- Redazione
- Venerdì, 24 Dicembre 2021 09:20
di Don Donato Lauria,
parroco di “Maria SS. Immacolata” - Rione Cocuzzo
Quanta bellezza nella parola ‘casa’!
Significa rete di attenzioni, cura, affetto, benevolenza.
Dio si fa CASA. Quando Dio entra in relazione con l’uomo si fa “sua casa”. La casa è tale se è essenzialmente un focolare di relazioni. Se nella tua vita hai relazioni che sono casa, puoi vivere anche le cose più difficili, puoi passare i periodi più brutti della tua vita perché quelle relazioni diventeranno per te l’unica cosa che ti serve per andare avanti, l’unica cosa che ti serve per poter affrontare la tua vita per poterti rendere conto che la vita vale la pena.
Pensiamo a Gesù, quando egli viene al mondo non ha nulla, tutti sono contro di lui, erode che lo cerca, le case che sono piene, non trova ospitalità perché le locande sono stracolme.
Ma il Verbo che viene in mezzo a noi non ha bisogno di nulla, non ha bisogno di un ospedale, di un luogo protetto, lui ha bisogno solo di Maria e Giuseppe, ha bisogno solo di relazioni che lo aiutino davvero ad entrare nel mondo e nella storia. La famiglia non è una relazione qualunque è una invenzione di Dio è la creatura di Dio.
Ecco cosa è la Parrocchia, una famiglia di famiglie che aiuta a trovare la forza anche quando le forze ti lasciano, a sentire che la tua vita vale la pena di essere vissuta, chefai parte di un circuito affidabile di relazioni gratuite e disinteressate senza le quali, molto spesso, ci portiamo le ferite per tutto il resto della nostra vita.
La Parrocchia è la “casa” dove queste relazioni sono “relazioni affidabili”, lì dove non è arrivato nostro padre, nostra madre, nostro fratello, nostra sorella ecco che Signore ci mette sulla strada persone che ci fanno da padre e da madre, da fratello da sorella che ci accompagnano nel nostro percorso di vita.
Ecco: A Natale e non solo a Natale, aiutare i nostri fratelli meno abbienti a ‘fare casa’ è un’opera per noi, comunità parrocchiale, che non risponde solo al bisogno immediato ma ha da sempre l’obiettivo di aiutarli a reinserirsi nel cammino della vita, di accompagnarli verso una ritrovata autonomia.
Abbiamo tutti questo bisogno di essere accompagnati e, ad un tempo, di vivere la nostra autonomia. E’ quello che avviene attraverso il lavoro costante della Caritas parrocchiale in unione con le altre forse di volontariato della nostra città a cui va il mio personale ringraziamento.
Questa “casa” però, è anche un’opera religiosa, non dimentichiamolo mai.
Nasce dall’amore di Dio per noi e tramite noi diventa amore per il fratello.
Con essa soccorriamo il corpo ma soprattutto l’anima.
Perché possiamo essere sazi nel corpo, ma infelici nell’anima e, al contrario, si può essere poveri di cose ma felici. Infatti, questa felicità è di un altro ordine.
È Cristo che si è rivelato come luce di Dio. E dunque la casa parrocchialedeve necessariamente essere il riverbero della luce di Dio.
Cosa sarebbe la nostra vita senza il calore dell’amore? Saremmo perduti, come legno secco in mezzo al gelo. Ma, si fa presto a parlare di amore, se ne parla spesso male e forse troppo.
Ma l’amore è cosa serissima, non lo si può banalizzare!
Esso ci coinvolge interamente e chiede perseveranza e fiducia incondizionata malgrado le fatiche. L’amore ha le sue fatiche, non è solo gratificante e sentimentale, è molto di più. È uscire sempre da noi stessi per affidarci a Dio e con Dio aprire le mani, anzi allargare le braccia all’uomo, nostro fratello.
La Pandemia e le politiche attuate dal governo centrale e da quelli periferici non hanno portato grandi benefici.
Chi vive nei gradini più bassi della scala economica, avrà bisogno di molti anni per riprendersi dagli impatti economici della pandemia.
La povertà non è comunque solo una questione monetaria. Può essere educativa, abitativa, sanitaria. Contro i tanti tipi di povertà la comunità parrocchiale, si mobilita, con le sue strutture: caritas, centri di ascolto, ambulatorio medico ed infermieristico, oratorio, gruppi di impegno sociale per poter assicurare un pasto al giorno, per migliorare l’accesso alle prestazioni sanitarie, per offrire un tetto a chi dorme per strada, per la compagnia agli anziani soli, per portare conforto a chi è nella disperazione…
Insomma le ferite della Pandemia continuano a sanguinare e in alcuni in modo emorragico.
Inoltre continuano a rimanere in uno stato di grave bisogno non solo i lavoratori saltuari e irregolari, che galleggiavano aggrappandosi alle opportunità offerte dal variegato mondo dell’economia informale, ma anche lavoratori con contratti regolari che sono stati sospesi dal lavoro e ricevono una cassa integrazione troppo bassa per sostenere i costi della vita. Infine non riescono a risalire la china coloro che hanno contratto un mutuo per l’acquisto della casa in tempi migliori e ora non riescono più a farvi fronte e chi si è indebitato anche per somme di modesta entità.
Aumentano le persone sole che bussano alla nostra “casa parrocchiale”, anziani soli con una pensione da fame, giovani senza opportunità di lavoro, padri e madri separati con figli a carico, senza alcun reddito se non entrate in nero e quindi privi di assicurazione e contributi.
Insomma per questi e tanti altri motivi che non possono trovare spazio in questo articolo, la parrocchia tutta si è mobilitata e continua a farlo in modo ordinario, ma soprattutto in questi giorni di festa per sostenere in parte il disagio, permettendo a tutti di trascorrere un NATALE al caldo in famiglia o in comunità perché a NESSUNO manchi la presenza di una relazione autentica che si fa AMORE.