- Rosa Santarsiero
- Sabato, 08 Settembre 2018 10:01
Sul numero di Controsenso della scorsa settimana, ci siamo occupati di un fenomeno di assoluta barbarie: l’avvelenamento di alcuni cani “trovatelli” nella zona residenziale di Via Poggio, a Potenza.
Affinché la nostra denuncia e quella di un nucleo familiare, che di fronte alle atroci sofferenze di Guantina (questo il nome della cagnolina scomparsa lo scorso 11 agosto, ndr) ha sporto denuncia contro ignoti, dopo aver richiesto l’intervento in loco di due agenti della Polizia locale, torniamo a discutere di questo triste quanto diffuso fenomeno, mediante il contributo dei rappresentanti di due associazioni che quotidianamente si spendono per la tutela e la salvaguardia degli animali. Roberto Tedesco è il delegato locale dell’OIPA, l’organizzazione internazionale per la protezione degli animali. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente con lo scopo di chiedergli quanto sia diffuso il fenomeno dell’avvelenamento dei cani, o del loro maltrattamento gratuito. «Risiedendo a Matera e operando fattivamente in zone differenti da Potenza quali Banzi, Forenza e aree limitrofe posso fornire un quadro esaustivo di quanto accade dalle nostre parti. La nostra azione si sviluppa in maniera sinergica con la presenza delle Guardie Zoofile, anzi è proprio grazie a loro che possiamo intervenire e denunciare alle istituzioni competenti i casi di maltrattamento o, addirittura, di decesso di animali per mano dell’uomo. È vero che le guardie zoofile agiscono su apposita segnalazione, tuttavia se ognuno di noi iniziasse ad acquisire il coraggio e la consapevolezza che tali azioni vanno denunciate, i casi di maltrattamento degli animali diminuirebbero in maniera notevole e potremmo essere ancora più capillari sul territorio». Angela Guidon è la presidentessa di DNA, un’associazione potentina che si occupa di sfamare i numerosi randagi presenti sul territorio, cercando per loro delle persone desiderose di accoglierli nelle loro famiglie. Abbiamo chiesto alla presidentessa Guidon un parere sul caso della nostra Guantina, estendendo il ragionamento a un discorso generale sul maltrattamento degli amici a quattro zampe. «La nostra associazione si spende per tutelare i trovatelli, sottraendoli ai pericoli della strada come, nel caso di specie, il rischio di incontrare persone capaci di compiere simili gesti. Io stessa mi sono trovata di fronte a due “avvelenamenti seriali di cani”, avvenuti a distanza di poco l’uno dall’altro presso il Parco Elisa Claps di Potenza. Le dico di più, a seguito di un sopralluogo dei nostri volontari al quale io stessa ho preso parte, abbiamo rinvenuto una quantità smisurata di esche: polpette di carne contenenti del veleno in dosi elevate. L’aspetto che mi amareggia è che, nonostante i numerosi solleciti, le persone coinvolte in questi episodi anziché denunciare si sono tirate indietro, senza contare che francamente mi spaventa la presenza in città di persone che si prendono addirittura la briga di confezionare polpette letali lasciandole in giro alla portata di tutti i frequentatori di parchi pubblici, compresi i cani di proprietà e, quel che è peggio, di bambini. Solo con la denuncia, anche contro ignoti, si possono stanare queste persone e arginare fenomeni di assoluta inciviltà. Per ora i fenomeni di avvelenamento dei quali sono venuta a conoscenza sono marginali, grazie al cielo, ma l’aggiunta della zona di Poggio D’Oro da lei segnalata mi preoccupa». Ricordiamo che l’OIPA e l’associazione potentina DNA sono pronti ad ascoltare e a raccogliere le segnalazioni di maltrattamento a danno di cani e animali in genere e che tali casi vanno denunciati alle forze dell’ordine. L’articolo 544-ter del codice di procedura penale punisce «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro».