- Rosa Santarsiero
- Sabato, 01 Settembre 2018 10:02
Via Poggio D’Oro è una zona residenziale della città di Potenza che, solo da qualche anno, ha assunto tale denominazione (prima faceva parte di Via del Gallitello) in virtù dei cambiamenti di natura toponomastica intrapresi dal Comune del Capoluogo.
Nuovo il nome, vecchia la strada, comprese alcune deprecabili, disumane e atroci abitudini verificatesi con sinistra regolarità da qualche tempo a questa parte, tra il verde incolto della zona e le villette a schiera che colorano e donano un colpo d’occhio gradevole all’intera area. Nel corso degli ultimi anni, infatti, si sono verificati diversi episodi di decessi di cani per avvelenamento, emorragie interne legate all’assunzione di imprecisate sostanze e chissà quali altre cause letali scaturenti dall’intervento umano, o meglio, da chi con la parola “umano” non ha proprio nulla a che vedere. L’ultimo caso si è verificato lo scorso sabato 11 agosto, sotto gli occhi sgomenti del veterinario accorso per tentare un ultimo, nonché disperato, tentativo di strappare alla morte la cagnolina ormai agonizzante, e dei vigili recatisi sul posto, a seguito di una specifica richiesta di intervento da parte di alcuni residenti della zona. «Quando ci siamo alzati al mattino, intorno alle 8.30, ci ha colpito uno strano lamentio, tuttavia abbiamo faticato un po’ a individuare da dove provenisse. Poco dopo ci siamo accorti che quei suoni disperati fuoriuscivano da un’aiuola ricolma di edera, proprio di fronte al nostro ingresso. Con profondo dispiacere – sostengono i signori che ci hanno raccontato questa brutta storia – ci siamo accorti che si trattava di “Guantina” ». Guantina era una cagnolina che da qualche tempo gravitava intorno alla casa di questa famiglia del potentino, l’avevano soprannominata così poiché cercò di attirare la loro attenzione in tarda primavera, rubando un guanto fresco di bucato pronto da riporre nell’armadio, in attesa dei mesi più freddi. Non si trattava certo di un cane “di proprietà”, tuttavia il nucleo familiare, accecato dalla sua dolcezza infinita, era solito riservare alla cucciola cibo, acqua, carezze e un caldo cantuccio di fortuna pronto per accoglierla durante la notte. La cosa più triste – sostiene la famiglia intervistata – è aver visto l’animale chiedere disperatamente aiuto attraverso lo sguardo. «Quando siamo usciti in auto per andare a chiedere il numero di telefono di un veterinario di fiducia dei nostri vicini di casa, i suoi occhi ci hanno seguito lungo tutto il tragitto, fino a quando la vettura non si è allontanata definitivamente dalla sua portata. Quegli occhi dicevano: “non abbandonatemi!” ». Come anticipato, sul posto sono intervenuti due agenti della Polizia locale di Potenza per condurre Guantina presso il Canile municipale della città, tra l’altro sede di una preziosa clinica interna, ove lo stesso veterinario accorso sul posto per i primi soccorsi ha vegliato sulla cagnolina fino ai suoi ultimi istanti di vita. Ricordiamo che l’articolo 544-ter. del Codice Penale punisce “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche con la reclusione da tre a diciotto mesi, o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”. La famiglia che, anche in altri casi, ha accompagnato di persona -sostenendone le spese- altri trovatelli in uno stato di salute precario dal più vicino veterinario di zona, in quest’ultimo caso ha sporto denuncia contro ignoti, nella speranza di arginare questo triste fenomeno. Certo, ciò che rimane impresso nelle nostre menti quando siamo costretti a leggere o ad assistere a fenomeni di inciviltà come quello appena raccontato, è l’amara consapevolezza che in giro possano esistere persone mosse da una crudeltà infinita, per di più alimentata dalla volontà di cagionare atroci sofferenze a esseri viventi che, invece, si approcciano all’uomo con totale trasparenza e fiducia. L’auspicio della nostra redazione è che le istituzioni locali e le tante associazioni che si prodigano per la difesa degli animali possano interessarsi al caso, oltre che arginare tante altre “situazioni al limite” simili a quella appena descritta. A chi materialmente si è macchiato le mani, laddove dovesse leggere questo articolo, auguriamo di fare i conti con la sua inguaribile povertà d’animo.