- Walter De Stradis
- Sabato, 06 Aprile 2019 09:06
Cari Contro-Lettori,
altro che Taranto; altro che Vallo di Diano; altro che Alto Jonio; anziché annettere, sembrerebbe che siamo stati annessi. Risultati delle regionali alla mano, Potenza sembra esser diventata un “satellite” milanese, un avamposto leghista in territori “selvaggi”. “Hic Sunt Peones”, insomma. E, già che ci sono, gli alaBardieri di Salvini e del centrodestra tutto, dopo la Regione (ove sono in corso i tavoli, o le tavolate, per spartirsi gli assessorati e le altre postazioni), vogliono prendersi anche il Comune di Potenza. Riassumendo la situazione, pertanto: i Leghisti hanno rotto gli argini invadendo la Basilicata, il sindaco uscente Dario De Luca romperà gli indugi sulla sua ri-candidatura in questo fine settimana (al massimo lunedì), e il centrosinistra ha rotto e basta. Sia all’interno che all’esterno. Di conseguenza, la regola del “non c’è due senza tre” vale per Salvini e soci (che dopo Governo e Regione Basilicata ora ambiscono al Comune di Potenza), per il centrosinistra (che dopo le Caporetto delle politiche e delle regionali, rischia di perdere malamente anche le comunali) e per la campagna elettorale in generale, visto che il candidato leghista (Mario Guarente) c’è, quello civico anche (ma il condizionale è d’obbligo) e quello del Pd (quel che ne resta) e (vari ed eventuali) soci, come al solito, latita. Il tutto, ovviamente, al netto dei Cinque Stelle, che ora sembrano aver qualche grana con la famosa piattaforma Rousseau, e che dovrebbero esprimere un quarto candidato. E qui saremmo al “Non c’è Due senza Quattro”. Saranno botte da orbi come nel film di Bud & Terence? Si vedrà. Nel resto della regione (come anche nel capoluogo), intanto, il popolo sembra essere diviso in due tronconi: da una parte ci sono quelli che hanno sete di sangue, e scalpitano nella bramosia di vedere teste rotolare giù dai gradini sotto il portone in Viale Verrastro; dall’altra, ci sono tutti coloro che non sono tanto preoccupati delle teste, quanto dei nuovi sederi che dovranno baciare. In quest’ultimo caso, come direbbe il poeta, è sempre amore. E quindi va bene così. Dopotutto siamo ancora Lucani.
Per il momento.
Walter De Stradis