avuto anche dei pensionamenti molto ravvicinati. Ci sono tre bandi di concorso in itinere, ma due di questi hanno subito dei rallentamenti a causa della Pandemia. Il momento è dunque particolare, perché ci troviamo a dover affrontare l’ordinario, che è sempre più complesso in termini di adempimenti, ma in prospettiva l’impegno diventa H24, in corrispondenza dei bandi Pnrr.
d: La soluzione, oltre ai concorsi, è dunque anche l’unione dei Comuni?
r: Sicuramente. E’ una necessità che si tocca con mano, e prima della Pandemia avevamo già dato vita a incontri interlocutori, anche pubblici. La direzione è comunque questa (anche in vista di alcuni bandi che garantirebbero punteggi in più): soprattutto al Nord è una realtà consolidata. L’interlocuzione coi comuni vicini sarà necessariamente portata avanti. C’è una legge dello Stato -attualmente sospesa- che prevede la gestione associata delle funzioni essenziali; dunque l’idea è quella di “muoversi prima”, prima cioè che determinate regole ci vengano imposte.
d: Una “unione” di questo tipo con Avigliano sarebbe simpatica, a settant’anni di distanza dall’indipendenza da Avigliano stessa!
r: La collaborazione in realtà c’à sempre stata, così come il legame culturale e storico. Certo, con gli amici amministratori di Avigliano facciamo spesso battute sull’ “indipendenza” di Filiano, ma più che altro all’epoca si trattò di una “autonomia amministrativa”: i nostri nonni ci raccontano che fare un certificato o anche registrare una nuova nascita ad Avigliano, spesso significava rimandare di settimane a causa del brutto tempo, dovendosi attraversare il monte Carmine.
d: Ma, dal punto di vista caratteriale, c’è poi una qualche differenza fra il Filianese e l’Aviglianese?
r: Forse il Filianese è un po’ più aperto, non foss’altro per la posizione geografica. Comunque abbiamo in comune sicuramente la testardaggine. Il Filianese è comunque Aviglinaese, sin dai primi insediamenti in questa zona.
d: La famosa fiera del pecorino tonerà?
r: Sì, quest’anno torna, è stata ferma due anni per la Pandemia.
d: E non per problemi di produzione?
r: Ci sono dei problemi, inutile farne mistero, perché questo settore non è stato “accompagnato” al cambio dei tempi; fino a una decina di anni fa quella del pecorino era una produzione di tipo familiare, se non proprio un’economia di sussistenza, e dunque non ha fatto il “salto di qualità”. Il disciplinare dal canto suo è molto rigido e nel 2016 provammo a confrontarci con la Regione, sedendoci al tavolo con tutta la filiera, ma a parte qualche iniziativa dell’assessore di allora, poi c’è stato il vuoto.
d: E oggi con Fanelli?
r: L’assessore al ramo adesso è Cupparo.
d: Mi scusi, che sbadato, ho perso il conto dei cambi.
r: In effetti si fa fatica a seguire (sorride). Comunque, è previsto un incontro nei prossimi giorni. Come Comune, volevamo fare la nostra parte anche in merito al Consorzio. Aspettavamo, tempo fa, una convocazione in Regione che non è mai arrivata…
d: Glielo ricorderà a Bardi al prossimo caffè.
r: Sicuramente, ma ne abbiamo già parlato. A noi interessa capire che tipo di problemi ci sono (se di natura finanziaria o altro) e risolverli.
d: Il film che la rappresenta?
r: “Ricomincio da tre”, di Troisi. Prima o poi tocca smettere di lamentarsi e rimboccarsi le maniche.
d: La canzone?
r: Non ce n’è una in particolare, ma credo che in questo momento della mia vita di quarantenne ci sia bisogno di canzoni “riflessive”.
d: Il libro?
r: “La questione morale” di Berlinguer. Ahimè, non smette mai di essere attuale, anzi.
d: Mettiamo che tra cent’anni scoprano una targa a suo nome al Comune di Filiano, cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
r: «Una brava persona, molto seria, che si è prodigata per la sua comunità».