- Redazione
- Sabato, 18 Luglio 2020 08:57
Cari Contro-Lettori,
con la stagione turistica ormai nel pieno, e con l’amaro contesto del Covid, periodicamente qui da noi ci si interroga su quanti VIP quest’anno sceglieranno la nostra regione, le sue spiagge, i suoi musei, le sue bellezze storiche ed artistiche. Ci si esalta nell’apprendere che un Gianni Morandi si è sparato un selfie a Matera e quasi (e sottolineo quasi) si rimpiangono gli scatti di un Salvini che esponeva il villoso, ma floscio petto sul canotto a Policoro.
Salvo poi accorgersi, che i VIP noi ce li abbiamo in casa, anzi, “fatti in casa”.
A leggere le indiscrezioni di alcuni quotidiani locali, infatti, sembra che gli inquirenti stiano cercando di appurare se –quando infuriava l’epidemia- alcune very important person lucane abbiano potuto usufruire (a quanto pare dal 17 marzo in poi) di “corsie privilegiate” nell’accesso ai tamponi, quando questi certo non abbondavano. Si cerca di capire, insomma, se qualche furbacchione ammanicato o ritenuto (o ritenutosi) “una personalità” di riguardo abbia potuto usufruire di questo vitale esame, pur in assenza degli allarmi necessari, e di conseguenza “passando sopra” a qualcun altro che ne aveva più urgente bisogno, e che poi magari per il Coronavirus ci è pure morto. Il Quotidiano del Sud ha parlato di “tamponi d’oro”. E’ un tipo di articolo, questo, che ad uno come Astronik sarebbe piaciuto molto scrivere, cittadino coscienzioso prima che pubblicista, animato da una viscerale e genuina sete di verità e di trasparenza (non motivata, cioè, dalle solite e tutte potentine manie di primadonnismo "social" o da ritorni economici e/o politici). Il “destino” beffardo (e la Magistratura scoprirà se è stato soltanto lui) ha però voluto che proprio Antonio dovesse pagare lo scotto più alto di un sistema generale che ha subito rivelato i suoi “bug” (per usare un termine informatico).
Si è letto che gli inquirenti sarebbero in possesso dei nomi dei presunti VIP. Ma d’altronde, siamo nel Paese e nella regione del “si salvi chi può”, del “se non ci vediamo più speriamo dipenda da te”, e del “lo fanno gli altri, vuoi vedere che proprio io…?”. E quindi sarebbe “naturale” (nel senso peggiore del termine) che qualcuno abbia cercato di pararsi il … suo profilo migliore nel momento di maggiore paura, e pazienza se magari qualche povero cristo se ne stava a casa in preda alla tosse e alla febbre, in attesa che qualcuno si ricordasse di lui.
Ma, attenzione, siamo solo all’inizio delle indagini e delle indiscrezioni che trapelano sulle pagine dei giornali, pertanto qui si è in presenza di mere e pure ipotesi e il ragionamento è esclusivamente accademico.
Se ci sono i nomi, e se si dimostrerà che un illecito o anche solo una “preferenza” è stata compiuta, è molto probabile che verranno fuori. Ma, ahinoi, è questa una regione in cui il tempo è particolarmente bravo a curare le ferite. A volte a cancellarle proprio. Perché il guaio dei Lucani è che essi dimenticano.
E la nostra è una città strana. Impossibile non citare Lucio Tufano ("La cultura dei corridoi, dello stipendio, dell'assitenza", leggete a pagina 11): «(A Potenza) Dai primi, secondi e terzi piani delle palazzine IACP condominiali, dai soggiorni e dalle “cucine degli italiani” e dai capodimonte, dai saloni con tappeti, acquario e piante grasse, escono fratelli e sorelle ingegneri, cugini architetti, nipoti medici e assessori, dottori in scienze economiche e commerciali». Possiamo star certi che –comunque vada- i VIP di cui sopra torneranno prima o poi a passeggiare impettiti per Via Pretoria, con la faccia di bronzo lucidata a dovere. La coscienza è un altro paio di maniche. Walter De Stradis