- Antonio Nicastro
- Sabato, 14 Aprile 2018 10:02
Chiuse da tempo alcune librerie “storiche” di Potenza (la più famosa, la libreria Riviello, in Centro era un punto di aggregazione di letterati e artisti potentini), la città comunque può contare su un discreto numero di “punti vendita” di libri e prodotti di editoria innovativi.
Al tempo delle vendite on line sui siti generalisti e specialistici la presenza di tanti potenziali diffusori di cultura è positivo. Ad arricchire il già vasto panorama cittadino, c’è stata la nascita, da settembre 2017 di una libreria dal nome affascinante: Sognalibro. La ”coraggiosa” iniziativa imprenditoriale (ci riferiamo anche alla scelta del posto in cui è stata ubicata), è stata della giornalista Angela Di Maggio che ha deciso di aprire la sua attività in via Angilla Vecchia, la strada che collega rione Santa Maria a Verderuolo, in un palazzo che dopo la realizzazione del sottopasso della ferrovie delle FAL è rimasto “tagliato” fuori dalla viabilità principale e ciò ha penalizzato non poco le attività commerciali presenti in quella zona. Ma questa circostanza non ha scoraggiato la neo imprenditrice, la sua è una sfida al pensare comune: un luogo ritenuto fuori mano e scomodo da raggiungere diventa “attraente” anche perché Angela ha adottato uno spicchio di terreno adiacente i binari, prima votato all’incuria e al degrado, trasformandolo in un delizioso angolo in cui la mano sapiente di “giardinieri” professionisti ha convertito in un luogo molto simpatico di aggregazione. La sua iniziativa imprenditoriale ha avuto un eco mediatico anche a livello nazionale.
Incontriamo Angela Di Maggio a cui per prima cosa chiediamo come è nata l’idea di intraprendere un’attività, forse troppo inflazionata, in una città di provincia che non vive il suo momento migliore a causa della crisi sociale ed economica che pare non voglia finire mai.
Intanto Sognalibro è una libreria “motivazionale”, di crescita personale; è nata perché io sono una giornalista e per diversi anni ho raccolto delle storie che mi hanno ispirato, storie di chi ce l’aveva fatta ad inventarsi un lavoro partendo dal proprio sogno e dal proprio talento. Quindi, dopo aver fatto questo percorso, ho immaginato di poter essere anche io stessa un esempio, e ho creduto di poter concretizzare quello che avevo sempre raccontato, partendo dai miei sogni e le mie aspirazioni. Il nome è nato grazie alla collaborazione di mio figlio, un bambino di 10 anni, che mi ha sempre sentito parlare di “sogni di libri”. Il nostro è un format assolutamente nuovo. Oltre a vendere libri, che per quanto mi riguarda è veramente l’ultimo atto, facciamo dei “percorsi” di crescita personale, con l’intervento di esperti.
Ritiene che Potenza sia una città adatta per le cose che ci ha appena spiegato? Forse in una metropoli ci sarebbe terreno più fertile.
Me lo hanno detto in tanti, soprattutto persone venute da fuori; io stessa ho studiato e lavorato fuori regione per tanti anni, ma poi sono tornata perché sono fermamente convinta che le radici siano una cosa importante. Quando ho aperto la libreria in questo luogo la gente mi diceva: “C’è il sottopasso che ti blocca. La gente non viene”. Io invece ho pensato che il sottopasso potesse essere il simbolo della luce: c’è il buio che ti porta la luce. In tanti mi dicevano “Ma c’è il treno che ti passa davanti”, per me invece è bellissimo. Cosa c’è di più bello di un treno?
Quel sottopasso ha eliminato le code che si creavano quando si abbassavano le sbarre del passaggio a livello, però ha isolato alcune palazzine determinando la chiusura di alcune attività commerciali…Io credo che difficoltà oggettive non ce ne siano, perché in realtà l’accesso è molto più agevole di come possa sembrare, il punto è un altro: le persone sono semplicemente distratte.
A chi si riferisce, ai residenti o ai “passanti”? Questa parte di città si caratterizza per una età media abbastanza elevata.
Non è detto, il rione è frequentato anche da giovani. Ritengo che in città non ci siano quartieri “vecchi”, oggettivamente è un rione di passaggio sia a piedi che in macchina. Il problema è che non siamo abituati a guardarci intorno e non ci accorgiamo delle cose belle che ci sono accanto quindi non mi piace “colpevolizzare” questo luogo.
Si tratta di affrontare le problematiche del quotidiano di chi vive in questo rione di “passaggio”.
Il discorso è questo: io ho recuperato un angolo degradato di fronte alla libreria, ma se poi ci trovo le bottiglie buttate non è colpa del Comune che non viene a pulire, quindi bisogna distinguere quelle che sono le nostre responsabilità da quelle delle istituzioni. Però, a differenza di altre realtà cittadine devo dire che il livello di civiltà di questo quartiere è abbastanza alto.
Altro argomento che sta appassionando i cittadini riguarda la regolamentazione dei parcheggi: le linee bianche e quelle blu sono arrivate anche da queste parti.
Effettivamente non condivido che si debba pagare il parcheggio anche qui, questa non è una zona strategica all’interno della mobilità cittadina per cui ritengo inutile aver introdotto il pagamento del parcheggio: ritengo che vada fatta una selezione oggettiva dei posti dove introdurre la sosta a pagamento, e qui effettivamente non serve. Qui la gente ci abita e ha il diritto di parcheggiare vicino casa, siamo a due passi da via Zara dove sono diventati a pagamento i tre piazzali che ospitarono i container del dopo terremoto: parcheggi che nessuno utilizza, mentre si sono intasati gli spazi nei pressi dei vari condomini.