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Cari Contro-Lettori,

ieri (venerdì) su il Quotidiano del Sud , a proposito di congresso Pd, Leo Amato ha scritto: «Ancora una volta, però, proprio le decisioni che assumeranno i due fratelli potrebbero rivelarsi determinanti per l’esito finale».

I “fratelli” sono, sorpresa-sorpresa, Marcello e Gianni Pittella, consigliere regionale d’opposizione il primo (dopo essere stato Governatore), senatore e neo sindaco di Lauria, fresco di elezione, il secondo.

Essì che il buon Gianni, protagonista della nostra “intervista a pranzo” settimanale, ha pur chiarito che lui e il fratello non sono “un’associazione”, che decide chissà cosa “chiusi in una stanza”; ed è anzi lui stesso, a un certo punto dell’intervista, a riconoscere che è “quasi un miracolo” che, dopo cinquant’anni “di questo cognome”, “NOI si sia ancora alla guida”.

Quest’ultimo suo riferimento è chiaramente confinato alle amministrative lauriote, ma certo è che –soprattutto se, come dice lui, si respira una certa “aria di nostalgia” a proposito del governo regionale di Marcello- c’è di che riflettere.

Su dinamiche, fenomenologie, cosmologie e (viepiù) genealogie elettorali nei comuni della Basilicata, grandi e piccoli, nonché, a questo punto, su quelle interne al Pd; sulla tenuta dei grandi nomi nella politica locale (l’euro-aplomb dello stesso Pittella si è un po’ sgualcito, solo un attimo, al paragone coi “fratelli Cicala”); e sulle prospettive del centrosinistra in Basilicata, alla luce degli ultimi risultati elettorali.  

Nuovo ardore mistico del Pd o fuoco di paglia? Araba Fenice o pollo ruspante agli ultimi sussulti?

Il punto per il centrosinistra è tutto qui.

Anche perché, «Invece di essere strutturato e rafforzato da un’esperienza di governo, si è andato sfilacciando fino a presentarsi in una condizione assolutamente inadeguata alle elezioni».

Il sindaco/senatore Pittella (al quale, sia detto per inciso, i consiglieri comunali di “Lucania in mente” già contestano la prima delibera di giunta, riguardante una dispendiosa nomina del portavoce, che riferiscono addirittura essere di 30mila euro l’anno) parla del centrosinistra (e delle votazioni del 2019), ma la sua descrizione sembra calzare a pennello anche allo stato comatoso/litigioso del centrodestra attualmente al governo regionale, e all’aspetto fisico col quale rischia di presentarsi all’appuntamento elettorale di qui a un paio d’anni e mezzo.

Chi (soprav)vivrà vedrà.

Walter De Stradis