- Redazione
- Sabato, 18 Dicembre 2021 09:32
Le sfide che siamo stati chiamati ad affrontare in questi ultimi due anni, ci hanno spinto a riflettere sul vero senso delle cose, sulla caducità del tempo, e soprattutto della vita. Ci apprestiamo ad entrare nella settimana che precede il santo Natale, e il fotoreporter Rocco Esposito ha raccolto un video messaggio che mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo delle diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsiconuovo, ha mandato alla nostra redazione.
È proprio sulla pandemia che si è soffermato inizialmente, a pochi giorni da questa grande luce che accompagnerà la nascita del Bambino. “Chi di noi non ha avvertito il peso di questa pandemia che ci ha toccato fino al midollo. Noi adulti abbiamo portato questo peso che ci ha sovrastato, e che dire dei più giovani che forse hanno perso un tratto della loro vita da adolescenti, non hanno avuto modo di espandersi, di avere relazioni e contatti”. S.E.R. Mons Ligorio, proprio in relazione ai nostri giovani lucani ha fatto cenno all'inaugurazione ufficiale del corso di Laurea in Medicina che si è tenuto negli scorsi giorni presso l'UNIBAS. “È una grande responsabilità per la nostra regione, non stiamo parlando solo di investire su qualcosa, stiamo investendo sulle persone che a loro volta potranno infondere cultura che diventa servizio nella sofferenza e nella malattia. Coraggio giovani – ha affermato mons. Ligorio – accettate le sfide che oggi la storia vi sta offrendo, ma soprattutto abbiate la forza di accogliere e investire su questo territorio perché qui ci sono delle domande che attendono risposte”.
Alla nostra redazione ha anche affidato il suo augurio per i potentini e più in generale per i lucani:
“Sono vescovo in Basilicata da ormai 23 anni, il signore mi ha affidato prima Tricarico, poi Matera e adesso Potenza, ho toccato con mano che c’è una bellissima sensibilità e una grande ricchezza d’animo, dobbiamo solamente acquistare consapevolezza dei doni che ci sono in questi territori, e del dono che è ciascuno di noi. Consapevolezza significa prendere più a cuore quello che siamo, avere coraggio di saper mettere a frutto questi talenti, e mettersi anche in discussione, per dare una risposta ai nostri bisogni”.
Sui rapporti con le Istituzioni ha affermato: “Durante gli incontri ho visto un avvicinarsi reciproco, alla ricerca di dialogo, di una parola di incoraggiamento e di speranza. C’è disponibilità da parte di tutti a guardare oltre a questa realtà che a volte ci ottenebra, ci oscura ma questo può accadere solamente se tutti ci mettiamo in discussione e sappiamo lavorare insieme”.
E poi il pensiero più intenso, agli ammalati, ai carcerati e a chi per motivi economici non trascorrerà un Natale sereno. “Sono punti nevralgici della nostra umanità, sarò più volte in ospedale a celebrare messa nei reparti, nella Fede vedono una speranza a cui aggrapparsi. Andrò anche a celebrare messa in carcere, qui si scorgono volti segnati, certe volte spenti, che tornano a brillare in particolare quando si toccano le corde della famiglia, perché sono proprio i loro cari, un punto di ravvedimento della loro vita. Un pensiero va poi a coloro i quali non hanno un lavoro, è pesante, a volte diventa un vero macigno vivere queste feste, perché invece di gioire si vive in uno stato di sofferenza. Ecco allora mi auguro che il pane non manchi in nessuna mensa, con questa nostra capacità di spezzare il pane, mangiare insieme e capire che prima di tutto viene la dignità dell’uomo”.
Ultimo ma non meno importante, un pensiero ai bambini, nostra generazione futura: “Non è un caso che il signore dica <Lasciate che i bambini vengano a me>, per la loro spontaneità, il senso di stupore che si scorge nei loro occhi per le piccole cose. È proprio dai bambini che bisognerebbe imparare questa capacità di saper leggere tra le righe di questa storia offuscata. C’è speranza che emerge, sovrasta, che ci fa in camminare e guardare il futuro con più fiducia”, ha così concluso mons. Salvatore Ligorio.
Antonella Sabia