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Cari Contro-Lettori,

da quando, per la rubrica “Indovina chi viene a Pranzo”, ci rechiamo sovente nei comuni lucani per incontrare i sindaci, capita altrettanto spesso che qualche vecchietto seduto fuori al bar o in piazza, come anche qualche negoziante in pausa sull’uscio della propria bottega, una volta appreso che siamo “di Potenza”, ci faccia un qualche cenno, chiosando: «… e salutatemi il generale Bardi!».

Non di rado inoltre -e le interviste pubblicate sul nostro giornale (e andate in onda in formato video su Lucania.tv) possono testimoniarlo- sono poi di volta in volta gli stessi primi cittadini a comunicarci –con una serie di locuzioni e di ragionamenti più articolati- sostanzialmente lo stesso concetto: «Il Presidente? Beato chi lo vede! Con la Regione si comunica poco e male». (e l’intervista di questo numero con il sindaco di Calvello, per dirne una, non differisce di molto)

Che dire –e buttiamola sull’ironia, và- quello di dover portare i saluti al Generale dev’essere il destino del vostro umile scrivente!

Proprio così.

Una decina d’anni fa, infatti, in occasione della pubblicazione di un romanzo scritto da me e dall’avvocato Piervito Bardi (cugino, nonché quasi omonimo, dell’attuale Governatore che all’epoca era ancora Generale della Guardia di Finanza di stanza a Napoli), si era nella città partenopea per presentare detto libro all’Associazione dei Lucani, o qualcosa del genere.

Per farla breve, prima e dopo la presentazione del romanzo, una signora del pubblico, molto anziana, si avvicinava al tavolo dei relatori e, rivolgendosi al sottoscritto, domandava se fossi veramente cugino del Generale Bardi. Io rispondevo che no, il cugino era l’altro coautore del libro, il signore distinto più in là, quello coi baffi.

Ma niente, la signora tornava puntualmente alla carica, chiedendomi ogni volta conferme sulla “mia” parentela con l’alto ufficiale, ricevendo in risposta puntuali smentite e le giuste indicazioni.

Alla fin fine, nel momento conclusivo del cosiddetto “firmacopie”, l’anziana donna mi si fece vicino un’ultima volta, mi fece i complimenti per il libro, non aggiunse altro, e si congedò.

Pensai: «Ha capito, finalmente!», ma in quella lei si voltò all’improvviso e ammonì: «…e non dimentichi di salutarmi il Generale Bardi, eh!?».

Il sottoscritto, stremato, non poté far altro che capitolare, chinare un pochino il capo e rispondere: «Non mancherò!».

Walter De Stradis