- Redazione
- Sabato, 29 Luglio 2023 08:41
Cari Contro-Lettori,
di questi tempi per il potentino sembra sempre più difficile “tornare a casa”.
E il ritrovarsi in possesso della necessaria e indispensabile scaltrezza automobilistica (e pedonale) atta a evitare buche, smottamenti, transenne e impedimenti vari, potrebbe non essere sufficiente.
Domenica scorsa, sotto un cielo di rame infuocato, molti cittadini nelle loro auto cocenti sono stati rimbalzati da un capo all’altro della città. Compresi noi.
Capo 1 (Imbocco di Via Vaccaro) - «Da qui non si può passare. C’è il Triathlon».
Capo 2 (Incrocio di Via Mazzini, parte di sotto) - «Da qui non si può passare. C’è il Triathlon».
Ovvio che, a quel punto, noi come tantissimi altri potentini accaldati, sudati ed esasperati, abbiamo dovuto chiedere agli incolpevoli vigili urbani (sono in stato di “agitazione” pure loro) di svelarci il “segreto”, arcano, mistico, esoterico, grazie al quale poter tornare alle nostre legittime case.
«La cittadinanza era stata debitamente avvisata!», si è letto il giorno dopo. Il lettore potentino, seduto sotto i portici del Gran Caffè, sulle panchine semi-arrugginite di villa santa Maria o col culo poggiato su un qualche muretto bollente di periferia, non sa più se ridere o piangere. C’è modo e modo di fare, organizzare e comunicare le iniziative. Ma questa, naturalmente –bofonchierà qualcuno seduto in comoda poltronissima- è una critica in malafede.
Sarà, ma passa solo qualche giorno, e quello stesso lettore potentino (uno di quelli, cioè, che nel marasma dell’ignoranza indotta da abuso di social, per fortuna ha ancora la bontà di comprare i quotidiani e di consultare il nostro free press), si è poi ritrovato a lungo imbottigliato a Santa Maria, col sedere poggiato sul sedile-graticola nell’abitacolo-forno crematorio, grazie ai “tempestivi” lavori di riqualificazione in atto (con relativa “puntuale” e soprattutto “diffusa” comunicazione) che -in una zona già gravata da altri interventi -hanno ulteriormente ridotto lo spazio a disposizione. C’è modo e modo di fare, organizzare e comunicare i necessari lavori pubblici. Ma questa, naturalmente –ri-bofonchierà quel qualcuno (ancora) seduto in comoda poltronissima- è una critica in malafede.
Ma quanta fatica, qui a Potenza, per “tornare a casa”.
Posto che (o ammesso e non concesso) che la “Potenza di una volta” è un concetto astruso e astratto, riferibile a un qualcosa che forse non esiste o non è mai esistito (specie se consideriamo che anche nella “Potenza di una volta”, in un infinito rimando quantistico di scatole cinesi, si rimpiangeva la “Potenza di una volta”), è davvero difficile riconoscersi nella “Potenza di Oggi”. Menefreghismo, tuttapostismo, benaltrismo, faciloneria e arroganza ai più alti livelli, si toccano con mano, in un Capoluogo ove le segnalazioni dei cittadini (basti dare un’occhiata ai social o alle caselle di posta elettronica dei giornali) sono subito smaltite come “pilotate”, i giornalisti etichettati come “di parte” o –nella migliore delle ipotesi- “scorretti” – e le problematiche evidenziate dai potentini sbrigativamente derubricate a “esagerazioni dei malpancisti cronici mai contenti”.
«La Città non è mai stata così curata» si è letto infatti sul giornale. E non era un editoriale de La Ricotta, ma una voce istituzionale.
E poi, come se non bastasse, «Fatevi un giro in città e vedrete» ha aggiunto qualcun altro (a voce) .
E’ una parola! - in questa città che facciamo fatica a riconoscere e in cui è sempre più difficile …“tonare a casa” (tuttavia, e qui tocca essere un pochino comprensivi, ci rendiamo conto che per quelli seduti nelle poltronissime pagate dai cittadini quello del “tornare a casa” è un concetto un tantinello indigesto).
Buona lettura e buon agosto tutti, Controsenso torna sabato 2 settembre.
Walter De Stradis