- Redazione
- Sabato, 12 Dicembre 2020 08:59
Cari Contro-Lettori,
secondo un antico adagio popolare, il vero Potente è il Papa, il Re e colui che non tiene Niente. I Politici nostrani, che nullatenenti certo non sono (almeno DOPO che sono entrati in Politica) tuttavia conoscono bene la reale portata di tale motto, considerato che il loro ruolo (di Potere) è assai più agevole quanto soldi a disposizione non ce ne sono o sono pochi, quando, cioè, possono lamentarsi delle anemie di cassa, sventolando al Popolo arrabbiato quei conti in rosso che non dipendono dalla loro volontà, ma da certe malevoli congiunture astrali e/o dalle avarizie del governo nazionale.
Il vero problema pertanto, è quando i soldi ci sono o sono in arrivo.
Ma quando i fondi europei tornano indietro (perché non utilizzati) –tanto per dirne una- è una sconfitta “tecnica” o “politica”?
Lo abbiamo chiesto alla Dirigente dell’Ufficio Cultura della Regione Basilicata, Patrizia Minardi (leggetene a pagina 7). «Mmm, penso di entrambi –ci ha risposto- Perché il tempo non è una variabile indipendente, e spesso non si impiega correttamente per programmare politicamente, ovvero stabilizzando delle cose che hanno funzionato e aprendo al nuovo. Dall’altro lato, tecnicamente, bisogna anche essere “in linea” con l’approvazione dei bilanci: sappiamo che oggi quelli regionali sono “per cassa”, per cui gli impegni e le liquidazioni sono da “cavalcare” nei tempi giusti».
Amen.
Qualunque cosa tutto ciò voglia comportare all’atto pratico, ci lasciamo con ciò che invece afferma il nostro economista Nino D’Agostino (grazie, mi hai risparmiato un editoriale) a pagina 4: «Mai nessun governo italiano ha potuto disporre, per il momento solo potenzialmente, di una montagna di soldi come quelli messi sul tavolo dalla Ue per fronteggiare la crisi socioeconomica causata dal covid-19 (…) C ’è comunque un affollamento da parte dei possibili destinatari nel richiedere spezzoni consistenti di risorse del tesorone, siamo al solito assalto alla diligenza, con la predisposizione di proposte raffazzonate, generiche, senza le necessarie interdipendenze tra istituzioni, stakeholder e territori. In questo scenario, parlare di un Sud federato, per incidere efficacemente in un disegno nazionale è una pia illusione. Le Regioni meridionali stanno andando in ordine sparso. (…) La nostra Giunta regionale nel definire il recovery plan ha fatto diligentemente il suo compitino, limitandosi a fornire il solito elenco di interventi giustapposti».
Insomma, se i Rokes cantavano "Bisogna saper PERDERE", i Bardes dovranno imparare a cantare e pure presto, "Bisogna saper SPENDERE".
Così è, se vi pare.
Walter De Stradis