- Redazione
- Sabato, 05 Giugno 2021 09:30
IL RECOVERY PLAN E L' "APPETITO" DELLE CASTE
Cari Contro-Lettori,
al momento di andare in stampa, l’Ansa ci dice che non c’è ancora ufficialità sull’alleggerimento delle regole sui tavoli nei ristoranti, dopo un incontro tecnico e dal quale, in primo momento, era emersa l’indicazione di alzare a 8 il numero massimo di persone al tavolo al chiuso; fonti ministeriali, tuttavia, dopo un confronto con le Regioni, abbassano il limite a sei persone.
Sembrano invece non esserci limiti al numero di commensali (ma questo accade da sempre), quando a sedersi a tavola saranno i Potenti, di ogni grado, specie risma e provenienza. Al chiuso, all’aperto, sotto il gazebo, fra le fresche frasche, in cantina o in mansarda: quando se magna in allegria tutto va bene.
Certo è che con le ossa (rotte) di piccoli e grandi imprenditori, artisti dello spettacolo, precari, lavoratori a nero e tutti i vari tipi di “invisibili” del sistema, tutti masticati da questa Crisi pandemica, ce n’è ben donde per fare il brodo (di pollo).
Non scordiamoci mai che questo è il Paese in cui le cose accadono.
«L’attenzione delle caste è tutta concentrata sui soldi, pari a 240 miliardi di euro, messi a disposizione dell’ Italia dall’Europa; poco o niente viene considerato sulle altre questioni che sono strettamente collegate alla reale possibilità di poterne disporre» scrive sagacemente il nostro economista Nino D’Agostino nella sua rubrica a pagina 4, e aggiunge: «Tra l’approccio del premier Draghi e quello dei mestieranti della politica, che trova sponde poderose nelle regioni, corre un abisso. In particolare le regioni sono abituate da sempre a disporre di due cose:
1° di corposi trasferimenti dello Stato e dell’Europa, da trasformare in spesa corrente e/o in conto capitale da distribuire per consolidare feudi elettorali,
2° di un apparato burocratico che gestisca la spesa pubblica disponibile in funzione del tornaconto della oligarchia, al cui interno albergano gli stessi burocrati».
Ne consegue, sempre per rifarci al pezzo del buon D’Agostino (che vi suggerisco di leggere nella sua interezza): che «I mestieranti della politica non sanno che il recovery plan richiede azioni che dureranno almeno 5-6 anni, che ci sono 48 riforme specifiche, da approvare in un anno e mezzo, in aggiunta a quelle del fisco e giustizia, da fare, per ottenere il via libera della Ue ai finanziamenti (è sempre de Bortoli che parla). (…)La pressione su Draghi da parte delle caste per arraffare qualche cogestione di fondi è asfissiante, per fortuna l’ex presidente della Bce sta resistendo (…)Per dirne una, il piano europeo di ripresa e resilienza sarà l’occasione per portare l’Alta Velocità nel Mezzogiorno, un progetto strategico che riguarda come è noto anche la direttrice Battipaglia-Potenza-Taranto».
Meditate gente meditate, diceva Renzo Arbore.
Walter De Stradis