- Giovanni Martemucci
- Sabato, 08 Settembre 2018 10:02
Si tratta di un possibile danneggiamento di due monumenti nella città dei Sassi che non è mai stato approfondito dalla Soprintendenza della Basilicata.
Parliamo della controversa esibizione della compagnia di artisti francesi Pipototal che il 19 luglio aveva “profanato” la chiesa del Purgatorio arrampicandosi sulla sua facciata. L’esibizione rientrante nel programma culturale di Matera 2019 aveva sollevato un vespaio di polemiche per il gesto dissacrante dei saltimbanchi che sembra abbiano ignorato (o fatto finta di ignorare) di trovarsi davanti ad una chiesa oltre che ad un monumento barocco tutelato, costruito tra il 1725 ed il 1747. Ora si teme che la performance “artistica” parsa in pieno spregio alle più elementari regole di buon senso possa aver danneggiato le lesene in tufo che inquadrano il portale della chiesa. Uno degli artisti era letteralmente avvinghiato a uno di questi pilastri mentre l’altro pestava con gli anfibi i teschi in tufo posti su un piccolo basamento al lato dell’ingresso. La stessa scena di arrampicata su monumenti tutelati si era ripetuta più tardi sulla facciata di palazzo Lanfranchi, costruito tra il 1668 e il 1672. Un atto di una inciviltà inaudita con l’aggravante che si era consumato anche su un palazzo che, ironia della sorte, ospita alcuni uffici della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata, ente che i monumenti dovrebbe tutelarli. Il passaggio degli scalatori sembrava aver lasciato qualche ferita nel bene di interesse archeologico: alcuni frammenti di tufo sfaldatosi durante l’esibizione erano finiti sul basolato davanti la chiesa del Purgatorio. Dalla Fondazione Matera 2019 avevano minimizzato sull’accaduto dicendo che “l’arrampicata non era programmata” e quindi “non era prevedibile”. La stessa Fondazione costretta a prendere posizione dopo le polemiche si era impegnata a verificare l’entità di eventuali danni alle due facciate. Ma a oltre un mese di distanza non si è saputo nulla. Della perizia della Fondazione non si conoscono i risultati, né se sia stata mai effettivamente eseguita. In qualità di giornalista, chi scrive, dopo un contatto telefonico, aveva inviato il 2 agosto scorso alla Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio della Basilicata una e-mail per sapere se sarebbero intervenuti a tutela di questi monumenti con una perizia volta ad appurare se avessero subito danni. Avevamo contattato la segreteria del soprintendente Francesco Canestrini con il quale avevamo chiesto di parlare. La segreteria non potendoci passare il Soprintendente ci aveva suggerito di inviare la mail ed aspettare la risposta. Ad oggi la risposta non è arrivata e temiamo che nemmeno la perizia non sia stata mai fatta. Per diversi giorni abbiamo provato a contattare la soprintendenza (al numero telefonico 0971 489411) ma non ha mai risposto nessuno. Anche su questo ci aspettiamo una risposta: perché ai telefoni della Soprintendenza (con i numeri in bella vista sul sito ufficiale dell’ente) non risponde mai nessuno? Se questo è il protocollo di tutela dei monumenti applicato dalla Soprintendenza lucana, qualche legittimo dubbio sorge...