- Antonella Sabia
- Sabato, 20 Ottobre 2018 10:01
Se le serate potentine pullulano di locali per la movida, durante il giorno sono sempre di più le serrande che si “abbassano” in Centro. Ne abbiamo discusso con il sig. Salvatore Groia, già presidente di “Sos Impresa Basilicata” della Confesercenti, storico commerciante di calzature di Piazza Martiri Lucani, che ha lanciato una provocazione: creare un movimento di idee chiamato “22 Novembre 1980”. Leggiamo insieme il perché.
Da quanto tempo esiste questa attività?
Da circa 70 anni, apparteneva ai miei genitori, poi negli anni ’60 sono subentrato io.
Il locale è di proprietà?
Si è nostro.
Almeno non avete il “problema affitto”.
Ma dietro ce ne sono tanti altri.
Quali, ad esempio?
La tassa sui rifiuti, credo sia sproporzionata per un’attività come questa che non produce rifi uti, se non carta e cartoni. Diciamo però che il problema è il Centro, che in questo momento è in grosse difficoltà.
Come va con la differenziata?
Il servizio è decente, credo che per le attività commerciali sia più semplice conferire rispetto ai residenti.
Sempre più spesso si sente dire che in Centro si abbassano le serrande. Perché accade?
È una cosa complessa. Le difficoltà sono per lo più per le attività di tipo tradizionale, come la mia. Il Centro sta diventando sempre più luogo di movida notturna, locali, schiamazzi e confusione. Il commercio tradizionale oggi deve trasferirsi.
Quanto internet influisce su questo?
Non abbiamo nessuna possibilità di competere con il commercio online, di conseguenza a noi sono rimasti quei pochi clienti che frequentano il Centro, che però non bastano più per sostenere le spese dell’attività.
Quanta gente frequenta il Centro oggi?
Pochissima, il Centro non ha nessun richiamo. È stato tutto decentrato, i politici hanno sempre promesso tanto, e nessuno ha mai mantenuto. È un’anomalia che una città come Potenza, abbia una sede del Comune nel parco di Sant’Antonio la Macchia, quando ci sono i locali vuoti qui.
In molti però si lamentano del contrario, nel senso che gli uffici in Centro sono difficili da raggiungere con le auto.
È vero anche questo, ma almeno obbligherebbero la gente a venire, e per i commercianti sarebbe un grosso vantaggio. Un altro grosso problema è l’assenza di trasporto pubblico in centro.
Ci sono però gli impianti di scale mobili, quasi sempre vuoti.
Secondo me potrebbero anche chiudere. Sono inutilizzati dai cittadini.
Inutilizzate, ma utili o inutili?
Potevano essere utili quando sono state progettate, quando il Centro aveva una sua valenza. Oggi questa valenza commerciale e direzionale non c’è più, e le strutture risultano inutili, servirebbe il trasporto pubblico in Centro. Lancio una provocazione, vorrei che si creasse un’Associazione con il nome “22 Novembre 1980”, un movimento di idee per chiedersi cosa si vuol fare di questo Centro, dal momento che oggi non c’è una visione. Per poter funzionare, questo Centro dovrebbe ritornare come il giorno prima del Terremoto, perché così era stato ideato questo posto.
Perché, come si viveva fino al giorno prima del terremoto dell’80?
C’era tutto. A partire da tutti gli uffici, e tutte le scuole. Il servizio di trasporto pubblico partiva dal Centro e collegava tutti i rioni.
Qual è la difficoltà maggiore oggi?
La difficoltà del Centro storico di Potenza è collegata all’assenza del turismo. Cosa voglio dire? Quando un turista va in qualsiasi altra città, parcheggia anche lontanissimo dal Centro, e poi si sposta grazie ai mezzi pubblici. Qui, in assenza dei turisti, la città andrebbe disegnata in funzione dei potentini che la abitano. Il cittadino che ha difficoltà a salire in Centro, fa una scelta, non viene! Al Potentino non interessa più venire a fare la passeggiata in Centro, perché lo conosce. Bisognerebbe dare qualcosa in più, migliorare l’offerta, ma si può fare solo se c’è la domanda.
Il suo è quindi un invito ai commercianti del centro della città a unire le forze?
Oggi il centro di Potenza non ha una sua identità. Vorrei che il Centro tornasse a essere interessante, ma è necessario creare zone di parcheggio, e probabilmente sarebbe utile riaprire piazza Matteotti al traffico. Si è creata una spaccatura nella viabilità che ha portato alla creazione di “ghetti”, con alcune aree che sono diventate inutili. Per pedonalizzare un’area, è necessario avere un sistema efficiente di trasporto pubblico. Le stesse scale mobili sono costruite male: quella di Via Due Torri finisce in un fosso, quelle che terminano a Viale Marconi sono lontane dalla Stazione Centrale, sono opere incomplete.