- Redazione
- Sabato, 04 Aprile 2020 08:41
Cari Contro-Lettori,
«Mio marito in vita sua non aveva mai chiesto nulla. Alla fine, aveva solo chiesto di essere curato».
Così la moglie di Antonio.
Ci saranno il tempo, il modo e le sedi giuste per capire COSA e soprattutto CHI non ha funzionato. Perché è evidente che più di qualcuno DOVRÀ RISPONDERE (e RISPONDERNE) a circa un migliaio di domande, se è vero com’è vero che uno, per giorni, chiede di essere aiutato, di ottenere un tampone e il soccorso invocato, praticamente implorato, arriva solo dopo articoli di giornale e bufere sui social.
E poi muore.
Ci sarà tempo e modo dicevamo. Ma adesso c’è il dolore, indescrivibile, totalizzante, per la perdita di un amico, di uno stimato collega, ma soprattutto di una bellissima persona. Perché Antonio Nicastro era tutto questo e anche di più. Molto di più. Nessuno come lui sapeva raccontare la città (sui suoi blog, di cui era stato un apripista, sui social o sulle pagine di questo giornale), animato –prima ancora che dalla vivida curiosità e dalla sete inestinguibile di verità che pur lo caratterizzavano in abbondanza- da un SENSO CIVICO e da UNA PASSIONE senza pari.
Antonio, personaggio notissimo e benvoluto in città, era uno che “aveva le notizie”, come si dice nel gergo. Ma per me aveva anche la musica, nel suo parlare lento, placido e con quella cadenza potentina che sa diventare adorabile, come una gomma da masticare profumata tra i denti. Per me Antonio era e sarà sempre quello che al telefono, o di persona, ti chiamava sempre e solo “Uagliò”, e non solo per la differenza d’età, ma soprattutto perché con certe persone come lui, dal cuore ciclopico e dalla saggezza di cemento, non puoi atteggiarti o fingere quello che non sei. Antonio era un consigliere impareggiabile per questo giornale, su cui scriveva da sempre, il collaboratore dal “senso pratico” che costituisce il continuo richiamo alla realtà, al concreto, di cui ogni testata che si rispetti ha costantemente bisogno.
Ma, soprattutto, Antonio era un uomo buono.
In una città spesso senza sapore, lui era il sale della terra.
Era e sarà sempre Astronik anzi, Supeastronik, un vero, genuino supereroe della tastiera (in una rete di “leoni” di cartone) che camminava con passo dinoccolato per via Pretoria, e che ti faceva l’occhiolino al momento dello “struscio”, come per dirti, “Sì, ti ho visto”, e in quella strizzata d’occhio c’era sempre una promessa, e sempre mantenuta.
Ma non c’è giustizia poetica se il “destino” ha voluto che il suo ultimo post su Facebook, per lui che ne aveva fatto un mezzo di informazione e verità, sia stato, in data 20 marzo, «Ore 12.10 anche oggi la sanità lucana si prende gioco di me».
Bardi ha detto che farà un’indagine, bene. Ma il sapore dell’annuncio, in assenza –al momento in cui scriviamo- di dimissioni, licenziamenti, commissariamenti o calci in culo di sorta, ha un retrogusto un po’ amarostico. Asp e San Carlo, dal canto loro, hanno diramato comunicati stampa (ne leggerete all’interno del giornale, scaricabile in homepage), in cui in pratica si dichiara che è stato fatto il possibile e il consentito e che il nostro Antonio è morto a causa dell’imprevedibilità di un virus ancora in buona misura sconosciuto. Cionondimeno, Bardi e i suoi nell’inchiesta annunciata dovranno garantire la massima trasparenza e la più leale perseveranza ai congiunti Nicastro (nonché a tutti i cittadini lucani), perché, caro Presidente, una morte maturata in circostanze del genere (e non pare essere l’unica) può minare nel profondo l’esistenza di chi rimane da quest’altra parte. E perché ora, ai cittadini normali (ovvero quelli che in Italia magari non hanno il tampone garantito dallo “status” di VIP, di “Very Important Person”, cioè), non resta che augurarsi, sperare e pregare che coloro che oggi sono e saranno chiamati a dar conto dei perché e dei percome, abbiano almeno un decimo della CHIAREZZA di Superastronik, che è volato da qualche parte troppo presto, senza mantello, ma lasciando dietro di sé un arcobaleno di ricordi luminosi, belli e PULITI come il sole.
Walter De Stradis
L’editore e la redazione di Controsenso Basilicata si stringono ai familiari di Antonio, colpiti nell’animo dal dolore più grande che ci può essere. Vi vogliamo bene.