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di Walter De Stradis

 

 

A quanto pare era un habitué della sezione Pd della Città Federiciana già da bambino. Avvocato, fresco di giuramento (ma lavora da tempo con studi legali a Melfi e a Roma, ove è impiegato anche come assistente universitario), il ventinovenne Marco Zampino è il segretario lucano dei Giovani Democratici.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Dal punto di vista professionale, spero di essere un buon avvocato, che in Basilicata significa anche saper interpretare questa terra. Per quanto riguarda la sinistra giovanile, che ho l’onore di rappresentare, spero serva a rendere diffuso un concetto d’impegno per la nostra regione, che ne ha fortemente bisogno.

d: Lei è fresco avvocato (ma ha già avuto esperienza di tribunale, da praticante), tuttavia non le chiedo di fare l’avvocato del diavolo, bensì di limitarsi a commentare (da un punto di vista politico) l’assoluzione di Marcello Pittella. Soprattutto perché, probabilmente, la vicenda di “sanitopoli” ha portato (in percentuale) anche alla debacle del centrosinistra alle ultime regionali.

r: E’ un discorso che infatti interseca politica e giustizia. In Basilicata accade un fatto particolare: viene arrestato un presidente della Regione e questo conduce a una crisi politica, che a sua volta si trascina alla elezioni, che vedono il centrosinistra perdere (anche se non solo per quello). Oggi, dopo tre anni e mezzo (compreso un periodo di arresti domiciliari) si arriva a un’assoluzione che può e DEVE avere anche conseguenze politiche. Io credo infatti che il Pd ne esca rafforzato, non solo per la posizione personale di Marcello, che comunque è una risorsa di spessore su cui contare.

d: Lei ha detto che il Pd ha perso anche “per altri motivi”. Al di là delle questioni dibattute in aula, ritiene comunque che ci fosse un qualche “sistema Pd”, ciò che in molti hanno denunciato dal punto di vista politico?

r: Penso di no, e penso che sia sempre più comodo stare all’opposizione che al governo; è infatti un tema che vale per tutti e a tutti i livelli, quello della politica che poi si chiude nel palazzo. Non c’è dubbio che compito dei partiti sia proprio quello di portare la politica “amministrativa” fuori dal palazzo: l’assenza dunque di un partito strutturato e l’incapacità di leggere alcune dinamiche hanno portato a una sconfitta, nella quale molto peso ha avuto la vicenda giudiziaria di Pittella. Ma dire che c’era un “sistema Basilicata” è una cosa sbagliata… e abbiamo visto anche che quelli che erano all’opposizione, e che ora sono al governo, beh, non sembrano all’altezza del compito.

d: Lei è un giovane che aderisce anima e corpo a un partito che per alcuni è già “vecchio”, o perlomeno logorato da atavici conflitti.

r: Non è così. Il nostro è un partito che ha eletto un segretario regionale che ha la mia stessa età, con una presidente dell’assemblea regionale che ha iniziato proprio con i Giovani Democratici (e che quindi non è espressione di nessuna corrente), e con l’assemblea stessa che è a sua volta formata per il 30% da ragazzi. Il Pd sa rinnovarsi su una linea di coerenza che appartiene alla sua storia. La Pandemia oggi ci impone di ripensare i modelli di sviluppo e di traghettare quindi la Basilicata in un mondo nuovo. La sfida per la mia generazione è vivere in questa regione, ma anche TORNARE a viverci. E questo Pd –fatto sì di giovani, ma anche di esperienza- può avviare meglio di tutti questo percorso, anche a partire dalle prossime regionali.

d: Veniamo ad alcuni temi pratici. Lei è di Melfi, e questa intervista è stata un po’ in bilico perché ieri la Potenza-Melfi era bloccata causa neve. La vexata quaestio: come può puntualmente ripetersi questa situazione, anche a fronte di eventi prevedibili?

r: Conosco bene il tema, che ieri ha riguardato molto gli operai Stellantis e che più in generale riguarda la competitività territoriale, e il mantenimento dei livelli occupazionali. Ma quello dei collegamenti non è l’unico argomento, se pensiamo anche alla drammatica vicenda di Rossella Mastromartino, giovane operaia e madre, scomparsa attraversando una strada in prossimità di un agglomerato industriale. Con tutte le sfide che il futuro ci impone, noi non siamo nemmeno in grado di cambiare una lampadina su un attraversamento pedonale!!! Ecco, anche l’Europa in qualche modo oggi ci impone di risolvere tutta una variegata serie di questioni che qui da noi sono ancora aperte.

d: L’arrivo dei fondi europei e il Pnrr stanno creando un’“ansia da prestazione” nella classe politica?

Questi temi rappresentano una speranza, che non può essere mortificata da un’ansia da prestazione che magari spinge a usare quei soldi non per guardare alle prossime generazioni, ma solo alle prossime elezioni. Io spero che il Pd possa fare da sentinella.

d: Nella (bozza del) piano strategico regionale, secondo alcuni economisti (tra cui il nostro D’Agostino), non è stata data la giusta “dimensione” proprio a Stellantis.

r: E’ così, ma “fortunatamente” (perché qualcosa va rivista) vicissitudini interne alla maggioranza stanno facendo slittare l’approvazione del Piano. Stellantis racchiude in sé le contraddizioni di una regione che vede da una parte le esigenze del capitale, e dall’altra il grande contributo umano che si offre. Bypassare il tema significa sorvolare sullo sviluppo e su un argomento cruciale, ovvero la creazione e il perdurare di un polo industriale attrattivo (dal punto di vista delle infrastrutture, dei presidi sanitari e anche giudiziari), a prescindere se vi sia Stellantis (visti i suoi interessi in Francia) o meno. Se quel polo smette di essere valore aggiunto (vuoi per Stellantis, vuoi per Barilla o per chi altri), domani potremmo trovarci col dover affrontare un problema sociale, molto, ma molto grosso!

d: Lei ha fatto cenno alla questione circa la riapertura del tribunale di Melfi. Come spiegare a chi di dovere, oltre ogni ragionevole dubbio, che non si tratta di una mera rivendicazione campanilistica?

r: Melfi è anche Foggia, è anche Avellinese; si trova sulla direttrice Napoli-Bari che conduce al porto di Taranto, e anche in virtù della presenza del polo industriale è molto “appetibile” per le mafie. Non aver saputo rappresentare tutto ciò è sintomatico di un limite delle classi dirigenti in quella fase, che pur era quella “della spending review” a livello nazionale. Ma oggi si può dire che costa molto di più il trasferimento a Potenza, con tutte le spese accessorie. Facevo cenno alla questione industriale: un presidio di giustizia celere nel dare risposte sarebbe anche utile per le aziende che ne avessero bisogno nell’ambito di una qualche loro causa. Il tribunale sarebbe un valore aggiunto, utile a testimoniare la centralità nostra agli occhi del Capitale, anche in raffronto ad altre aree del Mezzogiorno.

d: A Melfi da poco si è insediato un nuovo sindaco, di centrodestra: Maglione; che giudizio può dare a questi primi mesi di governo?

r: E’ un po’ presto, ma potrei dirle che a mio avviso ha speso troppi soldi per le luminarie di Natale etc. (in un momento in cui forse c’era bisogno di altro); diamogli il beneficio del dubbio, ma attenzione perché il tempo passa e noi saremo un’opposizione vigile.

d: Mi dice invece in cosa ha fallito e in cosa ha eccelso il sistema sanitario regionale nella lotta al Covid?

r: La parola che mi viene i mente è “confusione”, totale. Noi si è più volte sollecitato affinché si riunisse più spesso la cabina di regia, si facessero più tamponi, si aprissero nuovi centri covid (almeno nella fase più acuta), per poter curare i paucisintomatici. Rispetto a questa confusione generale i comunicati sono però sempre trionfalistici: io penso che questa incapacità di programmazione (che va oltre la semplice emergenza pandemica) sia dovuta a una litigiosità strutturale della maggioranza, che dopo due anni e mezzo ancora non riesce a trovare il bandolo della matassa circa la composizione interna dei propri organigrammi.

d: La costringo però a dirmi un aspetto positivo, per “par condicio”.

r: (sorride). Guardi, ho difficoltà. Anche nel Piano strategico non mi sembra ci sia una sola proposta seria per capire verso quale sanità si vuole andare, se territoriale, ospedaliera… In generale, direi che questo governo regionale in due anni e mezzo non ha manifestato la volontà di programmare nulla, e questo per la mia generazione è un fatto gravissimo.

d: Eppure di giovani assessori e consiglieri ce ne sono.

r: Sì, ma poi i giovani spesso sono andati in “controtendenza”, penso alla legge Aliandro sulla spartizione del “plus” riveniente dalla gestione del petrolio, andando a distribuire questi soldi ai comuni interessati dalle estrazioni senza cercare di capire come li spendono. Confido in un cambio di rotta.

d: Confida anche nell’ormai famoso “rimpasto” in giunta?

r: …anche.

d: Magari Bardi aspetta che Cupparo annunci nuove dimissioni.

r: Ma siamo ormai al gossip, questa non è più politica. E’ vero che noi del centrosinistra siamo stati (e siamo) litigiosi, ma a questi livelli non siamo mai arrivati. Penso ai motivi per cui ci si dimette…o al perché si cambia casacca, che è davvero qualcosa di inascoltabile.

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Di occuparsi di questa generazione che se ne va dalla Basilicata, che senza di essa non ha futuro. Si potrebbe agevolarne il rientro, creare delle “zone economiche giovanili”, provare a anche a fare una sorta di censimento di tutti i fuori sede (cercando di capire perché hanno fatto questa scelta e cosa stanno facendo) per poi organizzare una grande conferenza programmatica dei ragazzi che sono andati via (a prescindere dell’appartenenza politica), mettendoli a servizio del governo del territorio, costruendo insieme delle progettualità (penso alla transizione energetica, per dirne una).

d: E invece, come avvocato, a quale storico processo avrebbe voluto partecipare come difensore?

r: Mmm, proprio a quello di Pittella, un processo svoltosi in terra lucana che ha portato a una sentenza storica in terra lucana.

d: Marcello Pittella potrebbe tornare a essere un papabile candidato governatore alle prossime regionali?

r: Non lo so, vedremo cosa deciderà il gruppo dirigente. Certamente lui è una figura di grande spessore e un patrimonio del Pd, che insieme ad altri può sicuramente concorrere a svolgere quell’incarico.

d: Il film, la canzone e il libro che la rappresentano?

r: Il film è “Ricomincio da Tre” di Troisi.

d: Mi dica allora tre cose da cui deve ripartire il Pd.

r: Dalla sua storia, dalla sua organizzazione e dalla sua lungimiranza (si veda ad esempio l’elezione a segretario regionale di un giovane). Per la canzone citerei “Una vita da mediano” di Ligabue (perché quello è un ruolo che mi piace ricoprire nella politica); per il libro consiglierei il pamphlet di Erasmo da Rotterdam, “Elogio della Follia”.

d: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

r: “Un bravo avvocato e un bravo compagno”.