- Walter De Stradis
- Sabato, 30 Marzo 2019 09:05
Cari Contro-Lettori,
«Il 568 è una data emblematica per la nostra storia. Segna infatti l’arrivo dei Longobardi in Italia (…) Quando il popolo germanico guidato dal re Alboino, dalla Pannonia (odierna Ungheria) oltrepassò le Alpi orientali entrando nel Friuli e dilagando nel nord, le genti locali, salvo alcune eccezioni, non opposero resistenza. Erano sfinite da una guerra ventennale feroce, nella quale gli eserciti bizantini e goti si erano fronteggiati per la conquista dell’Italia, con conseguenze disastrose: un numero sterminato di perdite umane, saccheggi e pestilenze. La lunga carovana dei “barbari” invasori si muoveva con uomini armati, animali, e dei grandi carri per le famiglie carichi di vettovaglie, e quel “carroccio” dell’età comunale, simbolo di riferimento e comando popolare» (fonte: espresso. repubblica.it) Il 2019 è anch’essa una data emblematica per la nostra storia (almeno per quella di noi Lucani, ma non solo). Segna infatti l’arrivo dei Longo-Bardi in Basilicata. Quando il Generale di Corpo d’Armata -mandato qui dal Cavalier Berlusconi con l’ordine di sbaragliare il quasi venticinquennale regno del centrosinistra e di mandare a rotoli (o per meglio dire, a Trerorola) la casata Pittelliana oltrepassò lo svincolo di Sicignano degli Alburni, le genti locali, salvo alcune eccezioni, non opposero resistenza. Erano sfinite da una guerra (ultra)ventennale feroce, nella quale diversi ufficiali di uno stesso esercito si erano fronteggiati per la conquista della regione, con conseguenze disastrose: un numero sterminato di perdite umane, saccheggi e pestilenze. Beh, forse esageriamo un po’ (per esigenze di satira), ma fin qui i paragoni storici reggono –o quasi- compreso il riferimento a quel “carroccio” che sarebbe partito al seguito dei Longo-Bardi. I quali, va detto per amor di precisione, sono tutt’altro che “barbari” (Il Generale ha le sue quattro lauree, mica cotica), ma indubbiamente ora dovranno affrontare il problema di come relazionarsi con i siur Salvini e Berlusconi, due testoni (nel senso di teste grosse) lumbard che fi nora –campagna elettorale a parte- non è che si fosssero privati del sonno per pensare agli interessi della Basilicata o del Sud, che tra l’altro «certamente non risiedono nel regionalismo differenziato di stampo nordista» (per citare l’economista D’Agostino). Pertanto, «Il neo Governatore è convinto ch’è il momento di difendere con i denti gl’interessi della Basilicata e del Sud?» (per citare l’ex parlamentare Nicola Savino)? Al lavoro, Mon Général, che qui c’è da cambiare davvero le cose. Ma in meglio, però.
Walter De Stradis