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Cari Contro-Lettori,

sotto l’albero di Natale, la Basilicata vorrebbe ritrovare un po’ di serenità.

L’anno che si avvia a conclusione, è stato infatti piuttosto sferzante, come e più dei venti a raffica che negli ultimi giorni hanno attraversato il Capoluogo.

Come se non bastassero le ansie indotte dalla situazione di Stellantis, e da altre vertenze, gli effetti della siccità estiva si sono ripercossi soprattutto sull’inverno, negando a molti lucani (quelli dei comuni serviti dalla diga della Camastra) persino l’elementare diritto di ritornare a casa la sera, dopo una giornata faticosa (una delle tante) e godersi un po’ d’acqua calda, onde poter scaricare le tensioni nel salvifico gorgo del piatto della doccia. Nossignori: ci si deve organizzare con bottiglioni, taniche e buste varie. C’è chi condivide sui social le immagini delle bottiglie d’acqua messe e riscaldare sui termosifoni. C’è anche chi, con malcelato orgoglio, posta i video delle proprie, fruttuose, sortite in campagna e per boschi, alla cerca di vecchie fontane sconosciute ai più, alle quali attingere per la “conserva”, sempre più indispensabile, di H20.

E così accade che non ormai ci siano più solo i bambini a invocare un “bianco” Natale, ma anche gli adulti, a cui –dopo le proverbiali “pezze” alla cui apposizione hanno provveduto gli uomini di potere- non resta che sperare nella bontà d’animo del Meteo, affinché si possa tornare tutti al presente, ovvero al secolo Ventunesimo, dopo il balzo all’indietro, all’incirca di sei/sette decenni, che siamo stati costretti a subire. E visto e considerato, allora, che in molti comuni lucani siamo tornati agli anni Cinquanta, non ci resta che augurarci perlomeno di trascorrere delle festività “alla vecchia maniera”, riscoprendo e valorizzando gli affetti, le cose semplici, i piccoli momenti, stringendoci tutti, noi Lucani eterni compagni di sventura, in uno di quei calorosi abbracci atti a restituire un minimo di tepore. Almeno quello.

Buon Natale a tutti

Walter De Stradis