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Cari Contro lettori,

abbiamo tra le mani la brochure dello Sherlock Holmes Museum che è situato nella Baker Street a Londra, e leggiamo che da cent’anni il pubblico scrive a Sherlock Holmes, e al suo amico dottor Watson, affinché risolvano qualche mistero. Noi di Controsenso ci siamo recati proprio sul posto, nella casa dell’investigatore privato più famoso del mondo, sperando di avere un responso su un mistero tutto lucano: perché in Basilicata le forze politiche dominanti sono così litigiose e tengono in scacco una intera regione? Ci sono dei grossi problemi di stabilità che hanno portato alle lotte intestine, ormai all’ordine del giorno e che francamente sono diventate anche un po’ stucchevoli, si pensi alla famosa débacle del 4 marzo. Sherlock ci ha parlato da una statua di cera, che vedete in foto, e sorprendentemente ci ha narrato una tradizione lucana che era quella della famosa “parte” del maiale. La nostra è sempre stata una economia a principale trazione agro-pastorale, nei nostri paesini si celebrava il rito dell’uccisione del maiale e lo si trasformava in alimento, e quel rito era un evento, un momento di ricchezza, anche perché di altri tipi di carne che oggi si consumano con grande frequenza, prima non si faceva uso. Il maiale, si sa, è corpulento e ogni famiglia ne ricavava carni fresche, alcune le trasformava in salsicce, ma soprattutto di esso non si buttava niente. Era altresì improbabile che lo si consumasse interamente nel corso di un anno e allora, oltre ai pezzi più nobili si conservavano anche quelli che lo erano di meno, la cosiddetta “parte”; la si confezionava e la si consegnava a parenti e amici. Perché si faceva così? In sostanza, era come mettere in circolo un qualcosa che inevitabilmente sarebbe ritornato; ci si metteva, infatti, d’accordo perché non tutti uccidessero il maiale nello stesso periodo. Non solo solidarietà, dunque, ma un modo per avere del cibo per tutto l’anno. Evidentemente, ci ha spiegato Sherlock Holmes, questa antica tradizione, in un alcune forze politiche dominanti non è stata rispettata: c’è chi ha dato ma non ha avuto in cambio. C’è chi ha ucciso il maiale e se l’è tenuto tutto per sé. In vista delle regionali che sono state così dilazionate, al contadino e al pastore lucano, verrebbe da pensare che qualcuno, questa parte del maiale proprio non vuole sapere di restituirla, non solo agli altri del suo “vicinato”, ma anche e soprattutto ai cittadini, che rimangono sempre con la bocca asciutta, a Natale come a Carnevale e a Pasqua e in qualunque altra occasione. La saggezza contadina ci è utile per comprendere perché in Basilicata, i conti non tornano. “Alimentare…Watson”!

Walter De Stradis