- Redazione
- Sabato, 09 Dicembre 2023 08:07
Cari Contro-Lettori,
«In questi anni, questi meccanismi che vanno in “sincrono perfetto” quando accadono certi fatti di cronaca, io li ho visti, anzi, li ho subiti».
Sono queste le parole di Gildo Claps, intervenuto sabato scorso, al Polo Bibliotecario di Potenza, per la presentazione di un romanzo, scritto da Antonella Grippo, in cui il caso Claps è solo uno dei tanti misteri italiani che si incrociano, pur se rivisti alla lente della finzione e del thriller letterario. I meccanismi che si muovono in “sincrono perfetto”, a cui ha fa riferimento il fratello di Elisa, sono ovviamente quelli dei legami e legacci massonici, che anche il più fesso degli italioti sa bene essere scattati in diversi fattacci della storia del Belpaese, e di cui la verità giudiziaria è riuscita, o ha potuto, o ha voluto, solamente disvelare una parte.
Gildo Claps ha dunque colto ancora una volta l’occasione, come fa ormai da trent’anni, per dire la sua su una certa anima opaca, come la nebbia gialla vittoriana resa celebre dai romanzi agli albori del thriller stesso, che ha pervaso e ancora pervade i vicoli posti negli anfratti più segreti del cuore della nostra città. «A Potenza, da sempre, i migliori “affari” si fanno in silenzio», ha detto. Non prima, però, di aver precisato di gradire, una volta tanto, la possibilità di parlare negli argini della recensione di un thriller letterario, visto che di querele ne ha subite «fin troppe». Già, un particolare che non viene fuori spesso, in tutta la vicenda che gli ha straziato la vita, ma che lo ha trasformato in un irriducibile ricercatore di verità. Le querele, dunque. C’è stato anche chi ha avuto questo barbaro coraggio, evidentemente. In ogni caso, mentre Gildo Claps raccontava queste cose, di questi abbracci “fraterni” fra potenti, che danno calore a pochi e che tolgono il respiro e le possibilità a tutti gli altri, la mente di chi scrive andava, chissà perché, al discorso del professore di Medicina allo studente meritevole, presente in una scena del film “La meglio gioventù”. «E Allora vada via... Se ne vada dall'Italia. Lasci l'Italia finché è in tempo. Cosa vuole fare, il chirurgo? Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi... Vada in America, se ha le possibilità, ma lasci questo Paese. L'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire. Tra poco ci sarà un'apocalisse? E magari ci fosse, almeno saremmo tutti costretti a ricostruire... Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri. Dia retta, vada via...»
E lei, allora, professore, perché rimane? Chiede divertito lo studente di medicina.
«Come perché?!? Mio caro, io sono uno dei dinosauri da distruggere!».
E come diceva Costanzo, “Buona camicia a tutti”. Walter De Stradis |
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