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di Antonella Sabia

 

 

 

 

Fa parte del Comitato Nazionale per gli 80 anni della Democrazia Cristiana, di cui a livello locale è stato l’ultimo Segretario, e ci ha preannunciato che a giugno verrà portata la mostra della DC a Potenza, mentre per ottobre si sta organizzando un grande convegno sul ruolo che la DC ha avuto per il Mezzogiorno. Con l'on. Peppino Molinari, abbiamo ripreso e commentato alcune parti dell’intervista a pranzo del Direttore Walter De Stradis con lo storico Donato Verrastro.

d - Quanto del fenomeno del clientelismo di allora, si riflette ancora oggi?

r - Questo del clientelismo è un male atavico del Mezzogiorno, qualcuno pensava fosse un fatto che riguardava solo la Prima Repubblica, ma dopo il suo crollo, si è ulteriormente accentuato. Parliamo di chiedere un favore, una corsia preferenziale, un fenomeno che nasce dalla necessità e da uno stato di bisogno di gente che non aveva una paga, viveva in grandi difficoltà. Ricordo una volta, quando stavo ancora nel movimento giovanile ed eravamo anche un po’ impertinenti, dissi a Colombo: ”Presidente vi accusano e accusano la DC di clientelismo in questa regione…” e lui mi rispose: “Figlio mio, quando esco da casa incontro delle persone indigenti che non hanno nulla da mangiare e che vivono in condizioni di povertà, ho fatto solo delle segnalazioni, per accrescere l’ascensore sociale, per far studiare i loro figli, ho dato posti di lavoro non posti da dirigente!”. Successivamente ci fu l’epoca dei concorsi, non nego che arrivavano tante segnalazioni, ma si diceva sempre che bisognava premiare chi era bravo, poi c’era una graduatoria di idonei che nel corso dell’anno scorreva.

d - In cosa differisce oggi?

r - All’epoca comunque era un fenomeno sicuramente più contenuto rispetto ad oggi che ricoprire un ruolo da dirigente, significa anche superare un certo reddito. In alcuni casi, oggi, si possono fare delle convenzioni, tanti servizi sono stati esternalizzati, sono state create delle società ad hoc e diventa forse più facile fare le assunzioni.

d - Ma oggi l’ambizione è un posto di lavoro o un posto da dirigente?

r - C’è ancora una forte domanda di lavoro, specialmente in questa regione, ma possiamo dirlo che chi entra oggi nella pubblica amministrazione aspira già a posti da dirigente perché si è creato un forte dislivello economico tra chi ricopre ruoli dirigenziali e i semplici impiegati. Ai miei tempi il dirigente che veniva chiamato coordinatore, prendeva senz’altro qualcosa in più, ma si trattava di 3-400 mila lire in più rispetto all’usciere del piano.

d - Verrastro ha accennato al fatto che i più ricordano “Colombo che fece le strade in Basilicata”, ma la maggior parte dei progetti rientravano comunque in una logica più ampia, quella del Mezzogiorno.

r - Colombo ha sempre avuto una visione globale, ogni cosa che proponevamo, lui la collocava nell’ambito nazionale e del Mezzogiorno. Colombo è stata l’espressione massima della Democrazia Cristiana, un partito composto e complesso, ricco di personalità. Per emergere, dovevi avere delle qualità. In questa regione la DC è stato il vero partito rivoluzionario, abbiamo sostenuto la Riforma Agraria anche se le sinistre erano contro, abbiamo sostenuto l’Industrializzazione nonostante qualcuno diceva che fossero tutte cattedrali nel deserto, ma accanto a queste sorgevano parrocchie, piazze, scuole e quindi nascevano delle comunità. Si credeva fortemente in uno sviluppo integrato tra agricoltura e industrie in Basilicata.Con il senno di poi, si può discutere sul fatto che Colombo e la DC poteva fare di più e meglio, ma ora è semplice, sono le intuizioni a fare la differenza. Pensiamo poi alla costruzione delle famose dighe di cui si parla tanto oggi, fu un accordo nazionale tra Colombo e Moro, in particolare sul vendere l’acqua alla Puglia, che aveva una grossa carenza. È stata fatta una scelta e un accordo politico che vide coinvolto anche il professor Scardaccione che era l’allora direttore dell’Ente Irrigazione. Creammo inoltre sul territorio una rete ospedaliera, perché avere un presidio nei piccoli paesi, significava salvare tante vite. Tenga presente che si partoriva ancora nelle case, quasi nessuno si controllava e faceva esami… si “moriva di subito”.Queste reti ospedaliere alla lunga sono diventate anche strutture di eccellenza, perché avevamo tanti bravi medici, oggi il più delle volte per visite specialistiche o interventi particolari, ci si muove verso il Nord.

d - Ha fatto cenno ai partiti, qual è la situazione oggi?

r - Oggi tutti i partiti sono liquidi, non c’è più l’organizzazione dei partiti che significava avere le sezioni sui territori, avere organismi eletti nei congressi, fare le tessere. Io, per esempio, ero Segretario provinciale di un organismo composto da 36 persone di cui 9 facevano parte della direzione provinciale, oggi assistiamo a partiti con assemblee di oltre 2-300 persone che si ritrovano fuori dalle loro sedi. Noi avevamo i comitati regionali, le sezioni servivano per discutere del territorio e dei problemi di ogni zona.

d - Come si è arrivati a questo?

r - Quando è crollata la Prima Repubblica, una delle pagine più scure del nostro Paese, c’è stato proprio un disegno che vedeva la distruzione dei partiti. Da lì sono nati i nuovi partiti liquidi, quelli unipersonali, basti vedere i simboli: la maggior parte contengono i nomi delle persone, questo non significa più partecipazione, ma scegliere con chi stare, o altrimenti vieni estromesso. Prima all’interno dei partiti c’era dialogo e confronto, la gente partecipava. Personalmente, almeno quattro volte a settimana giravo e andavo nei paesi a discutere dei problemi con la gente e con le amministrazioni che governavano i Comuni. Oggi è facile utilizzare i social per fare delle denunce, per esporre un pensiero, si può dire tutto il contrario di tutto. Poi credo che non si sia mai voluto attuare quegli articoli della Costituzione che parlano dell’organizzazione dei partiti, che devono avere delle strutture e anche un controllo dello Stato per quanto riguarda i finanziamenti. Prima i partiti erano anche una grande scuola di formazione, si organizzavano dei veri e propri corsi che avviavano ad una carriera all’interno delle amministrazioni. Oggi si parla tanto di trasformismo quando si cambia partito. All’interno della DC noi avevamo delle correnti, ma mettemmo la regola che chiunque cambiasse corrente, per due anni non poteva avere alcun tipo di incarico di partito, benché meno nelle istituzioni…così si governava in maniera democratica!!!

d - E quindi pensa che un altro “Colombo”, non sia possibile?

r - Onestamente no, è improponibile un nuovo Colombo,o pensare ai partiti così come erano organizzati nella Prima Repubblica, parlo della DC, ma anche del Partito Comunista o il Partito Socialista. Prima si cresceva attraverso il confronto interno, si maturava per portare avanti idee. Oggi uno viene “unto dal signore” e diventa capo di un partito, non a caso oggi abbiamo leader di partiti che sono anche imprenditori, ai tempi nostri era inimmaginabile. E questo la dice lunga.

d - Venendo all’attualità, questi bonus erogati dalla politica regionale sono da “Prima Repubblica”?

r - Nella Prima Repubblica non si davano bonus, piuttosto si approvavano delle leggi per consentire l’ascensore sociale, per consentire a tutti di poter accedere alle scuole dell’obbligo, poi all’università…grazie ai presalari anche i figli delle famiglie non abbienti si poterono iscrivere all’università. Diventarono grandi ingegneri, medici, figli di contadini e pastori, Tutti venivano quindi messi nelle condizioni di poter avanzare socialmente, fu una scelta precisa che fece diventare in quel momento l’Italia, la quinta potenza. Non abbiamo mai fatto la politica dei bonus, c’era l’ECA (Enti Comunali di Assistenza, che fornivano pasti caldi, dormitori pubblici, indumenti smessi, buoni per l’acquisto di materie di prima necessità, sussidi mensili, ndr) che assisteva i poveri, ma era una cosa diversa, perché c’era un Consiglio di Amministrazione che stabiliva quali fossero le famiglie più povere. Così come le case popolari, ci fu la “Legge Fanfani” con la quale vennero costruiti tantissimi edifici in pochi anni, è stata costruita l’Autostrada del Sole, gli aeroporti…piuttosto che dare soldi a pioggia! Quando nacquero le Regioni nel 1970, la DC con Vincenzo Verrastro diede stabilità governando per 13 anni, creando un modello efficiente di Regione Basilicata tanto è vero che si parlava di “Modello lucano nel Mezzogiorno” ed eravamo la prima regione nella spesa dei fondi europei. Disse una volta Colombo, che Verrastro andò a Roma a fare lezioni di regionalismo… un uomo piccolo (di statura) e di una piccolissima regione, che però allora contava tanto. Oggi,sotto questo punto di vista viviamo il momento peggiore. C’è questa metastasi dello spopolamento che personalmente denuncio già nel 2001, per non parlare poi dei giovani che vanno via. Forse era questo il momento di fare una Legge Regionale che riguardasse diplomati e laureati lucani, sfruttando i fondi delle Royalties e i soldi dei bonus per dare loro una risposta lavorativa, coinvolgendo tutti i comuni, anche i più piccoli, almeno io come Presidente della Regione avrei fatto così. Invece assistiamo piuttosto a questa colonizzazione di gente che viene da fuori, a ricoprire incarichi da dirigente…con tutto il rispetto, volendo fare un paragone calcistico, la cosa regge se arriva un Maradona, Messi o Pelé, altrimenti abbiamo tanta gente competente anche in regione.