- Walter De Stradis
- Sabato, 14 Luglio 2018 10:04
A distanza di qualche mese dall’uscita del suo secondo album dal titolo “Anathema”, abbiamo intervistato il giovane e virtuoso chitarrista Mirko Gisonte, originario di Corleto Perticara. Quel che si dice una “promessa” della musica lucana, che si sta confermando ogni giorno di più.
A fine marzo è uscito “Anathema”. Perché questo titolo?
È un titolo dal doppio significato, a seconda dell’età a cui viene riferito. Nell’epoca pagana l’”anatema” era visto come un dono, in età cristiana era una maledizione. Mi piaceva questo doppio gioco legato al tema.
La grafica mostra una donna berbera, il cd è molto curato, dai titoli si legge un chiaro riferimento alle fragranze nordafricane.
Diciamo che è tutto un viaggio nel Mediterraneo. Io sono molto legato al Marocco, infatti è la terza volta che ci vado, l’ultima per lavoro. Abbiamo girato 3 video, uno è già uscito a fine Marzo e riguarda “Fuorlovado”, un brano di Rino Zurzolo, uno dei più grandi contrabbassisti italiani e internazionali; io lo reinterpreto con la chitarra. Nella mia opera, e tutti i giorni, vengo coadiuvato da Lorenzo Carone che si è occupato dell’intera registrazione dell’album, ed è anche colui che registra i magnifici video. Inoltre il basso in questo brano è stato suonato da Valerio Santarsiero, grandissimo bassista potentino a cui sono molto legato. Tornando alle “fragranze nordafricane”, “Fuorlovado” è ambientato nel deserto del Sahara, mentre il secondo brano “Morocco’s Eye” è stato girato a Marrakech.
Anche il brano della title track si avvale della collaborazione di un noto artista: Mariano Caiano.
Mi sono avvalso in tutto l’album di musicisti di valore davvero elevatissimo, abbiamo cercato di alzare quanto più possibile il livello musicale, soprattutto rispetto al mio primo album. In “Anathema” che dà il titolo a tutto l’album, il testo e la voce mi sono stati donati da Mariano Caiano, musicista e cantante dell’Orchestra di Renzo Arbore.
Quali sono gli altri musicisti che hanno fatto parte di questo disco?
Lorenzo Carone alla chitarra acustica; Valerio Santarsiero al basso; Antonio Rosa alle tastiere, e un brano all’organetto; Vito Viola alla fisarmonica per il brano “Libertango” e poi dicevamo Mariano Caiano, che si è occupato delle percussioni del disco e anche di un inserto vocale in “Anathema”.
A quali chitarristi lei si è ispirato?
Spesso suono con le mani al contrario, una reminiscenza del mio periodo rock-heavy metal che mi porto dietro da sempre, e fa parte quotidianamente della mia vita. Cerco sempre il virtuosismo nel mio stile mediterraneo, cercando di non annoiare mai l’ascoltatore, alternando il virtuosismo alla melodia. Devo dire che se in passato mi sono ispirato a musicisti come Malmsteen e Jo Satriani, oggi i miei modelli sono soprattutto Pino Daniele, non solo come esponente del Neapolitan Power, ma come chitarrista, e Al Di Meola.
Ha parlato di Neapolitan Power, si legge nei ringraziamenti un tale “Tullio De Piscopo”…
Abbiamo un buon rapporto soprattutto dal punto di vista umano, ci sentiamo costantemente, per me è un maestro di vita, più che di musica, perché lui suona la batteria e le percussioni a 360°. È chiaro che io mi ispiro a lui soprattutto per quanto riguarda il ritmo, infatti chi ascolta i miei brani potrà sentire delle cose che lo richiamano. È un punto di riferimento umano, da cui traggo grandi insegnamenti, come essere sempre me stesso.
Cercando di dare una definizione al suo stile di musica, si può affermare che si tratta di una fusion mediterranea in cui è presente anche la tradizione lucana?
Assolutamente si. Io sono innanzitutto un chitarrista lucano e non rinnegherò mai le mie origini. Vivevo a Milano e ho deciso di ritornare in Basilicata, a Corleto Perticara, perché penso che se andiamo via tutti quanti, nessuno potrà rappresentare questa Terra, che è magnifica. Sarò sempre lucano, vivrò sempre in Basilicata, credo proprio a Corleto, e nella mia musica come nel mio album, ci sono brani mediterranei e altri di puro stile lucano. Con il mio team di lavoro abbiamo fatto tante scommesse, abbiamo voluto rischiare, inserendo in un brano anche l’organetto, che è comunemente pensato come strumento goliardico per le feste. Con il mio stile, abbiamo provato a dimostrare che è uno strumento veramente complesso, al di là di ogni idea goliardica che si può pensare.
“Morocco’s Eye” è il brano da cui è partito tutto.
Si, è la follia che ha fatto nascere l’album “Anathema”, ma soprattutto ci ha dato l’idea di intraprendere questo viaggio ideografico che ci ha visto in Marocco, per arrivare poi in Turchia per registrare un altro video. Il disegno è di donare a ogni singolo brano il suo video, rendendolo unico e speciale.