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La storia del Conte Giovan Carlo Tramontano è qui raccontata dalle immagini di Franco Carella. I dialoghi e i commenti di Franco Villani, pur inventati, nulla tolgono alle ricerche storiche di Giovanni Caserta, che i lettori potranno leggere in appendice al testo, attraverso un lungo e articolato saggio.

Racconta il Gattini, citando dal Passaro, che, nel 1497, “adì primo de octobre 1497 de domenica cavalco Messere Joan Carllo tramontano Citadino Napolitano Conte de Mathera”, che,da città demaniale, rispondente al Re, si ritrovò città feudale. Era, Giovan Carlo Tramontano, il tipico rappresentante della nuova baronia spagnola, detta “loricata”, che legava la sua fortuna alla “lorìca”, cioè alla corazza e, per essa, al sostegno militare offerto al Re.

Nel 1506, trasferitosi stabilmente a Matera, ricchissimo commerciante, maestro di Zecca, il neo-Conte avviò presto interessanti operazioni economiche, che non mancarono di preoccupare la nobiltà del luogo. Fra le altre “industrie”, diede inizio alla costruzione di un ambizioso Castello, fuori città, impiegandovi manodopera locale, con paga in denaro. L’aristocrazia terriera entrò in crisi.

La sera del venerdì 29 dicembre 1514, si ebbe l’uccisione del Conte forestiero, dalla “vulgata” qualificato come tiranno.Ci fu un’inchiesta voluta dal re Ferdinando il Cattolico, Re di Spagna, cui seguì un indulto-perdono, concesso dietro versamento di 10.000 ducati.

La città riacquistava la sua demanialità. Ma era amore di libertà o paura del nuovo? Può la libertà comprarsi con denaro? Chi furono gli assassini? E se non l’avessero ucciso? La storiografia tradizionale preferì rifugiarsi nella facile retorica del tirannicidio e del Castello minaccioso. Ma si deve credere? Si può dubitare? A questi interrogativi cerca di rispondere il volume, proponendo una diversa e più suggestiva interpretazione.