- Redazione
- Sabato, 18 Dicembre 2021 09:30
di Walter De Stradis
A soli ventotto anni è diventato segretario regionale del Partito Democratico (la proclamazione averrà lunedì), che dopo due anni di commissariamento, non la smetteva di fare “picci di sonno”. Raffaele La Regina, potentino, pensa a un patto generazionale fra dirigenti di oggi e di ieri, ma per il momento rispedisce al mittente paragoni con altri “giovani talenti” del recente passato del centrosinistra (dalle alterne fortune).
d: Come giustifica la sua esistenza?
r: Legandola a un libro che parla di fisica quantistica e che si intitola “Heligoland”. C’è chi sostiene che il tempo non esiste, io ritengo invece che ognuno di noi esiste per dare un senso al tempo che vive. Il mio senso dell’esistere è quello di dare una speranza a un territorio, prendendo parte a una sfida collettiva.
d: Lei parla di fisica quantistica, ma questo Pd è più “onda” o più “particella”? Ma, poi, esiste UN Pd in Basilicata?
r: Questo Pd ESISTE ed è il pilastro del buon governo, e lo abbiamo visto in Italia, sia a livello di governo sia di elezioni amministrative. Per quanto riferibile alla Basilicata, beh, io rifuggo da quell’immagine trita del Pd come partito delle “reazioni avverse”: certo, abbiamo avuto delle stagioni “turbolente”, ma al nostro interno abbiamo delle classi dirigenti che non sono seconde a nessuno per qualità. E oggi credo si avverta QUANTO alla Basilicata manchi il Partito Democratico. Spesso per avviare una fase nuova c’è bisogno di colluttazione, di scontri (anche se io le problematiche preferisco discuterle dentro casa mia), ma non credo ci sia un’altra comunità che, come la nostra, gira per il territorio, fa i congressi e attiva dialoghi e confronti al suo interno, che sono la base della democrazia. Senza contare tutti gli amministratori e segretari capaci che abbiamo in ogni angolo della Basilicata.
d: Perché il Pd ha perso le ultime regionali?
r: A mio avviso è una sconfitta che viene da lontano, da UN ALTRO Pd -prima di Zingaretti e Martina- che aveva perso ogni contatto con la società civile, che riteneva superflua l’interlocuzione con le parti sociali (per andare a contrattare direttamente con gli amministratori delegati), che aveva dimenticato come si stava nelle fratture sociali, e che si occupava solo di se stesso. Un partito che parlava tanto di “rottamazione” e che alla fine ha “rottamato” soltanto se stesso.
d: Contestualizziamo il discorso alla Basilicata.
r: Quel partito ha prodotto conseguenze anche sui territori. Si parlava di “rottamazione”, ma spesso le dinamiche erano ben altre. Io non credo nella “rottamazione” e nel giovanilismo di maniera, ritengo invece che ci sia da stringere un patto inter-generazionale tra la classe dirigente…
d: …“Diversamente giovane”?
r: Esatto… e quella più recente, che possa riportare il Pd alla guida della Basilicata.
d: Una pausa di colore: le hanno mai detto che rassomiglia a un giovane Vito Santarsiero? Secondo me, se taglia la barba e mette gli occhiali…
r: (Ride) In verità ero abituato a un altro paragone…
d: Con Speranza? In effetti somiglia un po’ anche a lui.
r: Ma anche il paragone con Vito mi fa piacere.
d: Lei è giovane, ma ha già discrete esperienze, avendo lavorato col Ministro per il Sud, Provenzano. E se qualcuno, fra qualche tempo, la definisse “il nuovo Speranza”…?
r: (Sorride) Questo non lo so, intanto voglio essere Raffaele La Regina, segretario Pd. Tutti i nostri dirigenti vanno ringraziati, e credo che lo stesso Roberto abbia affrontato la Pandemia con la schiena dritta, trasformando il nostro Paese in un modello. Proprio ieri (lunedì – ndr) si è inaugurato il nuovo corsi di studi in medicina... Ma le parlavo prima di un patto generazionale fra classi dirigenti: è un percorso che voglio portare avanti senza “rassomigliare” a nessuno.
d: Ecco. Mi è capitato, in un bar, di ascoltare i commenti sulla sua nomina a segretario regionale del Pd: «Guarda com’è giovane questo, chissà come se lo manovreranno…».
r: Bah, io lascerò parlare i fatti. Chi ancora pensa che questo partito possa “manovrarsi” in virtù di prove di forza o di “retroscenismo”, non ha capito che così non si esce dall’impasse in cui il Pd oggettivamente si trova. Ed è per questo che agirò in piena autonomia, e senza condizionamenti di sorta.
d: Veniamo ai temi reali. La costringo subito a sparare del “fuoco amico”: mi dica una pecca del Santarsiero sindaco di Potenza.
r: E’ stato un ottimo sindaco, che è stato rieletto (cosa non facile) con un plebiscito, un exploit nelle contrade (in questa sede vorrei ricordare anche la bella figura di Nicola Lovallo, al quale bisognerà intitolare una sede del Pd). Anche da presidente del consiglio regionale, Vito è stato sempre un dirigente apprezzato dalla comunità, ma a volte anche troppo sacrificato dal suo stesso partito (ma lo vediamo tutti in questi in giorni, quanto il sindaco Santarsiero possa rivendicare il buon lavoro fatto). Ma ho un’idea diversa, tuttavia, sul passaggio politico, quello che poi ha portato il Pd a una sconfitta a Potenza, con la vittoria dell’ottimo ingegner De Luca. Bisognava trovare il coraggio di proseguire su una strada già trovata, provando a immaginare una Potenza diversa da quella che eravamo abituati a vedere (ricordo le polemiche sulla grandi costruzioni, su una città che non riusciva ad essere attrattiva o a diventare realmente “universitaria”). Credo che sia mancata un’idea di città proiettata nel futuro: ecco, Vito avrebbe dovuto già dare al suo successore un’idea di capoluogo da portare avanti.
d: A proposito di “città universitaria”: adesso con la “facoltà” di Medicina c’è da lavorare ancora di più in quest’ottica.
r: Innanzitutto ritengo che il Pd non riconquisterà la regione se prima non ha riconquistato Potenza (così come Matera, Melfi…). Credo che nell’interesse di Potenza si debba ripartire rilanciando TUTTO l’Ateneo, lavorando su TUTTE le facoltà (e lì c’è bisogno anche di intellettuali meno “asettici” sui temi cittadini), portando il capoluogo a essere non soltanto “città di servizi”, ma anche di innovazioni sociali. Ieri sono stato a Bucaletto, alla “Casa di Leo”: ecco, sono luoghi che non vengono valorizzati.
d: Il lavoro delle varie Caritas testimonia un preoccupante consolidarsi delle cosiddette nuove povertà.
r: La Basilicata è la regione col più alto tasso di povertà relativa delle famiglie (23,4%); si parla anche di povertà educativa; i dati Svimez ci dicono che il tasso naturale di crescita in regione è sceso al -10%. Sono dati che fanno spavento. La povertà si combatte col lavoro e coi servizi sociali, che vanno rafforzati. C’è da ripensare al tipo di welfare che vogliamo e a come fermare l’emigrazione giovanile. Senza contare che l’emigrazione sanitaria FA PARTE di questo “calderone” delle nuove povertà. Bisogna insistere sul sostegno al reddito, su nuove politiche industriali.
d: Un refrain ormai “popolare”: «Con tutto il petrolio che abbiamo (e che diamo), disoccupazione e povertà qui da noi sono ancora un’emergenza».
r: Concordo. Un dato su tutti che fa anch’esso paura: il tasso dei giovani professionisti lucani impiegati nel settore energetico è il più basso d’Italia! Credo che sia questa grande stortura il primo impedimento al “diritto a restare” in Basilicata. Credo inoltre che le royalties vadano spese per rafforzare i servizi sociali, le politiche industriali, e non per tappare i buchi di bilancio della Regione. Siamo tutti contenti se vengono a cantare i Pooh a Viggiano, ma credo che quei soldi debbano servire a garantire ai giovani lucani il diritto a lavorare e a metter su famiglia nel loro territorio. Il fatto è che arriveremo –come da accordo con le compagnie- fino 2029 estraendo fino all’ultima goccia di petrolio disponibile, con compensazioni ambientali che sono perlomeno da rivedere!
d: I problemi di chi amministra si acuiscono quando i soldi CI SONO.
r: Proprio così. Lo stiamo vedendo col Pnrr, con l’Agenda 21/27, con la PAC. La verità è che se non si ha la capacità di fare programmazione seria, queste risorse rischiano di rimanere non spese (è successo con l’Agenda 14/20, anche se sono state riprogrammate). Ecco perché noi gireremo i territori, dialogando con amministratori e società civile, per mettere a punto un piano di sviluppo da consegnare a Bardi.
d: Ma Bardi e i suoi hanno appena redatto il loro Piano Strategico Regionale.
r: Sono delle slide ben fatte, ma non disegnano in modo preciso COME verranno utilizzate le risorse e gli assi di sviluppo che si immaginano. E’ un Piano presentato con due anni ritardo (è vero che nel frattempo c’è stato il Covid, come dice Bardi, ma il Piano Sud 20/30 del Governo è stato fatto PRIMA della Pandemia e poi riconvertito all’emergenza, con successo!) e in maniera confusa. Bardi dice che adesso, una volta presentato il Piano, potrà incontrare sindaci e parti sociali, ma in democrazia di solito accade il contrario! Comunque ci saremo anche noi a quei tavoli. Lo faremo appena finito il viaggio nei territori.
d: Anche lei col camper?
r: (Ride). No, preferisco essere più ecologico.
d: E come girerà la Basilicata, in bicicletta?
r: Ci sono anche i treni. Questo partito ha bisogno di un’immagine fresca.
d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?
r: Di fare il possibile affinché i giovani possano tornare in Basilicata. Non possiamo solo “augurarci” che le cose accadano.
d: In questo discorso c’entra –o meno- la polemica sui dirigenti “campani” nominati da Bardi?
r: Trattandosi di scelte discrezionali indirizzate alla diretta collaborazione, non entro nel merito… anche se in Basilicata di dirigenti capaci e preparati ce ne sono eccome, e la politica può fare uno sforzo in più. Ma questa è solo una parte del ragionamento. C’è da aprire la stagione dei concorsi pubblici, perché la pubblica amministrazione è molto anziana.
d: E a Mario Guarente cosa direbbe in confidenza?
r: E’ un amico, e gli direi di lavorare in maniera esclusiva per questa città, senza trascinarla nelle vicende che riguardano invece le fratture del centro-destra, che attengono agli interessi di alcuni imprenditori appartenenti al mondo sportivo (legati al centrodestra stesso)… gli chiederei da farla uscire da queste dinamiche che Potenza la incupiscono e la rendono meno attrattiva. Bisogna aprirla invece al mondo della cultura, dell’innovazione e della ricerca.
d: Il film che la rappresenta?
r: Io sono molto “nerd”: “Star Wars”, “Il Signore degli anelli”, “Avengers” e “Harry Potter”, sono le saghe a cui sono più legato.
d: La canzone?
r: “Telefonami tra vent’anni”, di Lucio Dalla.
d: Il libro?
r: “La scopa del sistema”, di David Foster Wallace. Parla delle Crisi che ci ha portato a essere tutti precari.
d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
r: «Un compagno e un amico».