- Redazione
- Sabato, 12 Settembre 2020 08:36
Cari Contro-Lettori,
in Italia, Paese zeppo di calciatori, allenatori e pallonari vari, si sa, il Calcio si divide da sempre in due categorie: il calcio giocato e il calcio parlato. Il più delle volte è il secondo a prevalere sul primo. Allo stesso modo, da qualche tempo, qui in Basilicata si sta praticando uno sport molto simile, relativo alle estrazioni petrolifere. Anch’esso quindi pare agitarsi fra petrolio estratto (o, se volete, “giocato”, in tutti i sensi) e petrolio parlato. Or dunque, anche i raccattapalle di bordo campo (e quanti ce ne sono dalle parti della Regione!) sanno che in Lucania il petrolio estratto è un fatto, un fenomeno inarrestabile e imperturbabile, con un fiume di denaro che scorre parallelo a quello dell’oro nero che si ricava (anche se l’Eni, che si dice “pronta” a investire sul lavoro, lamenta pastoie burocratiche a livello nazionale e denuncia un misero 15% di livello produttivo). E mentre la Basilicata continua ad arrancare in questa sua affannosa ricerca di quel Graal chiamato sviluppo (una coppa alla quale si abbeverano re e regine, ma che pare del tutto sconosciuta alle secche labbra del popolino), qui si parla, si parla si parla. E si scrive, anche. E così, tanto per limitarci all’ultimo paio di giorni, il Generale Bardi prende carta e penna e scrive a Conte, e ai ministri Boccia (affari regionali) e Patuanelli (sviluppo economico). Ma è l’assessore Cupparo (e ti pareva) a illustrare il contenuto della missiva Bardiana a sindaci, sindacati e imprese: «Il rinnovo delle concessioni petrolifere dell’Eni in Val d’Agri non è più rinviabile non solo per la regione, ma per il fabbisogno energetico dell’intero Paese e per le pesanti ricadute sull’economia, l’occupazione e l’imprenditoria della Basilicata (….) So bene che senza il rinnovo delle concessioni tutto è più difficile, ma l’Eni deve investire nel futuro e pertanto promuovere attività di manutenzione impianti e di altro che assicurino continuità ad aziende e dipendenti lucani». Riassumendo: il Governatore scrive la lettera, l’assessore ce la “traduce”… e il Governo la legge? Mah, sta di fatto che la partitella settimanale di petrolio parlato (e scritto) è stata poi conclusa dal senatore pentastellato De Bonis, che, dal canto suo, ha inoltrato un’interrogazione a un ulteriore, terzo ministro (Costa, ambiente), per sapere «se e quali iniziative intenda assumere per arrestare le attività di coltivazione del pozzo “Pergola 1”, delle infrastrutture e dei 9 km di oleodotto di collegamento al Centro Olio Val d’Agri di Viggiano, visto che vengono sistematicamente prorogate e dove si ricorre perfino a pericolose perforazioni orizzontali side track ed al riutilizzo di pozzi esausti work over (pur di aggirare il rischio dei tempi e dei vincoli del PiTESAI - Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee)». De Bonis paventa insomma una forte contaminazione delle acque lucane… ma ecco che l’arbitro fischia, tutti negli spogliatoi! Per il petrolio parlato per questa settimana può bastare.
Il petrolio estratto invece, beh, non c’è “novantesimo” che tenga. Ma lo stesso noi lucani siamo perennemente ai “tempi supplementari”. A quando sto benedetto “golden goal”???
Walter De Stradis