bardi_scalise.jpg

 

 

 

“La vicenda vissuta dalla sindaca di Ruoti Anna Maria Scalise, e riportata in questi giorni dai mass media, ripropone l’eterno interrogativo del perché ci siano poche donne sindaco, ancor meno presidenti di giunte regionali o a capo di partiti politici”. Così in una nota la presidente Crpo, Margherita Perretti che aggiunge: “Perché, ancora troppo spesso, e la recente esperienza delle candidature al Quirinale lo dimostra, le donne vengono chiamate alla bisogna in maniera strumentale, per candidature da bruciare, sacrificare o, ancor peggio, come nel caso del Comune di Ruoti, per fare da prestanome. E quando, come nel caso di Annamaria Scalise, rifiutano questo ruolo e si muovono in modo autonomo e competente, viene azionata la macchina del fango senza alcuno scrupolo. Una donna più fragile, meno tenace ed esperta, sicuramente sarebbe annegata in questo mare di calunnie e diffamazioni. La sindaca Scalise ha invece tenuto testa egregiamente e la macchina della giustizia ha dimostrato di funzionare bene”.

“Come Commissione Regionale Pari Opportunità esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla sindaca di Ruoti Anna Maria Scalise che, nonostante quanto costretta a subire nel corso del suo mandato, ha svolto con grande efficacia ed ottimi risultati la sua azione amministrativa, ed evidenziamo l’importante lavoro svolto dalla Magistratura. Possiamo guardare al futuro con maggiore ottimismo – conclude la Presidente Crpo - perché, anche se lentamente, un cambiamento è in atto”.

“Intendo esprimere solidarietà nei confronti della sindaca Scalise di Ruoti. – Afferma in una nota Carmela Carlucci Consigliera regionale M5s Basilicata- Quello che ha dovuto subire è umanamente e politicamente intollerabile. Offese e atti persecutori non sono strumenti politici, ma solo espressione di un modo corrotto e deteriore di esercitare il potere. Dunque, solidarietà alla sindaca Scalise, affinché possa tornare a esercitare serenamente il proprio ruolo. Sul resto, la magistratura farà il suo corso e i lucani le proprie valutazioni. Rammarica ricordare che finché la Basilicata non si libererà di questi ‘metodi’, non crescerà mai”

“Esprimo vicinanza e solidarietà al Sindaco di Ruoti Anna Maria Scalise per quanto accadutole, sono certo che il lavoro di Procura e Forze dell’Ordine, ai quali vanno i miei complimenti, potrà accertare i fatti e stabilire la verità. Ritengo – prosegue il Sindaco di Potenza Mario Guartente – di una gravità assoluta che persone che rappresentano le Istituzioni, o che le abbiano rappresentate in passato, commettano violenze di vario genere ai danni di chi è chiamato a svolgere le loro stesse funzioni oggi, qualora l’impianto accusatorio venisse confermato. Se poi consideriamo che in questo caso l’amministratrice pubblica è una donna, il tutto assume contorni ancora più tristi, in ragione del garbo, non solo istituzionale, che ogni donna merita. Mi auguro che la macchina della solidarietà e della indignazione possa attivarsi a tutti i livelli”.

“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e nel lavoro della magistratura –afferma, sempre in un comunicato, la sindaca Scalise- Per parte mia ho soltanto difeso la mia dignità di donna ed il mio ruolo pubblico a servizio della comunità di Ruoti. I fatti emersi parlano da soli. Oggi mi viene restituita la mia onorabilità. Non avrei mai immaginato di dovermi difendere da comportamenti così aggressivi e sono rattristata per la parabola umana di persone a cui non ho inteso mai procurare un benché minimo danno e verso cui non porto ne’ porterò mai rancore. Alla luce di quanto accaduto avverto ancor di più la responsabilità di chi esercita un ruolo pubblico e la necessità di impegnarsi per il bene della propria comunità”.

Il presidente della Regione Vito Bardi dal canto suo si è recato di persona dalla sindaca Scalise per manifestare la sua solidarietà e la vicinanza istituzionale. (nella foto) "Sempre dalla parte della legalità e del rispetto delle persone", ha dunque scritto in un post su Facebook.

 

rossellino_furti.jpg

 

 

 

di Antonella Sabia

 

 

 

 

Da mesi ormai Rossellino vive in uno stato di insicurezza e terrore a causa di numerosi furti o tentativi di furto, che hanno interessato diverse abitazioni della zona. Abbiamo fatto il punto della situazione con Marco Tavassi, referente del Gruppo Ricreativo Rossellino che si occupa di volontariato, iniziative sociali e culturali.

d: Quanti colpi effettivi sono stati messi assegno e in quanto tempo?

r: La situazione va avanti da oltre un anno, già lo scorso Natale -nonostante chiusure e coprifuoco- ci furono i primi episodi di furti, in abitazioni vuote, usate come seconde case. La situazione è continuata a periodi, tra momenti di tranquillità e periodi più concitati, ma se ne contano decine e decine tra quelli che sono stati denunciati o di cui abbiamo avuto notizie. Dapprima è stata interessata la zona di Rossellino-centro (via Saragat), poi è stato il momento di via Rifreddo e lungo la statale, mentre oggi l’attenzione è sulla parte più alta che comprende via Sant’Oronzo, con la costante delle Contrade Ciciniello e Faloppa.

d: Immaginate ci sia un filo conduttore tra i vari tentativi o le abitazioni vengono scelte a caso?

r: Probabilmente studiano i movimenti degli abitanti delle varie zone, la maggior parte delle case colpite erano vuote, non sono mancati però tentati furti in abitazioni con all’interno i proprietari, e questo ha contribuito ad alimentare la paura perché non sappiamo è stato fatto di proposito.

d: I responsabili non sono mai stati riconosciuti e/o fermati?

r: L’episodio più importante si è verificato proprio domenica scorsa, perché dopo un furto che sono riusciti a portare assegno, e un altro tentato tra le 18 e le 20, sono scappati: qualcuno che aveva notato una macchina sospetta lo aveva segnalato alle Forze dell’ordine. Una volta intervenuti, sono riusciti a rintracciarla poco dopo sulla s.s. 92, C’è stato un breve inseguimento, è stato forse il primo momento dove sono stati più vicini a prenderli, ma purtroppo ad un certo punto hanno abbandonato la macchina, e sono scappati a piedi facendo perdere le tracce nei boschi, difficili da controllare al buio.

d: Che tipo di rassicurazioni avete ricevuto dalle Forze dell’ordine?

r: Si è creato un clima di terrore tra gli abitanti di Rossellino, tanto che ogni volta che sospettano di qualche macchina, talvolta ferma anche per caso, li contattano e intervengono. A distanza di mesi, però, non ci sono stati mai sviluppi significativi, spesso manca proprio il personale per riuscire a coprire una zona così vasta. Domenica scorsa un po’ tutti siamo scesi in strada, e abbiamo sperato realmente che fosse arrivato il momento di mettere la parola fine a un incubo.I sentimenti si mescolano perché c’è la paura di non poter stare tranquilli nemmeno in casa, considerando che ci sono molte persone anziane o donne con figli piccoli, e poi c’è anche la rabbia perché stiamo parlando di una situazione che dura da troppo tempo, ci sono brevi momenti di tregua, ma ogni volta speriamo sia l’ultima.Qualche tempo fa, in seguito a uno degli episodi, abbiamo scritto una lettera aperta al Prefetto, al Questore e al Sindaco per chiedere maggiori controlli da parte della polizia locale, un’attenzione maggiore all’illuminazione pubblica, perché ci sono ancora delle zone buie, nonostante le tante segnalazioni fatte.

d: Ci sono telecamere a Rossellino?

r: Ci sono prima del cavalcavia, vicino all’autorimessa degli autobus, poi non ce ne sono più. Abbiamo anche preso contatto con il Coordinamento delle Contrade che si farà portavoce nei prossimi incontri pubblici, anche dei nostri problemi.

d: Rossellino può essere considerata periferia cittadina, quali disagi si incontrano quotidianamente?

r: Il cambio di denominazione da contrada, alle diverse vie, non ha cambiato quella che è la sostanza. Nonostante la mia giovane età non ho memoria di interventi basilari effettuati in questa zona, mi riferisco a problemi riguardanti le strade, allagamenti dopo le piogge, l’illuminazione pubblica, o nella bella stagione ciò che riguarda la manutenzione del verde. Volendo spostarsi più in là verso il PalaPergola, c’è una frana da mesi e la strada è chiusa, e poco più su del palazzetto l’area che dovrebbe servire per l’inversione di marcia degli autobus, è diventata praticamente una discarica a cielo aperto. Sarebbe auspicabile risolvere almeno i problemi ordinari, gli interventi straordinari poi sarebbero un sogno.

d: Penso anche al trasporto pubblico, quanto vi isola dalla città?

r: Purtroppo è un po’ limitata come zona, Rossellino-centro è più servito, ma ci sono tante altre realtà più distanti dal centro che hanno diversi problemi, a Poggio Cavallo per esempio ci sono delle abitazioni che non hanno nemmeno l’attacco fognario, e nel 2022 è impensabile.

d: Come rappresentante di questo gruppo, cosa auspica per il suo quartiere?

r: La nostra speranza è che si possa arrivare a una soluzione a questa nostra emergenza di sicurezza, così come la ritengono gli abitanti di Rossellino, perché ormai non si sta più tranquilli. Non è nostra intenzione polemizzare, ma vogliamo evitare di arrivare a dover fare cose inutili come le ronde notturne, come forma di auto vigilanza, perché diventerebbe più dannoso che altro. Comprendiamo le difficoltà delle forze dell’ordine e dell’amministrazione che hanno anche tanti altri problemi, ma chiediamo tutti gli sforzi possibili da mettere in campo con la collaborazione dei cittadini -per quello che compete loro- affinché si possa tornare almeno a vivere tranquilli nelle proprie case. È questo il nostro desiderio.

areaindustrialedimelfi.jpg

 

 

 

Con la copertura finanziaria assicurata dal Presidente della Regione Basilicata Bardi, il Commissario liquidatore del Consorzio per lo sviluppo industriale Fiengo ha garantito l’immediato avvio dei lavori di messa in sicurezza sul tratto di strada di 3,400 Km. che costeggia i più importanti insediamenti della zona industriale di San Nicola di Melfi. «L’incontro in Prefettura a Potenza, dopo la morte di Rossella alla fine del suo turno di lavoro notturno, segna un primo passo per affrontare con le misure, gli strumenti, i provvedimenti e le risorse finanziarie necessarie, la sicurezza dei lavoratori dell’area industriale di San Nicola di Melfi dentro e fuori le fabbriche. Altri passi devono essere compiuti da chi ha competenze e responsabilità». E’ il commento del Segretario Generale UIL Basilicata, Vincenzo Tortorelli, che ha partecipato al Tavolo in Prefettura e che riconosce al Prefetto Michele Campanaro l’impegno e la sensibilità, prima di tutto civica, per i problemi sollevati dal sindacato. Hanno partecipato alla riunione il Presidente della Provincia Rocco Guarino, il Sindaco di Melfi Giuseppe Maglione, il Commissario liquidatore del Consorzio ASI Giuseppe Fiengo, l’Amministratore Unico di APIBAS Luigi Vergari, il Questore Antonino Romeo, il Comandante provinciale dei Carabinieri Nicola Albanese, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza Michele Onorato, il Comandante della Sezione Polizia Stradale Giovanni Consoli, il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco Giuseppe Paduano, il direttore interinale dell’Ispettorato del Lavoro Angelo Romaniello, quello della Direzione Regionale INAIL Loretta Allegretti, la responsabile di E-distribuzione dell’ area Potenza-Melfi Tiziana Lopardo ed i segretari generali regionali di CGIL, CISL e UIL Angelo Summa, Vincenzo Cavallo e Vincenzo Tortorelli. Sette gli interventi urgenti richiesti: 1) realizzazione di un sistema di rallentamento della velocità costituito da bande trasversali ad effetto ottico ed acustico o vibratorio; 2) ripristino ed eventuale integrazione dell’illuminazione pubblica nei punti critici; 3) sostituzione della segnaletica verticale parzialmente sbiadita; 4) installazione di segnaletica che prescriva la diminuzione del limite di velocità a 40 km/h in prossimità di tutti gli attraversamenti pedonali, da posizionare in corrispondenza dei punti di passaggio dei pedoni; 5) manutenzione della vegetazione sui bordi della strada, che ostruisce la visuale della segnaletica verticale; 6) ampliamento dei cc.dd. ‘golfi di fermata’ destinati al trasporto pubblico collettivo di linea o, in alternativa, apposizione di strisce di delimitazione della fermata riservata agli autobus; 7) collocazione di ‘dispositivi retroriflettenti integrativi’ (cc.dd. occhi di gatto) a rafforzamento della segnaletica orizzontale in prossimità degli attraversamenti pedonali. E' anche emersa l’ampia disponibilità del Governo regionale a programmare, con il ricorso ad appositi stanziamenti, gli interventi strutturali di messa in sicurezza di tutte le quattordici aree industriali inserite nel Piano Strategico Regionale, recentemente approvato dalla Regione Basilicata.

 

 

 

 

pittellanet.jpg

Si è concluso a Matera con l'assoluzione dell'ex presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella (attualmente consigliere regionale del Pd), il processo di primo grado per la cosiddetta "Sanitopoli lucana" . La Corte si è riservata di depositare le motivazioni della sentenza in 15 giorni.

"Un fortissimo abbraccio al mio amico Marcello Pittella, assolto finalmente da ogni accusa! Ripristinata la verità, restituito l'onore; rimane il danno per le sofferenze ingiustamente patite, rimane il danno per la Basilicata guidata da un centrodestra senza qualità". Commenta così su twitter l'assoluzione dell'ex presidente della Basilicata, il senatore lucano del Pd, Salvatore Margiotta.

Per il Vicepresidente del Consiglio regionale, Mario Polese: “Ora si riapra il dibattito politico su una ingiustizia che grida vendetta. Gli ‘avvoltoi’ giustizialisti chiedano scusa. Marcello Pittella è stato assolto. E’ una notizia bellissima che rende il prossimo Natale ancora più sereno. Si rende giustizia a un uomo per bene che ha subito un grave torto tanto da essere stato detenuto agli arresti domiciliari per fatti che evidentemente non erano mai avvenuti”.

 

liguori_via_pretoria.jpg

 

 

di Antonella Sabia

 

 

 

 

Torniamo a parlare di vivibilità del centro storico e delle sue problematiche. Dopo un’estate abbastanza movimentata a causa di vari episodi di vandalismo, e denunce di alcol tra i giovanissimi, sta per arrivare il periodo delle festività natalizie e i cittadini si chiedono cosa accadrà in queste serate per le vie illuminate del capoluogo. Abbiamo chiamato in causa Franco Liguori, il Presidente del gruppo spontaneo “Il Centro Storico”, con cui abbiamo affrontato queste tematiche.

d: Quest’estate diversi episodi di vandalismo hanno portato alla luce anche cattive abitudini tra i giovanissimi, come associazione vi siete rivolti alle Istituzioni?

r: Ci siamo mossi in seguito agli eventi che troppo spesso sono accaduti durante la notte, ci siamo imbattuti più volte in alcol e chissà cos’altro, che interessava in primis i giovani, ci è capitato molto spesso di incrociare qualcuno nei vicoli che stava male per aver esagerato con l’alcol. Proprio su questo fenomeno, abbiamo chiesto di porre attenzione. Purtroppo non è accaduto nulla. Il Comune sa che noi esistiamo, abbiamo richiesto qualche incontro, ma non siamo stati mai convocati. Però personalmente sono stato convocato dal Prefetto Vardè in occasione di una riunione sull’ordine pubblico, poco prima che andasse via da Potenza.

d: In questa occasione di cosa si è discusso?

r: Oltre all’amministrazione, e alle Forze Armate, insieme a me era presente anche Don Mimmo Florio parroco di San Michele (che abbiamo intervistato nelle scorse settimane proprio in merito alla situazione dei giovani potentini, ndr), in rappresentanza degli abitanti del centro storico perché il Prefetto aveva la necessità di essere messo al corrente di quello che accadeva relativamente alla movida notturna. Se non si interviene per tempo, si avranno conseguenze ben peggiori in futuro.

d: A proposito di controlli, in che modo vengono effettuati dal personale preposto?

r: Fanno il loro lavoro, sono coordinati, purtroppo però gli orari notturni non sono coperti, e le telecamere non vengono utilizzate per fare attività di prevenzione. A detta del Sindaco, queste telecamere sono abbastanza funzionanti, ed effettivamente l’abbiamo verificato in altre circostanze in cui ci sono state denunce e sono state utili a punire i colpevoli. Il paradosso sarebbe questo, le riprese vengono attenzionate solamente nel momento in cui viene fatta una denuncia: a quanto ho potuto capire il motivo è riconducibile al fatto che manca il personale addetto al controllo h24. Abbiamo richiesto inoltre di poter avere personale a piedi lungo il centro storico, perché il giro in auto lungo Via Pretoria serve a poco, considerando che i ragazzi, vedendo i lampeggianti accesi, si possono muovere facilmente attraverso i vicoli.

d: Andiamo incontro alle festività, quali sono le vostre maggiori preoccupazioni?

r: Il periodo invernale è già diverso rispetto a quello estivo, perché pur potendosi trattenere di più la sera, il freddo fa la sua parte. Speriamo in ogni caso non ci sia il ripetersi di atti di vandalismo a danno di attività economiche e abitazioni.

d: Sarebbe importante ripristinare i vecchi Comitati di Quartiere? In una nostra precedente intervista aveva parlato di questa eventualità per la città. A che punto siamo?

r: Abbiamo partecipato a un incontro con l’assessore Picerno e in questo tavolo si è abbozzato un regolamento, che l’assessore ha fatto suo, affermando di doverlo discutere in Consiglio nel mese di settembre, ma purtroppo non conosco l’evoluzione della questione. Credo che quando c’è la volontà politica si può fare tutto, in una città i comitati di quartiere sono fondamentali perché sono il trait d’union tra i cittadini e l’amministrazione, e penso anche che possa essere un fatto positivo avere un portavoce, per zona, dei problemi dei singoli cittadini, è un momento di confronto.

 

violenza_sulle_donne_pipponzi.jpg

 

 

 

La Consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi, “plaude e saluta con favore l’approvazione, nella riunione del Consiglio Regionale, della risoluzione contro la violenza sulle donne, convinta che tutte le istituzioni debbano lavorare ciascuna per le proprie competenze per portare avanti quella tanto auspicata rivoluzione culturale per sfrondare ed eliminare stereotipi e pregiudizi che sono il basamento delle discriminazioni e poi successivamente delle violenze sulle donne”.

“Ben vengano, quindi, processi formativi di sensibilizzazione di informazione volti proprio al contrasto della violenza sulle donne. Non dobbiamo però dimenticare che il contrasto va fatto verso ogni tipo di violenza ai danni delle donne e, soprattutto, nell’ambito del posto di lavoro dove le lavoratrici sempre più scontano una maggiore difficoltà nel denunciare le molestie e le violenze che subiscono. Per loro infatti – sottolinea Pipponzi - si ripresenta il problema della vittimizzazione secondaria, cioè la paura di essere giudicate o di essersela ‘cercata’, la molestia o la violenza subita e, comunque, il timore di perdere il posto di lavoro a seguito di condotta ritorsiva da parte del datore laddove, appunto, le lavoratrici molestate decidano di denunciare”.

La consigliera regionale di Parità evidenzia, inoltre, “che il proprio Ufficio continuerà nel proprio lavoro di promozione della parità e delle pari opportunità nell’ambito del mondo del lavoro ma, soprattutto, proseguirà, in qualità di pubblico ufficiale e Autorità garante e presidio di legalità, nella forte e decisa azione di prevenzione e contrasto alle discriminazioni sui posti di lavoro. Azione che – conclude Ivana Pipponzi – si concretizza in una serie di importanti attività operative, tra le quali: l’accoglienza delle lavoratrici, la presa in carico delle loro denunce, la convocazione delle parti datoriali e, nei casi di condotta discriminatoria, la richiesta di rimozione della medesima”.

convegnpipponzi.jpg

 foto Esposito

 

In occasione della giornata Internazionale contro la violenza maschile sulle donne, la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi, ha dedicato l’intera giornata del 23 novembre ad iniziative di sensibilizzazione e formazione

 

La mattina alle ore 10.30, è stata installata la “Panchina rossa contro ogni forma di violenza” con targa portante il numero verde antiviolenza 1522. La panchina sarà posta a Matera in via Annibale di Francia, nel piazzale antistante la sede dell’Ispettorato territoriale del Lavoro. L’Iniziativa è frutto di una attività sinergica tra l’ufficio della Consigliera di parità regionale e l’Ispettorato regionale del lavoro volta alla prevenzione e contrasto delle discriminazioni di genere sui posti di lavoro. Ha un valore altamente simbolico, anche alla luce della recente ratifica della Convenzione Oil (Legge n. 4/2021) sul contrasto alla violenza e alle molestie sui luoghi di lavoro; si vuol così ricordare le tante vittime di femminicidio ed offrire un servizio segnalando il numero verde antiviolenza che, se attivato, può salvare la vita di una donna.

L’iniziativa è patrocinata da Bcc Basilicata (ente finanziatore), da Lions Clubs Potenza Pretoria, Potenza Duomo, Potenza Host e Melfi e dall’associazione Matera Città per le Donne.

Nel pomeriggio del 23 (inizio 18,30) a Potenza, presso il Palazzo della Cultura si è tenuto il convegno “La violenza di genere:”. Nel convivio di studi hanno relazionato il presidente della Corte di appello di Potenza, Pasquale Materi, il sostituto procuratore distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Gerardo Salvia, l’avvocata del Gruppo D.i.Re, Titti Carrano, e la presidente del Cav Telefono Donna e Casa Rifugio, Cinzia Marroccoli, che hanno offerto - con approccio integrato – la visione processuale della violenza di genere e di come gli stereotipi e i pregiudizi possano inficiare i giudizi penali e civili.

“Dobbiamo però essere consapevoli - dichiara Pipponzi - che si deve parlare di violenza di genere e molestie tutto l’anno, come facciamo noi Consigliere di parità nell'ambito dell'azione istituzionale antidiscriminatoria, anche quali pubblici ufficiali. Noi lo facciamo ogni giorno ascoltando le donne che vengono nei nostri uffici a denunciare violenza o molestie sui luoghi di lavoro, contrastando le conseguenti discriminazioni e sostenendo il lavoro dei Centri antiviolenza (Cav), punti di riferimento per tante donne che hanno necessità di uno spazio sicuro e accogliente dove poter riprendere in mano la propria vita ed uscire da situazioni ad alto rischio”.

“Sono convinta - prosegue la Consigliera regionale di parità - che gli operatori del diritto, le forze dell'ordine, i medici, gli operatori sanitari, gli insegnanti, gli psicologi debbano avere sempre più e meglio gli strumenti per riconoscere una situazione di pericolo e agire tempestivamente per scongiurare il peggio. È inaccettabile registrare che circa ogni 2 giorni muore una donna per mano di chi nell’80 per cento dei casi aveva le chiavi di casa della vittima. Dai dati nazionali e regionali si comprende come la violenza di genere sia un fenomeno strutturale della società che affonda le radici nella persistente disparità tra uomo e donna e ancora poco riconosciuto dalle stesse vittime. Solo 3 donne su 10 riconoscono di essere vittima di violenza e solo il 5 per cento delle vittime si rivolge ad un centro antiviolenza”.

“È necessario, però, attivarsi in maniera fattiva affinché alle vittime di violenza sia data una possibilità concreta di rendersi autonome economicamente. In questo senso ho salutato con favore la misura da poco varata sugli sgravi per le aziende che assumono vittime di violenza e lo stanziamento del Fondo per il Reddito di libertà per le donne vittima di violenza; misure ancora poco conosciute dagli stessi operatori del diritto. Pertanto – conclude Pipponzi – è fondamentale continuare nell’attività di informazione e sensibilizzazione, contribuendo così a formare la cultura paritaria di genere, fondamentale per far conoscere diritti e tutele rimediali ma anche necessaria per la crescita valoriale della società”.

 

Dopo un’estate particolarmente “turbolenta”, ne parleremo con esperti e operatori. Il parere dell’insegnante e del sacerdotegiovanipz.jpg

 

 

 

IL PARERE DELL'INSEGNANTE: PINA SABIA

d: È arrivata alla fine del suo percorso come insegnante: cosa può dire dei giovanissimi di oggi?

r: Quello giovanile è un mondo molto variegato per cui non si può assolutamente generalizzare. Sulla base della mia esperienza di insegnante tuttavia devo dire che negli ultimi anni, in ambito scolastico, molto spesso ho avuto modo di rapportarmi con ragazzi sicuramente aperti, disponibili, generosi, ma con diverse fragilità; ragazzi, insomma, che se non opportunamente guidati rischiano di deviare, isolarsi e stare male.

d: Quali differenze ha rilevato rispetto al passato?

r: Il progresso tecnologico, la globalizzazione, i cambiamenti nella coppia e nella famiglia, le rappresentazioni della sessualità, i media e internet hanno non solo fortemente influenzato, ma anche, in qualche modo, uniformato il modo di pensare e comportarsi dei nostri ragazzi. Oggi essi curano molto i rapporti sociali; interagiscono tra di loro, grazie ai social; seguono con passione la musica, il ballo, lo sport, che rappresentano forti momenti di aggregazione; godono, inoltre, di maggiore libertà rispetto al passato. Per quanto riguarda la scala valoriale certamente non è marcata e condivisa come quella dei giovani del passato (la patria, la famiglia, il lavoro, l’ideale politico e la religione) ma è piuttosto soggettiva e spazia dalla famiglia, alla verità, alla sincerità, alla giustizia, alla lealtà, alla solidarietà, al rispetto, alla fede. In ogni caso più che a una perdita di valori, come solitamente si afferma, dobbiamo pensare che al momento ci sia una sorta di temporaneo disorientamento.

d: Quali sono le cause dei comportamenti devianti a cui oggi assistiamo di frequente, a scuola, nei social, e più in generale nei rapporti?

r: Le cause possono essere diverse, ma certamente la fragilità di molti giovani deriva dalla mancanza, in famiglia e/o fuori da essa, di solide figure di riferimento, capaci di guidarli nella costruzione della loro vita orientandoli a stabilire valori prioritari e a compiere scelte consapevoli.

IL PARERE DEL PARROCO: DON MIMMO FLORIO (consulente spirituale CSI di Potenza)

d: Dalla chiesa, dall'ambito sportivo, è spesso a contatto con i giovani, cosa sta succedendo ai ragazzi di oggi?

r: Il mio pensiero è che i giovani di questa epoca, mi dispiace dirlo, forse non hanno dei punti di riferimento importanti. Chiaramente non tutti, parliamo nello specifico di quei ragazzi che tante volte vedo abbandonati a se stessi, magari davanti ad un bar, bevendo qualche birra e alcolici, chiacchierando tra di loro. Hanno perso sicuramente il riferimento della chiesa, non li vediamo più, i banchi sono quasi sempre vuoti di giovani. E forse anche il riferimento della famiglia, penso che ci sia pochissimo dialogo con i genitori, è venuta a mancare la figura del genitore che fa comprendere al figlio quali sono i valori. Mi chiedo spesso se questi ragazzi si pongono il dubbio del valore della vita.

d: Una differenza effettiva rispetto a 10/15 anni fa quindi si avverte?

r: Per me assolutamente sì, più di 20 anni fa quando ero parroco a San Gerardo e gli adolescenti di allora uscivano quasi solo il sabato, e alcuni alle 21 già dovevano rientrare. Oggi vedo ragazzini di 14-15 anni che sono in giro ben oltre la mezzanotte. Sicuramente c’è stata una rivolta generazionale, forse le famiglie di oggi sono più leggere e permissive, magari prese da mille impegni. Da non sottovalutare poi il numero di coppie separate o divorziate che spesso sono in conflitto tra loro, quindi a volte il ragazzo non sa se dipendere dalla madre o dal padre, soprattutto quando manca il dialogo stesso tra le due figure genitoriali.

d: Lei vive in Centro, ha mai avuto modo di confrontarsi con alcuni di loro?

r: Devo ammettere che forse anche io ho parlato poco con i giovani, è un mio cruccio, molto spesso siamo presi da tanta burocrazia, la parrocchia ti assorbe. Questi giovani vanno ascoltati innanzitutto, perché sicuramente c’è qualcosa che non va, spesso diventa più facile parlare con un estraneo piuttosto che con i genitori. È successo che qualche mamma mi ha confessato di lasciare più liberi i figli, dopo questi due anni di pandemia che hanno trascorso sempre in casa: sicuramente giusto, però la libertà poi non deve sfociare in atti di vandalismo. A questi giovani vorrei rivolgere una domanda: a voi interessa Dio, parlare di Dio? C’è una parte che è presente e partecipa alle funzioni, ma sono consapevole che la maggior parte dei ragazzi li abbiamo persi, si sono allontanati dalla Chiesa.

giovani_potenza.jpg

 

 

 

 

di Antonella Sabia

 

 

 

 

“Sono cambiati i tempi, non ci sono più i giovani di una volta!” Alzi la mano chi non ha mai sentito proferire queste parole. Un luogo comune, quasi certamente, che unisce donne e uomini cresciuti in un’altra epoca. Soprattutto quando accadono fatti gravissimi, come quelli a cui si è assistito (in Centro e non solo) durante le serate estive: ragazzini troppo speso ubriachi, risse, bottiglie spaccate, dehor divelti. Zero valori e pochi punti di riferimento, si dice di questi ragazzi, ma quali sono questi valori che spiccavano in passato e ora sembrano persi? È la società che li ha fatti smarrire, sentire soli? In quale parte, gli adulti possono essere corresponsabili di questo cambio generazionale? Ci siamo confrontati con una psicologa, Costanza Galante, un’insegnante, Pina Sabia, e un parroco, Don Mimmo Florio, per avere tre punti di vista differenti sul tema.

IL PARERE DELLA PSICOLOGA: COSTANZA GALANTE

d: Cosa sta succedendo ai giovani di oggi? Si può parlare di cause scatenanti?

r: Alcuni dei principali effetti collaterali della pandemia e del conseguente stato di isolamento in cui ci siamo ritrovati lo scorso anno, sono stati l’incremento del disagio giovanile e in particolare l’aumento dell’aggressività in giovani e giovanissimi. In questo periodo sono aumentate le problematiche legate ai disturbi del sonno e ai problemi alimentari. I ragazzi, che in genere vivono la gioventù come uno stato di grazia e spensieratezza, per la prima volta sono stati invasi dall’ansia, accompagnata da una sensazione di impotenza e frustrazione. Un vissuto che in molti casi è sfociato in aggressività verso sé stessi, verso i genitori oppure, come in questo caso, verso l’ambiente esterno che ci circonda. Alla rabbia e all’aggressività verbale ampiamente riscontrata sia nelle interazioni reali che nel mondo virtuale, come i social network, si sono affiancati disturbi psicosomatici, una diminuzione dell’autostima e un perenne stato di apatia e tristezza.

d: Come si possono aiutare questi ragazzi? In generale, accettano l’aiuto dei professionisti?

r: Il primo step necessario è quello della prevenzione, per rendere i ragazzi più consapevoli del proprio mondo interiore e quindi anche consci di eventuali difficoltà. Insegnare ai giovani ad ascoltarsi e a cogliere i segnali di un eventuale disagio li sprona a chiedere aiuto e a non chiudersi a riccio in sé stessi. Un ulteriore passo è quello di apprendere e far apprendere la resilienza: aiutare i giovani ad adottare strategie di coping adeguate per affrontare le difficoltà in modo adattivo, flessibile, senza abbandonare i propri sogni e le proprie ambizioni.

d: Spesso si parla anche di depressione, ansia, che affligge i giovani oggi. È un fenomeno verificato? Succede oggi più che in passato?

r: Possiamo affermare senza esitazione che l’emergenza sanitaria ha messo a dura prova tutti, soprattutto i giovani, in fase di formazione della propria personalità e di costruzione del proprio futuro per ritagliarsi un posto nel mondo. Da un giorno all’altro il loro orizzonte pieno di opportunità è stato mutato in un tempo sospeso, di perenne attesa. La quotidianità è cambiata irrimediabilmente e così anche la motivazione a fare progetti, fissare obiettivi e pianificare il futuro. L’assenza di obiettivi e di motivazione è una delle caratteristiche tipiche della depressione, ma non ne farei un discorso generalizzato. Abbiamo vissuto un’emergenza non solo sanitaria, ma anche sociale, culturale, psicologica. Non eravamo pronti a reagire nella misura più adeguata, dunque una sensazione di stanchezza e infelicità è comprensibile, bisogna trovare il modo di essere resilienti e di trasmettere ai ragazzi le giuste strategie di coping per fronteggiare le difficoltà e riappropriarsi del proprio benessere psicologico e della propria vita.

L'indagine continua sul prossimo numero con gli altri interventi previsti.

 

 

 

 

 

inofrtuniolavoro.jpg

“Gli ultimi dati Inail sugli infortuni sul lavoro mettono in evidenza due aspetti fondamentali: la necessità di rafforzare i controlli nei luoghi di lavoro incrementando il personale e come l’obbligo vaccinale nel settore sanitario abbia ridotto gli episodi di infortunio”. È quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa.

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail tra gennaio e luglio sono state 312.762 (+8,3% rispetto allo stesso periodo del 2020), 677 delle quali riferite a eventi mortali (-5,4%). In aumento le malattie di origine professionale denunciate, che sono state 33.865 (+34,4%). Lo comunica l'Istituto nei suoi Open data, precisando che il confronto tra i primi sette mesi del 2020 e del 2021 “richiede molta prudenza ed è da ritenersi ancora poco significativo a causa della pandemia che nel 2020 ha provocato, soprattutto per gli infortuni mortali, una manifesta tardività nella denuncia, anomala ma rilevantissima, generalizzata in tutti i mesi ma amplificata soprattutto a marzo 2020, mese di inizio pandemia, che ne inficia la comparazione con il 2021”. Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 6,4% nella gestione Industria e servizi (dai 249.499 casi del 2020 ai 265.499 del 2021), del 4,4% in Agricoltura (da 14.797 a 15.450) e del 29,4% nel Conto Stato (da 24.577 a 31.813).

In controtendenza rispetto all'aumento in tutti i settori produttivi è quello della sanità e assistenza sociale: nei primi sette mesi di quest'anno presenta una riduzione del 34,4% degli infortuni sul

lavoro rispetto allo stesso periodo del 2020 (sintesi di un +163% del primo bimestre, di un -67% del periodo marzo-giugno e di un +3% a luglio) pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi.

“Quest’ultimo aspetto – conclude Summa – è da leggersi in termini di obbligatorietà al vaccino per gli operatori sanitari e che, ribadiamo, riteniamo debba essere esteso a tutti a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, senza lasciare le imprese a decidere in modo unilaterale della salute dei lavoratori introducendo obblighi e sanzioni. Se si vuole garantire il diritto alla salute e il diritto al lavoro - conclude Summa - l’unica soluzione è l’obbligo vaccinale e la gratuità dei tamponi".

SCARICA QUI IL GIORNALE

pg_01_11_05_24.jpg

  

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ROSSIELLO Right-Top in posizione n°2

Chi siamo

Publicom Srl, Potenza. Il free-press cartaceo “Controsenso Basilicata” è edito da Publicom S.r.l. - Questo sito non ha periodicità -ControSenso ha sede a Potenza (Basilicata). Si occupa di informazione, cultura, sport, società e satira.


controsensobasilicata@gmail.com