- Redazione
- Sabato, 22 Febbraio 2025 07:45
Cari Contro-Lettori,
a Festival concluso, possiamo -anche quest’anno- affermare con certezza pressoché matematica che Sanremo è lo specchio impietoso di ciò che accade, anche a livelli “più alti”, nella nostra bella e cara Italia: vincitori annunciati; uomini (e donne) potenti che muovono le manopole; plagi (più o meno mascherati) del lavoro altrui; spruzzate di pietismo e di sentimentalismo tanto al chilo; incidenti diplomatici (addirittura col Papa); dichiarazioni e risposte di comodo; conferenze stampa surreali; “comici” di Stato; “volemose bene” generale e tutto il resto. In più, da qualche anno, sembra farla da padrone quel filtro elettronico vocale che va sotto il nome di “auto-tune”, ovvero quello strumento che consente anche ai “cantanti” (o “rapper”) più stonati e improvvisati (e quanti ce ne sono) di imbroccare note e tonalità dei loro ritornelli acchiappa-like (e soldi), senza fare la figura di personaggi di cartapesta quali sono. Sta di fatto, però, che qualche volta questo filtro digitale fa il dispettoso, e smette di funzionare all’improvviso, lasciando l’“artista” di turno in braghe di tela, costretto cioè a ragliare impietosamente davanti al pubblico incredulo (ma credulone fino a un attimo prima), o addirittura a interrompere il concerto (è successo a più di qualche nuovo “big” di casa nostra: la Rete è piena di video del genere). E se è vero, come si diceva, che Sanremo è lo specchio dell’Italia, anche politica, ecco che ci accorgiamo che i nostri rappresentanti istituzionali –da decenni- fanno anche loro uso dell’auto-tune. Questo effettino elettronico, evidentemente, riesce a far suonare gradevoli –poco prima o durante la campagna elettorale- anche evidenti stonature, se è vero, come afferma Carmine Vaccaro della UIL pensionati, che «Oggi a elezioni passate, i cittadini si ritrovano con conguagli di centinaia e centinaia di euro da pagare per il gas (…) sono stati bravi a gettare fumo negli occhi dei lucani, soprattutto dei redditi bassi. Come sindacati avevamo chiesto di erogare il beneficio (il famoso “bonus gas” – ndr) solo alle fasce Isee sotto i 30mila euro e invece si è voluto allargare il benefit anche ai ricchi. Ora scontiamo un provvedimento fatto male e iniquo, utile solo ad alimentare il caro-vita dei ceti meno abbienti, con una pesante riduzione della capacità d’acquisto. Pensate alle famiglie monoreddito sotto la soglia dei 20mila euro annui, ai 33mila pensionati lucani costretti a campare con 500 euro al mese. Come faranno a pagare una bolletta dai 300 euro in su?».Come dire, è tempo che i cittadini si rendano conto che certi “effetti speciali” della politica nostrana, sul più bello, vengono meno. Ma, questa volta, a rimanere in “braghe di tela” non sono i rapper (o i politici che li imitano), ma i cittadini stessi. E vai col Rap.
Walter De Stradis