- Redazione
- Sabato, 19 Marzo 2022 09:42
Cari Contro-Lettori,
per dare la cifra della sua “solitudine istituzionale” patita (specie durante la Pandemia) alla Sanità, l’ex assessore Leone -in Consiglio regionale- ha tirato metaforicamente in faccia al presidente della Regione Bardi -reo di averlo “scaricato”- una teglia di pasta al forno. Un gesto dunque “ideale” che corrisponde, a detta dell’incazzatissimo pediatra ex sindaco di Policoro, a un fatto reale, consumatosi nella domenica delle Palme del 2020, quando lui, solo soletto a lavorare nel suo Dipartimento, riceveva come unico conforto e sostentamento per l’appunto una pasta al forno cucinatagli dalla sorella del consigliere Coviello.
Involontariamente (o forse no), il buon Leone (diventato improvvisamente simpatico a tutti, risarcimento che a volte premia i “maltrattati”) ha dato però la misura dell’intera legislatura, dell’intera governance, che si riduce quindi a una pasta al forno in compagnia, o a una pasta al forno da solo (come avrebbe cantato Elio).
Oddio, non che l’ex assessore alla sanità non abbia tirato fuori cosucce concrete e imbarazzanti attinenti al suo settore -tant’è che a un certo punto il Generale non ha retto e ha battuto in ritirata strategica (abbandonando il Consiglio alla volta della sua stanzetta)- ma è altrettanto vero che in questi ultimi mesi (anni) ne abbiamo veramente viste di tutti i colori; a cominciare dagli ormai proverbiali, ma mai concretizzati, “basta, me ne vado” dell’ex (anche lui) assessore alle attività produttive (tanto che ormai, nel gergo comune, la locuzione “promesse di marinaio” sembra essere stata sostituita da “dimissioni di Cupparo”).
Ma su tutto questo, e cioè sul tira e molla della semplice “verifica” in giunta, diventata col passare dei giorni una baruffa “slapstick” a botte di unghiate, sputi e mozzichi, con tanto di capelli strappati (e infatti chi non ne aveva proprio è diventato subito assessore); su questo rinnovo dell’esecutivo regionale che ha innescato una crisi ancora peggiore di quella che l’ha preceduta (col rischio voto di sfiducia); sulle incredibili promozioni che hanno miracolato chi, da consigliere supplente, avendo magari passato la consiliatura a scrivere comunicati di giubilo per le azioni altrui (persino di altre amministrazioni!) e poco altro, ora si ritrova addirittura assessore; sulla quantità (e qualità) incredibile di malumori, mal di pancia e pure cattivi odori suscitati; su questi sordidi giri di roulette, che trasformano il Palazzo in un casinò, ma anche in un casino (cioè una baraonda); su tutto questo, dicevamo, campeggia UNA domanda: ma come diavolo ha fatto Bardi a ridursi-ci così? Come caspita ha fatto a dar vita a un pastrocchio del genere? Come cacchiarola è riuscito in una tale ciofeca politico-amministrativa?
La sua fortuna, come anche quella del neo Fdi Leone e simili (non facciamone ora dei romantici “ribelli”: sono amareggiati unicamente per aver perso la seggiola, vedi anche l’ex “semper fidelis” Gianni Rosa, che ora rimbrotta pure lui) è che i Lucani NON vanno a vedere (neppure in remoto) le sedute del Consiglio regionale. Ed è una fortuna per gli incassi del già pericolante cinema italiano, perché quelle sedute sono meglio dei film di Fantozzi. E sono gratis (si fa per dire, ovviamente).
Provare per credere. Alla prossima “comica”.
Walter De Stradis