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Cari Contro-Lettori,

“Il vecchietto dove lo metto” cantava, nel 1973, Domenico Modugno e quattro anni dopo, in un celebre episodio del film “I nuovi Mostri”, Alberto Sordi “scaricava” con l’inganno l’anziana e dolcissima madre in ospizio dalle suore, in quanto non più gradita a sua moglie (ovvero la nuora, che era anche la “protagonista”, in negativo, della canzone citata in apertura). Si era, insomma ancora in un’epoca in cui la persona anziana veniva considerata, mostruosamente appunto, quasi alla stregua di uno scarto di produzione della società industriale. Mezzo secolo dopo, se le cose sembrano cambiate, è anche e soprattutto in virtù, inutile nascondercelo, del contributo economico che la terza età porta con sé (la questione dell’abbandono e della solitudine degli anziani, specie in città, è infatti lungi dall’essere archiviata).

Pertanto, in occasione della Festa dei Nonni celebratasi il due ottobre, ce lo ha confermato un’analisi Coldiretti su dati Senior Federanziani, secondo la quale sono proprio loro, i nonni, a salvare il bilancio domestico, «principalmente per accudire i figli e accompagnarli in tutte le attività scolastiche ed extrascolastiche quando, spesso, entrambi i genitori lavorano e sono fuori casa la maggior parte della giornata». Ad evidenziarlo è Leonardo Gorgoglione, presidente dei Federpensionati Coldiretti di Basilicata, secondo il quale «Anche in Basilicata, tra i lucani che beneficiano della presenza di un pensionato in casa, oltre la metà vede loro come un valido aiuto per accudire i propri figli (…) mentre un 35% dichiara che i nonni sono un fattore determinante per contribuire proprio al reddito familiare. Ma esiste anche una ridotta percentuale dell’8% che trova dai nonni un aiuto a livello lavorativo, soprattutto per chi ha un’attività, dall’agricoltura all’artigianato, fino al commercio, e può così beneficiare dell’esperienza accumulata da chi è ora in pensione».

Orbene, se è vero, da un lato, che la famiglia è la cellula dell’organismo chiamato società, e che, dall’altro, negli ultimi anni le pratiche di “svecchiamento” (o di “rottamazione”, se preferite ) nella politica hanno comportato (anche) un’invasione di dilettanti allo sbaraglio ancora con la candela al naso, assetati di sedie, indennità e potere (e le conseguenze sulla città di Potenza, e non solo, le abbiamo viste tutti), suggeriamo –tra il serio e il faceto- la nomina di almeno un “nonno” in Giunta, Consiglio, Cda, o quel che preferite voi. E non stiamo parlando di un politico (gli interpreti anziani della nobile arte qui non mancano), bensì di un Nonno… “Libero” (ricordate Lino Banfi?), pratico di “bilanci” familiari (non di familismo), distillatore di saggezza (non di “segge”), dispensatore di carezze (non di rincari).

Walter De Stradis