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Cari Contro-Lettori,

la Uil fa gentilmente sapere che le retribuzioni medie dei lavoratori lucani dipendenti del settore privato sono di circa 700 euro mensili inferiori a quelle medie dei lavoratori lombardi e di circa 500 euro mensili inferiori a quelle dei lavoratori piemontesi ed emiliani. È quanto si ricava da uno studio del sindacato che si riferisce al 2018 ed è basato su dati Inps pubblicati nell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato. E mica cotica.


La Basilicata si colloca al quart’ultimo posto della graduatoria: le retribuzioni medie ammontano a 1.243 euro (Lombardia 1.944 euro, Piemonte 1.738 euro, Emilia 1.730 euro) con forte differenza tra lavoratori full-time (circa 1.600 euro al mese) e part-time (632 euro al mese). La Uil ha spiegato che si tratta di una mappatura che, seppur non esaustiva della totalità dell’occupazione dipendente (sono infatti esclusi gli operai agricoli e domestici), intende fotografare la composizione geografica, per qualifica, per genere e per età di tale tessuto occupazionale, ponendo particolare attenzione a come questi indicatori influiscano sulle retribuzioni medie mensili di ogni lavoratrice e lavoratore. «I dati accompagnati da tabelle e grafici –ha commentato laconicamente il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli – sono molto più eloquenti di tante parole di analisi, ma alcune riflessioni meritano di essere fatte». A cominciare, aggiungiamo noi, da quelle riportate questa e la scorsa settimana circa il “ritocchino” di stipendio ai più stretti collaboratori (pubblici) di Bardi, in buona parte campani, soprattutto –piuttosto e anzichenò- alla luce del caos, comunicativo e istituzionale, che ha caratterizzato questi giorni di CoronaVirus, di Corna e Bi-Corna (ovvero gli opportuni scongiuri), di Quarantene (vere o presunte) & Quaresima (che è partita il 26 febbraio scorso). Ma, si sa, in questo momento il posto più sicuro in città è dalle parti della Regione, ove sono tutti felici e contenti all’ombra del Vesuvio. Bardi in consiglio regionale ha tacciato di “villania” (riferendosi alle accuse di Cifarelli) i discorsi sulla “napoletanità”, facendo notare che la giunta del precedente governo era composta da non lucani. Tutto vero (e non ci sembra che le critiche in quel caso siano venute a mancare), ma è altrettanto giusto far rilevare al Governatore che –oltre al discorso sulla mortificazione delle professionalità lucane che rimangono a guardare alla finestra- oggi come ieri solo i buoni risultati (forse) possono silenziare tutto. Quando ci sono. E qui, come direbbe Tortorelli, «alcune riflessioni meritano di essere fatte». Anche se –a conferma paradossale di quel che dice Bardi, ovvero che la capacità (o il suo contrario) non ha a che fare con la provenienza- ci sarebbe da riflettere molto anche sul lavoro e il ruolo svolto da alcuni suoi stretti “consiglieri” (che gli stanno sempre appiccicati) e che –in effetti- Lucani sono.

Walter De Stradis