- Redazione
- Sabato, 15 Maggio 2021 09:18
di Walter De Stradis
Il suo comune, Moliterno (Pz), è stato la prima zona rossa. Quel tipo di eventi che difficilmente si scordano. Sei mesi dopo, Antonio Rubino, un giovane trentatreenne del posto, di professione archivista, ne è diventato il nuovo sindaco. Si era tutti nella “tregua” concessa dalla Pandemia, ma pochi mesi dopo le fauci del baratro si sono riaperte peggio di prima. E oggi quel giovane si ritrova sulle spalle una di quelle responsabilità che in politica non si augurano a nessuno. Unica “consolazione”? In tutta la Basilicata è così.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: Sono cattolico, e rintraccio soprattutto in questo la mia missione. Oggi sono al servizio della mia comunità, ed è un’importante parte di quella missione stessa.
D: Lei di professione è archivista: spulciando negli archivi, quale tipo di documento le piacerebbe trovare, un domani, sulla Basilicata?
R: Bella domanda. Direi un documento che testimonia che questa non è la regione del silenzio, o dell’abbandono, come qualcuno dice ancora. In Basilicata invece è possibile l’innovazione, una sfida nuova.
D: Però è stato eletto a settembre scorso e quindi credo che finora la sua maggiore occupazione sia stata il Covid e tutto ciò che esso comporta...
R: E’ vero, da settembre non c’è stata un’ora di amministrazione che non abbia fatto i conti con l’emergenza sanitaria. E qui nasce un paradosso: perché in questo modo lo “straordinario” diventa “ordinario” e comunque tutte le altre incombenze “normali” rimangono. In tutto questo però occorre riuscire, come dice lei, a tenere un orizzonte. Noi rivendichiamo la grandissima tradizione culturale che è universalmente riconosciuta a Moliterno e su quello dovremmo basare un discorso. Abbiamo approvato importanti investimenti, per i prossimi tre anni, che guardano alla nostra come a una città turistica, una città della cultura. Moliterno ha sette musei e vogliamo valorizzarli, ha risorse naturalistiche importanti. Vorremmo incentivare nuovi investimenti, invitando -residenti e non- a scommettere sulle opportunità che offriamo. Un orizzonte che può intercettare anche le nuove risorse che vengono dall’Europa.
D: Su tutto, però, incombe appunto il Covid. E Moliterno ha passato momenti difficili. Tutti guardiamo con fiducia alla campagna di vaccinazioni in atto, ma lei come giudica l’operato della Regione Basilicata?
R: Noi siamo stati la prima zona rossa in Basilicata, e analizzare quella situazione col senno di poi ci dice anche qualcosa sul presente. All’epoca si era impreparati, oggi, a distanza di diversi mesi, non si può più improvvisare. E c’è una questione che nell’emergenza diviene sostanza: la comunicazione. Prenda la questione circa la possibilità di vaccinare gli accompagnatori non residenti degli ultra-fragili...
D: Il Presidente ha annunciato la caccia “ai furbetti”...
R:...diciamola tutta: se la comunicazione iniziale fa percepire alla popolazione che c’è la possibilità di vaccinarsi, beh, è normale che la risposta sia quella di andare a vaccinare quante più persone possibile. Chiamare “furbetti”, il giorno dopo, quelli che in una comunicazione sono stati individuati come potenzialmente vaccinabili, è qualcosa che non va bene. Atti e auto-dichiarazioni andranno letti e approfonditi, certo, ma in una situazione del genere la comunicazione deve essere ai primi punti della gestione della crisi. Credo che in questo la Regione debba rivedere il suo modo di agire. Come sindaci viviamo e conosciamo giorno per giorno le difficoltà: abbiamo organizzato sul territorio la vaccinazione degli over 80. A Moliterno ne abbiamo vaccinato il 97/98% (al 4 maggio scorso – ndr) e li abbiamo chiamati uno per uno. Le amministrazioni locali hanno questa capacità, quindi facessero più affidamento su di noi: il che non vuol dire, attenzione, scaricare le responsabilità, ma creare sussidiarietà su questi servizi. Invece spesso si danno direttive e ci si aspetta che gli altri facciano tutto. Oppure addirittura ci si affida a una certa “anarchia”.
D: Ma lei Bardi l’ha mai incontrato?
R: Solamente al telefono. La prima volta è stata quando, appena eletto, ho ricevuto i suoi auguri, graditissimi. Poi ho ricevuto un’altra telefonata, a seguito di un aumento dei contagi, in vista di un’eventuale zona rossa. Guardi, non è che lui si neghi ai sindaci o alla collaborazione, però vediamo che in effetti c’è una certa distanza -perlomeno da una parte della politica regionale- rispetto ai problemi che si vivono sui territori.
D: Alcuni suoi colleghi lamentavano di dover leggere le Ordinanze sui giornali; altri criticavano la non tempestività circa le direttive sulla chiusura delle scuole.
R: Anche noi, sulle scuole, veniamo a sapere le decisioni all’ultimo secondo. E pensare che qui ogni giorno organizziamo la vigilanza sui trasporti, le sanificazioni, rispettiamo i protocolli... e poi, quando c’è qualche contagio, pur applicando quei protocolli, scopriamo che dovremmo sentirci con la Task Force. Che spesso non risponde. In queste ore è difficile mettersi in contatto quando c’è una qualche emergenza; grazie a Dio abbiamo delle strutture sul territorio, come l’Igiene e Sanità Pubblica di Villa D’Agri, con cui spesso riusciamo a interfacciarci, ma tenere un filo diretto con le strutture che devono gestire l’emergenza non è così facile.
D: Un giovane sindaco come lei, Giordano di Vietri di Potenza, proponeva l’affido diretto dei vaccini ai primi cittadini, almeno per quanto riguarda i piccoli comuni.
R: Nel concreto sono d’accordo, sarebbe un’ottima iniziativa, ma per principio dovrei dire il contrario, perché non spetterebbe a noi organizzare questa fase. Si può collaborare -e se affidassero a noi in quel modo le vaccinazioni saremmo sicuramente in grado di mettere in campo una macchina organizzativa che può funzionare- ma la faccio riflettere su un’altra cosa: quali sono le strutture che un Comune ha a disposizione? Su questo abbiamo lavorato noi, i nostri uffici, che già sono sommersi di lavoro. E allora in queste ore si rende necessaria una seria riflessione sugli “enti locali”, e quando si parla di “piccoli comuni” occorre tenere a mente che la Basilicata E’ FATTA di “piccoli comuni”.
D: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?
R: Vista la sua esperienza, gli consiglierei di farsi un giro paese per paese. Si parla tanto di “didattica a distanza”, ma io vorrei portare il Governatore presso alcune abitazioni a mille metri d’altezza, nelle aree rurali di Moliterno, dove già alle quattro del pomeriggio ci sono diversi problemi. Beh, lì sì che si percepisce che, per affrontare le questioni dei territori, non basta soltanto una comunicazione “da Potenza”.
D: Veniamo alla questione petrolio. Da poco è stato rinnovato l’accordo con le compagnie per la Val D’Agri e la maggioranza regionale esulta, parlando di successi e di fondi “sette volte tanto” rispetto a prima. Quindi, come si dice... “Tutto bene, madama la marchesa”?
R: Quando si parla di petrolio in Val D’Agri, non vi assocerei mai la semplificazione che vedo in queste ore. Rispetto agli ultimi annunci, poi, io faccio proprio fatica a capire. Sicuramente saremo messi al corrente di questi “importanti obiettivi raggiunti”. Ma devo dire che sono anche contrario a quella narrazione secondo la quale “non abbiamo mai avuto niente dal petrolio”. Non è così. So benissimo quanti servizi sono garantiti o potenziati grazie alle royalties petrolifere, quante opere sul territorio (e quale risposta occupazionale) sono legate a quelle attività. Ma c’è un punto sul quale riflettere: il petrolio non dura per sempre, ma intanto in questi anni ha destabilizzato il tessuto produttivo di quest’area (l’artigiano ha preferito puntare all’impiego al Centro Oli, piuttosto che provare a investire); pertanto quelle risorse servono sul territorio per ricreare opportunità d’investimento FUORI dal petrolio. Mi sembra però che su questo ci sia una buona intuizione dell’assessore Cupparo e che si stia iniziando a ragionare con i sindaci del P.O. Val D’Agri. E mi compiaccio. Di recente c’è stata un’iniziativa utile del consigliere Aliandro della Lega (pur non essendo vicino alle sue posizioni politiche), con la quale si dice per la prima volta che i comuni “adiacenti” ai pozzi petroliferi possono anch’essi ricevere delle royalties, per poter fronteggiare alcune emergenze, come l’efficientamento energetico degli edifici. Un’ottima iniziativa di solidarietà per quei comuni che il problema petrolio ce l’hanno da anni (se ci affacciamo da qui vediamo il Centro Oli), ma che tuttavia non hanno un pozzo nel proprio territorio.
D: E delle tanto discusse iniziative del presidente del consiglio regionale Cicala cosa pensa?
R: Penso che sul tema petrolio ci debba essere sempre un coinvolgimento di chi vive in quei territori. L’iniziativa di Cicala aveva forse il limite di arrivare in consiglio regionale senza essere stata ampiamente discussa prima.
D: Torniamo al discorso “ripresa”. Lei diceva di voler puntare molto sul settore culturale e Moliterno, tra l’altro, in ambito musicale vanta grossi artisti, penso a Graziano Accinni o a Raffaele Tedesco...Ma proprio in questi giorni c’è stata la protesta degli operatori dello spettacolo che si sentono alla canna del gas e che guardano con speranza all’estate...
R: Stiamo già provando a programmare qualche evento estivo; abbiamo aderito al “Maggio dei Libri” e vorremmo provare a puntare a un format nuovo in quest’ambito. Abbiamo un festival dedicato ai gruppi folk internazionali e sogniamo di poterlo realizzare, così come la sagra del canestrato Igp, una nostra grandissima risorsa. Però è un momento ancora di incertezza. E in effetti questo invito generalizzato a “stare a casa”, se penso agli artisti dello spettacolo, ha creato delle disuguaglianze nel nostro Paese.
D: La canzone che la rappresenta?
R: “Il testamento di Tito” di Fabrizio De Andrè.
D: Il libro?
R: “1984” di George Orwell. In questi giorni andrebbe riletto.
D: Il film?
R: “Ricomincio da Tre” di Massimo Troisi.
D: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa a suo nome qui al Comune: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?
R: «Aveva amato la verità».