editoriale0203

Cari Contro-Lettori,

c’è quella vecchia barzelletta su Mosè che scende dal Monte Sinai con tre tavolette di pietra fra le braccia; nell’intravvedere i suoi seguaci che lo attendono trepidanti più sotto, fa un gesto declamatorio e urla: «Mio popolo, eccomi a voi con questi quindici… –ma proprio in quel momento urta uno spuntone di roccia e una delle tavolette gli cade per terra facendosi in mille pezzi- … cioè DIECI comandamenti che il Signore mi ha dato per voi!». Quando questa barzelletta capita di raccontarla in giro, c’è sempre qualcuno che non ride e commenta, quasi serio: «Chissà cosa c’era scritto negli altri cinque». Per la serie: non importa quanto lunghi siano i capelli, la barba, la tunica (o la lingua) del “profeta”, ma spesso è proprio vero che l’abito non fa il monaco. A 48ore dalle elezioni che si terranno domenica, infatti possiamo dire con certezza che abbiamo assistito alla campagna elettorale più arida e insulsa degli ultimi decenni, come se si fosse tutti giocato a “Io so che tu sai che io so”, con la comune consapevolezza, cioè, che è tutto un grande circo, animato da bestie di tutti i tipi: “camaleonti” dalla faccia tosta, “leoni” da curva che fanno il salto della quaglia, “pantere” della Tv alla caccia di un nuovo tipo di share, e tanti vecchi “volponi” con la verginità dal rinnovo automatico. (Pensateci, sono un po’ come le automobili sottoposte alla revisione: qualche smanettamento qua e là, un giro di vite, una botta di chiave, e sono abili, puri e “agibili”, per un altro paio di anni. Fino al prossimo scandalo). E c’è un’altra barzelletta su Mosè. Sempre nell’atto di scendere dal monte Sinai, si rivolge agli Israeliti e dice: «A proposito, lassù Dio mi ha anche detto che qualcuno di voi ha perso venti banconote arrotolate in una molletta. Scendendo, ho trovato la molletta ». E’ la satira, baby. Buone elezioni a tutti.
Walter De Stradis